ORTICALAB: libera, pungente e benefica









Mentre la Puglia festeggia, gran parte dell’Irpinia, probabilmente, ignora o non ricorda che in questa vigilia del settantesimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo cade un’altra ricorrenza, altrettanto significativa e importante: pochi, cruciali attimi che hanno avuto il potere di mutare radicalmente e definitivamente le sorti di milioni di persone, tessendo un indissolubile legame, materiale e simbolico, passato non di rado attraverso delicate strettoie, tra due terre vicine e al contempo lontane.
Un legame potente come la forza che pompa l’acqua irpina fino alla Puglia attraverso i canali dell’acquedotto che fu messo in funzione, per la prima volta, proprio cento anni fa: il 24 aprile 1915, infatti, la grande fontana al centro di Piazza Umberto I a Bari cominciò a zampillare. Dalle sue bocche iniziò a sgorgare l’acqua del fiume Sele. Quello fu il segnale che l’acquedotto delle Puglie, un’opera faraonica, all’epoca costata 120.000 lire, fosse entrato in funzione, conducendo la linfa cristallina che scorre nelle vene delle nostre montagne fino alle terre di una regione flagellata dalla cronica carenza di risorse idriche.
Un contributo cruciale alla liberazione della Puglia da una condizione di povertà materiale che rende ancora più carica di significato la coincidenza delle due ricorrenze.
Da allora, cento anni sono trascorsi: cento anni nei quali la nostra acqua è stata al centro di celebrazioni e contenziosi, polemiche e rivendicazioni, facendo passare, troppo spesso, in secondo piano la vera essenza di questo legame: il valore inestimabile della vera protagonista di questa intensa storia di odio e d’amore. L’acqua, appunto. Il valore di un bene comune, certo nella disponibilità di tutti ma da gestire con parsimonia e oculata cura perché fonte, non inesauribile, della nostra vita. Come qualcuno ebbe a dire tempo fa: «il petrolio dell’Irpinia è l’acqua».
Un anniversario che anche l’Irpinia farebbe bene a celebrare per ricordare a se stessa quello che è. Come la Puglia allora, che in quella stessa Piazza Umberto I ha, oggi, ricordato un evento cruciale della sua storia, brindiamo anche noi al cuore più intimo e profondo della nostra terra: le sue sorgenti. Brindiamo, levando un bicchiere della sua acqua cristallina, alla prospera generosità delle nostre rigogliose montagne, augurando ad esse e a noi augurando un futuro nel quale il loro cuore pulsante sia tutelato e valorizzato.
Senza rammarico, orgogliosi di quello che l’Irpinia è.
Le immagini sono tratte dall’archivio fotografico SeleTeca