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    Predefinito La truffa del Sessantotto che fece abboccare tutti

    La truffa del Sessantotto che fece abboccare tutti - IlGiornale.it

    Un modo per rileggere e riscoprire la storia del nostro Paese nell'ultimo secolo, dall'avvento del Fascismo sino al giorno d'oggi, passando per la Resistenza, la fine della monarchia, De Gasperi, il Sessantotto Andreotti e la Democrazia cristiana. Dopo i primi 2 libri «Eia Eia Alalà. Controstoria del fascismo» e «Bella ciao. Controstoria della Resistenza» arriva in edicola «Sangue, sesso, soldi. Una controstoria d'Italia dal 1946 a oggi». Seguiranno: «La destra siamo noi. Da Scelba a Salvini» (dal 7 maggio): «Tipi sinistri. I gironi infernali della casta rossa» (dal 14 maggio); «Poco o niente. Eravamo poveri. Torneremo poveri» (dal 21 maggio).
    Fu un tragico bluff il Sessantotto. Per di più coperto e difeso da un'ondata di retorica mai vista prima in Italia. Eppure molti politici, molti intellettuali e molti giornalisti lo ritennero un miracolo.
    A sentir loro, iniziava una stagione fantastica ed esaltante per la democrazia. Il Sessantotto avrebbe cambiato tutto in meglio: la politica, l'economia, la società, la scuola, la cultura, la famiglia, i rapporti tra maschio e femmina, persino l'educazione dei bambini. A conti fatti non accadde nulla di tutto questo. L'unico, vero frutto fu il terrorismo di sinistra, il mostro delle Brigate rosse.
    Nel 1968 andavo per i 33 anni. Lavoravo al Giorno di Italo Pietra come caposervizio delle pagine lombarde. All'inizio del 1969 ritornai alla Stampa di Ronchey che mi chiese di fare l'inviato speciale. Ma al Giorno dovevo occuparmi delle cronache lombarde. Dunque non mi proposero di scrivere neppure una riga sul terremoto che stava iniziando. Questo limite non mi impedì di capire subito quel che sarebbe successo. Ad aiutarmi fu un dettaglio non da poco che mi riportava ai miei anni da studente universitario. E a un luogo per me indimenticabile, dove avevo incontrato i miei maestri e gettato le basi del mio avvenire: Palazzo Campana.
    Fu lì che cominciò tutto, se escludiamo le prime vampate di rabbia all'Istituto di scienze sociali a Trento e alla Cattolica di Milano. Il 27 novembre 1967 il Movimento studentesco torinese occupò Palazzo Campana. La spallata, che a molti sembrava soltanto un eccesso di folclore, durò un mese. Poi, fra il Natale e il Capodanno 1968, la polizia obbligò gli occupanti a sloggiare.
    Quando appresi dello sgombero, mi dissi che la questura di Torino avrebbe dovuto provvedere subito, sin dal primo giorno. Ci saremmo risparmiati un mese di abusi, di vandalismi, di violenze verbali. E un bordello esaltato da una rabbia fanatica, senza motivo.

    Leggevo sbalordito le cronache dell'occupazione e dei cortei che partivano da via Carlo Alberto. E mi domandavo di quale città e di quale ateneo parlassero. Doveva trattarsi di un mondo alieno, Marte o Saturno, non dell'Italia e di Torino. L'università che i capi del Movimento descrivevano con irrisione era l'opposto di quella che avevo frequentato appena dieci anni prima. Anche i docenti erano gli stessi che si erano presi cura di me e della mia istruzione, ma venivano dipinti con falsificazioni grottesche. Luigi Firpo, Norberto Bobbio, Alessandro Passerin d'Entrèves, Guido Quazza, Alessandro Galante Garrone, sino al rettore Mario Allara, erano accusati di essere dei kapò nazisti. E tutto si fondava su una convinzione grottesca: a Palazzo Campana esisteva un lager per torturare i rampolli della borghesia torinese di sinistra che avevano deciso di fare la rivoluzione. A Torino i capetti del Sessantotto sfoderarono per primi un'arma che sarebbe diventata di uso comune negli atenei d'Italia: la deformazione sistematica della verità a danno degli avversari. Pochi si opposero a questo metodo di lotta abituale in tutti i regimi autoritari. Il paradosso è che a rifiutarla erano le destre, compresa quella neofascista. Mentre ad accettarla erano le sinistre, di certo non tutte, ma a cominciare dalla più forte e organizzata: il Pci. Nelle Botteghe oscure, allora governate da Luigi Longo, il successore di Togliatti scomparso nel 1964, emersero due anime. Una era rappresentata da un leader come Giorgio Amendola, un politico abituato a parlare con schiettezza sorprendente. Nel giugno 1968 scrisse su Rinascita, il settimanale ideologico del partito, che il Movimento studentesco era soltanto «un rigurgito di infantilismo».
    L'altra anima era quella che chiamai dei pifferai di una rivoluzione inesistente. Nell'autunno del 1968 un giovane pifferaio dal luminoso avvenire, Achille Occhetto, sempre su Rinascita capovolse il giudizio di Amendola. Il futuro Baffo di ferro sentenziò che il Movimento «era parte integrante del più grande processo rivoluzionario». Poi spiegò agli increduli: «I giovani si sono messi in cammino perché siamo entrati in una fase di movimento della lotta per abbattere il capitalismo».
    Quando lessi il proclama occhettiano mi misi a ridere. E senza rendermene conto azzardai una previsione che poi si rivelò esatta: «Se questo Occhetto diventerà il leader del Pci, porterà al disastro il suo partito». Ma nel circo dei media c'erano molti giornalisti che non la pensavano come me. Vedevo firme grandi e piccole sposare con entusiasmo la casta nata dal Sessantotto. Si concedevano senza pudore a una rivolta giovanile che eccitava i loro articoli. E gli favoriva l'ingresso in un territorio di nuovi lettori da lisciare per il verso giusto, da curare con l'elogio continuo.

  2. #2
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    Predefinito Re: La truffa del Sessantotto che fece abboccare tutti

    Pansa no ti prego...

  3. #3
    Ghibellino
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    Predefinito Re: La truffa del Sessantotto che fece abboccare tutti

    Niente di nuovo anche se non sono così critico con Pansa che mi piace sia come scrittore che come persona e rifiuto la demonizzazione attuata ai suoi danni dalla sinistra italiota.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  4. #4
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    Predefinito Re: La truffa del Sessantotto che fece abboccare tutti

    Ha scritto porcate tali sulla Resistenza che non riesco proprio a passarci sopra

  5. #5
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    Predefinito Re: La truffa del Sessantotto che fece abboccare tutti

    Il Giornale no vi prego...
    Un media pseudo centroestra in un forum social-comunitario? (pure se io non sono socialcomunitario aborro)
    "Sono contro tutti i sistemi, il più accettabile è quello di non averne nessuno"
    Tristan Tzara

    Je m'exalte, je degresse encore... Je vous ai reperdu mon histoire... Non! Non!
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  6. #6
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    Predefinito Re: La truffa del Sessantotto che fece abboccare tutti

    Mai stato tenero con la generazione del '68. Ma le critiche del voltagabbana Pansa, sono tipiche della destra padronale.
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

  7. #7
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    Predefinito Re: La truffa del Sessantotto che fece abboccare tutti

    Ahahaha il 68 quattro tossici che andavano alle manifestazioni sperando di poter cuccare.
    L'Ereditá di quel periodo sono stati una sfilza di sfigati dal 6 politico che sono finiti nei baronati universitari...tutta bella gente.
    Ina specie di primavera araba all'amatriciana.

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  8. #8
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    Predefinito Re: La truffa del Sessantotto che fece abboccare tutti

    Le mie critiche sono sulla faziosità, il sensazionalismo, l'incapacità (non-volontà?) di contestualizzare gli eventi e in generale la completa l'assenza di metodo storico; il cosiddetto triangolo rosso è sicuramente esistito e personalmente lo rivendico con tutto il cuore

  9. #9
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    Predefinito Re: La truffa del Sessantotto che fece abboccare tutti

    Nessuna simpatia per Il Giornale, e in quanto a Pansa non lo demonizzerei ma comunque da prendere con le molle.
    Preferisco come critica al '68 quella di Michel Clouscard , che vede avverarsi in quell'epoca una sorta di ribellione liberale, un sommovimento del tutto interno alla logica e alle necessità del capitalismo, e in questo un analisi e una critica molto simile a quella di un Preve o di un Michéa.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  10. #10
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    Predefinito Re: La truffa del Sessantotto che fece abboccare tutti

    io non sono d'accordo con questa visione, però. E' vero che il 68 ha avuto non pochi lati spiacevoli (vedi : distorsione dell'idea femminista), ma è anche vero che e' stata una rivolta (e non una rivoluzione) generazionale, che era cominciata senza ambizioni politiche. era il patrimonio di una gioventù che voleva chiudere i conti col passato reazionario e paternalistico dell'antico regime. Poi dopo sono venute le visioni "colorate" di rosso e di nero, che l'hanno realizzato
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