(buona lettura, ragazzi miei)
Cominciamo con un flash di attualità sull’Inps dal Fatto Quotidiano:
….Il 2016, per l’istituto previdenziale di cui è presidente Tito Boeri, si chiuderà infatti con un rosso superiore al previsto: 11,6 miliardi di perdita contro gli 11,2 iscritti nel bilancio di previsione approvato a febbraio…….
E cominciamo a chiarire un concetto su questa notizia.
Gli 11,6 miliardi di cui si parla non sono lo sbilancio fra quanto entra nelle casse dell’Inps grazie ai contributi assicurativi e previdenziali versati a vario titolo dagli assicurati (obbligatoriamente).
No gli 11,6 miliardi sono il BUCO ULTERIORE che l’Inps presenterà allo Stato per l’anno di grazia 2016, dopo che lo Stato avrà già versato (trasferito è la parola usata nella neolingua burocratica) nella casse dell’Inps.
E tanto per essere chiari nel 2013 (ultimo dato a consuntivo che ho trovato) lo Stato ha versato la sobria cifra di 112,5 miliardi di euro.
dal Sole 24 Ore
…..L’Inps, per capirci, non può fallire. E lo sbilancio nei suoi conti verrà pagato dalla fiscalità generale, cioè dai contribuenti italiani. In realtà è già accaduto. Nel 2013 infatti i trasferimenti dello Stato all’Inps hanno toccato i 112,5 miliardi. Sette miliardi secchi in più (+6,6%) rispetto ai 105,6 miliardi che è costata la bolletta pubblica per coprire lo squilibrio tra entrate contributive e prestazioni erogate dall’ente pensionistico italiano.
39 miliardi in più dal 2008
Un’escalation inarrestabile, da tempo. Basti pensare che nel 2008, prima della “Grande crisi”, erano sufficienti 73 miliardi di trasferimenti dal bilancio dello Stato per coprire i disavanzi. Negli ultimi 5 anni, dal 2008 al 2013, l’esborso è aumentato di ben 39 miliardi cioè il 53% in più. Un aumento monstre, pari all’8% cumulato annuo. E questo in tempi di inflazione ai minimi storici e di profonda flessione del Pil.
Non ho idea di quanti sono stati i versamenti dalla fiscalità generale dallo Stato all’Inps nel 2015, certamente una cifra simile o superiore ai 112,5 miliardi del 2013, cifra che NON è il risultato dei versamenti pensionistici o assicurativi di altra natura dei dipendenti pubblici. NO è una somma di denaro ulteriore drenata dalla fiscalità generale per tenere in vita la baracca.
E nel 2016, ci l’Inps chiederà allo Stato di incrementare quella cifra di altri 11,6 miliardi.
Capite il dramma.
Vorrei che vi rendeste conto che le tasse in Italia sono altissime e ingiuste, ma ancora più alti e ingiusti sono i contributi previdenziali i quali nella sostanza sono soldi buttati nel gabinetto per chi ha davanti anche solo 5 anni di versamenti per arrivare ad una “pensione” che sarà solo il fantasma di quella che ancora oggi i pensionati italiani incassano.
E ‘ auto evidente che il bubbone pensionistico per l’Italia, e per la verità per moltissimi altri paesi europei, Germania compresa, rappresenta il vero elefante nella stanza.
Oggi i contributi pensionistici, altissimi e senza nessuno scopo tagliano le gambe a qualsiasi ipotesi di ripresa economica in quanto di fatto sono solo altra pressione fiscale sotto altro nome, ma il futuro è fatto di prestazioni per i pensionati, sia quelli con il maledetti “diritto acquisito” che per quelli nuovi che dovranno essere drasticamente ridotte se non altro per una banale mancanza di risorse.
Qualche giorno fa ho ricevuto una telefonata da un lettore di Rischio Calcolato, uno di quegli italiani che hanno trovato fortuna all’estero, in Francia nello specifico. Abbiamo discusso dell’opportunità di rimanere a pagare tasse e contributi previdenziali in Francia. Ebbene dati alla mano ci siamo trovati di accordo su un paio di punti:
- Tornare in Italia non se ne parla per definizione, sarà uno dei primi paesi il cui sistema previdenziale salterà in aria sia per curva demografica che per la riduzione delle risorse dovute alla bassa crsecita (o alta decresita)
- Rimanere in Francia non è ugualmente una buona idea per l’enorme peso dello Stato e dei sussidi che hanno reso l’economia Francese un gigante con i piedi di argilla. Una economia dipendente in larga parte dai trasferimenti dello Stato e che necessita di pressioni fiscali e contributive via via più alte.
E dunque ci siamo trovati di accordo che un aspetto cruciale del pianificare la propria vita è anche quello di scegliere e fare ogni sforzo possibile per avere la residenza fiscale e in futuro la cittadinanza in un paese che abbia cura di tenere i bilanci a posto e abbia la lungimiranza di pensare in archi temporali di decenni e non di una singola legislatura.
A costo di annoiarvi vi devo ripetere che gli Italiani (e i Francesi e i Tedeschi) hanno la fortuna sfacciata di vivere a fianco di un paese che queste caratteristiche le ha. Sto parlando della Svizzera ovviamente. Non si tratta di un paese che è ai confini del mondo ma proprio qui a poche centinaia di chilometri.
E’ pur vero che le barriere per vivere e integrarsi in Svizzera sono di diversa natura e riguardano in particolare il merito o il patrimonio pre esistente di chi vuole viverci, tuttavia io credo che valga la pena di fare ogni sforzo possibile, incluso rischiare quello che si possiede per tentare, a maggior ragione è necessario farlo se si ha molto da perdere in termini patrimoniali in Italia. Prima del fallimento del sistema vi verranno a prendere tutto. E lo sapete.
Non sono (solo) Le Tasse il Problema, Il MOSTRO sono I Contributi Previdenziali - Rischio Calcolato | Rischio Calcolato