Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
Ocse: pochi laureati e bistrattati. Performance studenti del Sud indietro di un anno - Cronaca - ANSA.it
Rapporto Ocse sulla 'Strategia per le competenze'. Gli studenti del Sud sono indietro per preparazione di un anno rispetto ai colleghi settentrionali.
L'anno nel quale si impara a leggere e scrivere.
Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
Non sbagliamo come nel 1848, riprendiamoci la libertà!
19 Mar 2018 · 0 Comment
di ROMANO BRACALINI – Dove eravamo rimasti?! Ma forse è meglio non andare troppo indietro, le nostalgie sono troppe, e quindi… andiamo avanti! Questo è un Paese che non si muove, figuriamoci se si muove con le parole!
E’ un Paese rimasto indietro, arretrato, autoritario, e quindi se individua il nemico lo colpisce con l’arma medievale del vilipendio, che non esisteva nell’impero asburgico e non esiste oggi nel regno d’Inghilterra. Mi pare un’azione, questa referendaria, che si colloca in un momento storico interessante per l’Europa, c’è un fermento nuovo, non solo nei luoghi di cui si parla spesso prevalentemente, la Scozia, la Catalogna, dove il popolo si esprime, ma in tutti ipaesi europei. In Francia non c’è solo una diversità corsa, ma c’è ad esempio la Savoia, dove ha ripreso uno spirito autonomista indipendentista. La Savoia fu oggetto di un turpe baratto, nel 1859 quando i piemontesi la cedettero ai francesi in cambio della più ricca Lombardia.
C’è la diversità normanna, la diversità bretone… E c’è una diversità spagnola nei confronti della Catalogna ma anche di tutte le altre parti della Spagna, i Paesi Baschi. Qualche secolo fa la Spagna era nota come Le Spagne! E così l’Italia, che fino al 1871 era fatta di sette stati, che sono esattamente transitati nell’Italia di oggi, com’erano se non peggio.
Il Comitato richiede come prima cosa un’autonomia, che una regione di 10 milioni di abitanti merita di avere, ma lo scopo finale come quello di molte parti d’Europa è l’indipendenza. Il grande storico francese Fernand Braudel dice che l’Europa per cinque secoli è stata dominata dalle città stato, Firenze, Venezia, Amsterdam, la Lega Anseatica, Amburgo, Lubecca e Brema, e solo per un secolo e mezzo o poco più dagli stati nazione.
Nel libro “La nascita dell’Europa regionale”, lo storico scozzese Christopher Harvie, che insegna all’Università di Tubinga, per non insegnare in una università inglese, spiega come l’Europa sarà fatalmente regionale, ci sarà la rinascita delle grandi città stato perché dopo il crollo dello stato nazione, come sta accadendo adesso perdendo sovranità, finirà per cadere anche per il baraccone autoritario e burocratico dell’Europa unita. Unita non si sa da chi né da quale volontà. Belgio, Spagna, Irlanda, stati nazione e infine città stato, questo è il destino dell’Europa. Avendo in mente questo scenario, occorre iniziare a lavorare per andare avanti: l’autonomia è il primo gradino di richiesta legittima. E poi arriveranno le altre rivendicazioni, sempre legittime ma sempre meno accettate.
Per il voto in Catalogna, la Spagna ha messo in atto una sorta di biechi ricatti, dicendo che se la Catalogna dovesse staccarsi dalla Spagna, non sarebbe più in Europa. Come? Non sarebbe più in Europa? Vuol dire che se ne va via geograficamente?! O c’è un diritto per cui si è in Europa e c’è un diritto per cui non lo siamo? La Catalogna è in Europa, resterà in Europa, ma vuole la sua indipendenza, perché la Catalogna è sempre stata una “cosa diversa” rispetto alla Spagna. Anzi, Le Spagne! E la Catalogna faceva già eccezione secoli fa.
Hanno detto che se vincesse, in Catalogna non sarebbero più pagate le pensioni. Un ricatto che anche lo stato francese ha esercitato in Corsica, dove peraltro è stata concessa una vasta autonomia, pur nell’ambito dello Stato francese. La Corsica è divisa in due dipartimenti, Haute Corse, con capitale Bastia, e Corse de Sud con capitale Aiaccio. Ha una università bilingue a Corte, in francese e in corso.
Nel 1994 a ottobre dopo l’intervista a Harvie, proseguii il mio viaggio per Belfast, per occuparmi della questione nord irlandese. Belfast, per chi la conosce, è una città divisa. I protestanti unionisti da una parte, i cattolici separatisti dall’altra. E’ una città divisa in due da una muraglia inaccessibile. Cavalli di frisia, posti di blocco, un permanente stato di guerra. Una città che fa pena perché secoli dopo secoli è rimasta così. A Belfast intervistai Gerry Adams, il leader del Sinn Féin, “Noi soli”, termine drammatico e appassionato: Noi soli!
Nell’intervista volli fargli una domanda provocatoria. Gli chiesi: ma gli inglesi sono qui da tre secoli, c’è un partito che vuole che stiano qua. Come pensate di cacciarli? Gerry Adams mi guardò di traverso e mi disse: lei cosa direbbe se a Milano ci fossero ancora gli austriaci?
E lo guardai e gli dissi: Magari!
Nel 1848, durante le 5 Giornate, il popolo milanese sbagliò nemico, ma gli errori si capiscono dopo. Non erano gli austriaci, impero civile e tollerante, il nemico. “Fucilavano”, si disse. Silvio Pellico, nel suo libro politico di propaganda Le mie prigioni, si dimenticò di dire che lo Spielberg in Moravia era molto più civile e umano delle carceri piemontesi. Se lo dimenticò. Ma noi oggi vogliamo ricordarlo: se c’è questo vivere civile, se Milano è così con la Scala, Brera, se Monza è ciò che è lo si deve agli austriaci. Fu riconosciuto anche da Sciascia a suo tempo: i milanesi sono così perché hanno avuto gli austriaci. Ah certo, gli spagnoli a Napoli non hanno lasciato una bella eredità.
Voglio chiudere dicendo che le mie convinzioni si basano su tre principi fondamentali. Il primo: Carlo Cattaneo, il mio campione. Il secondo: il federalismo è la mia speranza. Il terzo: la secessione il mio sogno.
testo liberamente tratto dall’intervento del 26 settembre 2015 alla presentazione del Comitato referendario InSieme per la Lombardia all’hotel Cavalieri a Milano
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E in Calabria uno studente su due non conosce l’italiano
9 Lug 2018 · 1 Comment
rassegna stampa
di SONIA MONTRELLA – Nel 2018 lo studente delle medie del Sud Italia conosce poco l’italiano, in inglese non se la cava meglio del suo compagno figlio di immigrati e se ha alle spalle una famiglia di origini modeste, con tutta probabilità, preferisce iscriversi a un istituto tecnico piuttosto anche a un liceo.
E’ la fotografia a tinte fosche scattata dall’Invalsi, l’istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione che ha presentato i risultati dei questionari. I test, cui sono stati sottoposti gli studenti di seconda e quinta elementare, di terza media e di seconda superiore in primavera, mostrano delle grandi discrepanze geografiche e di genere. Ecco quali sono.
In Calabria uno studente su due non conosce l’italiano
In Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna più della metà degli studenti sono ad un livello inferiori a quello richiesto dalle indicazioni nazionali. Addirittura, osserva il Corriere della Sera, in queste regioni ci sono differenze fortissime tra scuola e scuola. In Calabria, poi, uno studente su due non conosce bene l’italiano, Un risultato che interroga sull’equità del sistema scolastico italiano: davvero le scuole danno le stesse opportunità a tutti i bambini? “Bisognerebbe intervenire scuola per scuola dove ci sono problemi – spiega Anna Maria Ajello, presidente dell’Invalsi – magari con professori specializzati in situazioni difficili. Ci vorrebbe un piano che incentivasse anche economicamente i professori migliori ad accettare le sfide in posti difficili”. Il ministro Bussetti ammette che “ci vorranno interventi”.
In inglese italiani battuti dagli stranieri
Buona la performance in inglese dei più piccoli. In quinta devono poter essere al livello A1 del quadro di riferimento europeo: il 92,4 per cento dei bambini di quinta lo ha superato in lettura e il 78,6 nella prova di ascolto. Al Nord i ragazzi sono risultati più preparati che al Sud. Ma al contrario il risultato delle scuole medie è stato molto deludente: In media il test di lettura lo hanno superato in tre su quattro (livello A2) e quello di ascolto il 56,1 per cento. In Calabria, Campania e Sicilia solo un ragazzo su tre ha superato il test. Se la cavano meglio i bambini di seconda generazione (nati in Italia da almeno un genitore straniero) che hanno risultati nettamente superiori ai loro compagni italiani. Come si può spiegare? “L’esposizione a più lingue fin da piccoli può averli aiutati”, spiega il direttore dell’Invalsi Roberto Ricci.
Al liceo i ragazzi con uno status più elevato
I risultati delle prove, spiega il Fatto Quotidiano, continuano a riflettere le differenze socio economiche culturali durante tutto il corso di studi. A restare immobili sono soprattutto le superiori: a parità di risultati scolastici, in particolare quando questi non sono brillanti, uno studente con uno status sociale elevato sceglie più facilmente un liceo rispetto a uno che proviene da una condizione familiare più modesta.
Il sistema è connesso
Il fatto che la prova al computer non abbia creato alcun problema, o comunque abbia sollevato problemi che sono stati rapidamente risolti, significa che almeno dal punto di vista della connessione il sistema scolastico italiano è abbastanza organizzato. Soltanto in alcune scuole sull’Appennino ci sono stati disagi. Per il resto tutte le scuole sono riuscite a far sostenere gli esami agli studenti
fonte: https://www.agi.it/cronaca/prova_inv...ws/2018-07-06/
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