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  1. #1
    Klassenkampf ist alles!
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    Predefinito i migliori politologi del paese contro la riforma del Pulciaro

    ’appello per il No al referendum costituzionale di Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica all’università di Bologna, già sottoscritto da Carlo Galli, Marco Valbruzzi e Maurizio Viroli. PER VOI CHE RAGIONATE E NON PLEBISCITATE
    C’E’ CHI CI METTE LA FACCIA, NOI CI METTIAMO LA TESTA
    “Noi crediamo profondamente in una democrazia così intesa, e noi ci batteremo per questa democrazia. Ma se altri gruppi avvalendosi, come dicevo in principio, di esigue ed effimere maggioranze, volessero far trionfare dei princìpi di parte, volessero darci una Costituzione che non rispecchiasse quella che è la profonda aspirazione della grande maggioranza degli italiani, che amano come noi la libertà e come noi amano la giustizia sociale, se volessero fare una Costituzione che fosse in un certo qual modo una Costituzione di parte, allora avrete scritto sulla sabbia la vostra Costituzione ed il vento disperderà la vostra inutile fatica” (Lelio Basso, 6 marzo 1947, in Assemblea Costituente).
    1. Il NO non significa immobilismo costituzionale. Non significa opposizione a qualsiasi riforma della Costituzione che sicuramente è una ottima costituzione. Ha obbligato con successo tutti gli attori politici a rispettarla. Ha fatto cambiare sia i comunisti sia i fascisti. Ha resistito alle spallate berlusconiane. Ha accompagnato la crescita dell’Italia da paese sconfitto, povero e semi-analfabeta a una delle otto potenze industriali del mondo. Non pochi esponenti del NO hanno combattuto molte battaglie riformiste e alcune le hanno vinte (legge elettorale, legge sui sindaci, abolizione di ministeri, eliminazione del finanziamento statale dei partiti). Non pochi esponenti del NO desiderano riforme migliori e le hanno formulate. Le riforme del governo sono sbagliate nel metodo e nel merito. Non è indispensabile fare riforme condivise se si ha un progetto democratico e lo si argomenta in Parlamento e agli elettori. Non si debbono, però, fare riforme con accordi sottobanco, presentate come ultima spiaggia, imposte con ricatti, confuse e pasticciate. Noi non abbiamo cambiato idea. Riforme migliori sono possibili.
    2. No, non è vero che la riforma del Senato nasce dalla necessita’ di velocizzare il procedimento di approvazione delle leggi. La riforma del Senato nasce con una motivazione che accarezza l’antipolitica “risparmiare soldi” (ma non sarà così che in minima parte) e perché la legge elettorale Porcellum ha prodotto due volte un Senato ingovernabile. Era sufficiente cambiare in meglio, non in un porcellinum, la legge elettorale. Il bicameralismo italiano ha sempre prodotto molte leggi, più dei bicameralismi differenziati di Germania e Gran Bretagna, più della Francia semipresidenziale e della Svezia monocamerale. Praticamente tutti i governi italiani sono sempre riusciti ad avere le leggi che volevano e, quando le loro maggioranze erano inquiete, divise e litigiose e i loro disegni di legge erano importanti e facevano parte dell’attuazione del programma di governo, ne ottenevano regolarmente l’approvazione in tempi brevi. No, non è vero che il Senato era responsabile dei ritardi e delle lungaggini. Nessuno ha saputo portare esempi concreti a conferma di questa accusa perché non esistono. Napolitano, deputato di lungo corso, Presidente della Camera e poi Senatore a vita, dovrebbe saperlo meglio di altri. Piuttosto, il luogo dell’intoppo era proprio la Camera dei Deputati. Ritardi e lungaggini continueranno sia per le doppie letture eventuali sia per le prevedibili tensioni e conflitti fra senatori che vorranno affermare il loro ruolo e la loro rilevanza e deputati che vorranno imporre il loro volere di rappresentanti del popolo, ancorche’ nominati dai capipartito.
    3. No, non è vero che gli esponenti del NO sono favorevoli al mantenimento del bicameralismo. Anzi, alcuni vorrebbero l’abolizione del Senato; altri ne vorrebbero una trasformazione profonda. La strada giusta era quella del modello Bundesrat, non quella del modello misto francese, peggiorato dalla assurda aggiunta di cinque senatori nominate dal Presidente della Repubblica (immaginiamo per presunti, difficilmente accertabili, meriti autonomisti, regionalisti, federalisti). Inopinatamente, a cento senatori variamente designati, nessuno eletto, si attribuisce addirittura il compito di eleggere due giudici costituzionali, mentre seicentotrenta deputati ne eleggeranno tre. E’ uno squilibrio intollerabile.
    4. No, non è vero che e’ tutto da buttare. Alcuni di noi hanno proposto da tempo l’abolizione del CNEL. Questa abolizione dovrebbe essere spacchettata per consentire agli italiani di non fare, né a favore del “si’” ne’ a favore del “no”, di tutta l’erba un fascio. Però, no, non si può chiedere agli italiani di votare in blocco tutta la brutta riforma soltanto per eliminare il CNEL.
    5. Alcuni di noi sono stati attivissimi referendari. Non se ne pentono anche perché possono rivendicare successi di qualche importanza. Abbiamo da tempo proposto una migliore regolamentazione dei referendum abrogativi e l’introduzione di nuovi tipi di referendum e di nuove modalità di partecipazione dei cittadini. La riforma del governo non recepisce nulla di tutta questa vasta elaborazione. Si limita a piccoli palliativi probabilmente peggiorativi della situazione attuale. No, la riforma non è affatto interessata a predisporre canali e meccanismi per una più ampia e intensa partecipazione degli italiani tutti (anzi, abbiamo dovuto registrare con sconforto l’appello di Renzi all’astensione nel referendum sulle trivellazioni), ma in particolare di quelli più interessati alla politica.
    6. No, non è credibile che con la cattiva trasformazione del Senato, il governo sarà più forte e funzionerà meglio non dovendo ricevere la fiducia dei Senatori e confrontarsi con loro. Il governo continuerà le sue propensioni alla decretazione per procurata urgenza. Impedirà con ripetute richieste di voti di fiducia persino ai suoi parlamentari di dissentire. Limitazioni dei decreti e delle richieste di fiducia dovevano, debbono costituire l’oggetto di riforme per un buongoverno. L’Italicum non selezionerà una classe politica migliore, ma consentirà ai capi dei partiti di premiare la fedeltà, che non fa quasi mai rima con capacità, e di punire i disobbedienti.
    7. No, la riforma non interviene affatto sul governo e e sulle cause della sua presunta debolezza. Non tenta neppure minimamente di affrontare il problema di un eventuale cambiamento della forma di governo. Tardivi e impreparati commentatori hanno scoperto che il voto di sfiducia costruttivo esistente in Germania e importato dai Costituenti spagnoli è un potente strumento di stabilizzazione dei governi, anzi, dei loro capi. Hanno dimenticato di dire che: i) è un deterrente contro i facitori di crisi governative per interessi partigiani o personali (non sarebbe stato facile sostituire Letta con Renzi se fosse esistito il voto di sfiducia costruttivo); ii) si (deve) accompagna(re) a sistemi elettorali proporzionali non a sistemi elettorali, come l’Italicum, che insediano al governo il capo del partito che ha ottenuto più voti ed è stato ingrassato di seggi grazie al premio di maggioranza.
    8. I sostenitori del NO vogliono sottolineare che la riforma costituzionale va letta, analizzata e bocciata insieme alla riforma del sistema elettorale. Infatti, l’Italicum squilibra tutto il sistema politico a favore del capo del governo. Toglie al Presidente della Repubblica il potere reale (non quello formale) di nominare il Presidente del Consiglio. Gli toglie anche, con buona pace di Scalfaro e di Napolitano che ne fecero uso efficace, il potere di non sciogliere il Parlamento, ovvero la Camera dei deputati, nella quale sarà la maggioranza di governo, ovvero il suo capo, a stabilire se, quando e come sciogliersi e comunicarlo al Presidente della Repubblica (magari dopo le 20.38 per non apparire nei telegiornali più visti).
    9. No, quello che è stato malamente chiesto non è un referendum confermativo (aggettivo che non esiste da nessuna parte nella Costituzione italiana), ma un plebiscito sulla persona del capo del governo. Fin dall’inizio il capo del governo ha usato la clava delle riforme come strumento di una legittimazione elettorale di cui non dispone e di cui, dovrebbe sapere, neppure ha bisogno. Nelle democrazie parlamentari la legittimazione di ciascuno e di tutti i governi arriva dal voto di fiducia (o dal rapporto di fiducia) del Parlamento e se ne va formalmente o informalmente con la perdita di quella fiducia. Il capo del governo ha rilanciato. Vuole più della fiducia. Vuole l’acclamazione del popolo. Ci “ha messo la faccia”. Noi ci mettiamo la testa: le nostre accertabili competenze, la nostra biografia personale e professionale, se del caso, anche l’esperienza che viene con l’età ben vissuta, sul referendum costituzionale (che doveva lasciare chiedere agli oppositori, referendum, semmai da definirsi oppositivo: si oppone alle riforme fatte, le vuole vanificare). Lo ha trasformato in un malposto giudizio sulla sua persona. Ne ha fatto un plebiscito accompagnato dal ricatto: “se perdo me ne vado”.
    10. Le riforme costituzionali sono più importanti di qualsiasi governo. Durano di più. Se abborracciate senza visione, sono difficili da cambiare. Sono regole del gioco che influenzano tutti gli attori, generazioni di attori. Caduto un governo se ne fa un altro. La grande flessibilità e duttilità delle democrazie parlamentari non trasforma mai una crisi politica in una crisi istituzionale. Riforme costituzionali confuse e squilibratrici sono sempre l’anticamera di possibili distorsioni e stravolgimenti istituzionali. Il ricatto plebiscitario del Presidente del Consiglio va, molto serenamente e molto pacatamente, respinto.
    Quello che sta passando non è affatto l’ultimo trenino delle riformette. Molti, purtroppo, non tutti, hanno imparato qualcosa in corso d’opera. Non è difficile fare nuovamente approvare l’abolizione del CNEL, e lo si può fare rapidamente. Non è difficile ritornare sulla riforma del Senato e abolirlo del tutto (ma allora attenzione alla legge elettorale) oppure trasformarlo in Bundesrat. Altre riforme verranno e hanno alte probabilità di essere preferibili e di gran lunga migliori del pasticciaccio brutto renzian-boschiano. No, non ci sono riformatori da una parte e immobilisti dall’altra. Ci sono cattivi riformatori da mercato delle pulci, da una parte, e progettatori consapevoli e sistemici, dall’altra. Il NO chiude la porta ai primi; la apre ai secondi e alle loro proposte e da tempo scritte e disponibili.
    Referendum costituzionale, l'appello di Pasquino: "Macché efficienza e risparmi, 10 No a riforme da mercato delle pulci" - Il Fatto Quotidiano

  2. #2
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    Predefinito Re: i migliori politologi del paese contro la riforma del Pulciaro

    Riforme - Riforma del Senato, il sì dei costituzionalisti: ?Svolta attesa da decenni? | l'Unità TV
    Un passo avanti importante, atteso da almeno trent’anni, che mettendo fine al bicameralismo paritario allinea l’Italia agli altri Paesi europei. Un impianto che (valutato insieme all’Italicum) rafforza la centralità del governo prevedendo però contrappesi quali il ruolo del Quirinale, lo statuto delle opposizioni, il rafforzamento degli strumenti di democrazia diretta. Una buona riforma con alcuni nei sui quali si potrà tornare in futuro. È il parere di svariati costituzionalisti, politologi e studiosi, alcuni auditi durante l’iter del ddl Boschi, altri tra i “saggi” voluti da Giorgio Napolitano.
    «È una riforma eccellente. Certo perfettibile giacché frutto di mediazione politica. Io, ad esempio, sostengo l’elezione pienamente indiretta dei senatori» argomenta Carlo Fusaro, professore di diritto Parlamentare ed Elettorale all’università di Firenze. Alle obiezioni di incostituzionalità ribatte: «Non ne vedo nemmeno un barlume. Alcuni colleghi argomentano sulla collisione con principi supremi della Costituzione, ma qui siamo nell’ambito dell’organizzazione dei poteri dello Stato». Quanto al potenziamento della governabilità, è un obiettivo: «Non prendiamoci in giro. Va semplificata e rafforzata».

    Di «ottimo risultato» parla anche il costituzionalista Augusto Barbera: «La scelta di senatori che siano anche consiglieri regionali è un punto fermo iniziale nato con l’obiettivo di collegare la legislazione statale con quella regionale ed evitare i disastrosi conflitti del passato di fronte alla Consulta. È un bene che sia stato mantenuto». Anche Barbera rammenta un cavallo di battaglia storico del centrosinistra: «Cito Pietro Ingrao sulla sovranità popolare che si esprime pienamente se non viene dimezzata in due Camere. Viene valorizzato il governo? No, l’assemblea nazionale, cioè Montecitorio. Gli equilibri si spostano a suo favore in quanto unica depositaria della sovranità popolare». Neppure Francesco Clementi, docente di Diritto Pubblico alla facoltà di Scienze Politiche a Perugia, non condivide le accuse di squilibrio dei poteri a favore dell’esecutivo rispetto al legislativo: «Sono frutto di un’errata interpretazione della Carta, di un parlamentarismo all’italiana. Il ddl Boschi difende tre punti chiave: i poteri del capo dello Stato sullo scioglimento delle Camere, l’intangibilità del potere giudiziario, il rafforzamento delle autonomie nel Senato e degli strumenti di democrazia diretta quali il referendum propositivo e le leggi di iniziativa popolare». In sostanza, Clementi nota come i maggiori modelli di democrazia parlamentare abbiano «una Camera bassa che dà la fiducia, in questo l’Italia era un’eccezione alla regola e un Senato non federale bensì federatore dato che siamo un Paese ancora diviso». Ultimo punto positivo, il terzo comma dell’articolo 116 nel Titolo V che premia le Regioni “virtuose” nei bilanci. Nessuno sbilanciamento di poteri anche per Cesare Pinelli, professore di Diritto Costituzionale alla Sapienza: «Il Senato eletto dai cittadini si trasforma in luogo che coinvolge le autonomie nel processo di rappresentanza a livello nazionale». Quanto ai pericoli del combinato disposto con l’Italicum, invita a guardare a lungo termine: «Se oggi dalle urne uscissero maggioranze diverse tra Camera e Senato sarebbe il caos, il presidente della Repubblica dovrebbe sciogliere. Il Senato delle Autonomie invece sarebbe una garanzia e potrebbe dare filo da torcere alla maggioranza». Quanto alle accuse di Forza Italia che la riforma va avanti con 140 voti segreti, Pinelli guarda il contesto: «Le strategie della maggioranza sono estreme ma spiegabili con l’atteggiamento di parte delle opposizioni che hanno giocato allo sfascio o tentato forzature vane». Peppino Calderisi, esperto di sistemi elettorali oggi vicino a Ncd, considera «assolutamente condivisibile» l’impianto della riforma: «È lo stesso individuato dai 35 saggi del governo Letta, di cui faceva parte anche Mario Mauro (che oggi, passato all’opposizione, è contrario, ndr). Con una sola Camera che vota la fiducia e l’altra che rappresenta gli enti territoriali. Anche la mediazione sull’elettività dei senatori è buona». I punti problematici, per Calderisi, sono altri. A partire dall’articolo 21 sulla platea di elezione del capo dello Stato: «Serviva una norma di chiusura, così si rischia lo stallo». E sul ruolo delle opposizioni, reale contrappeso della maggioranza, si poteva fare di più: «servivano una commissione di valutazione della finanza pubblica guidata dalle minoranze e una norma per sottrarre le Autority indipendenti agli indirizzi della maggioranza».
    Sergio Fabbrini, direttore della Luiss School of Government, dà un giudizio «abbastanza positivo» di una riforma che «è un grande passo avanti, atteso dagli anni ‘50». Ma le riforme costituzionali hanno successo «se c’è un’iniziativa forte del governo. In Italia ci siamo portati dietro a lungo la retorica parlamentare: meno male che Renzi non ne è rimasto prigioniero, ha capito che nessun parlamento potrà mai riformare se stesso. In modo brutale: i capponi non accelerano il Natale». Quanto ai rischi di squilibrio dei poteri, derivano dalla debolezza dell’attuale opposizione: «L’italicum favorirà forme di aggregazione, spero che non cambi». Ida Nicotra, docente di diritto costituzionale a Catania, promuove l’impianto complessivo che elimina il bicameralismo simmetrico e migliora la ripartizione delle materie tra Stato e Regioni: «Bene accentrare le competenze sull’energia, eliminare la potestà concorrente foriera di liti dinanzi alla Consulta, e prevedere una clausola di salvaguardia». Da componente dell’Anac, l’Autorità Anticorruzione, sottolinea l’introduzione del principio di trasparenza per gli atti della Pubblica Amministrazione e degli enti territoriali nell’articolo 118: «Contributo per la legalità». Infine il politologo Roberto D’Alimonte: «Una buona riforma che scioglie nodi importanti, semplifica le procedure di formazione del governo e delle leggi. L’Italia la aspettava da tempo». Squilibri tra i poteri? «Assolutamente no», spiega, dato che i poteri del Quirinale ma anche quelli del capo del governo – la forma di governo – non vengono toccati. E la valutazione complessiva non cambia neppure nel combinato disposto con la nuova legge elettorale.

  3. #3
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    Predefinito Re: i migliori politologi del paese contro la riforma del Pulciaro

    Ma un "esperto di sistema elettorali" di concreto cosa fa nella vita?

  4. #4
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    Predefinito Re: i migliori politologi del paese contro la riforma del Pulciaro

    Citazione Originariamente Scritto da gianc Visualizza Messaggio
    Riforme - Riforma del Senato, il sì dei costituzionalisti: ?Svolta attesa da decenni? | l'Unità TV
    Un passo avanti importante, atteso da almeno trent’anni, che mettendo fine al bicameralismo paritario allinea l’Italia agli altri Paesi europei. Un impianto che (valutato insieme all’Italicum) rafforza la centralità del governo prevedendo però contrappesi quali il ruolo del Quirinale, lo statuto delle opposizioni, il rafforzamento degli strumenti di democrazia diretta. Una buona riforma con alcuni nei sui quali si potrà tornare in futuro. È il parere di svariati costituzionalisti, politologi e studiosi, alcuni auditi durante l’iter del ddl Boschi, altri tra i “saggi” voluti da Giorgio Napolitano..
    oste, è buono il vino? Intanto vai all'estero e fai il nome dei servi di Napolitano, e non li conoscerà nessuno. Pasquino, Sartori, Viroli insegnano nelle più prestigiose università yankee, e sono delle autorità a livello mondiale. Guarda caso, Napolitano non ci ha nemmeno provato a chiamarli, sapendo che si sarebbe preso in risposta delle strameritate pernacchie.

  5. #5
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    Predefinito Re: i migliori politologi del paese contro la riforma del Pulciaro

    Citazione Originariamente Scritto da amaryllide Visualizza Messaggio
    oste, è buono il vino? Intanto vai all'estero e fai il nome dei servi di Napolitano, e non li conoscerà nessuno. Pasquino, Sartori, Viroli insegnano nelle più prestigiose università yankee, e sono delle autorità a livello mondiale. Guarda caso, Napolitano non ci ha nemmeno provato a chiamarli, sapendo che si sarebbe preso in risposta delle strameritate pernacchie.
    E lasciali nelle università yankee che fastidio ti danno ?

  6. #6
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    Predefinito Re: i migliori politologi del paese contro la riforma del Pulciaro

    In sostanza 4 cattedratici ci comunicano che a loro Renziè non piace e la sua riforma nemmeno. Poi, essendo professoroni per scrivere Renzie non mi piace, riforme cacca pupù, riempono quattro pagine. Ogni opinione è legittima, questa ci assicurano è stata elaborata con la testa ... ma non sarebbe stato meglio usare tutto quell'inchiostro per qualche osservazione nel merito? L'opinione dei professoroni sarà sicuramente preziosa, ma lo è anche il tempo del lettore.
    Le plus grand soin d’un bon gouvernement devrait être d’habituer peu à peu les peuples à se passer de lui.

  7. #7
    Ghibellino
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    Predefinito Re: i migliori politologi del paese contro la riforma del Pulciaro

    In autunno è di importanza fondamentale battere Renzi e la Boschi, tutti dobbiamo andare a votare e mandare a casa il cialtrone di Rignano.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  8. #8
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    Predefinito Re: i migliori politologi del paese contro la riforma del Pulciaro

    Citazione Originariamente Scritto da Gianky Visualizza Messaggio
    In autunno è di importanza fondamentale battere Renzi e la Boschi, tutti dobbiamo andare a votare e mandare a casa il cialtrone di Rignano.
    In autunno è probabile che farete la solita figura di palta.

 

 

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