Sotto a chi tocca...

[Kobra]

C'era una volta un tizio che per aver espresso privatamente personale disappunto su una battuta di un comico ne ottenne, di fatto, l'allontanamento ad opera dei soliti lecchini più realisti del re e nacque così la leggenda dell'editto bulgaro.

Oggi i tempi sono cambiati, la sentinella della politica è quiescente, sottomessa, prona, serva e servile e nulla racconta degli allontanamenti di personaggi sgraditi al principe, niente editti fiorentini per loro... Solo silenzio.

Così, in silenzio, il sig. Giannini Massimo, conduttore piuttosto melenso di Ballarò, messo lì dalle sinistre estreme a loro presidio e baluardo, si è messo nei guai per aver espresso personale opinione (da quando in qua un conduttore esprime un'opinione...?!?) su certi "rapporti incestuosi" sgraditi al ministro più bello del principato e adesso sta lì, sulla graticola. Forse è il caso che si informi sulla località di Canossa...

E che dire di Nicola Porro conduttore di Virus, giornalista non certo in linea con il principe, piuttosto berlusconiano anche se con qualche distinguo, che vedrà cancellata la sua trasmissione da un non meglio precisato programma di intrattenimento.

Per il giornale Libero, invece, ha provveduto il suo editore Angelucci a far fuori Maurizio Belpietro per richiamare in servizio Vittorio Feltri. I soliti maligni insinuano che questa sostituzione ci siano motivi di interesse economico, altri vedono in Vittorio Feltri un novello paladino renziano in funzione antiberlusconiana... Fatto sta che, anche qui, una voce in dissenso è stata zittita.

E adesso a chi toccherà?

Forse a Lucia Annunziata? Colpevole, la conduttrice di In Mezz'ora, di aver creato disagio al ministro delle riforme principesche, di averla messa in palese difficoltà e innervosita, lei sempre così ridente e solare, con quella ruga improvvisa e quella risposta insulsa sui partigiani veri?

Eh, io fossi in lei, la Lucia annunziata, ci starei attento e, giusto da domenica prossima, vedrei di scegliere meglio le domande e di essere più prudente magari chiamando qualche personaggio sgradito al principe per metterlo in difficoltà sperando che passi la buriana.

Nessun pericolo, invece, per Bruno Vespa. Lui è un intoccabile.



Kobra

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La crociata contro l'Inps del baby-pensionato Feltri - L'intraprendente | L'intraprendente


Titostaisereno, è l’hastag con cui Vittorio Feltri ha scelto di inaugurare il suo secondo ritorno a Libero. Quando un direttore dalla storia robusta e dall’astuzia titolistica sviluppata come quelle di Feltri (ri)prende possesso di un giornale, non di rado si regola come segue. Mette totalmente tra parentesi il notiziario di giornata, che per definizione è noioso e recalcitrante a entrare nei bei titoli, e s’inventa la campagna, il tormentone, l’hastag, per fare del suo stesso ritorno la notizia. E fa benissimo, aggiungiamo noi, che sulla negazione della notizia nuda e cruda, sempre stupida se non vivificata da un punto di vista, proviamo a costruire un giornale ogni giorno, anche da indegni allievi della scuola feltriana. È l’obiettivo della polemica del Diretùr, però, che c’incuriosisce assai. Tito sta infatti per Tito Boeri, presidente dell’Inps. Un elefantiaco e anacronistico carrozzone, in perdita per statuto e storicamente (troppo) contaminato con la politica politicata, questo è in sintesi il nostro giudizio, giusto per i duri d’orecchi. Purtroppo, un carrozzone tra i tanti analoghi carrozzoni di quel meta-carrozzone che è il Paese Italia, aggiungiamo. Ma Feltri sceglie di concentrarsi monomaniacalmente sull’Inps. Avvalorando, e il direttore è il primo a rendersene conto, il chiacchericcio di questi giorni sulla natura geopolitica dell’operazione Feltri tris: il vertice di una triangolazione i cui due lati si chiamano Angelucci (editore) e Verdini (gestore del Partito della Nazione per conto del nuovo capo così com’era gestore del Popolo della Libertà per conto del vecchio) , e il cui obiettivo è fare di Libero la “copertura a destra” del renzismo. Magari sfruttando la specialità della casa, il manganello verbale e titolistico di cui Feltri è indubbio maestro, contro chi disturba il nuovo manovratore fiorentino. Come per esempio quel Tito Boeri che si comporta ormai esplicitamente come soggetto politico, si concede interventi sulla politica economica e critiche sulla strategia del governo, ricorda la follia dei vitalizi ai parlamentari, esterna consigli sulla riforma della previdenza, insomma agisce come contropotere. Tanto che non c’è talk show politico (di quelli rimasti e non epurati per eccesso di liberalismo, ovviamente) in cui la comparsa renziana di turno non intoni la filastrocca, evidentemente distribuita a tutte le truppe da Palazzo Chigi, “il presidente dell’Inps deve limitarsi a fare il presidente dell’Inps”. Che qui ci si collochi a distanza siderale, politica e fin antropologica, da Tito Boeri e dal pachiderma statalista che rappresenta è ovvio. Notiamo solo due stranezze, nell’incedere feltriano. Una nel metodo: ha scelto di fare del pestaggio mediatico di Boeri il marchio del suo nuovo Libero, scartando altri nemici che ci permettiamo qui di segnalare: il Fisco tiranno e ormai parasovietico, che grava complessivamente sui profitti d’impresa per il 65%; il braccio armato di Equitalia, che inverte l’onere della prova e lo fa ricadere sulle spalle del contribuente in quello che dovrebbe essere uno Stato di diritto; la burocrazia acefala che succhia più di un mese di lavoro a imprenditori, artigiani, commercianti; i debiti nei confronti delle aziende ancora insoluti da parte della pubblica amministrazione, nonostante la promessa renziana di più di un anno fa. Ma forse in quest’ultimo caso il problema era proprio la suddetta promessa inevasa. C’è poi un’appendice di merito non irrilevante. Feltri ha ragione ogni volta che trova un singolo spreco dell’Inps, ma resta una ragione sterile finché non è ricondotta alla stortura originaria della baracca. Come ha scritto più volte Giancarlo Pagliarini su L’Intraprendente, questa si chiama sistema a ripartizione. In sintesi, furto generazionale: con i contributi di chi lavora oggi pago le pensioni di chi ha lavorato ieri, e poi si vedrà. Nei Paesi di libero mercato, viceversa, il sistema è a capitalizzazione: accumulo i contributi per la mia pensione futura, anche e soprattutto tramite previdenza integrativa e privata, per definizione più interessata dello Stato a stare in piedi economicamente. Certo, con questa regola l’Inps per come è configurata oggi non reggerebbe una settimana. Quantomeno, salterebbero subito le baby-pensioni, una delle tante anomalie italiche non riscontrabili nell’Occidente avanzato. Come quella che Feltri Vittorio si è visto riconoscere nell’anno 1997, all’età di 53 anni. Giusto per fare un esempio.

[Hynkel]

Proprio stamattina pensavo che i giornali fanno sempre più schifo. La tv è già inclassificabile da anni...