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  1. #21
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    Predefinito Re: Berlinguer, Stefano Rodotà e Gino Giugni dicono SI alle riforme di Renzi

    Citazione Originariamente Scritto da Ugo2000 Visualizza Messaggio
    Esatto.
    Renzi è entrato in politica con la bandiera della rottamazione. Un po' arrogante in effetti. E' quello che gli ha messo contro la vecchia classe dirigente.
    Io non credo che vecchio sia sinonimo di inutile o corrotto, quindi l'idea di rottamare il vecchio solo per il gusto di farlo non la approvo in pieno. Ma sta di fatto che persone dello spessore di Rodotà dovrebbero avere la capacità di separare il risentimento personale dal merito.

    In questo devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla senatrice Finocchiaro che ha dimostrato di essere un personaggio molto serio e maturo. I suoi attriti con Renzi sono noti, ma ha svolto il suo compito in difesa della riforma in modo esemplare. Donna di ben altra pasta rispetto a sti poveracci..
    Queste somo baggianate, rodotà è distante dal pd da molti anni, non ricopriva nessuna carica di partito quando renzi è diventato segretario, la cosiddetta rottamazione renziana, per altro sbagliata come giustamente fai notare, era rivolta a d'alema e altri storici componenti del pd, ma soprattutto dei ds. Perché poi mattarella e napolitano, per esempio, ben più anziani, e quindi più rottamabili, sono stati riciclati come giovani reclute.
    Il fascismo è morto: Benito La Russa è il nostro nuovo vice Presidente della Repubblica. Wow!
    No banner coockie - Meloni: "no ai fondi europei, meglio l'aiuto del FMI"
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    Idioti!!!!!!!!!!!!

  2. #22
    brescianofobo
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    Predefinito Re: Berlinguer, Stefano Rodotà e Gino Giugni dicono SI alle riforme di Renzi

    Citazione Originariamente Scritto da Keynez Visualizza Messaggio
    L'ha aperto brunik questo thread, vero?
    NO, L'HA APERTO PANFILO GENTILE NEL 1951.

    Biografia[modifica | modifica wikitesto]

    Dopo essersi laureato in giurisprudenza, divenne libero docente di filosofia del diritto che insegnò nelle università di Bologna e Napoli[1]. Tra il 1911 e il 1913 collaborò con il periodico L'Unità, settimanale di cultura e politica di orientamento federalista, fondato e diretto da Gaetano Salvemini[1] e con il quotidiano socialista l'Avanti![1].
    Con lo scoppio della prima guerra mondiale, aderì alle tesi neutraliste, esprimendosi contro la partecipazione italiana al conflitto[1]. Nel primo dopoguerra si trasferì a Roma e divenne critico letterario per il quotidiano cittadino Il Paese di Francesco Ciccotti[1], giornale in polemica con il Popolo d'Italia di Mussolini[2].
    In quegli anni, accantonati gli argomenti giuridici che erano stati oggetto delle sue prime pubblicazioni, iniziò ad interessarsi alla storia delle religioni e poi alle origini delcristianesimo. Nel 1923 pubblicò, per l'editore Laterza, il Sommario d'una filosofia della religione[1].

    Ostile al regime fascista[1], nel 1925 aderì al Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce[1]. Dopo aver abbandonato la carriera universitaria, esercitò l'avvocatura difendendo, tra gli altri, alcuni imputati presso il Tribunale speciale fascista[1].



    nota di zio Brunik: DA NOTARE L'ULTIMO ARTICOLO, DAL QUALE RISULTA CHE EINAUDI ANDAVA IN FERIE IN AOSTA COME RENZI, SOLO CHE INVECE DI ANDARE IN UNA CASERMA ANDAVA NEL CASTELLO DI UN INDUSTRIALE, UN CERTO MORETTI, QUELLO DELLA BIRRA MORETTI.
    lo rimpiangerete, Renzi, KOGLIONI

  3. #23
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    Predefinito Re: Berlinguer, Stefano Rodotà e Gino Giugni dicono SI alle riforme di Renzi

    In effetti qualcosa di buono c'era. Peccato che oggi causa disaffezione verso la politica mediamente vota 1 italiano su 15 e il quorum non verrebbe raggiunto nemmeno riducendolo di 10 volte.

  4. #24
    catcher in the rye
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    Predefinito Re: Berlinguer, Stefano Rodotà e Gino Giugni dicono SI alle riforme di Renzi

    Citazione Originariamente Scritto da GNU-GPL Visualizza Messaggio
    In effetti qualcosa di buono c'era. Peccato che oggi causa disaffezione verso la politica mediamente vota 1 italiano su 15 e il quorum non verrebbe raggiunto nemmeno riducendolo di 10 volte.
    Non c'è il quorum
    «The world is less explainable than we would like to admit» Jeff Jarvis
    «Io non capisco come si possa passare davanti a un albero e non essere felici di vederlo» - Fëdor Dostoevskij

  5. #25
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    Predefinito Re: Berlinguer, Stefano Rodotà e Gino Giugni dicono SI alle riforme di Renzi

    Citazione Originariamente Scritto da Druuna Visualizza Messaggio
    Sono le cose che dice sempre Renzi. Allora mente sulla sua stessa riforma?
    sacusa, neh, ma tu gli articoli choi ho postato li hai letti almeno? Non mi pare che tu stia usando il tuo cervello, purtroppo.

    Quarda che non è mica obbligatorio credere sempre a Travaglio, neh
    lo rimpiangerete, Renzi, KOGLIONI

  6. #26
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    Predefinito Re: Berlinguer, Stefano Rodotà e Gino Giugni dicono SI alle riforme di Renzi

    Citazione Originariamente Scritto da Druuna Visualizza Messaggio
    Sono le cose che dice sempre Renzi. Allora mente sulla sua stessa riforma?
    Non cambiare discorso.

    TU hai detto che vengono indeboliti i contrappesi.

    Sai argomentare il tuo "grido di dolore" oppure è solo uno slogan?

  7. #27
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    Predefinito Re: Berlinguer, Stefano Rodotà e Gino Giugni dicono SI alle riforme di Renzi

    Citazione Originariamente Scritto da Druuna Visualizza Messaggio
    Non c'è il quorum
    Infatti un governo abusivo, "eletto" da Napolitano, che quorum potrà mai raggiungere?

    A Renzi basta solo il suo voto e quello della Boschi per continuare a governare.



    Ma il referendum di ottobre non avrà il mal di quorum. A tutto vantaggio di Renzi - Secolo d'Italia

  8. #28
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    Predefinito Re: Berlinguer, Stefano Rodotà e Gino Giugni dicono SI alle riforme di Renzi

    Citazione Originariamente Scritto da Ugo2000 Visualizza Messaggio
    Non cambiare discorso.

    TU hai detto che vengono indeboliti i contrappesi.

    Sai argomentare il tuo "grido di dolore" oppure è solo uno slogan?
    Vengono indeboliti perché il pdr viene eletto dai 3/5 dei votanti, e non di tutto il parlamento, perché due membri della corte costituzionale vengono eletti (con quali maggioranze?) da soli cento membri del senato delle regioni, mentre i 630 deputati della camera ne eleggono solo 3 e, i senatori, eleggono anche alcuni membri del csm. Il governo viene rafforzato con le corsie preferenziali per le sue proposte di legge e, soprattutto, con una legge elettorale maggioritaria che dà un premio di maggioranza a chi prende il 40% dei voti, che influisce anche negativamente sulle elezioni di pdr, cosrte costituzionale e csm, di cui sopra, indebolendo i loro rispettivi poteri di controllo, perché dipendono da maggioranze parlamentari che rappresentano mimoranze di elettori.
    Il fascismo è morto: Benito La Russa è il nostro nuovo vice Presidente della Repubblica. Wow!
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  9. #29
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    Predefinito Re: Berlinguer, Stefano Rodotà e Gino Giugni dicono SI alle riforme di Renzi

    Citazione Originariamente Scritto da GNU-GPL Visualizza Messaggio
    Infatti un governo abusivo, "eletto" da Napolitano, che quorum potrà mai raggiungere?

    A Renzi basta solo il suo voto e quello della Boschi per continuare a governare.



    Ma il referendum di ottobre non avrà il mal di quorum. A tutto vantaggio di Renzi - Secolo d'Italia
    A me pare che un sistema simile lo aveva inventato Benito.


  10. #30
    brescianofobo
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    Predefinito Re: Berlinguer, Stefano Rodotà e Gino Giugni dicono SI alle riforme di Renzi

    amici, dopo aver notato che il livello degli interlocutori non è certo quello degli anni 50, volevo rispondere ad alcuni di voi che mi chiedevano BRUNIK BRUNIK, TU CHE SAI TUTTO, MI SAI DIRE QUANDO SI E' TENTATA LA PRIMA VOLTA LA RIFORMA DEL SISTEMA ELETTORALE PORTATA A CASA DALL' IMMENSO RENZI?

    Amici, la prima volta che secondo le mie fonti si è parlato pubblicamente di introdurre il premio di maggioranza è stato il 1952. Cioè quelli che erano di certo più intelligenti di voi, loro che avevano fatto la Resistenza e scritto la Costituzione, lo avevano capito subito che il proporzionale non funzionava a dovere.

    Per la maggioranza si parlava di due terzi o di tre quinti, altro che il 55% di Renzi


    lo rimpiangerete, Renzi, KOGLIONI

 

 
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