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  1. #11
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    Predefinito Re: Il Sì e il No nella famiglia della sinistra

    Mi spiace, sarò una voce fuori dal coro, ma a me l'articolo di Macaluso piace poco o per nulla. Che si proceda sulla strada verso il referendum discutendo come dentro a una sala da the, mantenendo toni bassi e pacati, è non solo difficile da immaginare, ma nemmeno auspicabile. Certo il rispetto per tutte le posizioni non deve mancare, ma tutte le obiezioni e le argomentazioni pro e contro devono venire fuori in modo energico e vigoroso. Il dibattito, da qui ad ottobre, deve essere esaustivo, nulla va lasciato di non detto, anche a costo di dire una parola di troppo.
    Questo è uno di quei rari casi in cui proclamare è più utile e doveroso che non sussurrare le proprie opinioni.
    Per questo, sono convinto che la Boschi, forse involontariamente, è quella che ha parlato con i toni più giusti, e non credo che abbia nulla da rimproverarsi.
    Ha detto forte e chiaro come la pensa, cosa che dovrebbe fare chiunque, visto che ad ottobre si decide per le sorti del paese come raramente è capitato in 70 anni di Repubblica.

  2. #12
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    Predefinito Re: Il Sì e il No nella famiglia della sinistra

    Citazione Originariamente Scritto da Desmond Visualizza Messaggio
    Ho un'idea diversa sulla società civile.

    Non nasce come rimpiazzo dei corpi intermedi, ma come "salvagente" della politica che, talmente sputtanata da tangentopoli in poi, ha cercato un modo per mettersi una maschera, per far passare il concetto che sarebbe stata lei a risolvere certi guai fatti dai partiti. E la cosa credo sia andata troppo in là, con chiunque che ormai si improvvisa statista o esperto politologo semplicemente per il fatto di essere "società civile".

    E in questo i partiti sono i maggiori responsabili, eh. Quando vedo nuotatori, cantanti, attori e tutta la compagnia candidati in Parlamento piuttosto che in qualche consiglio comunale o regionale, mi cadono le braccia.
    vero, ma non vedo cosa ci sia di male a dire le prorpie posizioni, poi sta all'individuo valutare, se uno poi è pecora beh...
    pure l'ACI ha diritto di dire la propria come cantanti, attori....

    poi è ovvio che mentre capisco che possa fare notizia quanto dice le associazione imprenditori e i sindacati, e qui discutere le posizioni non capisco nel caso perchè dare rilevanza all'anpi, scrittori, cantanti...

    e di nuovo, ognuno ha una testa che dovrebbe contenere qualcosa.

  3. #13
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    Predefinito Re: Il Sì e il No nella famiglia della sinistra

    Citazione Originariamente Scritto da Chinasky Visualizza Messaggio
    Mi spiace, sarò una voce fuori dal coro, ma a me l'articolo di Macaluso piace poco o per nulla. Che si proceda sulla strada verso il referendum discutendo come dentro a una sala da the, mantenendo toni bassi e pacati, è non solo difficile da immaginare, ma nemmeno auspicabile. Certo il rispetto per tutte le posizioni non deve mancare, ma tutte le obiezioni e le argomentazioni pro e contro devono venire fuori in modo energico e vigoroso. Il dibattito, da qui ad ottobre, deve essere esaustivo, nulla va lasciato di non detto, anche a costo di dire una parola di troppo.
    Questo è uno di quei rari casi in cui proclamare è più utile e doveroso che non sussurrare le proprie opinioni.
    Per questo, sono convinto che la Boschi, forse involontariamente, è quella che ha parlato con i toni più giusti, e non credo che abbia nulla da rimproverarsi.
    Ha detto forte e chiaro come la pensa, cosa che dovrebbe fare chiunque, visto che ad ottobre si decide per le sorti del paese come raramente è capitato in 70 anni di Repubblica.
    Ma siamo impazziti?
    E' uno dei referendum più ininfluenti sulla vita delle persone che ci siano stati.
    Non è questo che fa sì che ci siano più occupati, più investimenti, più lavoro, la fine del declino.
    Non è il Senato depotenziato, per nulla.

    Capisco che l'economia sia una cosa "tecnica", noiosa, che in Italia con la cultura umanista che c'è si preferisce discutere di politique politicienne e litigare su questioni puramente politiche, parlare di regime, democrazia, di "sorti del Paese", ma invece una piccola modifica del sistema di decontribuzioni rendendoli stabili sarebbe 10 volte più decisiva del referendum sul Senato
    Against all odds

  4. #14
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    Predefinito Re: Il Sì e il No nella famiglia della sinistra

    Il costante benaltrismo economicista quando si parla di cambiare la vita politico-istituzionale del paese dopo 70 anni lascia il tempo che trova è proprio una posizione da 0.5, lasciatelo dire
    «Riformista è uno che sa che a sbattere la testa contro il muro si rompe la testa, non il muro! Riformista...è uno che vuole cambiare il mondo per mezzo del buonsenso, senza tagliare teste a nessuno» [Baaria]

  5. #15
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    Predefinito Re: Il Sì e il No nella famiglia della sinistra

    Citazione Originariamente Scritto da Iannis Visualizza Messaggio
    Ma siamo impazziti?
    E' uno dei referendum più ininfluenti sulla vita delle persone che ci siano stati.
    Non è questo che fa sì che ci siano più occupati, più investimenti, più lavoro, la fine del declino.
    Non è il Senato depotenziato, per nulla.

    Capisco che l'economia sia una cosa "tecnica", noiosa, che in Italia con la cultura umanista che c'è si preferisce discutere di politique politicienne e litigare su questioni puramente politiche, parlare di regime, democrazia, di "sorti del Paese", ma invece una piccola modifica del sistema di decontribuzioni rendendoli stabili sarebbe 10 volte più decisiva del referendum sul Senato
    Se su un forum di politica mi vieni a dire che il cambio dell'assetto parlamentare è una cosa di poco conto...boh...non so come risponderti.
    Certo, non basterà abbandonare il bicameralismo perfetto per risolvere in un colpo solo tutti i problemi economici del paese. Ma non vedere che l'economia, per correre, ha bisogno di un sistema idoneo a farla correre, mi sembra quantomeno miope.
    Anche solo per rendere possibile ciò che chiedi, la stabilizzazione del sistema di decontribuzioni, devi renderti conto che l'attuale assetto istituzionale non consente ad alcun governo di realizzare alcun tipo di politica economica senza mettere sotto schiaffo il parlamento con continue minacce di fiducia, né consente al parlamento di assolvere al suo compito seguendo un iter che non ponga il governo in uno stallo perenne.

  6. #16
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    Predefinito Re: Il Sì e il No nella famiglia della sinistra

    Direi che benaltrismo economicista è una definizione piuttosto azzeccata.

    Tra l'altro ovunque la funzionalità della forma di governo viene considerata un punto importante nella indicazione e nell'applicazione delle politiche economiche e non solo economiche. Solo certi pasdaran italiani si fanno venire l'orticaria appena parli di qualcosa che non sia la spesa pensionistica o la pressione fiscale.

  7. #17
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    Predefinito Re: Il Sì e il No nella famiglia della sinistra

    Citazione Originariamente Scritto da Chinasky Visualizza Messaggio

    Anche solo per rendere possibile ciò che chiedi, la stabilizzazione del sistema di decontribuzioni, devi renderti conto che l'attuale assetto istituzionale non consente ad alcun governo di realizzare alcun tipo di politica economica senza mettere sotto schiaffo il parlamento con continue minacce di fiducia, né consente al parlamento di assolvere al suo compito seguendo un iter che non ponga il governo in uno stallo perenne.
    Voti di fiducia che poi potresti ottenere alla bisogna solo con una legge elettorale che dia una maggioranza un minimo coesa ed all'altezza.
    Non a caso in Spagna si vota alle politiche di giugno dopo aver votato alle politiche a dicembre scorso.

  8. #18
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    Predefinito Re: Il Sì e il No nella famiglia della sinistra

    Citazione Originariamente Scritto da Dav. c. G. Visualizza Messaggio
    Voti di fiducia che poi potresti ottenere alla bisogna solo con una legge elettorale che dia una maggioranza un minimo coesa ed all'altezza.
    Non a caso in Spagna si vota alle politiche di giugno dopo aver votato alle politiche a dicembre scorso.
    Sulla legge elettorale bisogna in qualche modo accogliere le preoccupazioni di chi teme un eccessivo accentramento di potere nelle mani di un solo partito, e vede nel proporzionale un sistema più idoneo al monocameralismo.
    La questione è, secondo me, che il proporzionale non risolve il problema delle crisi di governo che si creerebbero con alleanze trasversali, molto facilmente immaginabili in un paese litigioso come il nostro, né soprattutto risolverebbe il problema principale (e in un certo senso contrario) che ci ha condotto fin qui: la necessità delle larghe intese come unica strada praticabile per la governabilità.
    Le elezioni del 2013 hanno sancito un principio secondo il quale in questo paese si governa solo tramite compromessi, dei moderati di sinistra con quelli di destra, o delle fazioni estremiste vista la recente simpatia tra m5s e Lega, ad esempio.
    Io non sono contrario, in via di principio, all'idea del compromesso: in politica è sostanziale, e spesso porta più benefici di quanto si è soliti pensare.
    Il problema però si pone quando esso diventa l'unica strada percorribile e praticabile.
    In questo modo si altera il senso della democrazia in modo non dissimile da come agisce una dittatura: si nega la libertà di scelta, si impone un'unica via, che tra l'altro tendenzialmente non accontenta nessuno.
    Oltretutto, a farne maggiormente le spese sono quei cittadini che vivono la propria cittadinanza in modo attivo, mentre prevale il sentiment passivo dei cittadini più manipolabili e noncuranti (e l'astensionismo in crescita, secondo me, si spiega soprattutto così).
    Il compromesso deve tornare ad essere (nei limiti del possibile) un'opzione tra le altre possibili.
    Anche perchè, se tutto è costantemente il frutto di compromessi, e tutti ne sono in qualche modo partecipi, poi non è possibile risalire alle responsabilità individuali, né per premiarle né per sanzionarle.
    Nella fattispecie odierna: se un domani, poniamo il caso, Renzi si presenta alle elezioni in alleanza con NCD o con Ala, deve essere chiaro che è una scelta politica (che può benissimo avere le sue buone motivazioni) e non un'imposizione dettata dal contesto.
    Se Bersani si allea m5s (faccio per dire), deve motivare una scelta e non (o non solo) giustificare l'unico compromesso possibile.
    Ecco, detto in modo molto spannometrico, il motivo per cui ritengo che il proporzionale non sia un sistema migliore del maggioritario: sostanzialmente perché esalta e non ridimensiona il regime del compromesso, quindi non contribuisce ad un processo di responsabilizzazione delle scelte individuali di cui il nostro paese ha estremo bisogno; in poche parole non fa progredire il sistema-paese.

    Ecco, più tardi (che ora ho da lavora'!) dirò perché ritengo che gli anticorpi al pericolo di deriva autoritaria li abbiamo e si trovano non nella legge elettorale, ma nel tessuto istituzionale e socio-politico italiano.

  9. #19
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    Predefinito Re: Il Sì e il No nella famiglia della sinistra

    Citazione Originariamente Scritto da Gdem88 Visualizza Messaggio
    Il costante benaltrismo economicista quando si parla di cambiare la vita politico-istituzionale del paese dopo 70 anni lascia il tempo che trova è proprio una posizione da 0.5, lasciatelo dire
    Veramente 0,5% è la percentuale che prende la riforma de Senato quando si chiede agli italiani quale sia la priorità per il Paese, la riforma più importante da fare
    Against all odds

  10. #20
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    Predefinito Re: Il Sì e il No nella famiglia della sinistra

    Citazione Originariamente Scritto da Chinasky Visualizza Messaggio
    Sulla legge elettorale bisogna in qualche modo accogliere le preoccupazioni di chi teme un eccessivo accentramento di potere nelle mani di un solo partito, e vede nel proporzionale un sistema più idoneo al monocameralismo.
    La questione è, secondo me, che il proporzionale non risolve il problema delle crisi di governo che si creerebbero con alleanze trasversali, molto facilmente immaginabili in un paese litigioso come il nostro, né soprattutto risolverebbe il problema principale (e in un certo senso contrario) che ci ha condotto fin qui: la necessità delle larghe intese come unica strada praticabile per la governabilità.
    Le elezioni del 2013 hanno sancito un principio secondo il quale in questo paese si governa solo tramite compromessi, dei moderati di sinistra con quelli di destra, o delle fazioni estremiste vista la recente simpatia tra m5s e Lega, ad esempio.
    Io non sono contrario, in via di principio, all'idea del compromesso: in politica è sostanziale, e spesso porta più benefici di quanto si è soliti pensare.
    Il problema però si pone quando esso diventa l'unica strada percorribile e praticabile.
    In questo modo si altera il senso della democrazia in modo non dissimile da come agisce una dittatura: si nega la libertà di scelta, si impone un'unica via, che tra l'altro tendenzialmente non accontenta nessuno.
    Oltretutto, a farne maggiormente le spese sono quei cittadini che vivono la propria cittadinanza in modo attivo, mentre prevale il sentiment passivo dei cittadini più manipolabili e noncuranti (e l'astensionismo in crescita, secondo me, si spiega soprattutto così).
    Il compromesso deve tornare ad essere (nei limiti del possibile) un'opzione tra le altre possibili.
    Anche perchè, se tutto è costantemente il frutto di compromessi, e tutti ne sono in qualche modo partecipi, poi non è possibile risalire alle responsabilità individuali, né per premiarle né per sanzionarle.
    Nella fattispecie odierna: se un domani, poniamo il caso, Renzi si presenta alle elezioni in alleanza con NCD o con Ala, deve essere chiaro che è una scelta politica (che può benissimo avere le sue buone motivazioni) e non un'imposizione dettata dal contesto.
    Se Bersani si allea m5s (faccio per dire), deve motivare una scelta e non (o non solo) giustificare l'unico compromesso possibile.
    Ecco, detto in modo molto spannometrico, il motivo per cui ritengo che il proporzionale non sia un sistema migliore del maggioritario: sostanzialmente perché esalta e non ridimensiona il regime del compromesso, quindi non contribuisce ad un processo di responsabilizzazione delle scelte individuali di cui il nostro paese ha estremo bisogno; in poche parole non fa progredire il sistema-paese.

    Ecco, più tardi (che ora ho da lavora'!) dirò perché ritengo che gli anticorpi al pericolo di deriva autoritaria li abbiamo e si trovano non nella legge elettorale, ma nel tessuto istituzionale e socio-politico italiano.
    Ci sono anche altri problemi di tipo pratico di cui a mio avviso non tieni conto. Un proporzionale, anche con piccolo premio maggioritario ( e poi bisognerebbe vedere a chi va questo premio)
    difficilmente potrebbe garantire in Italia prossimamente una maggioranza tra moderati. Credo si creerebbe una più forte maggioranza tra tanti partiti barricaderi nessuno in grado di governare con altri.
    E se anche ci fosse questa maggioranza risicata tra moderati dettata da compromessi e/o inciuci e criticata per questo anche da chi oggi è contro l'italicum e la riforma costituzionale, stai sicuro che la volta successiva non si avrebbe neanche più questa maggioranza risicata tra moderati.
    Hai presente quel che è accaduto a Forza Italia e Pd alle elezioni del 2013 dopo il governo Monti?

 

 
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