Iran, un ultraconservatore alla guida dei saggi

[Rotwang]

La Stampa

Passato il momento di euforia per l’accordo nucleare con l’occidente e archiviata la vittoria dei moderati alle parlamentari, l’Iran si ritrova a fare i conti con una struttura di potere che non ha alcuna intenzione di allentare lo stretto controllo sulla società. Un segnale in questo senso è l’elezione del novantenne ultra-conservatore Ahmad Jannati alla guida dell’Assemblea degli Esperti.

L’ assemblea, formata da 88 teologi islamici, ha il compito di nominare il successore della Guida Suprema e, in linea molto teorica, potrebbe anche chiederne la destituzione per gravi motivi. L’attuale «rahbar», l’ayatollah Ali Khamenei ha subito recentemente un’operazione. Secondo alcune fonti, smentite da Teheran, la sua salute sarebbe in declino. Se l’ipotesi fosse vera, l’Assemblea degli esperti acquisterebbe tutto il suo potenziale.

L’elezione di Jannati mostra come i conservatori continuino ad avere un peso notevole nonostante le vittorie tattiche dei moderati. Il grande sconfitto è più che mai Hashemi Rafsanjani: l’ex capo dello stato, lui stesso membro dell’Assemblea, aveva due candidati in lizza per la presidenza. L’affermazione di Jannati, ha ricevuto 51 voti su 86, è una beffa per i moderati che alle elezioni dell’Assemblea degli Esperti dello scorso febbraio avevano festeggiato la sconfitta dei tre ayatollah iper-conservatori: Mohammad Yazdi , Mohammad Taqi Mesbah-Yazd e lo stesso Jannati. I primi due non erano stati eletti e Jannati era passato per il rotto della cuffia a Teheran , ultimo dei 16 candidati della capitale.

La debacle di Rafsanjani arriva dopo due settimane nere per l’ex presidente. La visita di sua figlia Faezeh Hashemi a un prigioniero Baha’i (una religione sincretistica proibita in Iran) che aveva ottenuto cinque giorni di permesso, ha scatenato gli attacchi dei conservatori e dei media. Rafsanjani è stato costretto a dire che la figlia aveva «commesso un errore». Un luogo comune nei circoli conservatori vuole che i Baha’i siano apostati e spie degli inglesi, degli americani o di Israele.

«La presidenza di Jannati non significa che la possibile elezione di una nuova guida sarà automaticamente decisa dai conservatori», scrive Reza Haghighat Nejad su iranwire.com «perché gli ottantotto teologi dell’Assemblea sono soggetti alle pressioni dei più diversi gruppi politici, dell’apparato si sicurezza e dell’esercito: la loro posizione non è scontata». La svolta moderata all’indomani delle elezioni dello scorso febbraio stenta a prendere forma: il fronte dei cauti riformisti che ha vinto il voto non fa altro che litigare e la Guida Suprema non risparmia le critiche al governo Rouhani. Il fatto che la caduta delle sanzioni sia per adesso virtuale e l’economia iraniana sia ancora paralizzata dall’impraticabilità della maggior parte delle transazioni internazionali, non aiuta il presidente moderato a mantenere la sua promessa di risollevare il tenore di vita degli iraniani.

Il prossimo anno ci saranno le elezioni presidenziali: i conservatori non hanno figure che possano trascinare quel popolo timorato che finora ha costituito la base del regime. Il trionfo dei moderati a Teheran nelle recenti politiche è stato possibile anche grazie all’alta astensione nei quartieri più popolari. Qualcuno sussurra che potrebbe tornare in scena Ahmadinejad, il più controverso presidente del recente passato, eletto per due mandati grazie all’appoggio della Guida Suprema.

[Defender]

Solo che Ahmadinejad non certo da adesso è visto come il fumo negli occhi dalla corrente Guida Suprema e dalla fazione più religiosa della politica iraniana, mentre quella "riformista" è lurida come sono luridi i centristi di ogni altra nazione, distanti anni luce da posizioni nazionaliste. Ad ogni modo, più che le elezioni presidenziali, la notizia interessante è la (futura) composizione dell'Assemblea degli Esperti e l'elezione di Jannati. Come noto, non c'è un successore chiaro a Khamanei, e date le condizioni di salute relativamente precarie potrebbe darsi che tocchi a Jannati stesso ricoprire tale ruolo.
E, dato che i Presidenti sono stati più volte minacciati di essere ridotti al rango di semplici Primi Ministri, direi che la faccenda presidenziale è di relativa importanza: Rouhani non è certo il progressista Khatami.