Modernismo e neo-paganesimo, due facce della stessa medaglia
di Marco Sudati
Accade talvolta di imbattersi nell’equazione destra radicale = neo-paganesimo, data come certa da alcuni osservatori politici nostrani, i quali assumono come fatto scontato che l’ambiente umano appartenente all’area culturale e politica chiamata “destra radicale” (d’ora in poi anche DR), sia qualificabile come neo-pagano, in quanto esisterebbe un nesso inscindibile tra i valori coltivati in quell’ambiente ed una certa religiosità, o anelito al sacro, che si esprimerebbe in non ben definite modalità.
Ma il neo-paganesimo cos’è? È molto difficile identificare questa parola con una specifica confessione religiosa o con una specifica via al sacro. Il neo-paganesimo, in senso ampio, può essere inteso come l’adesione a concezioni religiose o sacrali della vita diverse dal cristianesimo e legate, o semplicemente riferite, a tradizioni pre-cristiane. Salvo rarissime eccezioni, rappresentate da persone che, con una certa cognizione di causa, si sforzano di praticare arcaiche forme di culto, la stragrande maggioranza di coloro che si definiscono pagani o neo-pagani altro non sono che soggetti contraddistinti da una certa visione sacrale della vita, la quale, però, non trova soddisfazione nel cristianesimo.
Spingendosi un pochino oltre, si può individuare nell’auto-divinizzazione una forma tipica di neo-paganesimo, riscontrabile in alcuni ambienti della DR. Forma che peraltro si esprime non tanto nella pratica di riti officiati da autorità religiose rappresentanti la continuità storico-dottrinale di un dato culto, bensì in convincimenti personali che portano taluni ad esercitare il culto di valori da incarnare in coerenti stili di vita; cosa che, di fatto, conduce ciascuno a diventare “legge a se stesso” e a costruirsi un’etica personale: una sorta di “fai da te”.
Vien da domandarsi per quale ragione, nell’ambiente della DR italiana, il cattolicesimo romano non sia accolto da tutti, ovvero non sia riconosciuta né la sua portata teologico-filosofica né il suo essere elemento fondamentale della tradizione nazionale.
Una risposta al quesito può certamente essere trovata nel nefasto esito del Concilio Vaticano II e nella sua deriva neo-modernista, la quale propugna, di fatto, una nuova religione pseudo-cattolica caratterizzata da ecumenismo e pacifismo ad oltranza, ma soprattutto prona alla modernità. Un piatto del tutto indigesto a chi, come gli appartenenti alla DR, è caratterizzato da una concezione sacrale e combattente della vita, che si oppone nettamente, almeno in linea di principio o nelle dichiarate intenzioni, al mondo moderno ed alle sue aberrazioni.
All’equazione richiamata in apertura di articolo, vorremmo, però, opporre la seguente proporzione: il neo-paganesimo sta alla destra radicale come il modernismo sta al cattolicesimo, ossia il neo-paganesimo (nome che può comprendere di tutto e, dunque, nulla di specifico, se non un rifiuto del cristianesimo, moltissime volte attuato in maniera poco razionale e molto emotiva) considerato, in rapporto alla “Destra Radicale”, alla stregua di quella gravissima eresia che è il modernismo.
A prima vista, il paragone potrebbe risultare fuori luogo, in quanto comparare realtà che si pongono su piani diversi – quello religioso e quello politico – potrebbe essere considerato una forzatura. In realtà, chiunque abbia un minimo di conoscenza del tipo umano che, di norma, va a costituire l’ambiente della DR, sa bene quanto sia rilevante, per quel tipo e per quel mondo, la dimensione spirituale dell’esistenza ed il rapporto con il sacro.
Il paragone proposto, dunque, regge, perché neo-paganesimo e modernismo condividono la stessa radice soggettivista, ovvero non considerano la Verità oggettiva che ogni uomo è chiamato a riconoscere. La loro ragion d’essere, infatti, si basa sull’idea che il rapporto con il sacro, con la dimensione soprannaturale, non si fondi sulla necessità di riconoscere Dio e il divino come una realtà oggettiva che si rivela all’uomo ed alla quale è necessario adeguarsi, bensì come una creazione della mente umana.
Il modernismo – “la cloaca in cui confluiscono tutte le eresie”, come ebbe a definirlo Papa San Pio X – concepisce la fede religiosa come una necessità dell’uomo, il quale ne crea i contenuti, i quali sono soggetti al divenire che governa la storia e la vita degli uomini. Il neo-paganesimo è sostanzialmente una soddisfazione dell’anelito al sacro col metodo del “fai da te”.
Neo-paganesimo, dunque, consustanziale alla “destra radicale”? No, esso è una risposta sbagliata al legittimo e naturale bisogno di assoluto e di sacro, di cui l’ambiente umano che compone la “destra radicale” è pregno.
Il neo-paganesimo che ha caratterizzato una parte della DR dal secondo dopoguerra ad oggi è il frutto del caos generato dall’influsso del soggettivismo, il quale induce l’uomo a chiudersi su se stesso, credersi padrone assoluto della realtà, dunque non necessitante di riconoscere la Verità oggettiva e di adeguarvisi; in bilico fra l’opzione ateistica (scelta del tutto contraddittoria per il tipo umano della DR) e quella di una qualsiasi forma di “via al sacro”.
Questo significa che, alla base della scelta neo-pagana, non vi è la totale e sincera volontà di cercare e di riconoscere il Vero come dato oggettivo che esiste indipendentemente dal soggetto pensante, ma la volontà di appagare una necessità interiore, costruendosi una dimensione sacrale della vita a proprio uso e consumo. Per non parlare della deriva new age, tipica espressione della modernità, la quale riduce la fondamentale dimensione religiosa ad una scelta del prodotto gradito, da effettuare tra gli scaffali del “supermercato delle religioni”.
Così come il modernismo è corruzione della Fede, il neo-paganesimo è corruzione della naturale ricerca del sacro. Entrambi sono espressioni della modernità, ed in particolare del soggettivismo filosofico che ne sta alla base. A chi sostenesse che il neo-paganesimo altro non è che la volontà di riallacciarsi alle tradizioni pre-cristiane nel solco della via al sacro percorsa dai Padri, rispondiamo che quei Padri si sono convertiti al cristianesimo perché in esso hanno riconosciuto la Verità oggettiva alla quale ogni uomo ed ogni popolo sono chiamati ad aderire. Cristianesimo che ha vagliato ogni contenuto della paganità, trattenendo tutto quanto in essa vi era di conforme all’ordine naturale ed alla Rivelazione.
Un conto era il paganesimo pre-cristiano, un altro il neo-paganesimo moderno. Il primo fu espressione della naturale religiosità dell’uomo, il secondo è un’ingannevole risposta al problema di come rapportarsi al divino ed alla dimensione sacrale della vita.
Si potrà obiettare che tutte le forme di religiosità scaturite dalla volontà dell’uomo di rapportarsi al divino sono state espressioni di un soggettivismo ante litteram, ed in un certo senso è così (soggettivismo, però, non contraddistinto, come quello moderno, dal rifiuto di riconoscere la Verità oggettiva scritta nella natura delle cose e, con essa, la Rivelazione di Dio, bensì frutto dello sforzo di trovare una risposta al legittimo desiderio di relazionarsi al divino). E non avrebbe potuto essere altrimenti, dal momento che l’uomo – essere limitato e contingente – non può contenere e conoscere da sé ciò che lo trascende infinitamente: quello che l’uomo di Dio può sapere – al di là di ciò a cui la ragione naturale può arrivare (l’esistenza di un principio creatore e ordinatore, ed alcune sue qualità) – lo può conoscere solo per Rivelazione dall’Alto.
La convinzione che vi siano più tradizioni religiose – intese come diverse ed anche contrapposte vie al sacro ed al corretto rapporto con la divinità, tutte rivestite della medesima dignità – si fonda in definitiva su una concezione relativista, la stessa che caratterizza la modernità ed il pensiero massonico. È come si si affermasse che la verità – la quale è una per definizione – non esiste, oppure che è totalmente inaccessibile all’uomo, il quale, sentendone il bisogno, se la crea. Ecco, di nuovo, il soggettivismo.
La storia ci dimostra che l’umanità ha sempre cercato di rapportarsi al divino, percependo chiaramente l’esistenza di una dimensione sacrale della vita e di qualcosa – un principio – capace di conferire significato superiore all’esistenza delle cose e della stessa vita umana. A questa esigenza naturale gli uomini hanno cercato di rispondere attraverso modalità diverse – soprattutto per ciò che concerne i riti e le credenze in particolari divinità – spesso rese simili dal riconoscimento del dato oggettivo comune a tutti i popoli: la legge naturale.
Se la DR rappresenta la manifestazione integrale della fedeltà ai principi ed ai valori della Tradizione – sintetizzati dalla triade Dio, Patria, Famiglia – allora il neo-paganesimo non può essere considerato altro che un elemento equivoco e fuorviante. Il tipo umano di cui è composta la “destra radicale” è, di norma, assetato di assoluto, non ama le mezze misure e tende ad aderire toto corde alla Verità. Per cui non può accontentarsi di suggestioni e richiami a un senso del sacro che non si concretizzi in alcunché di serio, ovvero che non sia caratterizzato dalla necessaria profondità e solidità teologica, filosofica e morale.
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