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Discussione: La Grassa sul Brexit

  1. #1
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    Lightbulb La Grassa sul Brexit

    IL POPOLO NON DECIDE UN BEL NULLA, di GLG


    Scritto da: Gianfranco La Grassa (24/06/2016)


    Da Il Giornale 1


    Dal Il Giornale 2


    Riporto solo questi due articoli perché mi servono per iniziare il ragionamento. Innanzitutto, la “democrazia” del voto può essere aggirata perché il Parlamento inglese, per due terzi contrario all’uscita, magari non ratifica la decisione con effetti difficilmente prevedibili al momento; perfino un altro referendum. Poi, mi sembra nobile l’articolo di Foa, ma stavolta troppo entusiasta e troppo “democratico” e “liberale”. Cerchiamo di mantenere una qualche freddezza. Non si può dire “il popolo ha deciso” quando, con quasi il 30% di astensione, il 51,9% decide in un senso e il 48,1% in senso opposto. Il popolo è diviso a metà. Inoltre, hanno votato per non uscire, e con maggioranze consistenti, Scozia, Irlanda del nord e soprattutto Londra, che non è proprio una semplice grande città. Soprattutto, cercate di afferrare bene il discorso: sarebbe bastato lo spostamento del 2,2% dei voti dall’exit al remain, e si sarebbe gridato che il popolo ha deciso di rimanere. Ci si rende conto dell’assurdità dell’assunto? Il popolo non ha deciso un CA Z2 O.
    Vedrete cosa non s’inventeranno per non addivenire ad alcuna decisione contraria a ciò che vogliono gli europeisti. E chi sono questi imbroglioni che così si definiscono? Sono strapagati dagli Usa, sono degli aperti traditori che da 70 anni (non gli stessi evidentemente, ma tutti egualmente pagati dallo stesso padrone) continuano a tenerci sotto il tallone di questo paese di aggressori e di prepotenti impuniti. Simili “europeisti” dovrebbero essere presi, processati e condannati per alto tradimento. Invece, continuano ad imperversare; e non ci sarà alcun voto sedicente popolare, cioè della metà di una popolazione, che li scalzerà dalla loro posizione. Ma nemmeno se all’improvviso votasse contro di loro il 70 o 80% del popolo, si otterrebbe un qualche risultato. Occorre la presa del potere, e cominciando da alcuni paesi (non da tutti, impossibile), di chi sia in grado di sbatterli giù dalle loro poltrone, imprigionarne un certo numero da sottoporre a processo e condanna esemplare. A cominciare da quelli italiani, fra i peggiori in circolazione ascoltando le loro odierne dichiarazioni aberranti. Del resto, se uno si ricorda i nomi degli italiani “padri dell’Europa”, sa bene con chi abbiamo a che fare e che cosa si meritano i loro successori.
    Ho ascoltato parte della conferenza stampa della Le Pen. Comprensibile che dica quello che ha detto, tenuto conto del fatto che guida un partito nella miserabile situazione in cui versa l’Europa, cui la Francia, in specie dopo De Gaulle, si è dovuta piegare. Spero tuttavia che non pensi ciò che ha detto. Il voto in Inghilterra (lo ripeto: 51,9 da una parte e 48,1 dall’altra) non è, in sé e per sé, una svolta storica. Lo sarà se infine si irrobustiranno movimenti sempre più decisi a farla finita con la UE e con gli “europeisti” servi degli Stati Uniti. Non basta però il voto di ieri, con quel che adesso seguirà per snaturarlo. Occorreranno momenti drammatici che infine arriveranno. Solo gli economisti, perfetti imbecilli, pensano che questa crisi, iniziata da alcuni anni, sia risolvibile. Non è semplicemente economica. Si andrà al multipolarismo e poi al policentrismo conflittuale acuto con tutti i drammi che ciò comporterà (anche se immagino assai diversi da quelli del XX secolo). Ed è lì che si dimostrerà la stoffa di movimenti come quelli della Le Pen. Niente trionfalismi per il voto di ieri; preparazione delle forche per gli europeisti traditori dei vari paesi europei. Una preparazione politica, s’intende, che richiede tempo e attacco frontale al liberalismo e alla democrazia “all’americana”, quella del voto; quella per cui se il 50,1% dei voti va ad una decisione, si afferma che il popolo ha deciso in quel modo. No, alla fine dovranno decidere quelli che sapranno mettere i traditori in galera (come minimo e in attesa di processo). Punto e basta. Scusate la sincerità un po’ acida.


    Conflitti e Strategie » Blog Archive » IL POPOLO NON DECIDE UN BEL NULLA, di GLG
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  2. #2
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    Predefinito Re: La Grassa sul Brexit

    Per non dimenticare...

    https://en.wikipedia.org/wiki/Greek_...ferendum,_2015

    Three days following the no vote of the referendum, the Athens government "formally asked for a three-year bailout from the eurozone’s rescue fund [on 8 July 2015] and pledged to start implementing some economic-policy overhauls" beginning by mid-July 2015. European finance leaders have scheduled a "crisis summit" on 12 July to consider the request. The Greek request includes a "drastic turnaround" for Prime Minister Tsipras regarding "pension cuts, tax increases and other austerity measures."[56] The total amount of loans requested in the Greek proposal is 53.5 billion euros (US$59 billion). The Greek parliament approved the Prime Minister's request on Friday, 10 July, and the completed package was forwarded to the eurogroup in advance of Sunday's meeting.[57] On Monday, 13 July, the Syriza-led government of Greece accepted a bailout package that contains larger pension cuts and tax increases than the one rejected by Greek voters in the referendum.[58]
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  3. #3
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    Predefinito Re: La Grassa sul Brexit

    In questo caso La Grassa non ha tutti i torti. Bisognerebbe appendere per i c*****i gli europeisti d'Europa.
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

  4. #4
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    Predefinito Re: La Grassa sul Brexit

    Citazione Originariamente Scritto da Logomaco Visualizza Messaggio
    On Monday, 13 July, the Syriza-led government of Greece accepted a bailout package that contains larger pension cuts and tax increases than the one rejected by Greek voters in the referendum.[58]
    Ah però! Ecco l'idolo di Crani Sciolti
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

  5. #5
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    Predefinito Re: La Grassa sul Brexit

    Brexit Referendum Is Non-Binding. UK Parliament Not Voters has Final Sa

    By Stephen Lendman
    Global Research, June 23, 2016




    Update:Prime Minister Cameron has announced his resignation effective in October, a new Conservative Prime minister is to appointed following the Conservative Party conference.Among the contenders for the Conservative Party leadership are former London Mayor Boris Johnson and Justice Secretary Michael Gove, both of whom were firm supporters of the Brexit campaign. Home Secretary Theresa May is also a potential contender.
    The implementation of Brexit is in part dependent upon the new leadership of the Conservative Party. There are divisions in both Conservative and opposition parties with regard to Brexit.At this stage, there is, however, no assurance that the Brexit proposal will be ratified by Parliament. (read Lendman’s analysis below)Moreover, Cameron’s decision to resign in October contributes to delaying the process.

    Michel Chossudovsky. GR Editor, June 24, 2016

    * * *

    All the fuss and bother about Brexit largely ignores its non-binding status – parliament, not voters deciding if Britain stays or leaves the EU, the latter extremely unlikely.Writing in the Financial Times, British lawyer David Allen Green explained Brexit voting is “advisory,” not “mandatory.” Parliament has final say.MPs can legally disregard the public’s will either way, they alone empowered to decide the path Britain chooses.What happens ahead is “a matter of politics not law. It will come down to what is politically expedient and practicable,” said Green.Various options exist, including supporting Thursday’s outcome, ignoring it, or “re-negotiating another deal and put(ting) that to another referendum” – repeating the process “until voters eventually vote the ‘right’ way,” what’s best for monied interests, not them.Invoking Article 50 of the Lisbon Treaty is another matter entirely, legally binding, unlike Thursday’s vote. It states as follows:

    “1. Any Member State may decide to withdraw from the Union in accordance with its own constitutional requirements.

    2. A Member State which decides to withdraw shall notify the European Council of its intention. In the light of the guidelines provided by the European Council, the Union shall negotiate and conclude an agreement with that State, setting out the arrangements for its withdrawal, taking account of the framework for its future relationship with the Union.That agreement shall be negotiated in accordance with Article 218(3) of the Treaty on the Functioning of the European Union. It shall be concluded on behalf of the Union by the Council, acting by a qualified majority, after obtaining the consent of the European Parliament.

    3. The Treaties shall cease to apply to the State in question from the date of entry into force of the withdrawal agreement or, failing that, two years after the notification referred to in paragraph 2, unless the European Council, in agreement with the Member State concerned, unanimously decides to extend this period.

    4. For the purposes of paragraphs 2 and 3, the member of the European Council or of the Council representing the withdrawing Member State shall not participate in the discussions of the European Council or Council or in decisions concerning it.A qualified majority shall be defined in accordance with Article 238(3)(b) of the Treaty on the Functioning of the European Union.

    5. If a State which has withdrawn from the Union asks to rejoin, its request shall be subject to the procedure referred to in Article 49.”

    Green highlighted key points. Member states can choose how to vote on withdrawal – by referendum, parliament or other means.The withdrawal process begins with formal notification. Once “given, the member state and the EU are stuck with it.”Member states wishing to withdraw have up to two years maximum to complete the process “unless this period is extended by unanimous agreement.”Once withdrawal intentions are announced and initiated, there’s no going back. At the same time, what’s “created by international agreement can be undone” the same way.Brussels could “come up with some muddling fudge which holds off the two year deadline,” or a new treaty amendment could be adopted.Politics alone will drive what happens ahead, not the will of the people. Britain is no more democratic than America – nor are any other EU countries.Special interests decide things. Whatever they want they get. However voting turns out, government policy “is to remain in the EU,” said Green.Leaving would require Prime Minister David Cameron invoking Article 50, unlikely given his vocal opposition to Brexit.

    Stephen Lendman lives in Chicago. He can be reached at lendmanstephen@sbcglobal.net.His new book as editor and contributor is titled “Flashpoint in Ukraine: US Drive for Hegemony Risks WW III.”Flashpoint in Ukraine / Stephen LendmanVisit his blog site at sjlendman.blogspot.com.Listen to cutting-edge discussions with distinguished guests on the Progressive Radio News Hour on the Progressive Radio Network.

    The original source of this article is Global Research
    Copyright © Stephen Lendman, Global Research, 2016


    http://www.globalresearch.ca/brexit-...al-say/5532485

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  6. #6
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    Predefinito Re: La Grassa sul Brexit

    Brexit Surprise: Britain Leaves the EU. New “Brexit” Conservative Prime Minister? Legal Process for Brexit Commences?

    By Stephen Lendman
    Global Research, June 24, 2016




    Polls predicted a close vote. London bookmakers put odds strongly against Brexit. State controlled BBC and other major UK media one-sidedly promoted remaining in the EU, suggesting disaster otherwise.

    The final vote, announced early Friday morning, was leave 51.9%, stay 48.1%. Turnout was 71.8%, 30 million Brits voting, the highest electoral participation rate since 1992.UK Independence Party (UKIP) leader Nigel Farage hailed what he called Britain’s “independence day.” The Tory-led remain camp called it a “catastrophe.”Farage called for Cameron’s immediate replacement, saying “(w)e have to have a Brexit prime minister.” Labour leader Jeremy Corbyn said Article 50 of the Lisbon Treaty should be invoked straightaway, the legally binding mechanism for permitting the lengthy Brexit process to begin.In the cold light of day, nothing so far changed or likely will – despite a hugely negative market reaction, including sterling plunging to a 30-year low.The Bank of England said it’s working with other central banks to preserve financial stability as markets plunged following the Brexit vote.ECB president Mario Draghi earlier said he was “ready for all contingencies.” UK Prime Minister David Cameron said he’ll resign in October.“I will do everything I can…to steady the ship over the coming weeks and months, but I do not think it would be right for me to be the captain that steers our country to its next destination,” he announced.“In my view we should aim to have a new prime minister in place by the start of the Conservative Party conference in October.”“A negotiation with the European Union will need to begin under a new prime minister, and I think it’s right that this new prime minister takes the decision about when to trigger Article 50 and start the formal and legal process of leaving the EU.”Former Tory London mayor Boris Johnson reportedly wants his job. Claims about a historic divorce, Britain in “unchartered territory” are wildly exaggerated.Thursday’s vote was non-binding. Parliament alone has final say on Brexit or remaining in the EU – the latter extremely likely as things settle down in the weeks and months ahead.Invoking Article 50 begins the legal process for Brexit, a lengthy procedure lasting up to two years maximum unless extended by unanimous agreement.Money-controlled special interests will decide what happens ahead, not a popular majority calling for Brexit. Ordinary people have no say over affairs of state. Believing otherwise is foolhardy.Odds strongly favor Britain remaining in the EU. Rupturing the union is unlikely in the cards.

    Stephen Lendman lives in Chicago. He can be reached at lendmanstephen@sbcglobal.net.His new book as editor and contributor is titled “Flashpoint in Ukraine: US Drive for Hegemony Risks WW III.”Flashpoint in Ukraine / Stephen Lendman


    http://www.globalresearch.ca/brexit-...mences/5532632
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  7. #7
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    Predefinito Re: La Grassa sul Brexit

    “Seismic Shock”: UK Vote to Leave the EU Triggers Economic and Political Crisis

    By Chris Marsden and Julie Hyland
    Global Research, June 24, 2016




    Britain voted to leave the European Union (EU) in yesterday’s referendum by a narrow margin—51.9 percent to 48.1 percent on a turnout of 72 percent. In response, Prime Minister David Cameron announced that he was standing down, but not until the Conservative Party conference in October.

    The referendum result has sent a seismic shock, not only through Britain but Europe and the world. It confounded the expectations of the financial markets, hedge funds, bookmakers and the political establishment.Even as polls closed at 10 p.m. yesterday, predictions were for a Remain vote—reflected in the value of the pound soaring and a recovery on global markets. By the early hours of Friday morning, however, the pound had fallen to its lowest level in more than 30 years, plunging 10 percent against the dollar and falling against the euro and the yen.The UK is the fifth largest economy in the world and the second largest in Europe. The implications of its departure from the EU are widely seen as potentially precipitating its break-up, with France, the Netherlands, Spain, Greece and even Italy registering majorities for exiting the euro in polls.The UK itself is divided, with England and Wales voting to leave and Scotland and Northern Ireland voting to remain. Fifty-three percent in England and 52 percent in Wales voted for Brexit, but 62 percent in Scotland and 56 percent in Northern Ireland voted to stay.There is talk of a second referendum on Scottish independence, with former Scottish National Party leader Alex Salmond insisting that such a referendum must take place within the two years specified by Article 50 of the EU’s Treaty of Lisbon, which would begin the process of a UK withdrawal from the EU.Sinn Fein leader Gerry Adams stated that the referendum result raised the issue of a united Ireland, under conditions in which there are suggestions of the reintroduction of border controls and tariffs along the Republic’s 330-mile border with the North.In England, London was the only region to vote for Remain, by 60 to 40 percent. Every other region went to Leave, by 58 percent in Yorkshire and Humberside, 54 percent in the North West, 59 percent in the West Midlands, and more than 50 percent in both the South East and South West.The most significant exception to this voting pattern was among those under the age of 24, where the Remain vote was 75 percent in favour.In Westminster, the primary concern was to try to stabilise the financial markets, with banks insisting that Cameron should delay invoking Article 50. The FTSE 100 fell by £120 billion—500 points—on opening, with particularly heavy losses for banks and house builders. Mark Carney, Chairman of the Bank of England, pledged to pump £250 billion into the markets, and there is speculation that interest rates will be cut to zero by August, with UK growth expected to “slow to a crawl.”Cameron’s resignation announcement is designed to meet this demand for a delay. He insisted that it was still his prerogative to decide when Article 50 was invoked and he would not do so until a new Conservative Party leader was elected in the autumn. His pledge is at the same time an appeal to the Brexit wing of his party around former London mayor Boris Johnson, who led the official Leave campaign, to work together in the short-term to ensure economic stability.Johnson is touted as the leader necessary to head off an electoral challenge by the UK Independence Party (UKIP). UKIP leader Nigel Farage is the only party leader to have gained from the referendum—striking a populist pose against the “merchant banks” and the “elite.” He has positioned himself as a critic of any compromise over invoking Article 50.Labour Party leader Jeremy Corbyn’s position is by no means assured. Criticisms made by his Blairite opponents that he did not do enough to win the argument for Remain have been mirrored by the 10 to 15 Leave Labour MPs. They now claim to speak for 45 percent of Labour voters and have condemned him for abandoning his previous opposition to the EU and being “out of touch” on immigration.With the likelihood of a leadership challenge, Corbyn’s response, as always, is an attempt to triangulate between his critics. He has called for Article 50 to be triggered immediately as representing the will of the people and indicated his support for immigration controls, based on economic criteria, once EU legislation on the free movement of labour is no longer in force. But he did so while insisting that the government must be supported in its efforts to stabilise the economy.Crisis meetings are underway in Brussels between European Council President Donald Tusk, European Commission President Jean-Claude Juncker, European Parliament President Martin Schulz and Dutch Prime Minister Mark Rutte, who holds the EU’s rotating presidency.Talks between the EU’s remaining 27 member states are to be held next week without the UK, with Tusk warning it was “not a moment for hysterical reactions.”However, Manfred Weber, a senior German conservative Member of the European Parliament, warned the UK will receive “no special treatment,” declaring: “Exit negotiations should be concluded within two years at max… Leave means leave.”Schulz said he would be speaking to German Chancellor Angela Merkel on how the EU “can avoid a chain reaction” of other member states following the UK’s lead.The referendum has produced a significant shift to the right in Britain and throughout Europe. There is a large element of social protest involved in the result, which led to a significant increase in turnout in working class areas. Disaffection with the Tory government and the Labour Party was combined with hostility to the EU to ensure an overwhelming Leave vote—especially among those earning less than £15,000 per annum.However, anger has been successfully channelled behind right-wing political tendencies deeply hostile to the working class, in a campaign characterised by nationalism and anti-immigrant xenophobia.Across Europe, many far-right parties exploit anti-EU sentiment and the social devastation caused by austerity for reactionary ends. France’s Front National leader Marine Le Pen said: “Like a lot of French people, I’m very happy that the British people held on and made the right choice.” In the Netherlands, Freedom Party leader Geert Wilders called for a referendum on the country’s membership of the EU.Their populist demagogy conceals the aim of a more aggressive offensive against the working class. On the morning of his “victory,” Farage said the Leave camp had made a “mistake” in promising that the £350 million in current UK contributions to the EU would be spent on the National Health Service in the event of a Brexit vote.A politically criminal role has been played by George Galloway, the Socialist Workers Party, the Socialist Party, Counterfire and the Communist Party. As the Socialist Equality Party explained, in urging a “Left Leave” vote they helped subordinate workers to a right-wing initiative aimed at shifting political life even further along a nationalist trajectory, “thereby strengthening and emboldening the far-right in the UK and across Europe, while weakening the political defences of the working class.”In calling for an active boycott of the referendum, the SEP insisted that the EU was in an advanced stage of break-up due to the global economic crisis and the rise of national and social antagonisms. But the working class must formulate its own independent response—one based not on a defence of capitalism and a retreat into the nation-state but on the unification of the European working class in the struggle for socialism.


    http://www.globalresearch.ca/seismic...crisis/5532656
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  8. #8
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    Predefinito Re: La Grassa sul Brexit

    Partito comunista portoghese: "La Brexit è un'enorme opportunità per chi da decenni lotta contro l'UE"







    Dichiarazione di João Ferreira, parlamentare europeo del Partito Comunista Portoghese


    da Partido Comunista Português - Traduzione di Marx21.it

    La vittoria dell’uscita dall’Unione Europea nel referendum svoltosi nel Regno Unito rappresenta un evento di enorme grandezza politica per il popolo del Regno Unito come pure per i popoli d’Europa.

    Rappresenta un cambiamento di fondo nel processo di integrazione capitalista in Europa e una nuova occasione di lotta per coloro che da decenni si battono contro l’Unione Europea del grande capitale e delle grandi potenze, e per un’Europa dei lavoratori e dei popoli.

    Il popolo britannico ha deciso in modo sovrano il destino del suo paese. Questo fatto non può che essere salutato e rispettato, soprattutto perché il referendum si è svolto in una cornice di gigantesche e inaccettabili pressioni e ricatti, in particolare da parte dei grandi gruppi economici transnazionali e del grande capitale finanziario, come pure da parte di organizzazioni come il FMI, l’OCSE e la stessa Unione Europea. Il risultato è quindi anche una vittoria sulla paura, sull’inevitabilità, sulla sottomissione e il catastrofismo.

    Il Partito Comunista Portoghese si congratula in particolare con i comunisti britannici e le altre forze di sinistra che – respingendo false dicotomie e combattendo discorsi reazionari e xenofobi – hanno assunto e dato voce alla difesa dei valori della democrazia, dei diritti del lavoro e sociali, del progresso, della tolleranza, della solidarietà e della cooperazione tra i popoli.

    Pur non ignorando le molte motivazioni che erano presenti nella convocazione del referendum e in una campagna guidata da elementi di carattere reazionario e dall’aperta manipolazione politica – che il PCP combatte e respinge frontalmente –, i risultati esprimono, innanzitutto, il rifiuto delle politiche dell’Unione Europea.

    A tutti coloro che ora irresponsabilmente propagandano l’idea che questi risultati rappresentano uno sviluppo negativo, il PCP afferma che l’esercizio di diritti democratici e di sovranità di un popolo non può essere visto come un problema. Al contrario, il referendum britannico è il riflesso di seri e profondi problemi che esistono già da molto tempo e che derivano da un processo corroso da contraddizioni, visibilmente esaurito e sempre più in conflitto con gli interessi e le giuste aspirazioni dei lavoratori e dei popoli.


    Il referendum britannico deve quindi essere interpretato come un’opportunità per affrontare e risolvere i problemi reali dei popoli, mettendo in discussione l’intero processo di integrazione capitalista dell’Unione Europea e aprendo un nuovo e diverso percorso di cooperazione in Europa, di progresso sociale e di pace.

    Eventuali misure o manovre che ignorino il significato politico di questo referendum, che ricorrano a luoghi comuni sul popolo britannico, che cerchino di aggirare o addirittura di intralciare la volontà di quel popolo o che cerchino una via di fuga davanti alla natura antidemocratica e di maggiore concentrazione dei poteri a livello dell’UE, contribuiranno solo all’approfondimento dei problemi e delle contraddizioni propizi allo sviluppo di posizioni e forze reazionarie e di estrema destra che crescono in Europa e contro cui è necessario lottare. Forze e posizioni che si sono manifestate nel referendum britannico e che si nutrono delle conseguenze delle politiche dell’Unione Europea sempre più antidemocratiche, anti-sociali e di oppressione nazionale.

    Una volta avviato il processo di svincolo del Regno Unito dall’Unione Europea, il PCP sottolinea la necessità e l’importanza di misure e azioni nell’ambito della politica estera portoghese che nel quadro ora creato garantiscano gli interessi nazionali, il proseguimento delle relazioni di cooperazione economica reciprocamente vantaggiose con il Regno Unito e degli interessi e diritti dei portoghesi a lavorare e risiedere in quel paese.

    Il PCP sottolinea che il Consiglio Europeo del prossimo 28 e 29 giugno deve, fin da ora, gettare le basi per la convocazione di un vertice intergovernativo con l’obiettivo della consacrazione istituzionale della reversibilità dei Trattati, della sospensione immediata del Trattato di Bilancio e della sua revoca, come pure della revoca del Trattato di Lisbona.

    In un contesto in cui si evidenzia in modo incontrovertibile che l’Unione Europea non risponde ai bisogni dei lavoratori e dei popoli, il PCP sottolinea la necessità di affrontare con coraggio i vincoli derivanti dal processo di integrazione capitalista europeo e, allo stesso tempo, di aprire un percorso di cooperazione basato su stati sovrani e uguali in diritti.

    In particolare, il PCP evidenzia l’urgenza e la necessità per il Portogallo di prepararsi ad essere pronto a liberarsi dalla sottomissione all’Euro, che tanti danni ha arrecato al Paese, allo scopo di garantire i diritti, l’occupazione, la produzione lo sviluppo e la sovranità.


    Partito comunista portoghese: "La Brexit è un'enorme opportunità per chi da decenni lotta contro l'UE" - World Affairs - L'Antidiplomatico
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  9. #9
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    Predefinito Re: La Grassa sul Brexit

    Brexit. Il messaggio che può salvare il mondo: la pacchia per il neo-liberismo è finita! - World Affairs - L'Antidiplomatico

    titolo fin troppo ottimista ma... speriamo!

    Brexit. Il messaggio che può salvare il mondo: la pacchia per il neo-liberismo è finita!







    di Francesco Erspamer*

    È possibile che nel breve termine Brexit abbia conseguenze negative. Ma nel lungo termine potrebbe salvare l’Europa e il mondo. Perché il suo messaggio è chiaro: a tirare troppo la corda, si spezza. E non importa che una corda spezzata possa essere peggiore di una corda troppo tesa: il punto è far capire a chi ha il potere che deve moderare la sua arroganza e avidità oppure rischiare la catastrofe, di tutti magari ma anche sua.

    Rottamate la storia e la morale dopo il crollo dell’Unione Sovietica, i liberisti si sono convinti di potersi permettere qualsiasi abuso e idiozia: tanto a rincoglionire la gente e farle chinare la testa ci pensavano i media, la pubblicità, il consumismo. Pensate alla crisi economica del 2008: banche e speculatori non hanno imparato nulla dalla grande paura: salvati dai soldi pubblici, hanno ripreso a fare esattamente quello che facevano prima. Se in Gran Bretagna avessero vinto i “remain” la globalizzazione dell’Europa sarebbe continuata, del tutto indifferente alle sofferenze di una classe media impoverita e privata di speranze per il futuro e sorda ai segnali di una possibile rivolta.


    È che a comandarci è la più inetta e ignorante classe dirigente mai esistita: altrimenti altroché se sarebbe stato possibile tenere il Regno Unito nell’Unione; e sarebbe anche stato possibile far sì che tutti gli europei si innamorassero dell’Europa. Invece hanno distrutto un grande ideale per incrementare i profitti delle multinazionali e di faccendieri senza qualità oltre che per incompetenza; né avrebbero mai smesso, privi come sono di scrupoli e di intelligenza. Per fortuna gli inglesi gli hanno fatto capire, e ci hanno fatto capire, che per loro la pacchia può anche finire; che sta per finire.

    *Professore all'Harvard University. Post Facebook del 25 giugno 2016


    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
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  10. #10
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    Predefinito Re: La Grassa sul Brexit

    Classismo: il razzismo di classe, il privilegio del portafoglio gonfio, della proprietà, dell'istruzione solo ai più ricchi... e di conseguenza il diritto di voto solo a questi privilegiati. La visione della "democrazia" di classico stampo liberale, che la finta sinistra di regime ha fatto intimamente propria, arrivando ad esaltare il voto popolare quando il risultato che scaturisce dalle urne è gradito alle sue elites, ed accusando lo stesso popolo elettore di inadeguatezza ed ignoranza quando il risultato non le soddisfa.

    IL RAZZISMO CONTRO POVERI ED OPERAI NELLA PROPAGANDA DI REGIME FURIOSA PER LA BREXIT






    "Volete dare il voto alla feccia? Così dicevano ricchi e nobili che si opponevano al suffragio universale (maschile)"

    di Giorgio Cremaschi

    Avremo tempo per analisi più approfondite del voto britannico e delle sue conseguenze. Permettetemi qui di esprimere il mio disgusto per la campagna razzista contro i poveri, gli operai e perché no gli anziani, colpevoli di aver votato la Brexit.

    Questa campagna riprovevole è oggi scatenata dalla élites della informazione e della propaganda e dal regime finanziario che le ha messe lì dove stanno. Gli operai brutti, sporchi, ubriaconi, razzisti. I vecchi che hanno tradito i loro luminosi nipoti. E soprattutto come diavolo si permettono i poveri di votare contra l'Europa senza avere il reddito e l'istruzione sufficiente per poter capire? Come si fa a fare un referendum su un tema così importante, sul quale è impegnata la crema del continente?

    Questi e altri concetti simili non li trovate su qualche foglio reazionario che rimpiange la monarchia assoluta e i privilegi dei nobili, ma sui grandi quotidiani nazionali schierati con il politicamente corretto e con il bon ton europeo. La Repubblica, house organ di Renzi secondo D'Alema, è il fulcro di questa campagna. Questo quotidiano esalta i giovani europeisti dell'Erasmus, in contrapposizione ai vecchi operai che hanno perso il posto per le delocalizzazione e che evidentemente sono considerare danni collaterali inevitabili .
    Gli studenti europeisti cambieranno presto idea sulla Unione Europea. Non appena scopriranno di persona la ferocia della precarietà e delle privatizzazioni, capiranno quanta ragione e saggezza ci sia stata in quegli operai che hanno rifiutato il governo della Troika.

    Ma i guasti di questa propaganda di disprezzo verso i poveri rischiano di durare di più.

    Volete dare il voto alla feccia? Così dicevano ricchi e nobili che si opponevano al suffragio universale (maschile). Ecco quando la stampa cosiddetta democratica parla come i vecchi baroni e la sinistra ufficiale di palazzo gli va dietro, non ci si può stupire se le destre xenofobe poi egemonizzino la protesta dei poveri e degli operai. Se le sinistre abbandonano il loro popolo, questi si rivolge ad altri.

    È giusto combattere con tutte le forze il razzismo verso i migranti e la sporca politica che lo alimenta. Ma è altrettanto giusto combattere il razzismo contro i poveri e l'ipocrisia per bene e giovanilistica che lo alimenta per conto della finanza e delle multinazionali.

    IL RAZZISMO CONTRO POVERI ED OPERAI NELLA PROPAGANDA DI REGIME FURIOSA PER LA BREXIT - Dalla parte del lavoro - L'Antidiplomatico
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