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    Predefinito Re: Vicende storiche(e non storiche) scomode

    AFRICANI DECAPITANO BIMBA DI 5 ANNI, CRIMINE RITUALE IN VISTA ELEZIONI
    Quando si parla di ‘Pamela’ e di tragedie simili, è bene ricordarsi di ciò che avviene nei luoghi di provenienza di certe popolazioni.
    Una bambina albina di cinque anni è stata assassinata nella notte tra sabato 12 e domenica 13 maggio a Fana, una città 125 km a nord di Bamako, in Mali.
    Il corpo della piccolina è stato decapitato. Si tratta del solito “crimine rituale” in vista delle elezioni presidenziali del 29 luglio.
    Ogni anno, decine di persone con albinismo, una condizione genetica ereditaria che causa l’assenza parziale o totale della pigmentazione della pelle, dei capelli e degli occhi, sono vittime di attacchi. Vengono uccisi e amputati. Usati per rituali che dovrebbero portare ricchezza e fortuna. E la vittoria nelle elezioni.
    La bambina dormiva in un cortile con sua madre e sua sorella, lei stessa albina. Uomini armati l’hanno rapita e sono fuggiti.
    Hanno trovato il suo corpo in una moschea, ma senza la sua testa. In risposta e per denunciare la mancanza di sicurezza, i residenti hanno bruciato la gendarmeria locale.
    Gli albini altro non sono che neri depigmentati, il che fa capire come la razza sia molto di più del ‘colore della pelle’. Ma se gli africani fanno questo a chi ‘sembra bianco’, figuriamoci cosa farebbero a chi lo è.
    https://voxnews.info/2018/05/17/afri...ista-elezioni/

    Persino il governo ora è costretto ad ammettere la mattanza di bianchi in Sud Africa. Ma per la “comunità internazionale” non è genocidio
    di Matteo Donadoni
    JOHANNESBURG. Il governo della Nazione Arcobaleno, che ufficialmente nega la matrice razziale degli attacchi ai coltivatori bianchi dell’entroterra del Sud Africa e che dal 2008 aveva addirittura smesso di rilasciare qualsiasi dato su questi omicidi, la settimana scorsa ha preso la parola. Il nuovo “Ministro della Polizia” Bheki Cele, di sinistra, ha pubblicato le statistiche sugli attacchi e gli omicidi in fattoria risalenti al 2012: non esattamente frutta di stagione, ma è già qualcosa. Inutile dire che i due partiti politici per i diritti delle minoranze, Freedom Front Plus (Vryheidsfront Plus) e Front Nasionaal, abbiano affermato che le statistiche dimostrano che non si fa abbastanza per ridurre questi particolari crimini.
    Negli ultimi anni, alcuni osservatori hanno definito questi attacchi alle fattorie afrikaaner come una forma di genocidio, ma tutti i Paesi che si stracciavano le vesti negli anni Ottanta del secolo scorso per via dell’Apartheid oggi hanno adottato la politica delle tre scimmiette. Solo in Australia il governo ha preso in considerazione l’idea di offrire ai contadini sudafricani dei “visti veloci” per l’ingresso nel Paese. Proposta peraltro presto ritirata, a seguito di una protesta diplomatica da parte del governo sudafricano.
    Così si arriva alla timida ammissione della scorsa settimana. Con una risposta scritta a una domanda scritta del parlamentare cofondatore del partito Fronte della Libertà Plus, Pieter Groenewald, il ministro Cele e il commissario di polizia, il Generale Khehla Sitole hanno offerto la prima pubblicazione dei dati statistici sugli attacchi delle fattorie: non avveniva dal 2007.
    Queste nuove statistiche mostrano che gli attacchi sono aumentati, nonostante dalle nostre fonti risulta che la polizia sudafricana utilizzi propri criteri per stabilire quali siano gli atti di violenza da definire “attacchi alle fattorie”, ma come questi criteri siano stati formulati non è dato sapere.
    In ogni caso, anche solo prendendo per buone le informazioni ufficiali, dal 2012 a oggi ci sono stati un totale di 3059 attacchi segnalati, con una media di 510 attacchi all’anno, in cui, sempre in media, sono stati uccisi circa 56 agricoltori l’anno. Il Nord Ovest ha avuto il maggior numero di attacchi (722), seguito da Gauteng, che è la provincia più piccola, ma più industrializzata e più ricca del Paese, la provincia che fa capo a Joburg, con 644.
    Nonostante Ian Cameron, responsabile per la sicurezza di Afriforum, abbia dichiarato che le “aree rurali dei bianchi sono preda di una guerra criminale” e che gli attacchi contro gli agricoltori sono spesso accompagnati da brutali torture che durano diverse ore con l’uso di fiamme ossidriche e acqua bollente, pare che secondo la comunità internazionale, vagliando tutte le definizioni disponibili di genocidio, gli omicidi agricoli non soddisfino i criteri per essere classificati come tali.
    Tuttavia, in una dichiarazione dello scorso sabato, il parlamentare Groenewald ha detto: “Se queste cifre vengono confrontate con altre fonti disponibili, sembrano essere molto affidabili. È deplorevole che queste statistiche siano state spazzate sotto il tappeto durante l’amministrazione dell’ex presidente Jacob Zuma”. La FF Plus continuerà con il suo “piano d’azione per informare la comunità internazionale di queste imprese criminali e, in particolare della crudeltà degli omicidi in Sud Africa, collaborando attivamente con il Parlamento Europeo e i governi, nonché le Nazioni Unite”.
    Un altro partito per i diritti delle minoranze, il Front National, ha citato un articolo di un giornale afrikaans del sabato in cui Cele ammette che gli agricoltori vengono uccisi con un tasso molto maggiore, in percentuale, rispetto a qualsiasi altro gruppo etnico in Sud Africa.
    Attendiamo che il ministro preposto risponda alla domanda dannatamente retorica posta dai parlamentari bianchi: “Cosa hai intenzione di fare a riguardo, Bheki?”.
    Nel frattempo la gente muore. Il 2018 è iniziato da appena 3 mesi, ma il bilancio fa registrare già 109 attacchi e 15 omicidi di contadini bianchi.
    È andata relativamente bene il 24 aprile scorso a una donna incinta di Boshoek, vicino Rustenburg, nel Nord Ovest, legata e rapinata con il fratello e il figlio nella sua piccola proprietà da tre uomini armati, introdottisi in casa di notte. La stessa cosa non si può dire del precedente attacco alla fattoria Heuningkloof di Hackney, nell’Eastern Cape, venerdì sera 23 marzo 2018, quando una donna di 44 anni è stata colpita con una arma da fuoco nella parte bassa della schiena e poi violentata davanti ai suoi bambini piccoli. Suo marito era fuori casa, mentre lei e i bambini stavano guardando la tv, quando l’assalitore si è precipitato su di loro dalla porta scorrevole sparando e mandando in frantumi la porta scorrevole di vetro. L’aggressore ha legato bambini con del filo, dopo di che ha violentato la madre. L’uomo avrebbe gridato che stava per massacrarli perché licenziato dal marito della vittima, ma i membri della comunità non sono a conoscenza di licenziamenti di nessuno dei lavoratori.
    In un coraggioso tentativo di proteggere i figli, la donna, ovviamente ancora sanguinante, ha suggerito di andare in una banca vicina, dove l’aggressore avrebbe potuto prelevare denaro dalla sua carta di credito, presso un bancomat. Durante questo viaggio la donna è riuscita così a fuggire, tornando alla fattoria dai suoi bambini sconvolti.
    https://www.riscossacristiana.it/per...tteo-donadoni/




  2. #742
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    Predefinito Re: Vicende storiche (e non storiche) scomode

    FACEBOOK AMMETTE: “CENSURIAMO CHI CRITICA IMMIGRAZIONE”
    Monika Bickert, direttore della politica dei contenuti su Facebook, descrive in dettaglio i mezzi messi in atto dal social network per censurare i contenuti condivisi dai propri utenti.
    Tra le altre cose, dice: “Non permettiamo la critica delle politiche di immigrazione e gli argomenti per limitare queste politiche“.
    Bene, questa è una evidente violazione dei diritti d’espressione dei cittadini italiani e di altri Paesi. La nostra Costituzione garantisce la libertà di parola. Facebook ha criteri molto diversi.
    https://voxnews.info/2018/05/16/face...-immigrazione/



    Caos in Germania per le vignette antisemite sulla stampa
    Daniel Mosseri
    Giorni addietro la Süddeutsche Zeitung pubblicava una vignetta in cui una timida pecorella bianca con addosso il cartello «Accordo nucleare» brucava innocente in cima a una collinetta mentre da sotto due lupi neri con la bava alla bocca si accingevano a saltarle addosso. Le due fiere assetate di sangue erano «Usa» e «Israele». Associare il regime khomeinista a una pecorella è senza dubbio una forzatura che non insulta nessuno, quanto ai lupi vi si può leggere un riflesso antiatlantico e antisionista.
    Che a cadere in errore sia una testata tedesca colta e innovatrice è particolarmente triste. SZ lo ha fatto dopo i recenti fatti di sangue sul confine fra Gaza e Israele: l'indomani il giornale di Monaco ritraeva il primo ministro di Israele Bibi Netanyahu dotato di labbroni, nasone e orecchioni di ordinanza nelle vesti della paffuta vincitrice israeliana dell'Eurovision 2018, Netta Barzilai. Sul palco della gara canora con un missile anziché il microfono in mano, il politico annunciava «l'anno prossimo a Gerusalemme». Particolare osceno, la «v» di Eurovision sullo sfondo era sostituita nel disegno con una stella di Davide.
    Nel 2014 a fare pubblica ammenda era stato invece il vignettista che aveva ritratto il fondatore di Facebook, l'ebreo Mark Zuckerberg, come una piovra tentacolare intenta a controllare telefoni e computer del mondo. Se non fosse stato per i riccioletti, Zuckerberg non lo avrebbe riconosciuto nessuno: nella vignetta della Süddeutsche era ritratto con un naso enorme.
    Caos in Germania per le vignette antisemite sulla stampa


  3. #743
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    Predefinito Re: Vicende storiche (e non storiche) scomode

    NIGEL FARAGE EPICO CONTRO ZUCKERBERG: “FATE CAMPAGNA PER LA SINISTRA”
    Ieri il boss di facebook era, dopo una serie di rifiuti, davanti ad una commissione dell’Europarlamento per rispondere alle domande sul caso – montato – Cambridge Analytica.
    Alcuni europarlamentari hanno approfittato dell’occasione per chiedere conto a Zuckerberg di un emergenza reale: quella della censura operata, in modo chirurgico – solo contro le opinioni definibili ‘di destra’ – e unilaterale, dal social network.
    Nigel Farage non è stato tenero. Lo ha accusato, giustamente, di avere censurato i media ‘di destra’ anche durante la campagna elettorale italiana. E di basare la propria censura su siti di ‘fact-chekers’ (in Italia abbiamo quelli legati alla Boldrini come Butac.it e Bufale.net) gestiti da personaggi inaffidabili:
    Onlinemagazin
    @OnlineMagazin
    🆘‼😎👍 EU: Nigel #Farage nails Phasebook #Zuckerberg: "Stop telling us Facebook is a 'platform for all ideas'. It's not the evidence shows your censorship conservative and right-wing opinions."
    https://voxnews.info/2018/05/23/nige...r-la-sinistra/

    Sentinelle in Piedi censurate: la democrazia sta morendo
    Facebook ha rimosso la pagina nazionale delle Sentinelle in Piedi senza spiegazioni reali. L’ultimo post pubblicato conteneva le foto della campagna contro la 194 di ProVita. Evidentemente in Italia non si può più manifestare contrarietà a questa legge. Ma se il potere si fa minaccioso, tutto ciò dimostra che la verità portata in piazza lo spaventa, perciò occorre continuare a vegliare.
    Dopo che la pagina nazionale delle Sentinelle in Piedi, visualizzata da circa 15 mila persone al giorno, è stata oscurata da Facebook senza spiegazioni esaustive, è quanto mai necessario tornare in piazza a vegliare per la libertà di espressione. Forse a disturbare un sistema che pare retto da un regime più che da una democrazia sono stati alcuni post sulla campagna contro l'aborto. Ma se il potere si fa minaccioso, tutto ciò dimostra che la verità portata sulla piazza pubblica lo spaventa. Pubblichiamo il comunicato delle Sentinelle e i luoghi e gli orari delle prossime veglie.
    Sono passati 40 anni da quel 22 maggio del 1978 in cui nel nostro Paese è stato legalizzato l’aborto e mancano all’appello 6 milioni di nostri connazionali, e i figli che da loro sarebbero nati. L’approvazione della legge 194 è stata possibile grazie ad una delle più grandi fake news della storia, ovvero quella del disastro di Seveso del 1976 in cui la dispersione di una nube di diossina mise in moto la macchina della propaganda che convinse le donne in attesa ad abortire per timori di danni sul feto: nessuno di quei bambini risultò essere ammalato, molti di loro furono uccisi. Allora come oggi la macchina della propaganda si nutre di bugie. Allora a differenza di oggi però c’era chi ancora difendeva in modo granitico la sacralità della vita e lo faceva pubblicamente. Oggi invece l’aborto nel sentire collettivo non è che una pratica ospedaliera come tante, i nostri figli vengono uccisi nell’indifferenza generale e soprattutto il dolore delle madri che si sono sottoposte a questa pratica viene semplicemente negato. L’aborto è diventato una sorta di tabù sociale tanto che le campagne di sensibilizzazione delle scorse settimane sono state prontamente censurate dal Comune di Roma.
    Non solo nel tardo pomeriggio di ieri, Facebook ha rimosso la pagina nazionale delle Sentinelle in Piedi, perché secondo il social network i post “non rispettano gli standard della comunità” – senza ulteriore spiegazione. L’ultimo post pubblicato conteneva le foto di alcuni camion vela della campagna contro la 194 che ProVita sta portando avanti in 100 città italiane. Le immagini erano corredate dal commento #No194. Evidentemente non è possibile in questo paese manifestare contrarietà ad una legge. Oltre alla rimozione della pagina, i profili personali di tutti gli editor e amministratori della pagina, sono stati sospesi per un periodo variabile dalle 24 ore ai 30 giorni.
    La pagina Facebook delle Sentinelle in Piedi contava quasi 27mila like e un reach quotidiano medio di oltre 15mila persone, recentemente in crescita anche a causa della vicenda di Alfie Evans. Punto di riferimento per il mondo pro-family e pro-life italiano, la pagina veniva costantemente aggiornata, almeno cinque volte al giorno, sia con materiale proprio, specie delle veglie, sia rilanciando articoli di varie fonti, anche in lingua inglese. Oltre alla pagina nazionale, la rete delle Sentinelle in Piedi conta su quasi un centinaio di pagine locali, alcune delle quali aggiornate quotidianamente. Questa solida base, diffusa su tutto il territorio nazionale, rappresenta la garanzia del rilancio a livello nazionale, nella consapevolezza che la presenza delle Sentinelle è osteggiata da un potere che si sente minacciato dalla diffusione, dal basso, della verità sull’uomo e le sue relazioni fondamentali.
    Anche per questo torniamo in piazza.
    Di fronte ad uno Stato che, con la legalizzazione dell'aborto, da 40 anni uccide i propri figli e ferisce gravemente le donne illudendole con la menzogna del diritto all'autodeterminazione;
    di fronte all'arroganza di chi calpesta la libertà d'espressione rimuovendo i manifesti contro l'aborto a Roma per il fatto di aver ritratto un bambino nella pancia della mamma e di averne difeso il diritto alla vita;
    di fronte alla superbia di un sistema che a tutti i costi vuole morte persone come Alfie Evans, un bimbo di soli due anni, ucciso "nel suo miglior interesse" solo perché gravemente malato;
    di fronte ad una legge, quella sulle Dat, che, sempre "nel miglior interesse", permette che sia un'altra persona (un parente, un medico, un giudice) a decidere della vita e della morte di un essere umano;
    di fronte a tribunali che, in spregio alla legge italiana e ai diritti umani più basilari, legittimano l'abominevole pratica dell'utero in affitto e privano sempre più bambini del papà o della mamma arrivando ad affidarli a coppie dello stesso sesso;
    di fronte a chi ininterrottamente e sotto mentite spoglie propaganda l'ideologia gender negando la nostra identità di maschi e di femmine;
    di fronte all’inganno del cosiddetto orgoglio gay che sfila per le strade delle nostre città incasellando le persone nelle categorie svilenti di “gay”, “lesbiche”, “gay” ecc;
    di fronte al Potere Unico che continuamente lancia l'allarme sulle fake news, ma è esso stesso strumento di menzogna;
    ma soprattutto di fronte all'indifferenza di un mondo assuefatto al male,
    NOI CI ALZIAMO IN PIEDI
    Sentinelle in Piedi censurate: la democrazia sta morendo - La Nuova Bussola Quotidiana


  4. #744
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    Predefinito Re: Vicende storiche (e non storiche) scomode

    CHIRURGO BALLA SCATENATA DURANTE OPERAZIONE, PAZIENTE SI RISVEGLIA CON DANNI CEREBRALI CATASTROFICI
    Poi dicono i ‘pregiudizi’. Il chirurgo plastico, donna e nera Windell Davis Boutte, ha pubblicato più di 20 clip di se stessa mentre si scatena in balli e canti accanto ai pazienti mentre li opera. La donna esercita in Georgia, negli Stati Uniti.
    Ora, il chirurgo plastico che si è filmato cantando e ballando in sala operatoria mentre opera, durante una di queste sue performance ha lasciato un paziente con danni cerebrali “catastrofici”.
    https://voxnews.info/2018/05/24/chir...trofici-video/





    DETENUTI ISLAMICI ACCUSANO TRUMP: “CI COSTRINGE A MANGIARE CARNE MAIALE”
    Le autorità giudiziarie dell’Alaska (Stati Uniti) hanno ordinato alla gestione di una prigione, in una procedura di urgenza, di fornire “pasti adeguati” ai prigionieri musulmani che dichiarano di essere “affamati” e nutriti con carne di maiale in pieno Ramadan.
    L’Associazione per le relazioni islamo-americane, la famigerata Ong di suprematisti musulmani (CAIR) ha dichiarato di avere presentato denuncia martedì al Tribunale federale dell’Alaska a nome di due uomini musulmani incarcerati ad Anchorage.
    Nella sua denuncia contro i funzionari e i supervisori locali della prigione, afferma che ai due prigionieri sono stati offerti durante il Ramadan, pasti che erano a basso contenuto di calorie e panini alla bolognese contenenti carne di maiale, cibo proibito dall’Islam.
    L’associazione ha chiesto una “dieta equilibrata” per i detenuti, cambiamenti nelle pratiche e i danni. L’ONG deplora “un’ondata di atti di discriminazione nei confronti dei musulmani americani e di altri gruppi minoritari dopo l’elezione del presidente Trump”.
    https://voxnews.info/2018/05/25/dete...-carne-maiale/


  5. #745
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    Predefinito Re: Vicende storiche (e non storiche) scomode

    DOMINIQUE VENNER È MORTO ANCHE PER NOI
    Entrò nella cattedrale di Notre Dame, e una volta dietro l’altare si puntò la pistola alla testa. Fiamma. Buio. Morì così lo scrittore e storico Dominique Venner. Non suicidandosi, ma “sacrificando” la propria vita per risvegliarne milioni.
    Sul corpo una lettera, nella quale spiegava le ragioni del suo determinato, drammatico e al tempo stesso eroico gesto. Come un Samurai d’altri tempi, come Mishima che fece seppuku per protesta contro la modernità nichilista dilagante nel suo Giappone, si uccise per denunciare la decadenza di una civiltà. La nostra.
    Autore di decine di opere sulla “guerra civile europea” e militante identitario, si era schierato contro l’immigrazione e la nichilista legge sulle nozze e adozioni gay. Proprio poche ore prima di compiere il suo estremo sacrificio aveva chiesto sul suo blog “gesti nuovi, spettacolari e simbolici per scuotere i sonnolenti, le coscienze anestetizzate e risvegliare la memoria delle nostre origini”. Attualmente era direttore della rivista bimestrale di storia “Nouvelle Revue d’Histoire” e vicino ai movimenti anti-omosessualisti francesi.
    “Tutto il nostro rispetto a Dominique Venner, il cui ultimo gesto, eminentemente politico, è stato di tentare di svegliare il popolo di Francia”, scrisse su Twitter il leader del Front National, Marine Le Pen.
    Era oggi. Quattro anni fa. E pare un secolo per come l’entropia ha galoppato da allora. Tanto da sembrare inarrestabile. Hanno cercato di dipingerlo come un “folle”, perché la morte, più della vita, è una testimonianza che terrorizza il Sistema. E’ testimone che spaventa chi si aggrappa alle vite degli altri come parassita.
    Venner ha segnato la strada del risveglio con il suo sacrificio. Come i monaci tibetani che si immolano contro l’oppressione cinese, lui si è immolato contro l’oppressione del nuovo totalitarismo del politicamente corretto. Onore a lui.
    RITRATTO – Il saggista e storico francese Dominique Venner, immolatosi davanti all’altare della Cattedrale di Notre-Dame de Paris, è un uomo che non ha mai rinunciato al suo impegno per i giovani.
    Ha partecipato nel 1968, con Alain de Benoist, alla creazione di Grece, Gruppo di ricerca e studio sulla civiltà europea, movimento intellettuale che rivendica una visione della società tradizionalista, che raccoglieva, alla fine degli anni ’70, la simpatia di intellettuali diversi come Louis Pauwels, Thierry Maulnier Pierre Debray-Ritzen o Jules Monnerot.
    Politicamente disimpegnato dal 1980, Dominique Venner si è poi dedicato alla ricerca storica e ai saggi di scrittura.
    Si dedicò soprattutto a lavorare sulla storia del XX secolo pubblicando libri che ora sono libri di riferimento, come Baltikum dedicato ai Freikorps tedeschi 1920, Les Blancs et les Rouges, un libro straordinario sulla guerra civile in Russia dopo la presa del potere da parte di Lenin. Altri libri, come la Storia critica della Resistenza o la storia e le tradizioni degli europei, pubblicato nel 1990, riflettono la continuità del suo impegno ideologico tradizionalista.
    Fondatore nel 2002 de La Nouvelle Revue d’histoire. Il suo gesto è l’ultimo atto di un “cuore ribelle”, titolo della sua autobiografia pubblicata nel 1994, dove ha raccontato la sua vita e il significato dei suoi impegni.
    L’atto del grande intellettuale francese ci colpì, allora, profondamente. Il suo fu un grido profondo, talmente tanto profondo che, probabilmente, non è stato udito da tutti, anzi da molti è stato degradato a “follia”. Perché nella società moderna nella quale il “bene” per antonomasia è la “vita”, al di là di tutto e non ostante tutto, un uomo che rinuncia a vivere per qualcosa che sente essere più grande, non può essere capito. Non può che essere un pazzo.
    Il suo è un grande e imperituro insegnamento. Testimonianza che ci viene da una generazione che ha vissuto le guerre e che dalle guerre ha imparato l’insegnamento più grande: che non la vita, è il bene supremo, ma la dignità e quello in cui credi. Che alla vita si può rinunciare, in nome di quello in cui credi. Che la vita non è degna di essere vissuta, se tutti intorno a te tradiscono le leggi di natura. E che l’ultima estrema testimonianza, quando tutto è già morto, è la morte.
    E quale enorme differenza tra questo sacrificio, e le vite sprecate. Quale abissale strappo, tra questa immolazione “politica” e i “suicidi” di chi si droga. Qui la morte in nome di qualcosa, là la vita in nome del nulla.
    Oggi, quattro anni fa, morì un uomo. Uno dei pochi rimasti. I veri morti siamo noi. I veri morti sono tutti coloro che si arrendono o collaborano con i sacerdoti dell’entropia. Venner ha segnato una strada, si può decidere di percorrerla e lottare o accomodarsi in prima fila a godere dello spettacolo decadente della società occidentale.
    Venner aveva tre cose: integrità, moralità, coraggio. Tre cose rare nel mondo d’oggi popolato di lacchè e di traditori. Venner ci chiede di resistere.
    Per ricordarne la figura, il suo sito ufficiale ha ripubblicato oggi l’editoriale del numero 40 della Nouvelle Revue d’Histoire, datato gennaio 2009. Lo ha tradotto il PN nel ricordo di quel gesto tragico ma fondativo.
    “Memoria” è una parola che ha sofferto per il troppo utilizzo. Ma, con il pretesto che la parola “amore” è stata usata in tutte le salse, bisogna forse smettere di usarla in senso pieno? Vale lo stesso per la “memoria”. È grazie al vigore della sua “memoria”, trasmessa in seno alle famiglie, che una comunità può attraversare il tempo, a dispetto degli accidenti che tendono a dissolverla. È grazie alla loro lunga “memoria” che i cinesi, e i giapponesi, e tanti altri popoli devono aver superato pericoli e persecuzioni senza mai scomparire. Per loro sfortuna, a causa di una storia interrotta, gli europei ne sono stati privati.
    Pensavo a questa carenza della memoria europea proprio mentre degli studenti mi avevano invitato a parlare dell’avvenire dell’Europa e del mio libro “Il secolo del 1914”. Ogni volta che la parola Europa viene pronunciata, sorgono degli equivoci. Alcuni pensano all’Unione europea, per approvarla o criticarla. Per dissipare ogni confusione, preciso sempre che lascio da parte la questione politica. Rapportandomi al principio di Epitteto su “ciò che dipende da noi e ciò che non dipende da noi”, io so che dipende da me fondare la mia vita sui valori originari degli europei, mentre cambiare la politica non dipende da me. So anche che, senza idee animatrici, non esiste azione coerente.
    Questa idea animatrice si radica nella coscienza dell’Europa-civiltà che annulla le opposizioni tra regione, nazione, Europa. Si può essere allo stesso tempo bretoni o provenzali, francesi e europei, figli di una stessa civiltà che ha attraversato le epoche a partire dalla prima cristallizzazione perfetta che furono i poemi omerici. “Una civiltà – diceva eccellentemente Fernand Braudel – è una continuità che, quando cambia, anche molto profondamente come può implicare l’arrivo di una nuova religione, si incorpora in valori antichi che sopravvivono attraverso di essa e che restano la sua sostanza”. È a questa continuità che noi dobbiamo il fatto di essere ciò che siamo.
    Nella loro diversità, gli uomini esistono solo attraverso ciò che li distingue – clan, popoli, nazioni, culture, civiltà – e non attraverso la loro animalità, che è universale. La sessualità è comune a tutta l’umanità quanto la necessità di nutrirsi. In compenso, l’amore così come la gastronomia sono proprie di ogni civiltà, cioè di uno sforzo cosciente sulla lunga memoria. L’amore così come lo concepiscono gli europei è già presente nei poemi omerici attraverso i personaggi di Elena, Nausicaa, Ettore, Andromaca, Ulisse o Penelope. Ciò che si rivela attraverso questi personaggi è del tutto differente da ciò che mostrano le civiltà dell’Asia o dell'Africa.
    L’idea che ci si fa dell’amore non è affatto più frivola del sentimento tragico della storia e del destino che caratterizza lo spirito europeo. Essa definisce una civiltà, la sua spiritualità immanente e il senso della vita di ciascuno, allo stesso titolo dell’idea che ci si fa del lavoro. Quest’ultimo ha il solo fine di “farci fare soldi”, come pensano oltre Atlantico, o ha per scopo, pur assicurando una giusta retribuzione, di farci realizzare mirando all’eccellenza, anche in compiti in apparenza triviali, come la cura della casa? Questa percezione ha condotto i nostri avi a creare sempre più bellezza, tanto nei compiti più umili che in quelli più nobili. Esserne cosciente, significa dare un senso metafisico alla “memoria”.
    Coltivare la nostra “memoria”, trasmetterla in modo vivente ai nostri bambini, meditare anche sulle prove che la nostra storia ci ha imposto, è ciò che è preliminare a ogni rinascita. Di fronte alle sfide inedite che ci sono state imposte dalle catastrofi del secolo del 1914 e alla loro mortale demoralizzazione, noi troveremo nella riconquista della nostra “memoria” etnica delle risposte di cui i nostri padri e i nostri antenati non avevano idea, loro che vivevano in un mondo stabile, forte e protetto.
    https://voxnews.info/2018/05/21/domi...anche-per-noi/


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    Predefinito Re: Vicende storiche (e non storiche) scomode

    È morta la ex moglie di Mandela. Esiste la censura nera?
    Diremmo di sì, stando, alla vicenda politica della seconda moglie di Nelson Mandela, Winnie Madikizela, morta a Città del Capo a 81 anni. Nonostante i ritratti del Pensiero Unico, la leader nera è stata infatti una pericolosa estremista e, ad attestarlo, c’è anche la testimonianza di una sua connazionale, Laurell Boyers, giornalista sudafricana di sinistra, che ne ha parlato come di persona dedita a «una sequela di atrocità»
    di Giuseppe Brienza
    Esiste la censura? Certo che esiste, solo che non è più decisa a livello politico bensì a economico-finanziario, cioè dai burattinai del Pensiero Unico. L’ultimo esempio si è avuto per Winnie Madikizela, ex moglie di Nelson Mandela (1918-2013), primo presidente nero del Sud Africa dal 1994 al 1999, morta lunedì scorso a Città del Capo all’età di 81 anni.
    La notizia della sua scomparsa, infatti, è stata data da tutti, e dico tutti i grandi media, compreso “L’Osservatore Romano”, sorvolando sulle notevoli ombre che, dalla sua biografia, la macchiano e si riflettono ampiamente su quella del “Madiba”, nomignolo col quale Nelson Mandela veniva chiamato all’interno del clan dell’etnia Xhosa alla quale apparteneva.
    Nei “coccodrilli” abbiamo visto presentare la Madikizela come un’icona della lotta al razzismo, “madre della nazione” o, seguendo al massimo le veline del mainstream mediatico, come «voce forte e senza paura nella lotta per la parità di diritti che sarà ricordata come un simbolo di resistenza» (quest’ultima è una citazione del Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres).
    Al massimo, qualcuno si è avventurato ad accennare al rappresentare Winnie un “personaggio controverso” nella storia del Sud Africa, senza specificare naturalmente in che senso. Abbiamo anche visto la “lingua di legno” del giornalisticamente corretto spiegarci come il percorso politico e personale della Madikizela sia «stato a volte molto criticato» (cit. in È scomparsa Winnie Mandela, “L’Osservatore Romano”, 3-4 aprile 2018, p. 2).
    La figura della Madikizela, sebbene iconizzata dai grandi media conformemente a quella del marito, è storicamente macchiata da numerose vicende inquietanti, oggettivamente punteggiata da affari di corruzione e ricordata dai sudafricani per dichiarazioni politiche caratterizzate da una violenza inaudita. Per ricorrere a una testimonianza in merito il più imparziale possibile, citiamo un saggio di una giovane giornalista sudafricana di sinistra, attualmente impegnata nel proseguire l’eredità politica e ideale dello stesso Nelson Mandela.
    Parliamo di Laurell Boyers-Bastiani, 37 anni, giornalista radiotelevisiva stabilitasi nel 2011 dal Sudafrica in Italia dopo aver studiato all’università di Johannesburg, co-autrice dell’instant book, uscito 4 anni fa con Il Corriere della sera, dal titolo “Nelson Mandela. Bisogna essere capaci di sognare”. «Il contributo [di Winnie] alla lotta del Paese – ha scritto la Boyers, che è stata per molto tempo producer di documentari e programmi televisivi di approfondimento per la Tv indipendente nazionale sudafricana “E-tv” (Enca) – si era ridotto a una sequela di atrocità […]. Ancora oggi, quando si parla di lei, la si ricorda come una volgare criminale, più che come un’icona della liberazione» (“Hamla Kahle, Mandela!”, in AA.VV., Nelson Mandela, bisogna essere capaci di sognare, RCS, Milano 2013, pp. 33-34).
    Winnie ha per esempio dichiarato più volte di approvare la pratica del “necklacing”, violenza politica barbara consistente nel dare fuoco agli oppositori dopo averli legati a un copertone di automobile e gettandogli sopra della benzina. Centinaia di vittime, la maggior parte delle quali nere, sono state uccise in questo modo dai linciaggi condotti dall’ANC. La seconda moglie di Nelson Mandela è stata ripresa in un video mentre tristemente grida ad un enorme folla: «con le nostre scatole di fiammiferi e le nostre “collane” [in inglese “necklace”] libereremo questo Paese».
    Il “necklacing” è uno dei diversi “doni” dell’ANC all’umanità, essendo già stato esportato ad esempio nelle guerre civili e lotte tra fazioni ad Haiti, Zimbabwe, Nigeria, Messico e in molti altri Paesi. Per questo ed altro nel corso degli anni persino i più stretti collaboratori di Winnie Mandela non hanno che potuti decisamente prendere le distanze da lei, accusandola di volta in volta di avere commesso dei reati e dei veri e propri crimini. Il più noto (per cui la Madikizela fu processata e condannata in primo grado, prima che il testimone-chiave suo principale accusatore sparisse misteriosamente dalla circolazione), è il coinvolgimento diretto nel rapimento, la tortura e l’omicidio di un ragazzino quattordicenne, James ‘Stompie’ Seipei (1974-1989), accusato di essere un informatore della polizia che investigava sulle attività dell’ANC.
    Nel 1992, ancora, venne accusata di aver ordinato un altro omicidio, quello del medico Abu-Baker Asvat, pure legato a suo modo al “caso Seipei” perché quasi certamente parlò con il ragazzo poco prima che questi morisse e di sicuro fu uno degli ultimi a vederlo.
    La relazione finale della “South African Truth and Reconciliation Commission”, cioè la Commissione d’inchiesta voluta in primis da Mandela per fare luce sui crimini e sulle ingiustizie passati sotto silenzio del periodo dell’apartheid, pubblicata nel 1998, ha dichiarato «la signora Winnie Madikizela Mandela politicamente e moralmente responsabile delle gravi violazioni dei diritti umani commesse dal MUFC [“Mandela United Football Club”, la squadra di calcio che raccolse diversi collaboratori di Winnie, tra cui le sue guardie del corpo, ma che divenne altrettanto famosa per le violente spedizioni punitive attuate verso gli avversari politici]» nonché «responsabile di gravi violazioni dei diritti umani».
    Abbiamo poi abbondantemente rivisto la foto che ritrae Winnie mano nella mano con Nelson Mandela nel 1990 all’uscita di prigione di quest’ultimo, senza mai un accenno al fatto che il rapporto matrimoniale fra i due è stato sempre burrascoso se non violento, tanto da sfociare solo pochi anni dopo nel secondo divorzio (marzo 1996) che ha connotato la vita del premio Nobel per la pace.
    Nelson Mandela, infatti, dopo aver divorziato per la prima volta nel 1958 dalla prima moglie Evelyn, che l’ha accusato peraltro di adulterio e di essere venuto meno ai suoi doveri familiari, sposa in seconde nozze una ragazza di diciotto anni più giovane, Winnie Madikizela, che “nepotisticamente” sarà per molti anni capo indiscusso della sezione femminile dell’African National Congress (ANC) Women’s League, mentre successivamente ha ricoperto persino la carica di compente del Comitato Esecutivo Nazionale del Partito che ha condotto all’indipendenza il Sud Africa.
    Dopo due figli e un rapporto a dir poco burrascoso, Nelson divorzierà da Winnie nel marzo del 1996, ma questo naturalmente i telegiornali non ce l’hanno raccontato… Eppure si tratta della donna che certamente ha più culturalmente influenzato Mandela e che l’ha maggiormente sostenuto negli anni della “lotta di liberazione” dal razzismo. Persino tra i sostenitori storici di Madiba, il solo evocare il suo nome oggi desta imbarazzo.
    Quindi, ripetiamo: la censura esiste. E le prime vittime sono proprio i “liberati” cittadini sudafricani che, ieri, si sono ritrovati fuori dalla casa della Madikizela-Mandela a Johannesburg per rivolgerle l’ultimo saluto.
    L’attuale presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, poi, ha annunciato che si terranno i funerali di Stato di Winnie, e intanto migliaia di sostenitori dell’ANC si sono dati appuntamento nel quartiere di Soweto per canti e balli in suo onore. Ma nessuno a pensare che la “madre della nazione”, nel 1991, è stata condannata a sei anni di prigione per il rapimento e l’uccisione di un 14enne. La censura esiste, allora non la condanniamo solo se fa comodo…
    È morta la ex moglie di Mandela. Esiste la censura nera? ? Rassegna Stampa Cattolica



    Sudafrica, ecco cosa fanno ai bianchi ma in Occidente non si può dire
    di Pietro Ciapponi
    C’era una volta la nazione arcobaleno, meglio nota come Sudafrica, che dopo aver abbattuto il regime dell’apartheid, sotto la guida carismatica del Presidente Nelson Mandela eletto nel 1994, aveva realizzato un idillio multirazziale nella quale africani di varie etnie, boeri e bianchi di origine britannica vivevano assieme senza troppi problemi. Peccato però che fin dalla fine del mandato presidenziale di Madiba, forse anche da prima, la situazione non fosse più tale.
    Sotto la guida dell’African National Congress, partito egemone nella maggior parte del Sudafrica, il razzismo anti bianco sta dilagando senza che la comunità internazionale si indigni o vengano denunciati soprusi, che a parti invertite sarebbero la colonna sonora della stampa progressista occidentale.
    A subire i continui attacchi, perpetrati per lo più da gang criminali e milizie paramilitari di estremisti sono senza dubbio i contadini afrikaner, che ad onor del vero possiedono la maggior parte delle terre coltivate, ma che allo stesso tempo rappresentano il cuore pulsante dell’agricoltura africana. Nelle città il clima è apparentemente più mite, ma solo perché la maggior parte dei bianchi (e dei neri ricchi) vive all’interno di quartieri militarizzati: con cinta murarie, guardie armate agli ingressi e videocamere ovunque.
    La politica non sembra però rispondere in nessuna maniera agli svariati appelli di pace sociale lanciati dalla minoranza bianca, circa l’8% della popolazione, e dalle etnie africane meno avverse agli ex dominatori. Il neo eletto presidente Cyril Ramaphosa, leader indiscusso anche all’interno del partito, ha approvato una legge costituzionale che permetterà al Governo di espropriare le terre di proprietà dei bianchi per darle ai contadini neri, senza che i primi possano ricevere alcun tipo di risarcimento.
    Ad alzare i toni, i maniera ben aldilà di quello che può essere un normale scontro politico, è il partito di estrema sinistra Economic Freedom Fighters (EFF), il cui leader Julius Malema era finito al centro della critica per essere stato ripreso mentre cantava la canzone “Shoot the Boer”, letteralmente “Spara al Boero”, non di certo un inno alla pace a alla fratellanza.
    Lo stesso Malema, se possibile, si è spinto addirittura oltre, dichiarando: “Noi non chiediamo il massacro dei bianchi, almeno per ora. Non posso garantire il futuro. Io non sono un profeta”.
    Secondo alcuni report sottostimati, dal 1996 ad oggi gli assalti alle farm di proprietà afrikaner sarebbero quasi 12mila, con oltre 1600 morti. Numeri che in altri contesti avrebbero fatto parlare assai di più, spingendo magari qualcuno ad etichettare il fenomeno come pulizia etnica.
    Al netto di tutto ciò il Ministro dell’Interno australiano Peter Dutton, esponente del Partito Liberale dell’Australia, si è detto disposto a riconoscere i contadini bianchi sudafricani come profughi. Tutto ciò mentre l’Occidente “democratico” ed “antirazzista” fa orecchie da mercante continuando ad ignorare la faccenda, e senza che nessun paladino dell’accoglienza si dicesse pronto ad accogliere quelli che sono dei veri e propri perseguitati politici nel loro paese.
    Una riflessione sorge però spontanea, perché questa vicenda non viene praticamente discussa in Europa? La risposta appare tristemente ovvia, il dogma del politicamente corretto non ammette l’esistenza di un razzismo diverso da quello dei bianchi verso le altre etnie.
    L’esterofilia esagerata della sinistra ben pensante, abbinata all’auto razzismo da anni propagandato sulle “colpe storiche” dell’uomo bianco, hanno ormai inquinato in maniera irreversibile la mente di molti: criticare l’attuale sistema sudafricano sarebbe sinonimo di nostalgia dell’apartheid e retaggio della mentalità colonialista o suprematista bianca.
    https://www.informarexresistere.fr/s...ontro-bianchi/


  7. #747
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    Predefinito Re: Vicende storiche (e non storiche) scomode

    L’Uomo di Cheddar dalla pelle scura è un falso
    Notizie frammentarie, qualche sentenza presa a prestito e modificata e i giornalisti “non razzisti”, marxisti, e cornuti liberali, innalzano la loro bandiera di verità assoluta e progressista davanti al mondo per proclamare di essere dei vincitori, e che tutti devono sottomettersi al futuro che hanno deciso per noi dalla modifica del nostro passato che a sua volta passa come tanti input ed output modificati dai loro modi da “Uomo nel Mezzo” Shakespeariano, loro, dei micro cervelli innaturali e corpi falliti.
    A voi la bufala del negro di Cheddar.
    L'uomo di Cheddar dalla pelle nera è un falso, ammette la rivista New Scientist.
    Recenti affermazioni secondo cui l'inglese "Cheddar Man" aveva una "pelle nera" non sono vere, non c'è "nessuna fiducia nell'analisi del DNA" e non esiste attualmente un modo infallibile per conoscere il colore della pelle da corpi di antichi scheletri, ha ammesso la rivista New Scientist.
    "Non possiamo riporre tanta fiducia nell'analisi del DNA", la rivista citava Susan Walsh, la scienziata il cui modello teorico era usato per "provare" che l'uomo di Cheddar era "nero".
    In un articolo intitolato "L'antico 'dalla pelle scura', l'uomo di Cheddar Man britannico potrebbe non essere vero" (21 febbraio 2018), il New Scientist, una delle più famose riviste scientifiche del mondo, pubblicata ininterrottamente dal 1956.
    Quando la "notizia" è stata annunciata per la prima volta - in concomitanza con un programma televisivo britannico della ricerca (chiamato "The First Briton"), l'affermazione che vedeva il Cheddar Man con la pelle nera era ampiamente sbandierata come "prova" che i "primi britannici" erano di fatto neri.
    Da allora, questa affermazione è stata usata fino alla nausea dai media controllati e dai sostenitori della negazione della razza per affermare che non ci sono "popoli indigeni" in Europa, tutti per giustificare l'invasione di massa del Terzo Mondo di quel continente attualmente in corso.
    Tutti gli osservatori informati capirono subito che c'era qualcosa di sbagliato in queste notizie, in particolare perché il precedente test del DNA sullo scheletro aveva mostrato che il suo DNA mitocondriale era europeo (aplogruppo U5a, per essere precisi, lo stesso lignaggio dell'11 percento di tutti gli odierni Europei, come descritto in Sykes, Bryan, Blood of the Isles, Bantam, 2006 ).
    Ora, tuttavia, il New Scientist ha ammesso che "uno dei genetisti che ha eseguito la ricerca dice che la conclusione non è certa, e secondo altri non siamo nemmeno vicini a conoscere il colore della pelle di qualsiasi essere umano preistorico".
    https://wotansvolk.com/2018/04/16/lu...lso/#more-9683

    QUEL GENE CHE GLI AFRICANI CONDIVIDONO CON GLI SCIMPANZÉ E NOI NO
    L’origine degli umani moderni è ancora oggetto di dibattito scientifico. La teoria secondo la quale tutte le popolazioni attuali derivino da Homo Sapiens migrati al di fuori delle regioni africane circa 200.000 anni fa è ormai ritenuta obsoleta, si predilige una separazione precedente con successivo meticciamento del Sapiens in Africa con ominidi ancestrali.
    Processi non del tutto ancora compresi di evoluzione genomica hanno permesso alle popolazioni europee di acquisire rapidamente una risposta fisiologica adatta ai climi freddi.
    Notevole importanza presentano, per i processi fisiologici adattativi di percezione della temperatura e di termoregolazione, diverse tipologie di proteine canale che regolano il passaggio di ioni attraverso le membrane delle cellule nervose. Il variare della frequenza delle forme varianti del gene TRPM8, che codifica per l’unica di queste proteine nota per mediare la risposta sensoriale al freddo moderato (nonché la sensibilità al mentolo), nelle diverse popolazioni è stato oggetto di uno studio, pubblicato su “PLOS Genetics”, coordinato da Felix Key del Dipartimento di Antropologia Evoluzionistica del Max-Planck-Institut di Lipsia, Germania, e da Aida André dell’University College di Londra, UK.
    Il gene si presenta in due versioni. La variante più vecchia, la versione ancestrale che condividiamo con gli scimpanzé, si ritrova prevalente nelle popolazioni africane. La variante allelica di più recente origine è invece prevalente nelle persone che vivono in Europa. Secondo i ricercatori tale mutazione avrebbe svolto, negli ultimi 25.000 anni, un ruolo fondamentale nel favorire l’adattamento delle popolazioni europee ai climi freddi.
    Resta il fatto, interessante, della scoperta di un altro gene, tra i tanti, che gli africani condividono con gli scimpanzé, ma non con noi. Il che mostra quanto differenti siano le popolazioni umane.
    https://voxnews.info/2018/05/23/quel...anze-e-noi-no/



    Tweet razzista di Roseanne Barr, Abc cancella lo show
    L'attrice ha paragonato a una scimmia una ex consigliera di Obama
    La Abc ha deciso di cancellare il remake della sit-com "Roseanne" (in Italia "Pappa e Ciccia") dopo che la protagonista ha twittato un insulto razzista contro una consigliera dell'ex presidente Barack Obama, Valerie Jarrett. L'attrice Roseanne Barr, star della serie tv che porta il suo nome e grande sostenitrice del presidente Donald Trump, ha paragonato la Jarrett, che è afroamericana, ad una scimmia, cimentandosi nella stessa giornata anche in una raffica di tweet offensivi contro l'ex 'first doughter' Chelsea Clinton e contro il finanziare George Soros.
    "Il tweet di Roseanne è aberrante, e non in linea con i nostri valori quindi abbiamo deciso di cancellare lo show", ha annunciato in una nota il presidente di Abc Entertainment, Channing Dungey. Fermare la sit-com "era l'unica cosa da fare e la cosa giusta da fare", ha concordato il presidente della Disney, Bob Iger.
    Tweet razzista di Roseanne Barr, Abc cancella lo show - Photogallery - Rai News


  8. #748
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    Predefinito Re: Vicende storiche (e non storiche) scomode

    Il vaso di Soissons, storia di un tradimento
    Avvenne nell’anno 486 dell’era comune che Clodoveo, capoguerra franco, ottenesse una grande vittoria contro il Regno di Soissons, ultimo rimasuglio dell’ormai decaduto impero d’occidente.
    Al termine di una dura battaglia e di una lunga campagna militare il signore della guerra raccolse una ingente quantità di beni ed arrivò il giorno, come da tradizioni immemori, della divisione del bottino.
    Fra quanto destinato alla ripartizione vi era un vaso particolarmente prezioso, frutto della razzia di una chiesa avvenuta a seguito della vittoriosa campagna di cui sopra, un vaso sacro per i seguaci del Cristo.
    Il vescovo di Reims, forte della considerazione che gli ecclesiastici godevano all’interno della corte franca (il veleno universalista, insieme al malefico influsso della civitas, aveva già intossicato parte della nobiltà di quel popolo un tempo sano e forte) ne chiese l'assegnazione diretta al Re.
    Venne quindi il giorno dell’assemblea e Clodoveo, contrariamente agli usi comuni al suo popolo, reclamò da subito per sé il vaso in questione, i presenti si dichiararono favorevoli alla richiesta dichiarando che nessuno poteva opporsi al suo volere; si nota quindi un deciso cambiamento nella tradizionale visione germanica che aveva sempre visto il Re (o lo Jarl, o il capo militare) come il primo fra i pari, una figura il cui potere si esercitava tramite la consultazione degli uomini liberi, e non come un autocrate la cui volontà e i cui capricci dovevano essere rispettati a prescindere.
    Vi fu, pur tuttavia, un coraggioso, un uomo libero fra quelli presenti all’assemblea, che distrusse il vaso, dichiarando che la cosa andava contro le leggi e le consuetudini sacre al popolo Franco, e che Clodoveo, pur essendo il Re, aveva diritto solo alla parte di bottino che la sorte gli avrebbe assegnato: una cristallina dimostrazione di quel principio di uguaglianza d'onore fra guerrieri che aveva sempre caratterizzato la società germanica e indoeuropea tradizionale.
    Il sovrano, meschino e ormai legato a logiche e dottrine di dominio di stampo romanico, a riprova che l’adozione alla civitas è un sintomo di una più grande e totale perdita valoriale e spirituale, non dimenticò l’accaduto, e alla prima occasione assassinò vilmente il prode guerriero che aveva osato opporsi al suo volere ed ergersi a difesa della legge e della tradizione. Dalla perdita dell’onore al tradimento dei veri Dèi a favore del Cristo il passo fu breve, come ben sappiamo.
    L’antica fede rimase forte, inizialmente, ma nel giro di poco più di un secolo iniziarono le persecuzioni, e per più di un millennio in terra franca l’antica via sopravvisse fra boschi, fiumi e villaggi, lontano dalla società urbana e corrotta, appannaggio del Cristo e dei suoi seguaci.
    https://www.leviediwodanaz.com/2018/...ria-di-un.html

    Sugli spiriti
    Ogni lembo della nostra bella terra di mezzo ha i suoi spiriti, ogni monte, lago, fiume, foresta e boschetto vive in simbiosi con queste piccole divinità, specifiche di ogni luogo.
    Spiriti dell’aria, spiriti del fuoco, della terra e dell’acqua. Ovunque vi sia vita, lontano dalle metropoli aride e senza anima alcuna. Sarebbe opportuno portare rispetto a queste entità, e offrirvi sacrifici di tanto in tanto, perché la nostra permanenza a questo mondo sia benvoluta, accettata e benedetta.
    Fermarsi un poco, apprezzare quanto di bello ogni giorno ci viene donato dagli Dèi, amare la propria terra in ogni sua particolarità.
    Anche questo è lotta spirituale.
    https://www.leviediwodanaz.com/2018/...i-spiriti.html


  9. #749
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    Predefinito Re: Vicende storiche (e non storiche) scomode

    FACEBOOK PROSEGUE PULIZIA ETNICA CONTRO PAGINE DI DESTRA
    Prosegue la pulizia etnica di Facebook ai danni delle organizzazioni politiche identitarie. Del resto lo avevano detto: non tollerano chi si oppone all’immigrazione.
    Generazione Identitaria
    Oggi pomeriggio #Facebook e #Instagram hanno eliminato gli account del movimento identitario in Germania e Austria, e profili di alcuni attivisti.
    La #censura vale solo per gli #identitari. Amare la propria Patria non è un crimine! #HeimatliebeIstKeinVerbrechen
    E’ tempo di regolare facebook come un qualsiasi ‘locale pubblico’. Impedire che possa cancellare account e pagine che non violano la legge.
    https://voxnews.info/2018/06/01/face...ine-di-destra/

    FACEBOOK DEVE ALL’ITALIA 100 MILIONI DI EURO
    Facebook è accusato di non aver dichiarato, in Italia, proventi per quasi 300 milioni di euro, derivati dalla vendita di spazi pubblicitari.
    La guardia di finanza di Milano aveva iniziato a indagare nel dicembre del 2012.
    Il gruppo “Tutela entrate” delle fiamme gialle aveva perquisito la sede di Milano di Facebook Italy srl, sequestrando numerosi documenti. Dall’analisi di quel materiale e grazie agli interrogatori dei dipendenti dell’azienda, le forze dell’ordine sono arrivate a smascherare la presenza di milioni di euro non dichiarati. Il sistema messo in atto prevedeva che Facebook Ireland limited (che dal 2012 ha sostituito Facebook inc.) vendesse la pubblicità, pagando poi ingenti somme per”diritti e licenze per l’uso della piattaforma Facebook” a una società del gruppo di Zuckerberg, con sede nelle isole Cayman, noto paradiso fiscale. Così facendo, Facebook Ireland ha potuto abbattere i versamenti dovuti all’Italia.
    Fanno così tutte le multinazionali web. Google compresa.
    La conclusione degli investigatori, guidati dai sostituti procuratori Adriano Scudieri e Isidoro Palma, è che tra il 2010 e il 2016 il social network ha guadagnato, in Italia, 296,7 milioni di euro, senza però averli dichiarati al fisco.
    Le contestazioni potrebbero portare il colosso di Mark Zuckemberg al pagamento di 100 milioni di euro, tra sanzioni e tasse.
    Ma è ancora più importante per la libertà di informazione che facebook venga imposto di non censurare e di garantire parità di trattamento a tutti i media: senza discriminazioni politiche, come oggi invece avviene.
    E’ tempo che il governo regoli facebook come una utility. Che direste se le Autostrade non facessero passare la vostra auto perché di una marca ideologicamente ‘sbagliata’? E’ lo stesso concetto.
    https://voxnews.info/2018/06/01/face...lioni-di-euro/


  10. #750
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    Predefinito Re: Vicende storiche (e non storiche) scomode

    AFRICANO CONVINTO CHE IL POLIZIOTTO È UNO ZOMBIE LO AGGREDISCE
    L’immigrato girava nudo, coperto solo dagli slip, nei giardini pubblici di via Cimarosa a Torino, quando una pattuglia della Polizia di Stato in transito lo ha notato. Gli agenti, ormai abituati a questa fauna cittadina, sono scesi dall’auto per capire cosa stesse succedendo.
    Il cittadino extracomunitario, convinto che il poliziotto (così più tardi spiegherà agli agenti) fosse uno zombie, lo ha aggredito.
    Addirittura, credendo che la collanina d’oro al collo dell’agente fosse un pericoloso serpente pronto a morderlo, ha tentato in tutti i modi di strappargliela dal collo, prima di essere definitivamente bloccato. Si tratta di un cittadino senegalese di 38 anni.
    https://voxnews.info/2018/05/18/afri...lo-aggredisce/



    SUPREMATISTA NERO: “DOPO MATRIMONIO REALE IL DOMINIO DELL’UOMO BIANCO E' FINITO”
    Il pastore ‘afro-americano’ Al Sharpton, che se fosse bianco verrebbe definito un ‘razzista e suprematista’, si compiace del recente matrimonio reale tra il cadetto dei Windsor e una quadroon americana.
    Secondo lui:«Il matrimonio reale prova che la supremazia bianca è in declino».
    “La supremazia del maschio bianco comincia a svanire”.
    “Quando vedi piccole ragazze bianche in Galles che vogliono ‘essere come Meghan’, mostra che sta avvenendo un cambiamento in tutto il mondo e che la supremazia maschile bianca sta iniziando a esaurirsi”, ha detto. “Quando le ragazze bianche in Arkansas aspirano alla bellezza e all’intelligenza di Michelle, Sasha e Malia Obama, dimostrano che la supremazia bianca è in questione”, ha aggiunto.
    E’ solo in una fase di ‘riflessione’. Certo eventi stupidi che attirano masse di donnicciole dal QI degno di una lumaca addormentata, come il matrimonio sopracitato, sono fatti proprio per fare propaganda e indebolire l’identità ‘bianca’.
    https://voxnews.info/2018/05/23/supr...anco-e-finito/

    Lo Zimbabwe chiede di essere riammesso fra gli Stati del Commonwealth
    Il Paese africano era uscito dal Commonwealth nel 2003. Ora chiede di essere riammesso
    Lo Zimbabwe torna a Canossa. O meglio a Londra. Lo Stato dell'Africa sudorientale, governato fino allo scorso novembre dal presidente-dittatore Robert Mugabe, ha chiesto ufficialmente di tornare a fare parte del Commonwealth, da cui era uscito nel 2003.
    Il nuovo presidente Emmerson Mnangawa ha chiesto alla segretaria generale dell'organizzazione di Stati che fanno capo al Regno Unito e che hanno a vario titolo un qualche legame con l'Impero britannico che il Paese africano possa essere riammesso a far parte del Commonwealth.
    Ora le varie nazioni che fanno parte dell'organizzazione dovranno esprimersi sulla richiesta giunta dalla capitale Harare ma se le consultazioni avranno esito positivo, lo Zimbabwe potrà esultare.
    "Data la ricca storia che condividiamo se il ritorno dello Zimbabwe nel Commonwealth sarebbe una notizia positiva", ha commentato la Scotland. Il Paese africano in effetti è stato a lungo una colonia britannica con il nome di Rhodesia.
    Lo Zimbabwe chiede di essere riammesso fra gli Stati del Commonwealth


 

 
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