Prove tecniche di “Governo globale”, i padroni di Internet scioperano contro Donald Trump
Da Facebook via libera alle proteste contro Trump. L’azienda di Menlo Park sembra orientata a dare tutto il sostegno possibile agli impiegati che parteciperanno alla marcia pro-immigrati prevista per il primo maggio negli Stati Uniti. Il gigante dei social media annuncia che farà un’indagine sui propri venditori, per controllare che non ci siano strappi alla linea data. Facebook informa di essere “impegnato nel creare degli ambienti di lavoro inclusivi in cui gli impiegati si sentano confortati nel poter esprimere le loro opinioni”, presumibilmente quelle opinioni che stanno a cuore ai nuovi e occhiuti controllori di “fake news”, o presunte tali, reclutati da Zuckerberg e soci per sorvegliare Internet.
Facebook ha criticato più volte la politica sull’immigrazione del presidente Trump. Il CEO di Google, Pichai, e il cofondatore Brin hanno preso posizione contro l’ordine esecutivo firmato dal presidente che blocca l’immigrazione negli Usa dai paesi sponsor del terrorismo. Facebook, Google, ma anche Apple, Microsoft e Intel, insomma i padroni di Internet, sono alcune delle grandi corporation della Silicon Valley che hanno sottoscritto un documento contro l’ordine presidenziale. Zuckerberg nei mesi scorsi si era detto “preoccupato dell’impatto dei recenti ordini presidenziali”, affermando che gli USA sono “una nazione di immigrati e ne dovremmo essere fieri”. In quella occasione, il CEO di Facebook aveva praticamente dato luce verde alla immigrazione illegale difendendo “milioni di persone senza documenti che non rappresentano una minaccia” ma che per colpa dell’ordine di Trump sarebbero destinate a vivere “nella paura della deportazione”.
Facebook e Twitter, del resto, hanno alimentato la paranoia contro i “raid dell’ICE”, l’ente per l’immigrazione Usa, lasciando dilagare i post di denuncia anti-trumpista. Nella visione dei padroni del web il mondo è una cosa sola, totalmente interconnessa, e idee come frontiera e identità stonano con lo spirito del tempo dominante. “Siamo una nazione di immigrati”, ha detto in passato Zuckerberg, che però non ha l’aria del rifugiato siriano, anzi, da più parti viene considerato lo sfidante in pectore alla presidenza degli Stati Uniti alle prossime elezioni. Peccato che se un giorno il ragazzino fondatore di Facebook dovesse diventare presidente, gli Usa come abbiamo imparato a conoscerli non esisterebbero più, sostituiti da un “governo globale” fondato su Big Web, l’immigrazione incontrollata e il suo sfruttamento, e la censura delle idee scomode. Scusate, delle “fake news”.
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Zara ritira dal mercato la gonna con le rane: "Il disegno ricorda simbolo razzista"
Il colosso della moda low-cost ha deciso di ritirare la minigonna della collezione primavera/estate 2017 perché le due rane disegnate "ricordavano il simbolo della destra suprematista americana, il Pepe the frog"
Anna Rossi
Zara è finita al centro delle polemiche per aver prodotto una minigonna di jeans decorata con delle toppe che riproducono due ranocchie, così ha deciso di ritirare il capo d'abbigliamento dal mercato.
Il colosso della moda low-cost è stata accusata di aver riprodotto sulle gonne della collezione primavera/estate 2017 un simbolo della destra suprematista americana, il "Pepe the frog". Così il capo è stato ritirato dai negozi di tutto il mondo e dagli store online lo scorso 19 aprile. A notare questo piccolo dettaglio è stata la giornalista Meagan Fredette che su Twitter ha scritto: "Ma veramente Zara ha deciso di vendere una minigonna con l'immagine di Pepe the frog?".
La giornalista, segnalando in rete che "quelle due ranocchie erano praticamente identiche al simbolo razzista", ha scatenato un vero e proprio putiferio. Da quel momento, infatti, sono stati moltissimi gli utenti che hanno cominciato a inveire contro Zara, affermando che quella gonna con la rana era un capo Nazi-friendly, simbolo di razzismo.
Dopo tutta questa polemica, Zara è stata costretta a prendere una decisione drastica: rimuovere le gonne dai negozi e dagli store online. "La gonna appartiene ad una collezione limitata creata in collaborazione con alcuni artisti. Il progettista della gonna si chiama Mario Santiago, conosciuto con il soprannome di Yimeisgreat. Non c'è alcun legame con il tema contestato", ha precisato in una nota uno dei portavoce della catena di negozi.
Ma cos'è "Pepe the frog"?
"Pepe the frog" è un disegno nato online nel 2005, usato da un gruppo di estrema destra che intendeva combattere per affermare la supremazia della razza bianca. Questo simbolo ha presto assunto un significato politico e ideologico, tanto da essere ricomparso durante l'ultima campagna elettorale americana con il viso del nuovo presidente Donald Trump e con la scritta "You can’t stump the Trump", cioè "Non puoi fermare Trump".
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