. Nel nuovo Parlamento, il premier non si ritroverà di fronte alcun contropotere. Nessun controllo “esterno”: il Senato è ridotto a una larva e non può certo controbilanciare la Camera asservita al capo del governo. E nessun controllo “interno”: i diritti delle minoranze parlamentari non sono codificati esplicitamente… 7. La “riforma” regala l’immunità parlamentare a 100 fra sindaci (21), consiglieri regionali (74) e rappresentanti del Quirinale (5) che, non essendo stati eletti per fare i senatori o non essendo proprio stati eletti tout court, non hanno diritto a un simile privilegio… Il che fa prevedere che si candideranno a Palazzo Madama i primi cittadini e i consiglieri con la coscienza sporca oppure già inquisiti che rischiano arresti, intercettazioni e perquisizioni e aspirano allo scudo per mettersi al riparo.
8. Mentre nasce il cosiddetto “Senato delle Autonomie e dei Territori”, le autonomie territoriali scompaiono. Nel rapporto Stato-Regioni si prevede la “clausola di supremazia” dello Stato centrale, attivabile dal governo onnipotente… Si ripristina il famigerato “interesse nazionale” che, prima della riforma del 2001, veniva usato discrezionalmente da Roma per vampirizzare le autonomie. Le Regioni ordinarie conteranno molto meno, mentre le 5 a statuto speciale (spesso folli centri di spesa e spreco) saranno più forti di prima.
9. Avremo Regioni piccole e poco popolose con più senatori rispetto ad altre molto più grandi. Il Trentino Alto Adige avrà due sindaci-senatori contro uno solo della Lombardia, dieci volte più popolosa. Con tanti saluti ai principi costituzionali di ragionevolezza, di eguaglianza e di proporzionalità del voto.
10. La “riforma” non abolisce il bicameralismo: continueremo ad avere una Camera e un Senato che si rimpalleranno le leggi col classico sistema bicamerale… Sono ben 22 le categorie di norme che restano bicamerali, con procedure di approvazione diverse a seconda della materia che trattano. E con i prevedibili ricorsi, conflitti e dubbi interpretativi, visto che moltissime leggi riguardano più materie differenti fra loro…
11. Non si accorciano i tempi, in media molto brevi, dell’iter legislativo, che al contrario si complica e allunga.
12. I possibili procedimenti legislativi, che oggi sono soltanto 2 (quello ordinario e quello costituzionale) diventerebbero addirittura 10.
13. I senatori part-time dividono il loro lavoro settimanale tra alcuni giorni dedicati alle funzioni legislative e altri riservati agli impegni nei rispettivi Comuni o Regioni. Così svolgeranno male entrambi i compiti.
14. Il Senato diventa un albergo a ore con porte girevoli, in cui entrano ed escono sindaci e consiglieri eletti e scaduti in tempi diversi… Alla faccia della “stabilità”.
15. Il Senato, sedicente rappresentante delle autonomie regionali, è escluso da gran parte delle deliberazioni in materia regionale.
16. Il presidente della Repubblica sarà quasi sempre eletto dalla settima votazione in poi, quando il quorum iniziale si abbassa. E lì saranno sufficienti i 3/5 dei partecipanti al voto. Cioè: anche soltanto 220 elettori su 366 (quorum minimo). E così il rappresentante dell’unità nazionale potrà essere eletto con molto meno della maggioranza assoluta del Parlamento!
17. Oggi per presentare una legge di iniziativa popolare bastano 50 mila firme; in futuro ne occorreranno 150 mila (il triplo). Idem per i referendum abrogativi: in cambio di un modesto abbassamento del quorum (dal 50% più uno degli aventi diritto alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni per la Camera), le firme da raccogliere salgono da 500 mila a 800 mila.
18. Matteo Renzi ha annunciato: “Se vince il No, vado a casa”. E Maria Elena Boschi a ruota: “Anch’io, se vince il No, lascio la politica”. Quasi quasi…