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  1. #1
    cittadina del mondo
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    Predefinito L'Economist allarme: "In Italia la prossima crisi d'Europa

    L'Economist ora lancia l'allarme: "In Italia la prossima crisi d'Europa" - IlGiornale.it



    E il titolo: The Italian Job. Europe's next crisis. È la nuova copertina dell'Economist, che dedica la sua apertura alla crisi delle banche italiane.

    La front page dell'Economist fa una chiara allusione alla Brexit e mostra un'auto con la bandiera britannica già piombata inesorabilmente nel vuoto. Poco sopra il torpedone Italia, in precario equilibrio, ad un passo dal seguire la stessa sorte. Il settimanale britannico accende i riflettori sulle sofferenze bancarie che riempiono i bilanci delle banche e che hanno causato destabilizzanti turbolenze che hanno colpito numerosi istituti. "Le pressioni del mercato sulle banche italiane non diminuiranno finché la fiducia non verrà ristabilita e ciò non succederà senza fondi pubblici - scrive l'Economist - se le regole sul bail in verranno applicate con rigidità in Italia, le proteste dei risparmiatori mineranno la fiducia e apriranno le porte del potere ai movimento Cinque Stelle".

    Secondo il settimanale ignlese, le ferree regole di bilancio e le nuove norme sui salvataggi bancari arrivate, "dopo che altri Paesi avevano salvato con soldi pubblici le banche", potrebbe anche alimentare l'idea che "l'Italia ottenga scarsi benefici dalla supposta condivisione dei rischi all'interno dell'Eurozona" e venga piuttosto danneggiata "dai molti vincoli che deve rispettare". "Se gli italiani dovessero perdere fiducia nell'euro - è il ragionamento - la moneta unica non sopravvivrebbe". Per questo, il premier Matteo Renzi non avrebbe alcun motivo di "rispettare alla lettera le regole, se questo dovesse mettere a rischio la moneta unica". Quindi, continua l'analisi dell'Economist, "la risposta giusta è autorizzare il governo italiano a finanziare i meccanismi di difesa delle sue banche vulnerabili con capitali pubblici che siano sufficienti per placare i timori di una crisi sistemica".
    Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi, per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono.
    (Pablo Neruda - Attribuita)

  2. #2
    cittadina del mondo
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    Predefinito Re: L'Economist allarme: "In Italia la prossima crisi d'Europa

    Così l’Italia è tornata nel mirino «Regole rigide, a rischio l’euro» - Corriere.it





    L’analisi
    Così l’Italia è tornata nel mirino «Regole rigide, a rischio l’euro»
    Dai dubbi dell’Economist al «sorpasso» degli istituti britannici dopo la Brexit. L’Unione bancaria si rivela un’architettura impossibile: i mercati lo capiscono e puniscono le banche in Borsa. L’esempio dei salvataggi in Usa, i divieti all’Italia e i salvataggi pubblici delle banche in Germania, tuttora validi perché già in corso
    di Federico Fubini
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    Da quando gli inglesi hanno votato per la Brexit l’indice azionario delle banche dell’area euro ha perso il 23%. Quello delle banche italiane il 30%, Deutsche Bank il 27%. Stranamente, i titoli delle banche quotate a Londra hanno sofferto di meno: la loro scivolata non è neppure della metà di quella del primo istituto tedesco. Dall’inizio dell’anno, quando sono entrate in vigore le regole che penalizzano i salvataggi pubblici, le divergenze sono state persino maggiori. Gli istituti dell’area euro in media hanno dimezzato il loro valore, quelli quotate a Londra hanno perso il 20%, quelli a New York il 13%.

    Oggi non è facile in nessuna parte del mondo gestire un’azienda il cui mestiere è prestare denaro. L’onda lunga della deflazione deprime i tassi d’interesse a lungo termine grazie ai quali le banche realizzavano i loro guadagni. L’innovazione digitale rende obsolete molte delle loro costosissime strutture, e corre più in fretta di quanto non riescano a cambiare imprese il cui simbolo resta pur sempre un tempio neoclassico in pietra. C’è però una specificità della zona euro e non solo dell’Italia, alla cui crisi del credito l’Economist dedica oggi la copertina. Il Fondo monetario internazionale ricorda che a quasi dieci anni dall’avvio della Grande recessione, i crediti bancari a rischio di default nell’Area valgono ancora quasi mille miliardi di euro (per quasi un quarto vi contribuisce l’Italia). In questo l’Europa ha preso una strada diversa dagli Stati Uniti subito dopo il crash di Lehman nel 2008: l’amministrazione americana ha obbligato le banche ad accettare denaro pubblico, quindi a ristrutturarsi in profondità, e oggi i loro crediti cattivi rappresentano una quota fisiologica; qui alcuni Paesi hanno dovuto affrontare costosi salvataggi pubblici (Germania, Olanda, Spagna, Irlanda), altri come l’Italia hanno commesso l’errore storico di procrastinare illudendosi che anche con banche zoppe la ripresa arrivasse e risolvesse tutto.

    L’intera classe dirigente italiana ha preferito non scoperchiare i troppi verminai del credito, specie, ma non solo, in provincia. Nel complesso però anche la strategia europea non sta funzionando. Quel materiale esplosivo che sono i crediti in default ha appena smesso di crescere nell’area euro, mentre in America è in calo dal 2009. Neanche la profonda svolta istituzionale avvenuta nell’unione monetaria negli ultimi tempi sembra aiutare granché. Il cuore della vigilanza si è spostato a Francoforte, nella Banca centrale europea. A Bruxelles è stata creato un organismo, il Consiglio unico di risoluzione, che può decidere se una banca è in dissesto e staccarle la spina. E le norme in vigore da quest’anno (approvate a Bruxelles sia dal governo di Enrico Letta che da quello di Matteo Renzi) rendono molto più difficile qualunque salvataggio pubblico: prima che un nuovo euro di aiuti possa entrare in una banca, vanno sforbiciati gli azionisti, gli obbligazionisti e (se non basta) anche i depositi oltre i 100 mila euro.

    Questa struttura ha dei vantaggi. Ha fatto emergere la deriva della Popolare Vicenza o di Veneto Banca e ha brutalmente obbligato quegli istituti, oltre al Banco Popolare, a rafforzarsi sul mercato. Eppure resta uno squilibrio evidente che lascia l’intera architettura dell’euro senza certe mura portanti: tutti i poteri decisionali sono stati trasferiti fuori dagli Stati e al centro del sistema; ma quando Francoforte detta tempi pressanti per rafforzare le banche oppure mandarle in fallimento, e il mercato si rifiuta di fornire capitali freschi, gli Stati hanno le mani legate. Intanto, proprio perché così si crea una paralisi e dunque le banche restano fragili, la Germania blocca qualunque sistema comune di sostegno europeo nel timore di dover pagare per i problemi degli altri. Questa Unione bancaria è un’architettura impossibile: una sorta di opera di Escher. Gli investitori hanno risposto falcidiando il valore delle banche europee da quando le nuove norme sono in vigore, così rendendo ancora più ardue nuove ricapitalizzazioni sul mercato e quindi bloccando lo smaltimento dei crediti in default. Oggi Intesa Sanpaolo vale in Borsa appena il 3,8% di tutti gli attivi nel suo bilancio, Bnp Paribas il 2,4%, Unicredit l’1,2%. Deutsche Bank 0,8%, Mps 0,4%.

    Attraverso questi valori stracciati gli investitori mettono in dubbio la logica istituzionale della struttura dell’euro, proprio come facevano con i titoli di Stato quattro estati fa. Non è un caso se l’Economist scrive che seguire alle lettera queste regole bancarie, «può portare alla fine della moneta unica». La loro logica in effetti non è sempre facile da comprendere. In caso di nuovi aiuti di Stato, le nuove norme bancarie impongono di bruciare anche titoli emessi e comprati molti anni prima che di quelle regole si iniziasse anche solo a parlare: ne sanno qualcosa i creditori di Banca Etruria. Contemporaneamente, le stesse norme Ue permettono che tutti gli aiuti di Stato avviati in precedenza continuino anche ora senza alcuna penalità: così la Germania riesce a mantenere tranquillamente circa 440 miliardi di garanzie pubbliche sull’intero sistema bancario (dati Eurostat), mentre un solo euro di nuove garanzie su Montepaschi implicherebbe perdite per decine di miliardi sui creditori e i depositanti. Anche la messa in comune dei rischi bancari in Europa, sulla quale Berlino oggi frena, non è esattamente una novità. Alla vigilia della crisi le banche tedesche erano esposte su Spagna, Grecia e Irlanda per 320 miliardi di dollari, quelle francesi per 227 (dati Bri). Entrambe ne sono uscite senza perdere un solo cent, perché tutti governi dell’area euro si sono tassati aumentando il proprio debito pubblico di quasi il 4% per salvare i tre Paesi e, en passante, le loro banche creditrici in Francia e Germania. Ma questa è una vicenda rimossa dai leader di quest’Unione bancaria che non sembra aver colto la lezione della Brexit: per salvarsi l’Europa ha bisogno di farsi capire da tutti.
    7 luglio 2016
    Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi, per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono.
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  3. #3
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    Predefinito Re: L'Economist allarme: "In Italia la prossima crisi d'Europa

    ovviamente sono contraria al salvataggio delle banche con fondi pubblici....le banche sono garantite dai cespiti immobiliari posti a garanzie dei prestiti, se hanno condotto gestioni allegre prestando agli amici degli amici, caxxi loro...

    http://www.huffingtonpost.it/2016/07..._10864782.html
    Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi, per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono.
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  4. #4
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    Predefinito Re: L'Economist allarme: "In Italia la prossima crisi d'Europa

    [QUOTE=adry571;15602545se hanno condotto gestioni allegre prestando agli amici degli amici, caxxi loro...
    [/QUOTE]
    Decisamente anche nostri, temo
    Legenda: NCUC: non c'entra un cazzo, NRAC: non rispondo ai cazzari
    4 Dicembre 2016: Lutto Nazionale

  5. #5
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    Predefinito Re: L'Economist allarme: "In Italia la prossima crisi d'Europa

    indubbiamente, , ma se fossero salvate con soldi nostri, doppiamenti caxxi amari nostri.....
    Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi, per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono.
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  6. #6
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    Predefinito Re: L'Economist allarme: "In Italia la prossima crisi d'Europa

    Citazione Originariamente Scritto da chichibio Visualizza Messaggio
    Decisamente anche nostri, temo
    E non solo nostri .... credi che i tedeschi con una Deutsche Bank che ha in pancia derivati pari a 20 volte il PIL tedesco se crolliamo noi possano dormire sonni tranquilli ... e a quel punto EURO bye bye .... direi che sarebbe una occasione ghiottissima e irripetibile per chiunque voglia speculare

  7. #7
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    Predefinito Re: L'Economist allarme: "In Italia la prossima crisi d'Europa

    Citazione Originariamente Scritto da heint Visualizza Messaggio
    E non solo nostri .... credi che i tedeschi con una Deutsche Bank che ha in pancia derivati pari a 20 volte il PIL tedesco se crolliamo noi possano dormire sonni tranquilli ... e a quel punto EURO bye bye .... direi che sarebbe una occasione ghiottissima e irripetibile per chiunque voglia speculare
    corriere della sera
    Contemporaneamente, le stesse norme Ue permettono che tutti gli aiuti di Stato
    avviati in precedenza
    continuino anche ora senza alcuna penalità: così la Germania riesce a mantenere tranquillamente circa 440 miliardi di garanzie pubbliche sull’intero sistema bancario (dati Eurostat)...............
    Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi, per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono.
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  8. #8
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    Predefinito Re: L'Economist allarme: "In Italia la prossima crisi d'Europa

    ricordiamoci che quando non avevamo spazio di manovra per salvare le banche era un coro unanime di ministri, parlamentari, banchieri e giornalisti sulla stabilità del nostro sistema bancario.. e che abbiamo firmato il bail in di corsa per evitare il tracollo dei btp
    "Quante persone ci sono in questa strada, un centinaio? Quante sono le persone intelligenti, sette, otto? Bene, io lavoro per le altre novantadue" Phineas Taylor Barnum

    UE, mondo, futuro Michio Kaku:
    https://www.youtube.com/watch?v=7NPC47qMJVg

  9. #9
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    Predefinito Re: L'Economist allarme: "In Italia la prossima crisi d'Europa

    Citazione Originariamente Scritto da adry571 Visualizza Messaggio
    indubbiamente, , ma se fossero salvate con soldi nostri, doppiamenti caxxi amari nostri.....
    In questi momenti occorre equilbrio per dare stabilita' al sistema minimizzando i danni per i cittadini.
    Se il sistema bancario non sta in piedi i primi a soffrirne sono i risparmi di tutti.
    Non e' il momento della demagogia e delle soluzione propagandistiche.
    Legenda: NCUC: non c'entra un cazzo, NRAC: non rispondo ai cazzari
    4 Dicembre 2016: Lutto Nazionale

  10. #10
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    Predefinito Re: L'Economist allarme: "In Italia la prossima crisi d'Europa

    Citazione Originariamente Scritto da adry571 Visualizza Messaggio
    ovviamente sono contraria al salvataggio delle banche con fondi pubblici....le banche sono garantite dai cespiti immobiliari posti a garanzie dei prestiti, se hanno condotto gestioni allegre prestando agli amici degli amici, caxxi loro...

    http://www.huffingtonpost.it/2016/07..._10864782.html
    Già. Peccato che tanto siamo sempre noi a pagare. Mentre gli amici sono sempre salvi


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