Onorevoli colleghi:
Accedere alla collegialità della quale facciamo parte comporta idealmente una serie di obblighi e responsabilità indiscutibilmente superiori a qualsiasi ipotesi di privilegio o presupposto di autorità.
Tutti noi dovremmo idealmente rappresentare coloro che ci hanno affidato la loro fiducia, ed i nostri atti dovrebbero rispettare presupposti di responsabilità, senso civico, onestà, empatia e rispetto nei confronti della legge, delle istituzioni e degli impegni sottoscritti.
Ipotizziamo adesso una figura retorica comprendente le seguenti caratteristiche:
- Priva di qualsiasi senso di responsabilità o di umana solidarietà.
- Auspicante l'utilizzo di violenza gratuita e brutalità a scapito dell'altrui dignità ed incolumità fisica al fine di soddisfare il proprio ego.
- Favorevole al reato ed alla collusione e/o corruzione quando esistono i presupposti per evitare le sanzioni conseguenti.
- Favorevole al disconoscimento degli impegni precedentemente sottoscritti senza considerazione alcuna per le conseguenze di tale atto.
Come organo collegiale quale atteggiamento dovremmo adottare nei confronti di tale figura retorica se essa si concretizzasse nella persona di un soggetto che abbia ricevuto incarico analogo al nostro?
Dovremmo manifestare apertamente il nostro disprezzo ed ostilità nei confronti della sua persona e del suo modo di agire o di pensare o dovremmo concedergli rispetto, affidabilità e voce in capitolo analoghi a quelli dovuti a qualsiasi individuo onesto e responsabile?
E quest'ultima ipotesi sarebbe una manifestazione di democrazia o di complicità?
P.S.: Mi riservo di esporre in futuro i riferimenti inerenti l'esistenza concreta della figura retorica di cui sopra e la sua identità.