mi piacerebbe avere anche il parere di @Gianky, che qui è forse quello che più si richiama ai giacobini
mi piacerebbe avere anche il parere di @Gianky, che qui è forse quello che più si richiama ai giacobini
"Sono contro tutti i sistemi, il più accettabile è quello di non averne nessuno"
Tristan Tzara
Je m'exalte, je degresse encore... Je vous ai reperdu mon histoire... Non! Non!
(L.F. Céline, Maudits soupirs pour une autre fois)
Non mi riferisco a Onfray del quale non ho letto nulla e che comunque in Italia e' poco conosciuto, ma ai più noti Deleuze, Foucault, ecc...che invece hanno avuto e hanno ancora una grossa influenza specie sugli intellettuali sinistrosi...questi sono i nicciani di sinistra nel mondo reale
L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio
Attenzione: la patria , per noi, è una comunità di persone certamente legate da usi e costumi ma anche da precise rivendicazioni sociali. Non la intendiamo in senso "mussoliniano" (ovvero capitalista e operaio sotto la stessa bandiera).
Una domanda: in cosa si sostanzia l'anticapitalismo di Onfray? Boicottaggio, occupazioni, autogestione del lavoro e/o creazione di sistemi paralleli a quello capitalistico?
Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.
Ah beh non c'è dubbio. Foucault mi piace ben poco (a parte il suo concetto di società del controllo) e Derrida e Deleuze sono troppo "sessantottini" per i miei gusti.
Invece salvo uno dei pochi (se non l'unico) intellettuali del '900 che ha riletto Nietzsche in chiave moderna: Camus.
Molto semplicemente ha capito i limiti non del suo libertarismo edonista, ma della piega politicamente corretta del pensieri progressista e sinistroide contemporaneo.E veniamo al Dopoguerra: Derrida, Deleuze, Foucault e perfino gli operaisti italiani. Ovviamente non si tratta di un filone "omogeneo", ci mancherebbe, ed esistono delle divergenze tra gli autori citati. Ma quello che li accomuna(va) era il libertarismo, l'edonismo, l'anti autoritarismo e il rifiuto del marxismo-leninismo (anche se esiste qualche eccezione in questo senso).
Desiderio, macchine desideranti, operaio massa, contestazione del principio di autorità (ancor prima che della proprietà privata dei mezzi di produzione).
Un neo-anarchismo che, dati alla mano, non ha prodotto nessun vero e proprio esperimento sociale e che, come sinteticamente scritto da Logomaco, ha permesso a molti sostenitori di queste teorie di poterle volgere a proprio vantaggio all'interno dell'universo "mainstream" e accademico.
Qualche spunto di interesse lo offrì certamente il situazionismo , penso soprattutto a Debord, ma al di là della "pars destruens"... non vedo molto di costruttivo.
Onfray, a parte qualche articolo, non l'ho ancora approfondito. Mi pare che Dean abbia scritto di un suo recente abbandono del libertarismo "fine a se stesso". Quali posizioni ha quindi assunto di fronte al tramonto della sinistra, di fronte al tema della globalizzazione e a quello dell'immigrazione?
Ecco, chiariamo: non ha abdicato ne' a se' stesso (nicciano di sinistra) ne' ai valori del Maggio francese, ha solo capito che la Sinistra in generale, ha estremizzato valori che comunque lui reputa giusti (non troppo distanti dall'arcobalenismo) dimenticando invece tutto il resto, come la lotta degli ultimi e soprattutto la difesa totale dei valori della Rivoluzione (francese).
E' un filosofo che deve piacere (a destra non piace; a sinistra piace solo ai radical-chic), e al netto di alcune cose per nulla condivisibili, chiunque, a mio avviso, arrivi dal socialismo (anche marxista) non può che condividere le idee del laicismo, del recupero dei valori giacobini, dell'anticapitalismo e dell'antiautoritarismo, che lui esprime. Poi quando sfocia in certe tesi da centro sociale, beh, non piace neanche a me.
Va comunque detto che ad es. la sinistra rizziana ha la sua idea su immigrazione e diritti civili, ma di certo non da una posizione di rifiuto culturale e antropologico, altrimenti sarebbe una destra (il famoso discorso dell'esercito di riserva del capitale è ben diverso dall'identitarismo culturale ed etnico delle destre)
"Sono contro tutti i sistemi, il più accettabile è quello di non averne nessuno"
Tristan Tzara
Je m'exalte, je degresse encore... Je vous ai reperdu mon histoire... Non! Non!
(L.F. Céline, Maudits soupirs pour une autre fois)
In vari libri sono state dette cose diverse (anche perché lui organizza il suo lavoro come una "ragnatela", cioè prende vari filosofi dall'antichità a oggi e da essi trae gli spunti più interessanti). Sicuramente, nella sua opera "Politiche della felicità", dove analizza i pensatori vicini all'anarchismo e al socialismo libertario, il discorso della lotta di classe e dell'autogestione viene preso in netta considerazione. Quando invece analizza il pensiero dei liberali/libertari come Stuart Mill e degli utilitaristi, arriva a teorizzare un capitalismo "libertario", senza sfruttamento e padroni, ma libero dai vincoli statali (ideali non troppo lontani dalla visione stirneriana).
Nel manifesto edonista, invece, parla dell'antifascismo "rizomico"; cioè, secondo lui, in alcune circostanze, il capitalismo oppressivo assomiglia al fascismo (prassi che, da dannunziano, guardo con scetticismo, perché sappiamo che il diciannovismo ha preso spunto dalle teorie di de ambris)
"Sono contro tutti i sistemi, il più accettabile è quello di non averne nessuno"
Tristan Tzara
Je m'exalte, je degresse encore... Je vous ai reperdu mon histoire... Non! Non!
(L.F. Céline, Maudits soupirs pour une autre fois)
Indubbiamente un personaggio particolare, dotato dell'onestà intellettuale necessaria per gettare a mare i dogmi di un'ideologia ormai putrefatta come l'anarchismo.
Però, sinceramente, chi si appella alla comunità penso che difficilmente potrà andare oltre negli elogi rivolti al sig. Onfray
In questo senso, trovo più interessante Bookchin. Fermo restando che uno stato, finché esisteranno capitalismo ed imperialismo, non potrà essere abolito.
Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.
Oddio, che possa esistere un capitalismo buono (immagino quello teorizzato dai "libertarian") credo che sia una panzana bella e buona. Certamente all'interno di un ordinamento socialista possono coesistere diverse forme di proprietà e perfino di mercato. In questo senso faccio presente l'esperienza della NEP o le teorie anarchiche non dogmatiche di Berneri.
Il diciannovismo è una cosa, il fascismo storico un'altra. E non mi pare che con Alceste De Ambris avesse qualcosa in comune (tanto è vero che fu costretto ad espatriare).Nel manifesto edonista, invece, parla dell'antifascismo "rizomico"; cioè, secondo lui, in alcune circostanze, il capitalismo oppressivo assomiglia al fascismo (prassi che, da dannunziano, guardo con scetticismo, perché sappiamo che il diciannovismo ha preso spunto dalle teorie di de ambris)
Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.
mah, dipende. come dicevo oggi, individualismo e comunità possono tranquillamente coabitare senza farsi la guerra. La sinistra è antropologicamente, sicuramente, più comunitaria della destra; però, chi si richiama a Nietzsche, non può non dirsi individualista. La sinistra disprezza l'individualismo borghese - economico - che, comunque, è liberale, ma non ha nulla a che vedere col nietzschismo.
infatti la French Theory onfrayana supera il concetto di abolizione dello stato e integra il pensiero libertario nel solco di uno statalismo ridotto all'essenziale (redistribuzione della ricchezza, politica estera e monetaria).In questo senso, trovo più interessante Bookchin. Fermo restando che uno stato, finché esisteranno capitalismo ed imperialismo, non potrà essere abolito.
"Sono contro tutti i sistemi, il più accettabile è quello di non averne nessuno"
Tristan Tzara
Je m'exalte, je degresse encore... Je vous ai reperdu mon histoire... Non! Non!
(L.F. Céline, Maudits soupirs pour une autre fois)
"L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
"Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
"O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch