May a Parigi da Hollande dopo l’incontro con la Merkel

La tappa francese della neo premier britannica per discutere dei tempi e modi della Brexit si è rivelata molto più ostica di quella a Berlino con la cancelliera tedesca

Dopo i sorrisi di Angela Merkel la neo premier britannica Theresa May ha dovuto affrontare la freddezza di Francois Hollande. La tappa a Parigi del suo `tour´ europeo per discutere dei tempi e modi della Brexit si è rivelata infatti molto più ostica di quella a Berlino con la cancelliera tedesca. Il presidente francese ha detto senza mezzi termini che i negoziati per l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue non si devono «trascinare» e che il processo deve iniziare «il più presto possibile». Cerca di prendere tempo invece il primo ministro conservatore, secondo cui non sarà possibile farlo prima del 2017.




May vuole aspettare prima di dare il via all’articolo 50 del Trattato di Lisbona che innesca il processo di `divorzio´ dall’Unione ma ha trovato su questo l’opposizione forte e determinata del capo dell’Eliseo che rimette a Londra la «responsabilità» della scelta sancita dal referendum del 23 giugno. Ed è difficile trovare spazi di manovra per la premier, che invece vorrebbe avere il tempo necessario per negoziare con Bruxelles sui punti che più interessano a Londra, a partire dall’accesso al mercato unico, e che parla quindi di un «processo lungo» per individuare le soluzioni migliori. Ma ci sono ostacoli considerati insormontabili da Hollande, secondo cui l’accesso economico non può essere garantito se il Regno Unito non permetterà la libera circolazione dei lavoratori dell’Ue. Ed è drastico in proposito il parere dell’economista ed ex commissario Ue al commercio, il francese Pascal Lamy ,che ha parlato di «pia illusione» da parte della May. Non solo, il leader francese vede come fumo negli occhi la proposta di condurre dei negoziati informali prima dell’avvio formale della Brexit.
Secondo una analisi della Bbc, ci sono diverse ragioni dietro questo atteggiamento. Il capo dell’Eliseo vuole che la Gran Bretagna paghi un prezzo per l’uscita dall’Ue anche per ragioni interne, al fine di contrastare la minaccia della leader dell’estrema destra Marine Le Pen, che chiede da tempo un referendum in Francia per tagliare i ponti con Bruxelles e di fatto disgregare l’Unione. Ma ci sarebbe anche un interesse puramente economico, mosso dal desiderio di attirare a Parigi le banche e i colossi della finanza che hanno sede nella City di Londra.

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Quello che invece non è in discussione è la collaborazione fra i due Paesi in fatto di sicurezza e lotta al terrorismo. La May ha espresso la sua «solidarietà» al presidente francese per la strage di Nizza e detto che «mai come ora» Londra è pronta a stare al fianco di Parigi. «La nostra amicizia va oltre la Brexit», ha aggiunto il primo ministro, anche se la tensione fra i due leader era chiaramente percepibile ed emergerà ancora di più nelle prossime settimane quando aumenteranno le pressioni sul Regno Unito per indicare i tempi certi del suo divorzio da Bruxelles.