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Discussione: Cose turche

  1. #61
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    Predefinito Re: Cose turche

    La NATO sostiene sottobanco Turchia e Azerbaigian
    RETE VOLTAIRE | 11 OTTOBRE 2020

    L’Azerbaigian si appoggia su membri dei servizi segreti di Paesi dell’ex Patto di Varsavia ora della NATO per mobilitare la stampa internazionale contro l’Armenia.

    Il 30 settembre 2020 è stato fondato a Baku il Nizami Ganjavi International Center, dal nome del celebre poeta turco-persiano del XII secolo. Fanno parte del suo consiglio di amministrazione molte personalità politiche del Caucaso, dei Balcani, dell’Europa Orientale e dei Paesi Baltici. Il Centro è stato cofinanziato dall’Azerbaigian e dalla compagnia Exxon-Mobil.

    Sulla rivista del Ganjavi Center di aprile 2020 Robert Cekuta, ex ambasciatore degli Stati Uniti a Baku (2015-18), ha scritto che è arrivato il momento per Washington d’impegnarsi nel Karabakh [1].

    Dall’inizio della guerra contro l’Artsakh, il Nizami Ganjavi International Center, co-diretto dall’egiziano Ismail Serageldin e dalla lettone Vaira Vīķe-Freiberga, moltiplica sulla stampa internazionale gli interventi e gli articoli di opinione dei propri membri a favore dell’Azerbaigian.

    Questa potente lobby dimostra che la NATO sostiene sottobanco il «Popolo a due Stati» (Turchia e Azerbaigian).

    Traduzione
    Rachele Marmetti
    Giornale di bordo

    https://www.voltairenet.org/article211139.html
    Ultima modifica di Eridano; 12-10-20 alle 15:20

  2. #62
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  3. #63
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  4. #64
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    Predefinito Re: Cose turche

    Certo che tra Erdocan e Minkion è dura decidere chi è più coglione.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  5. #65
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    Predefinito Re: Cose turche

    Erdoğan minaccia la UE e specialmente la Francia
    RETE VOLTAIRE | 27 OTTOBRE 2020
    DEUTSCH ENGLISH ESPAÑOL FRANÇAIS TÜRKÇE


    Il 26 ottobre 2020 il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha aperto le celebrazioni della nascita del profeta Maometto [1]. Con l’occasione ha pronunciato un discorso elegiaco, descrivendo le sofferenze che i mussulmani hanno dovuto sopportare nel mondo, in particolare in Europa: una terra dove atrocità, terrore e torture sono i mezzi usati per costringere i mussulmani ad abiurare la propria fede; un mondo dove un milione di mussulmani sono stati sterminati e 12 milioni cacciati dalle proprie case, costretti a fuggire per sottrarsi alla morte.

    Ha indicato il presidente francese, Emmanuel Macron, come il leader di questa campagna d’odio contro l’islam. Ha supplicato gli europei di trarre lezione dal genocidio degli ebrei da loro compiuto durante la seconda guerra mondiale e di non ripetere lo stesso crimine contro i mussulmani. Ha ricordato il massacro del 2011 in Norvegia compiuto da Anders Behrin Breivik, additandolo come simbolo delle atrocità di cui gli europei sono capaci.

    Ha concluso il discorso dichiarando: «Credo che grandi responsabilità incombano sulle istituzioni europee in particolare, nella lotta contro la minaccia del terrorismo razzista. Il Consiglio Europeo non può continuare a ignorare l’islamofobia. Il parlamento europeo, che fa osservazioni al nostro Paese su ogni questione, non può ignorare il problema nascondendo la testa sotto la sabbia come lo struzzo. I dirigenti europei prudenti, rispettosi della morale e coscienziosi dovrebbero abbattere il muro della paura e cominciare ad affrontare apertamente il problema dell’ostilità verso l’islam e i mussulmani. Alle idee di estrema destra non dovrebbero essere consentito di diventare la politica dominante dell’Europa. I politici europei dovrebbero subito dire “no” alla campagna di odio del presidente francese Macron. Benché Macron non l’apprezzi, voglio qui reiterare l’appello che ho fatto l’altro giorno. Il razzismo e l’islamofobia sono psicosi che distruggono le facoltà della mente e della coscienza di una persona, quale sia il suo lavoro o il posto che occupa. Questo problema non può essere superato negandolo o agendo come se non esistesse; ogni uomo politico che abbia a cuore il futuro del proprio Paese e dei propri concittadini deve prenderne atto e affrontarlo, nonché trovare gli strumenti per risolverlo».

    Questo discorso è stato pronunciato da un presidente, Erdoğan, che annunciò gli attentati del 13 novembre 2015 in Francia (il Bataclan), dopo che il proprio partito, l’AKP, se n’era fragorosamente rallegrato; ancor oggi la Turchia nega il genocidio degli armeni e ne sta preparando la continuazione in Azerbaigian.

    Il presidente Erdoğan ha fatto un solo esempio delle atrocità anti-mussulmane compiute a suo tempo in Europa: il massacro di Srebrenica del 1995. Non ha invece elencato le «atrocità, terrore e torture» di cui i mussulmani sarebbero vittime oggi in Europa.

    Il passaggio sulla «psicosi» di cui il presidente Macron potrebbe essere affetto, allude a un’intervista in cui il presidente Erdoğan gli aveva consigliato di farsi curare. L’affermazione del presidente turco ha provocato il richiamo dell’ambasciatore francese ad Ankara.

    https://www.voltairenet.org/article211421.html
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  6. #66
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    Predefinito Re: Cose turche

    https://twitter.com/MaurizioBlondet/...7Ctwgr%5Etweet

    Gravemente sottovalutato il rischio della infiltrazione turca in Europa
    Maurizio Blondet 27 Ottobre 2020

    Ringraziare la Lamorgese:

    Quando nel tardo pomeriggio del 15 aprile scorso le fiamme avvolsero la cattedrale di Notre Dame i più attivi e celeri dell’intero mondo musulmano a gioire della catastrofe furono i turchi.

    Basta guardare (anche ora) la pagina Facebook ufficiale del quotidiano turco Sabah per rendersene conto.

    È uno spettacolo così bello. Che altri luoghi cristiani possano incontrare lo stesso destino
    La cattedrale non è ancora completamente bruciata. Aiutaci fuoco
    Possa l’intera Francia bruciare, sono nemici dell’Islam, nemici dell’umanità
    Questo è quello che succede ai miscredenti che non rispettano il profeta. Dio è grande
    Possano tutte le cattedrali cristiane bruciare
    Questi sono solo alcuni delle migliaia e migliaia di commenti di giubilo apparsi nella pagina Facebook di Sabah, commenti che a distanza di settimane continuano ad arrivare.

    Può sembrare una cosa da niente, può sembrare il solito “shitstorm” su notizie che in qualche modo scatenano i peggiori istinti delle persone in rete.

    In realtà è una fotografia perfetta della Turchia attuale, una Turchia tutta volta a potenziare la propria posizione all’interno del mondo islamico e in particolare la propria leadership sulla Fratellanza Musulmana.

    Erdogan in vantaggio su tutti i leader musulmani
    Tutti i più “grandi” leader musulmani bramano di diventare una guida per il mondo islamico ed Erdogan non fa eccezione. Ma il dittatore turco parte da una posizione decisamente più favorevole, almeno per quanto riguarda l’Europa e il Medio Oriente.

    La Turchia ha già infiltrato pesantemente l’Europa passando per la porta dei Balcani. In Europa, soprattutto in Germania, i cittadini turchi si possono misurare in milioni, MILIONI di persone che possono incidere pesantemente nelle politiche degli Stati che li ospitano. E’ già successo in passato con la Germania e potrebbe succedere anche in futuro, specie se l’Europa si ostinerà nel suo diniego all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea.

    La differenza tra la Turchia e le altre potenze islamiche
    Mentre le grandi potenze finanziarie islamiche cercano di “sfondare” in Europa attraverso una serie di “donazioni” alle comunità islamiche e con la costruzione di moschee, Erdogan adotta un sistema diverso e più “penetrante”.

    Nemmeno lui disdegna il finanziamento per la costruzione di grandi moschee, come dimostra il finanziamento per la costruzione della grande moschea di Colonia. Ma l’approccio turco è molto più aggressivo e penetrante perché sfrutta a grandi mani lo Zakat, la beneficenza islamica impossibile da controllare senza apposite leggi.

    Lo Zakat turco, inteso come lo intende Erdogan, è una evoluzione moderna della vecchia “teologia del container” usata a suo tempo dai missionari in Africa. Io ti sfamo ma tu ti converti. Solo che Erdogan non lo fa in Africa, o meglio, non lo fa solo in Africa ma lo fa soprattutto in Europa.

    Indicative a tal riguardo le parole proferite ieri dal direttore generale delegato della Mezzaluna Rossa, Mustafa Tutkun, il quale parlando degli aiuti distribuiti in Kosovo, in Bosnia e in Albania in occasione del Ramadan ha detto che «l’operazione rientra e si integra con la politica estera della Turchia», parole poi ribadite dal Console Generale della Turchia in Kosovo, Eylem Altunya.

    Il proselitismo e l’infiltrazione in Europa attraverso l’aiuto umanitario sono quindi «parte della politica estera della Turchia» e questo non può non destare allarme nelle cancellerie europee. O almeno dovrebbe.

    Invece sembra che il problema sia ampiamente sottovalutato nonostante i molti allarmi lanciati dai servizi segreti sul fatto che la Turchia di Erdogan stia cercando di colmare il vuoto lasciato da ISIS nel cuore dei milioni di musulmani in Europa.

    Come fino ad ora è stata ampiamente sottovalutata la pesante deriva islamista in atto in Turchia, come dimostrano i commenti sulla pagina Facebook di Sabah in occasione dell’incendio di Notre Dame e come dimostra la costante crescita dell’intolleranza verso gli “infedeli” in Turchia.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  7. #67
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  8. #68
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    Predefinito Re: Cose turche



    ERDOGAN TRASFORMA UN’ALTRA CHIESA IN MOSCHEA: CANCELLATE LE IMMAGINI DI CRISTO – FOTO
    NOVEMBRE 1, 2020

    Gli affreschi e i mosaici dello storico monastero di Chora (Kariye) di Istanbul sono stati coperti con tende bianche, dopo la decisione della Turchia di convertire la struttura bizantina in una moschea, riferisce Bianet .
    Originariamente costruito come monastero, il museo avrebbe dovuto essere aperto al culto islamico venerdì 30 ottobre, ma la prima preghiera è stata rinviata per ulteriori preparativi.

    A seguito di un decreto presidenziale che autorizzava la conversione del Museo di Chora in una moschea, le immagini di Cristo, gli affreschi e le icone nel museo sono stati coperti con tende bianche.


    Situato nel quartiere Fatih di Istanbul (Costantinopoli), l’edificio fu costruito come monastero nel 534 durante il periodo bizantino. Dopo che Istanbul è stata conquistata dagli Ottomani nel 1453, è stato trasformato in una moschea nel 1511, proprio come Hagia Sophia. E’ poi stata trasformata in un museo da un decreto del Consiglio dei ministri nel 1945, dopo che la Repubblica di Turchia fu fondata nel 1923.

    Il vice segretario generale della municipalità metropolitana di Istanbul (IMM) Mahir Polat ha annunciato su Twitter che “la copertura di affreschi e mosaici della Chora, uno dei capolavori della storia dell’arte mondiale, distruggerà il carattere e il valore artistico dell’edificio”.

    Polat ha confrontato le immagini del prima e del dopo della chiesa, rilevando che “il progetto [è intrapreso] dal ministero e dalle sue istituzioni che gestiscono e proteggono il patrimonio culturale della Turchia”.

    https://voxnews.info/2020/11/01/erdo...i-cristo-foto/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  9. #69
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    Predefinito Re: Cose turche

    Oltre un secolo fa il genocidio armeno, che i turchi vogliono nascondere
    28 Aprile 2022

    di REDAZIONE

    Durante la prima guerra mondiale (1914-1918) si compie, nell’area dell’ex impero ottomano, in Turchia, il genocidio del popolo armeno (1915 – 1923), il primo del XX secolo. Il governo dei Giovani Turchi, preso il potere nel 1908, attua l’eliminazione dell’etnia armena, presente nell’area anatolica fin dal 7° secolo a.C.
    Dalla memoria del popolo armeno, ma anche nella stima degli storici, perirono i due terzi degli armeni dell’Impero Ottomano, circa 1.500.000 di persone. Molti furono i bambini islamizzati e le donne inviate negli harem. La deportazione e lo sterminio del 1915 vennero preceduti dai pogrom del 1894-96 voluti dal Sultano Abdul Hamid II e da quelli del 1909 attuati dal governo dei Giovani Turchi.

    Le responsabilità dell’ideazione e dell’attuazione del progetto genocidario vanno individuate all’interno del partito dei Giovani Turchi, “Ittihad ve Terraki” (Unione e Progresso). L’ala più intransigente del Comitato Centrale del Partito pianificò il genocidio, realizzato attraverso una struttura paramilitare, l’Organizzazione Speciale (O.S.), diretta da due medici, Nazim e Chakir. L’O.S. dipendeva dal Ministero della Guerra e attuò il genocidio con la supervisione del Ministero dell’Interno e la collaborazione del Ministero della Giustizia. I politici responsabili dell’esecuzione del genocidio furono: Talaat, Enver, Djemal. Mustafa Kemal, detto Ataturk, ha completato e avallato l’opera dei Giovani Turchi, sia con nuovi massacri, sia con la negazione delle responsabilità dei crimini commessi.

    Il genocidio degli armeni può essere considerato il prototipo dei genocidi del XX secolo. L’obiettivo era di risolvere alla radice la questione degli armeni, popolazione cristiana che guardava all’occidente. Il movente principale è da ricercarsi all’interno dell’ideologia panturchista, che ispira l’azione di governo dei Giovani Turchi, determinati a riformare lo Stato su una base nazionalista, e quindi sull’omogeneità etnica e religiosa. La popolazione armena, di religione cristiana, che aveva assorbito gli ideali dello stato di diritto di stampo occidentale, con le sue richieste di autonomia poteva costituire un ostacolo ed opporsi al progetto governativo.
    L’obiettivo degli ottomani era la cancellazione della comunità armena come soggetto storico, culturale e soprattutto politico. Non secondaria fu la rapina dei beni e delle terre degli armeni. Il governo e la maggior parte degli storici turchi ancora oggi rifiutano di ammettere che nel 1915 è stato commesso un genocidio ai danni del popolo armeno.

    Il 24 aprile del 1915 tutti i notabili armeni di Costantinopoli vennero arrestati, deportati e massacrati. A partire dal gennaio del 1915 i turchi intrapresero un’opera di sistematica deportazione della popolazione armena verso il deserto di Der-Es-Zor.

    Il decreto provvisorio di deportazione è del maggio 1915, seguito dal decreto di confisca dei beni, decreti mai ratificati dal parlamento. Dapprima i maschi adulti furono chiamati a prestare servizio militare e poi passati per le armi; poi ci fu la fase dei massacri e delle violenze indiscriminate sulla popolazione civile; infine i superstiti furono costretti ad una terribile marcia verso il deserto, nel corso della quale gli armeni furono depredati di tutti i loro averi e moltissimi persero la vita. Quelli che giunsero al deserto non ebbero alcuna possibilità di sopravvivere, molti furono gettati in caverne e bruciati vivi, altri annegati nel fiume Eufrate e nel Mar Nero.

    Anche qui la presenza di alcuni Giusti permise al mondo di sapere quello che stava succedendo. Ne ricordiamo due Armin T. Wegner e Giacomo Gorrini.

    FONTE ORIGINALE: http://www.giorgioperlasca.it

    https://www.miglioverde.eu/oltre-un-...no-nascondere/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  10. #70
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    Predefinito Re: Cose turche

    POP STAR TURCA ARRESTATA PER AVER SCHERZATO SULLA SCUOLA RELIGIOSA



    Posted On: Agosto 26, 2022

    Il cantante, il cui nome completo è Guslen Colakoğlu, è stato portato via dalla sua casa di Istanbul per essere interrogato ed è stato formalmente arrestato la scorsa notte.


    In un concerto a Istanbul ad aprile, Guslen, 46 anni, ha detto scherzosamente che la “deviazione” di un musicista dalla sua band di supporto era dovuta al fatto che aveva frequentato una scuola religiosa.

    Un video del suo scherzo ha iniziato a circolare sui social di recente con hashtag che chiedevano il suo arresto.


    Guslen, che in precedenza è stato preso di mira dai religiosi islamici per aver indossato abiti succinti a uno spettacolo e per aver alzato la bandiera LGBTQ a un concerto, si è scusato per l’offesa che ha causato con la battuta, ma ha detto che le sue parole sono state confiscate da coloro che cercavano di approfondire la polarizzazione . in un paese.


    Durante l’interrogatorio, ha respinto le accuse di incitamento all’odio e all’ostilità, sottolineando di avere “un rispetto infinito per i valori e le sensibilità” del suo Paese.

    Il suo arresto ha suscitato indignazione sui social media, con i critici del governo che hanno affermato che la mossa era un tentativo del presidente Recep Tayyip Erdogan di sostenere il sostegno degli elettori religiosi e conservatori prima delle elezioni tra 10 mesi.

    https://martagrande.it/pop-star-turc...ola-religiosa/

    Arrestata popstar turca Gulsen, dopo una battuta sulle scuole religiose
    Proteste sui social media

    Roma, 26 ago. (askanews) - La popstar turca Gulsen Colakoglu, 46 anni, è stata arrestata a Istanbul, in Turchia, per avere fatto pubblicamente una battuta sulle scuole religiose. Si trova adesso in carcere in attesa di processo. Lo ha scritto l'agenzia di Stato turca. L'arresto ha creato proteste sui social media. Secondo i critici del presidente turco Recep Tayyip Erdogan si tratta di una mossa per consolidare il suo rapporto con settori politici religiosi e conservatori, in vista delle elezioni che si terranno tra 10 mesi.

    ( 26 agosto 2022 )

    http://www.conquistedellavoro.it/bre...edia-1.2979766
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

 

 
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