Originariamente Scritto da
•Sorz•
massì, Massena... le esternazioni che accompagnano l'argomento son sempre le stesse, con scaricabarile di colpe e punti di vista disparati, alcuni parte in veri, di sicuro inconciliabili.
Quel che, almeno personalmente, mi da fastidio è che a livello ufficiale sembra una tragedia di serie B. Anche qui dove vivo io (Veneto) l'eco degli infoibamenti è sempre arrivato, ma non ovunque è così... Per farti un esempio, mio nonno materno è piemontese. Prigioniero l'8 settembre, al ritorno dalla Germania fece quasi 1anno di convalescenza da tubercolosi in casa... e non sentì minimamente parlare dell'argomento! Quando tornò in servizio attivo nei carabinieri iniziò a sentire le prime voci, poi diventate numerose quando venne volontario in Veneto durante l'alluvione del Polesine. Parola d'ordine, sia per i carabinieri semplici che per i gradutati, era stigmatizzare le foibe. Non parlarne, o al massimo commentare "se è successo qualcosa, vedrete che la Giustizia farà il suo corso. Sennò son solo voci e non credetici". Quando rientrò in Piemonte in licenza, chiese a suo fratello (comandante garibaldino nella zona di Alba durante la resistenza) se sapesse di quelle storie, e si sentì rispondere "certo, han avuto quel che si meritavano. Alle riunioni del partito ci han spiegato cos'è successo. Un treno di fuggitivi è passato anche per Alba, diretto in Liguria, ma abbiamo diffuso la voce che si trattasse di agitatori fascisti o di poveracci che avevan perso la testa vivendo per mesi in prima linea". :gratgrat:
Poi, pian piano, le voci e le diceri aumentarono. Più d'uno iniziò a ritenerle attendibili, ma -sempre per farti un esempio- ai carabinieri venne chiesto di non modificare il comportamento a riguardo. Mio nonno andò in pensione (1974) che ancora si dovevan tacere quelle vicende, così come altri epidosi bui della storia nazionale. Questioni politiche.
Insomma, Massena... ovvio che il silenzio assoluto sulle foibe non c'è mai stato, o c'è stato solo in minimissima parte. Ma altrettanto ovvio che le grancasse mediatiche (o istituzionali, quando ancora i massmedia non eran a livello attuale) abbian preferito dirottare altrove la propria attenzione.
Ti facevo il parallelo sulla questione finale perchè sia la nonna materna che una mia zia (sua figlia) son state per decenni professoresse di scuole medie inferiori. Libero di non crederci, ma nelle riunioni distrettuali o didattiche fin dai primi anni '50 venne loro richiesto di trattare "all'acqua di rose" (ovvio, avevan a che fare con menti facilmente impressionabili) le due guerre mondiali, però dovevan parlare di decine di migliaia (?) di ebrei italiani morti nei campi di sterminio tedeschi. Decisione giusta, però discutibile visto un risvolto pratico del "consiglio": mia nonna, essendo sposata con un ex-IMI avendo avuto notizia diretta delle Foibe, credette opportuno far sapere ai suoi alunni che "Durante la seconda guerra mondiale morirono moltissimi italiani. Migliaia combattendo, migliaia da prigionieri in Germania, Urss e Africa, migliaia di civili al confine con la Jugoslavia, migliaia quando la guerra arrivò in Italia." Ebbene, sembra incredibile ma ricevette un richiamo ufficiale dal direttore didattico... "si posson tralasciare certi particolari. Le più grandi tragedie s'ebbero al fronte o durante la ritirata tedesca nell'Italia Centrale. Agli alunni basta questo, che poi è quanto trovan scritto sui manuali."