da: Passerella di Christo, uno spreco di soldi pubblici? Indaga la Corte dei Conti
Strascichi dell’«effetto Christo». Non sull’indotto del Sebino, stavolta, ma nelle «aule» di giustizia. Per il Codacons i conti non tornano. E a deciderlo sarà proprio (giochi di parole a parte) la Corte dei Conti, che ha deciso di aprire un’indagine proprio a seguito di un esposto presentato dall’associazione a tutela dei consumatori nelle scorse settimane in relazione alla passerella installata dall’artista bulgaro sul lago d’Iseo tra giugno e luglio.
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Nel mirino i costi sostenuti dagli enti locali
Punto chiave della denuncia, che quindi non è caduta nel vuoto: i costi dell’opera a carico della collettività. E per vederci chiaro, su delega della magistratura, gli uomini della Guardia di Finanza hanno acquisito tutta la documentazione contabile necessaria agli accertamenti del caso negli uffici della Comunità Montana del Sebino. Nel mirino, i costi sostenuti dagli enti locali per la realizzazione della passerella. Nel dettaglio, si legge a pagina cinque dell’esposto del Codacons, si chiede di «mettere in luce molteplici aspetti sintomatici dell’esistenza di condotte che potrebbero aver posto in essere sprechi di rilevanza tale da poter configurare, oltre a un vero e proprio danno erariale, anche un danno a tutti i cittadini residenti in Lombardia e nei paesi limitrofi al luogo di installazione della passerella che finanziano i servizi pubblici fortemente compromessi e a tutti i titolari di piccoli esercizi commerciali che hanno visto ridotta l’affluenza». Situazioni «non conformi» denuncia il Codacons «a un corretto operato tanto nella gestione dei servizi pubblici essenziali - trasporti, ambulanza ed elisoccorso, pronto intervento dei vigili anche del fuoco - che nella programmazione di un evento al fine esclusivo di creare un indotto economico e non solo per la comunità di riferimento». Quindi, «si chiede alle procure di indagare». Anche su eventuali «responsabilità dei soggetti coinvolti nei confronti dell’erario», oltre che al fine di «accertare i fatti». E la Corte dei Conti, a quanto pare, non ha buttato la segnalazione nel cestino.