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    Predefinito MAGISTERO - Seminati dal Logos.

    Seminato dal logos, l’umanesimo europeo fiorisce nei chiostri

    La lectio magistralis tenuta dal Papa nella capitale dei Lumi. Una riflessione musicale sulle Scritture, sulla libertà dal fondamentalismo e sulla domanda dell’Ignoto dissetata da fede e ragione.

    Lectio magistralis tenuta dal Papa Emerito a Parigi nel 2008 (nel link il testo completo).

    Metto alcuni passaggi anche a beneficio di coloro che leggono la Bibbia come fosse un fumetto o un ricettario.


    Per capire in qualche modo la cultura della parola, che nel monachesimo occidentale si è sviluppata dalla ricerca di Dio, partendo dall’interno, occorre finalmente fare almeno un breve cenno alla particolarità del Libro o dei Libri in cui questa Parola è venuta incontro ai monaci. La Bibbia, vista sotto l’aspetto puramente storico o letterario, non è semplicemente un libro, ma una raccolta di testi letterari, la cui stesura si estende lungo più di un millennio e i cui singoli libri non sono facilmente riconoscibili come appartenenti ad un’unità interiore; esistono invece tensioni visibili tra di essi. Ciò vale già all’interno della Bibbia di Israele, che noi cristiani chiamiamo l’Antico Testamento. Vale tanto più quando noi, come cristiani, colleghiamo il Nuovo Testamento e i suoi scritti, quasi come chiave ermeneutica, con la Bibbia di Israele, interpretandola così come via verso Cristo. Nel Nuovo Testamento, con buona ragione, la Bibbia normalmente non viene qualificata come “la Scrittura”, ma come “le Scritture” che, tuttavia, nel loro insieme vengono poi considerate come l’unica Parola di Dio rivolta a noi. Ma già questo plurale rende evidente che qui la Parola di Dio ci raggiunge soltanto attraverso la parola umana, attraverso le parole umane, che cioè Dio parla a noi solo attraverso gli uomini, mediante le loro parole e la loro storia. Questo, a sua volta, significa che l’aspetto divino della Parola e delle parole non è semplicemente ovvio. Detto in espressioni moderne: l’unità dei libri biblici e il carattere divino delle loro parole non sono, da un punto di vista puramente storico, afferrabili. L’elemento storico è la molteplicità e l’umanità. Da qui si comprende la formulazione di un distico medioevale che, a prima vista, sembra sconcertante: “Littera gesta docet – quid credas allegoria...” (cfr Augustinus de Dacia, “Rotulus pugillaris”, I). La lettera mostra i fatti; ciò che devi credere lo dice l’allegoria, cioè l’interpretazione cristologica e pneumatica.
    Possiamo esprimere tutto ciò anche in modo più semplice: la Scrittura ha bisogno dell’interpretazione, e ha bisogno della comunità in cui si è formata e in cui viene vissuta. In essa ha la sua unità e in essa si dischiude il senso che tiene unito il tutto. Detto ancora in un altro modo: esistono dimensioni del significato della Parola e delle parole, che si dischiudono soltanto nella comunione vissuta di questa Parola che crea la storia. Mediante la crescente percezione delle diverse dimensioni del senso, la Parola non viene svalutata, ma appare, anzi, in tutta la sua grandezza e dignità. Per questo il “Catechismo della chiesa cattolica” con buona ragione può dire che il cristianesimo non è semplicemente una religione del libro nel senso classico (cfr n. 108). Il cristianesimo percepisce nelle parole la Parola, il Logos stesso, che estende il suo mistero attraverso tale molteplicità. Questa struttura particolare della Bibbia è una sfida sempre nuova per ogni generazione. Secondo la sua natura essa esclude tutto ciò che oggi viene chiamato fondamentalismo. La Parola di Dio stesso, infatti, non è mai presente già nella semplice letteralità del testo. Per raggiungerla occorre un trascendimento e un processo di comprensione, che si lascia guidare dal movimento interiore dell’insieme e perciò deve diventare anche un processo di vita. Sempre e solo nell’unità dinamica dell’insieme i molti libri formano un Libro, si rivelano nella parola e nella storia umane la Parola di Dio e l’agire di Dio nel mondo.



    Tutta la drammaticità di questo tema viene illuminata negli scritti di san Paolo. Che cosa significhi il trascendimento della lettera e la sua comprensione unicamente a partire dall’insieme, egli l’ha espresso in modo drastico nella frase: “La lettera uccide, lo Spirito dà vita” (2 Cor 3,6). E ancora: “Dove c’è lo Spirito … c’è libertà” (2 Cor 3,17). La grandezza e la vastità di tale visione della Parola biblica, tuttavia, si può comprendere solo se si ascolta Paolo fino in fondo e si apprende allora che questo Spirito liberatore ha un nome e che la libertà ha quindi una misura interiore: “Il Signore è lo Spirito, e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà” (2 Cor 3,17). Lo Spirito liberatore non è semplicemente la propria idea, la visione personale di chi interpreta. Lo Spirito è Cristo, e Cristo è il Signore che ci indica la strada. Con la parola sullo Spirito e sulla libertà si schiude un vasto orizzonte, ma allo stesso tempo si pone un chiaro limite all’arbitrio e alla soggettività, un limite che obbliga in maniera inequivocabile il singolo come la comunità e crea un legame superiore a quello della lettera: il legame dell’intelletto e dell’amore. Questa tensione tra legame e libertà, che va ben oltre il problema letterario dell’interpretazione della Scrittura, ha determinato anche il pensiero e l’operare del monachesimo e ha profondamente plasmato la cultura occidentale. Essa si pone nuovamente anche alla nostra generazione come sfida di fronte ai poli dell’arbitrio soggettivo, da una parte, e del fanatismo fondamentalista, dall’altra. Sarebbe fatale, se la cultura europea di oggi potesse comprendere la libertà ormai solo come la mancanza totale di legami e con ciò favorisse inevitabilmente il fanatismo e l’arbitrio. Mancanza di legame e arbitrio non sono la libertà, ma la sua distruzione.



    http://www.ilfoglio.it/articoli/2008/09/15/seminato-dal-logos-lumanesimo-europeo-fiorisce-nei-chiostri___1-v-116357-rubriche_c317.htm



    Ultima modifica di emv; 02-06-20 alle 17:25 Motivo: Rititolazione a scopo classificazione argomenti
    se non ci metterai troppo io ti aspetterò tutta la vita...

  2. #2
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    Predefinito Re: Seminati dal Logos.

    Concordo, relativamente all'estratto che ho postato, in ogni suo singolo aspetto!*(ed ovviamente nel messaggio complessivo).

    Il Papa emerito ha espresso magistralmente cose che io avrei espresso male ().

    * forse l'unico su cui ho bisogno di ulteriore elaborazione personale è quello attinente all'importanza della comunità ai fini della comprensione.
    se non ci metterai troppo io ti aspetterò tutta la vita...

  3. #3
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    Predefinito Re: Seminati dal Logos.

    Se lo stavano per magnare vivo appena affacciato nel virtuale. Serviva un mediano incontrista come capitano , io faccio il raccattapalle.
    La prossima stagione , però gioco da riserva nel campionato del purgatorio,
    in una squadra che raccoglie i giocatori che confondono il calcio con la palla a mano.
    Bel post.

  4. #4
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    Predefinito Re: Seminati dal Logos.

    Citazione Originariamente Scritto da erinnot Visualizza Messaggio
    Se lo stavano per magnare vivo appena affacciato nel virtuale. Serviva un mediano incontrista come capitano , io faccio il raccattapalle.
    La prossima stagione , però gioco da riserva nel campionato del purgatorio,
    in una squadra che raccoglie i giocatori che confondono il calcio con la palla a mano.
    Bel post.
    Circa la confusione (non il dubbio, che è altra cosa) occorre capire se essa è in noi poichè con "dolo" l'alimentiamo o se si affaccia in noi per essere risolta e noi a tal fine ci adoperiamo.

    p.s. Se ho capito bene la figura retorica.
    se non ci metterai troppo io ti aspetterò tutta la vita...

 

 

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