[Torno a scrivere dopo una lunga assenza. Molta acqua è passata sotto i ponti, molte vecchie idee sono cambiate: e lo stesso nome "Tipo Liberale" andrà forse cambiato. E tuttavia, rileggere il Fantatermometro dopo tanto tempo mi ha strappato più di un sorriso. E allora onoriamolo, questo Fantatermometro!

Il vecchio modello delle fanta-elezioni è esaurito: il futuro è nelle ucronie collettive. Provo quindi a presentarne uno, se volete anche "di attualità", latu sensu.]

Fine agosto 1954
: con una mossa inaspettata, il presidente del Consiglio Pierre Mendès France decide di troncare ogni discussione sull'adesione della Francia alla Comunità europea di difesa (CED), annunciando che il Governo farà dipendere da essa la sua stessa esistenza. La strada è quindi aperta alla questione di fiducia; la stampa francese si interroga per giorni sulle motivazioni della scelta di PMF, sino ad allora considerato molto esitante sulla questione e che anzi aveva chiesto mesi prima una revisione del testo del trattato: e se i sostenitori del primo ministro parlano di "scelta coraggiosa", di scatto di reni e addirittura di coraggio, vi è chi accusa il fiero radicale di sottomissione ai desiderata dei cattolici del MRP.

Inizio di settembre: l'Assemblea nazionale approva il trattato CED con una striminzita maggioranza, dalla quale sono esclusi non solo i comunisti e i gollisti, ma anche esponenti della SFIO e dei radicali. Non di meno, il voto è avvenuto: il Governo è in piedi e la strada è aperta all'ultima ratificazione, quella dell'Italia.

Settembre inoltrato: passato rapidamente al voto del Senato italiano, il trattato CED è infine definitivamente approvato. Viene confermata l'opposizione delle Estreme, cui si aggiungono alcuni esponenti del liberalismo pre-fascista.

Manifestazioni di giubilo e di protesta percorrono l'Europa occidentale. Soprattutto in Francia, i gollisti lamentano l'asservimento all'Alleanza atlantica e si lasciano andare a violenze di piazza, non represse da un Governo timorosissimo di perdere la sua raccogliticcia maggioranza all'Assemblea.
Il trattato prevede la costituzione di forze terrestri, marittime e aeree comuni; nell'ambito di queste viene accolta la richiesta tedesca di riarmare. Le forze coloniali, alla pari delle gendarmerie, restano sotto esclusiva sovranità statale; allo stesso modo restano nazionali le truppe francesi a Berlino e in Austria.
Il sistema di governo della CED è per lo più intergovernativo e l'unanimità è spesso richiesta per le decisioni del Consiglio dei ministri della Comunità, organo in essa sovrano. E tuttavia il trattato prevede che il comandante delle truppe NATO in Europa possa disporre delle truppe europee anche solo con il consenso di un solo ministro della Difesa nazionale: gli Stati uniti sono il vero dominus della Comunità e delle sue armate.

Ma il precario equilibrio europeo (con le sue due Comunità: del Carbone e dell'acciaio da un lato, della Difesa dall'altro) viene presto turbato. L'articolo 38 del nuovo trattato, inserito dietro insistenza del primo ministro italiano, prevede infatti:
"l'Assemblée [della CECA, facente funzioni anche per la CED, ndr.] étudiera également les problèmes résultant de la coexistence de différents organismes de coopération européenne déjà créés ou qui viendraient à l'être, afin d'en assurer la coordination dans le cadre de la structure fédérale ou confederale".

L'accenno alle strutture federali o confederali di coordinamento delle Comunità (già si parla di Comunità politica europea, secondo le prime bozze fatte filtrare dall'Assemblea) infiamma il dibattito politico nel Continente, con ripercussioni immediate negli Stati Uniti e nei paesi comunisti. Forti spaccature dividono ciascuno dei sei Stati fondatori delle Comunità.

Come potrebbe evolvere questa situazione?