Originariamente Scritto da
Fallen
Dato che non sono noto per essere "omologato", neanche all'interno dei "non omologati", apro un topic che, se seguito, sarà sicuramente controverso.
Premetto che non provo alcuna simpatia nei confronti degli Islamici Radicali nè tantomeno approvo i loro eventuali atti terroristi. Trattasi di un discorso meramente tecnico alla base, che in futuro per estensione potrà essere esteso a qualunque altro tipo di "oppositore e/o contestatore dello status quo".
Talvolta si sente nei TG mainstream o si legge nei siti internet di informazione convenzionale che "il ministro dell'Interno ha espulso in via tale cittadino straniero in quanto ritenuto vicino al radicalismo islamico". Numeri molto contenuti, non più di qualche decina ogni anno. La semplice espulsione in via preventiva tecnicamente è una delle cosiddette "misure di sicurezza personali non detentive". Tecnicamente fa parte della stessa "famiglia" che include altre misure come libertà vigilata e divieto di soggiorno in un certo comune. Queste misure vengono usate non necessariamente laddove si ritenga che venga compiuto un reato, bensì laddove si ritenga che vi sia "la probabilità che il soggetto possa commettere reati, basata su riscontri oggettivi".
Tornando nel caso delle espulsioni, è tecnicamente possibile l'espulsione dello straniero che ha commesso un reato al termine della pena scontata, così come è tecnicamente possibile l'espulsione preventiva dello straniero che "potrebbe commettere reati". Da un punto di vista superficiale si potrebbe dire che non ci si deve stracciare le vesti per le espulsioni di allogeni islamici sospettati di avere una visione del mondo integralista islamica, anzi, dal punto di vista ideologico tutto ciò è sicuramente auspicabile.
Dal punto di vista tecnico tuttavia si pone un interrogativo non indifferente: potrà questa tendenza fare giurisprudenza ed essere applicata nei prossimi anni per fermare oppositori e/o contestatori senza bisogno del processo penale con altre misure di sicurezza?
Sì, senza processo penale in quanto le misure di sicurezza (che, ricordiamolo, non presuppongono che il soggetto abbia compiuto un reato) non vengono decise dopo il contradditorio con un avvocato che perlomeno può riuscirea "limitare i danni", bensì dal magistrato di sorveglianza o, addirittura, dalla prefettura. Il famoso "DASPO" è una misura di sicurezza. Anche il "foglio di via per tot anni" da una città.
Anche il cosiddetto "ergastolo in bianco" (detto anche "internamento in una casa lavoro") è una misura di sicurezza. Si applica a quelli che sono considerati "delinquenti abituali o per tendenza" e in gergo viene chiamato così perchè ogni volta che sgarri il conteggio ricomincia da capo (e date le innumerevoli restrizioni sgarrare è un attimo).
Detto questo, personalmente vedo con molta preoccupazione l'applicazione di "espulsioni preventive come misure di sicurezza" in uno stato come la repubblica italiana, noto al mondo per avere le frontiere colabrodo e non espellere nessuno. Non per le espulsioni in sè ma per quello che sta alla base: si dà alle varie autorità giudiziarie carta bianca per applicare misure di sicurezza a soggetti cosiddetti "socialmente pericolosi" anche in assenza di reati.
E, si sa, la definizione di "socialmente pericoloso" è spesso racchiusa nell'arbitrarietà di un magistrato o di un prefetto.
Che la nuova frontiera della repressione sia nell'uso arbitrario delle misure di sicurezza al posto (o affiancate) a processi penali talvolta maccheronici? Chi vivrà vedrà.