Pena di morte, esecuzioni in Vietnam e Arabia Saudita - Repubblica.it
l regime di Riyad ha deciso per la decapitazione di un minorenne, che ha subìto già 5 mesi di detenzione in isolamento, oltre che percosse e torture in cella. Minacciati anche i suoi familiari e il suo legale
19 agosto 2016
Pena di morte, esecuzioni in Vietnam e Arabia Saudita
ROMA - Dal rapporto periodico di "Nessuno Tocchi Caino" si apprende che il tribunale di Lang Son, in Vietnem, ha condannato a morte nove uomini e altri due all’ergastolo per il traffico di complessivi 280 kg di eroina dalla provincia settentrionale vietnamita in Cina, nel 2013 e 2014. I fratelli Chu Dinh Tuyen, 39 anni, e Chu Van Vien, 33, capi della banda, sono tra i condannati a morte insieme ai loro sette complici, di età compresa tra 31 e 38 anni. Nong Thi Chang, 25, e Chu Duc Figlio, 38, sono i due imputati condannati all’ergastolo. Agenti del Ministero della Pubblica Sicurezza nel 2014 catturarono due membri della gang. Successive indagini portarono all'arresto degli altri. La banda avrebbe confessato di aver trafficato un totale di 280 kg di eroina dalla provincia nord-occidentale in Cina in 22 occasioni, guadagnando più di 10 miliardi di dollari vietnamiti (456.000 dollari USA).
Diciannove persone coinvolte. Un totale di 19 persone sono state coinvolte, compresi altri quattro vietnamiti ancora a piede libero, un cinese non identificato che è stato arrestato in Cina e un vietnamita deceduto. Il Vietnam ha una delle leggi sulla droga più severe del mondo. La produzione o la vendita di 100 g di eroina o di 300 g di altre sostanze stupefacenti illegali è punibile con la morte. Anche gli imputati riconosciuti colpevoli di possesso o traffico di più di 600 g di eroina o più di 2,5 kg di metanfetamine possono essere condannati a morte.
ARABIA SAUDITA
Il Tribunale Penale Speciale in Arabia Saudita ha emesso il suo verdetto iniziale, condannando a morte il minorenne sciita Abdulkareem Al Hawaj. La condanna a morte di Al Hawaj è in aggiunta a quelle emesse contro altri detenuti che sono in pericolo di esecuzione, stabilite al termine di processi che non sono in accordo con i principi internazionali di equità. Al Hawaj si aggiunge alla lista di altri nove minori sciiti che sono stati condannati a morte in Arabia Saudita e che sono in attesa di esecuzione. Al Hawaj, che è nato il 19 novembre 1995, è stato arrestato il 16 gennaio 2014 da uomini in abiti civili, ritenuti legati alla Direzione Generale di Investigazione. Gli uomini hanno fermato Abdulkareem mentre era sulla via del ritorno dal lavoro, ad un Check Point su Al Hadaleh Street ad Al Awamia, Qatif.
Cinque mesi in isolamento. Gli hanno puntato le armi in faccia e lo hanno arrestato, senza presentare alcun mandato d'arresto, e lo hanno portato, insieme alla sua auto, in un luogo segreto. Questi uomini non hanno informato la sua famiglia circa l’ubicazione del ragazzo, tuttavia alcuni giorni dopo la scomparsa, la famiglia è venuta a sapere della sua ubicazione tramite fonti non ufficiali, che hanno informato i familiari sull’arresto operato dalle autorità. Abdulkareem è stato arrestato per cinque mesi, periodo in cui è stato messo in isolamento, senza il permesso di comunicare con il mondo esterno o con altre persone, compresi i membri della famiglia.
Torturato in cella. E' stato sottoposto a tortura durante l’indagine, al fine di costringerlo a confessare false accuse contro di lui. Durante le torture è stato picchiato con bastoni e fili elettrici e preso a calci. Le sue mani sono state incatenate in alto per più di 12 ore e gli è stato impedito di usare il bagno in questo lasso di tempo. Oltre alla tortura fisica, è stato anche insultato, minacciato dell’uccisione dei suoi genitori e dell’asportazione delle unghie.
Ad Abdulkareem è stato proibito il contatto con qualsiasi avvocato durante il periodo dell'inchiesta, tuttavia dopo due anni, all'inizio della sessione del tribunale, la sua famiglia ha potuto incaricare un avvocato. I familiari e l’avvocato sono stati sottoposti a maltrattamenti durante le visite e il tribunale non ha risposto alle legittime richieste dell’avvocato.
Le accuse. Abdulkareem è stato accusato di reati non-violenti quando era minorenne, e le confessioni gli sono state estorte tramite tortura. Nonostante questo, il tribunale lo ha condannato a morte. Le accuse contro Al Hawaj non sono considerate come 'i più gravi dei crimini' e molte delle imputazioni nei suoi confronti riguardano la libertà di opinione e di espressione. Le accuse sono: coinvolgimento in una sparatoria contro poliziotti in cui è stato ferito, coinvolgimento in alcune marce e manifestazioni, aver dato fuoco a pneumatici, preparazione di alcuni cartelli con slogan contro il Regno, lancio di bombe molotov, partecipazione a social media, uso di 'WhatsApp' & 'Zilo' per individuare i posti di blocco, simpatia per l’Opposizione in Bahrain.
OK grazie... così posso postare notizie anche su paesi africani
fatto. avevo già creato un post con il titolo quando tu hai proposto il nuovo.