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    Predefinito Terremoto, quando Pertini sferzò la politica

    https://fondazionenenni.wordpress.co...o-la-politica/

    fondazione nenni / 14 ore ago







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    La sera del 26 novembre 1980, il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, entrò nelle case degli italiani per il tramite delle telecamere della Rai per raccontare il disastro del terremoto in Irpinia e le negligenze della classe diligente. Tre giorni prima un violentissimo sisma aveva spazzato via un pezzo d’Italia provocando 280 mila sfollati e 2914 morti. Pertini era corso, prima di tutti gli altri, in quei luoghi e con la voce rotta dall’emozione raccontò agli italiani ciò che aveva visto, soprattutto ciò che in lui aveva destato scandalo. Parole semplici e nobili; un atto d’accusa potentissimo che, con tutto il rispetto per chi ha dopo di lui ha occupato le medesime stanze del Quirinale, non sono più riecheggiate in occasione di simili vicende e di simili manchevolezze. Infatti, Pertini fu messo sotto accusa dai partiti. La cosa lo amareggiò e alle critiche rispose sostenendo che i “loro”, i segretari di partito, non avevano visto quello che aveva visto lui. Quando tornò a Roma convocò i segretari dei sindacati, Luciano Lama, Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto, per indurli a mettere al servizio dei terremotati la macchina organizzativa di Cgil, Cisl e Uil, cosa che venne fatto visto che le organizzazioni sindacali organizzarono nei paesi terremotati centri di accoglienza. Quell’atto d’accusa portò alla rimozione del prefetto di Avellino, Attilio Lobefalo. Presentò le dimissioni anche il ministro dell’interno, Virginio Rognoni, che poi, su pressioni del presidente del consiglio, Arnaldo Forlani, le ritirò (quel governo sarebbe caduto in seguito allo scandalo della P2). Ovviamente, da allora molto è cambiato, a cominciare dalla macchina dei soccorsi che dopo quel disastro ha cominciato a funzionare meglio. Ma altre cose sono rimaste immutate: la lentezza (accompagnata dalla corruzione) delle fasi ricostruttive e la tendenza autodistruttiva della politica italiana, confermata anche dalle polemiche da cortile di questi giorni, a utilizzare anche vicende serie come una tragedia nazionale, per operazioni polemiche-elettoralistiche di miserabile cabotaggio. Cioè tutto il contrario di quell’appello alla coesione che in quella lontana serata il migliore dei nostri presidenti lanciò in diretta davanti alle telecamere
    -di SANDRO PERTINI-*
    Sono tornato ieri sera dalle zone devastate dalla tremenda catastrofe sismica. Ho assistito a degli spettacoli che mai dimenticherò: interi paesi rasi al suolo; la disperazione poi dei sopravvissuti. Sono arrivato in questi paesi subito dopo la notizia, che mi era giunta a Roma, della catastrofe. Sono partito ieri sera. Ebbene, a distanza di quarantotto ore non erano ancora giunti in quei paesi gli aiuti necessari. È vero, sono stato avvicinato dagli abitanti delle zone terremotate che mi hanno manifestato la loro disperazione e il loro dolore, anche la loro rabbia, ma non è vero come qualcuno ha scritto che si siano scagliati contro di me, anzi. Sono stato circondato da affetto e comprensione umana. Ma questo non conta. Quello che ho potuto constatare è che non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi. E i superstiti presi di rabbia mi dicevano: ma noi non abbiamo gli attrezzi necessari per salvare questi nostri congiunti, liberarli dalle macerie. Io ricordo anche questa scena… di una bambina che mi si è avvicinata, mi si è gettata al collo e mi ha detto piangendo che aveva perduto la madre, suo padre e i suoi fratelli; una donna disperata e piangente che mi ha detto: io ho perduto mio marito e i miei figli. E i superstiti che lì vagavano tra queste rovine, impotenti a recare aiuto a coloro che sotto le rovine ancora vi erano.Ebbene io allora, in quel momento, mi sono chiesto come mi domando adesso: nel 1970 in Parlamento furono votate leggi riguardanti le calamità naturali. Vengo a sapere adesso che non sono stati fatti, attuati i regolamenti di esecuzione di questa legge. E mi chiedo se questi centri di soccorso immediato che sono stati istituiti, perché non hanno funzionato, perché a distanza di quarantotto ore non si è fatta sentire la loro presenza in queste zone devastate? Non basta. Adesso vi è stato un episodio che devo ricordare, che mette in evidenza la mancanza di aiuti immediati: i cittadini superstiti di un paese dell’Irpinia mi hanno avvicinato, mi hanno detto: vede, presidente, i soldati e i carabinieri che si stanno prodigando in un modo ammirevole e commovente per aiutarci, oggi ci hanno dato la loro razione di viveri perché noi non abbiamo di che mangiare. Non erano arrivate a quelle popolazioni le razioni di viveri.Quindi questi soccorsi, questi centri di soccorso immediato che sono stati fatti, non hanno funzionato. Ci sono state anche mancanze gravi non vi è dubbio e quindi chi ha mancato deve essere colpito come è stato colpito il prefetto di Avellino che è stato rimosso giustamente dalla sua carica.
    Adesso non si può pensare soltanto ad inviare tende in quelle zone: sta piovendo, siamo vicini all’inverno e con l’inverno al freddo. Quindi è assurdo pensare di ricoverare, di far passare l’inverno ai superstiti sotto quelle tende, bisogna pensare a ricoverarli in alloggi, questi superstiti. E poi bisogna pensare a dare loro una casa. Su questo punto io voglio soffermarmi sia pure brevemente. Non deve ripetersi quello che è avvenuto nel Belice. Io ricordo di essere andato in visita in Sicilia e a Palermo venne il parroco di Santa Ninfa con i suoi concittadini a lamentare questo: che a distanza di tredici anni nel Belice non sono state ancora costruite le case, le case promesse; i terremotati vivono ancora in baracche, eppure allora fu stanziato il danaro necessario, le somme necessarie furono stanziate. Mi chiedo: dove è andato a finire questo danaro? Chi è che ha speculato su questa disgrazia del Belice? E se qualcuno ha speculato, è in carcere come dovrebbe essere perché l’infamia peggiore per me è quella di speculare sulle disgrazie altrui?
    Quindi non si ripeta per carità quanto avvenuto nel Belice perché sarebbe un affronto non solo per le vittime di questo disastro sismico, ma sarebbe anche una offesa che toccherebbe la coscienza di tutti gli italiani, della nazione intera e la mia prima di tutto.Quindi si provveda seriamente, si veda di dare a costoro, a tutte le famiglie, una casa. Ho assistito anche a questo spettacolo degli emigranti che arrivati dalla Germania e dalla Svizzera con i loro risparmi si erano costruiti una casa; li ho visti piangere dinanzi alle rovine di questa loro casa. Si cerchi subito di portare soccorso ai superstiti e di ricoverarli non in tende ma in alloggi dove possano passare l’inverno e attendere che sia risolta la loro situazione. Un appello io voglio rivolgere anche a voi, italiane e italiani, senza retorica, che sorge dal cuore di un uomo che ha assistito a tante tragedie, a degli spettacoli che mai io dimenticherò, di dolore e di disperazione, in quesi paesi. Qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutti gli italiani e le italiane devono sentirsi mobilitati per andare in aiuto di questi loro fratelli colpiti da questa sciagura perché credetemi il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi.* Appello televisivo del Presidente della Repubblica del 26 novembre 1980

  2. #2
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    Predefinito Re: Terremoto, quando Pertini sferzò la politica

    Tutto molto bello, si era solo dimenticato chi aveva governato fino a quel momento.

 

 

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