Dalla rete:

Il terremoto, gli hotel stellati dei migranti e il fumo negli occhi di Libero


Il giornalismo italiano, si sa, non si colloca nel solco della tradizione anglosassone. Se ci si mette a fare le pulci ai professionisti dell'informazione,
non sono molti quelli che si distinguono per l'imparzialità.
L'unica separazione netta che si può applicare in Italia non è tanto tra giornalismo obiettivo e giornalismo meno obiettivo, bensì tra giornalismo più o meno obiettivo e puro e semplice fumo negli occhi, qualcosa cioè che niente ha a che vedere con l'informazione. Ed è in questa seconda categoria che rientra il carrozzone di Libero, il giornale che titola "Bastardi Islamici" quando c'è un attentato o "Stato criminale" quando c'è un terremoto.
Di solito il fumo negli occhi serve per dirottare l'attenzione dell'opinione pubblica dalle questioni in cui sono in ballo i grandi interessi verso altre di rilevanza marginale, se non del tutto inventate, ma che hanno il vantaggio di incendiare facilmente gli animi, come per esempio gli ormai famigerati hotel stellati destinati ai migranti.

Le grandi questioni, invece, potrebbero essere quelle riguardanti il proprietario di Libero, Antonio Angelucci, uno dei maggiori imprenditori italiani della sanità, che risulta indagato per associazione a delinquere finalizzata a reati tributari, è stato coinvolto nello scandalo sulla sanità abruzzese, è a processo per una truffa aggravata di 163 milioni di euro ai danni della Regione Lazio, per truffa aggravata per aver percepito illecitamente soldi pubblici per i suoi giornali ed è stato sanzionato dall'AGCOM per aver percepito illegittimamente 34 milioni di euro dallo stato violando la legge sui contributi pubblici all'editoria.

Senatore del PDL alla seconda legislatura, Angelucci è, secondo il sito openopolis, il parlamentare più assenteista e il meno produttivo. Se, in sostanza, il parlamento fosse un'azienda, Angelucci sarebbe il lavoratore più inutile. Se Angelucci senatore fosse un dipendente di Angelucci imprenditore, probabilmente quest'ultimo lo definirebbe, prima di cacciarlo, un mangiapane a tradimento, un parassita, uno di quegli uomini che ogni giorno con il loro operato contribuiscono a rendere il paese un po' peggiore di quanto era il giorno prima.
Ecco, almeno in questo, Libero somiglia molto al suo proprietario senatore.