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    Predefinito Retaggi Ariani-MesoSemitici nei libri sacri monoteistici, non certo Indo"europei"

    Lilith è una figura presente nelle antiche religioni mesopotamiche e nella prima religione ebraica, che potrebbe averla appresa dai babilonesi assieme ad altri culti e miti
    Vi sono almeno tre tradizioni precedenti a cui la figura della Lilith ebraica può richiamarsi, una legata ad un demone di desolazione e di appassimento associata al vento e da cui anche il nome "lilith", una legata ad un demone di distruzione e morte, la terza, la più nobile in origine, Ishtar o Astarte (o se vogliamo la Dea Madre del culto della femminilità) che gli ebrei stessi adorarono all'inizio della loro storia, come è testimoniato nella Bibbia.

    Una fonte nella storia che descrive Lilith come la prima figura femminile vista da Adamo è L'alfabeto di Ben-Sira, intitolato a Yeshua ben Sira (II secolo a.C.), ma in realtà di autore anonimo, scritto nel X secolo d.C.

    Nel libro viene raccontato che Lilith, mentre in un primo momento provocò Adamo, poi fu spiritualmente vinta da quest'ultimo ed abbandonò il Giardino dell'Eden. Come prova della superiorità morale ed etica, spirituale e sapienziale del genere umano sui demoni, che stanno sul mondo dell'impurità conosciuto come l'altro lato, è scritto:

    « Ella disse 'Non starò sotto di te,' ed egli disse 'E io non giacerò sotto di te, ma solo sopra. Per te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per stare sopra.»

    Lilith pronunciò infuriata il nome di Dio, prese il volo e abbandonò il giardino del Paradiso, rifugiandosi sulle coste del Mar Rosso. Lilith abbandonò il Paradiso di propria iniziativa, prima della caduta dell'uomo e non avendo toccato l'Albero della Conoscenza non fu condannata alla mortalità.

    In seguito Lilith si accoppiò con Asmodai (altra divinità malefica di origine Saharasiana/Mesopotamica) e vari demoni che trovò oltre il Mar Rosso, creando un'infinita generazione di jinn.(che rappresentano diverse divinità maligne, tipo il Genio della lampada ed altri folletti), Adamo chiese a Dio di riportare indietro Lilith, così tre angeli, chiamati Senoy, Sansenoy e Semangelof, furono mandati per ricercarla. Quando i tre angeli la trovarono e le ingiunsero di tornare minacciandola di morte, lei rispose che non sarebbe potuta tornare da Adamo dopo aver avuto relazioni con i demoni, e che non sarebbe potuta morire in quanto immortale. Ma quando gli angeli minacciarono di uccidere i figli che lei aveva generato con i demoni, lei li supplicò di non farlo.

    Il Giardino dell'Eden, in ebraico Gan Eden, è un luogo citato nella Bibbia e presente anche nella mitologia sumera:

    Il paradiso dei Sumeri si chiamava Dilmun e può essere identificato nel golfo Persico (Bahrein) Template:Th. Jacobsen,The Harps, London 1987, p.181. In questo luogo dove non esistevano malattie e morte, il dio Enki usava accoppiarsi sessualmente con le dee sue figlie. Dopo aver mangiato i frutti degli alberi creati dalla dea Ninhursag viene da questa maledetto e condannato a molteplici mali. Riappacificatasi,
    per far guarire il dio Enki la dea Ninhursag crea varie dee il cui nome corrisponde alla parte del corpo del dio. Fra le altre, in relazione alla costola, Ninhursag crea una dea dal nome Nin.ti che significa dea che fa vivere, e dea costola (sumerico TI = vita e costola). Questo significato, traslato in ebraico, potrebbe aver dato origine alla figura di Eva.

    In un altro mito sumero il contadino Shukallituda, non riuscendo a coltivare la sua terra troppo arida, chiese aiuto alla dea Inanna: questa gli consigliò di piantare degli alberi per fare ombra, facendo così nascere la prima oasi, con una tecnica di coltivazione comune nei deserti intorno al golfo Persico. Il mito si conclude con una trasgressione sessuale in cui il contadino stupra la dea addormentata: come punizione per l'affronto Shukallituda è costretto ad abbandonare il suo giardino.

    Infine nel mito di Gilgamesh l'eroe cerca l'ultimo uomo sopravvissuto al diluvio, Utnapishtim, il quale conosce la pianta dell'immortalità che cresceva in paradiso. Utnapishtim rivela a Gilgamesh che il paradiso è sprofondato nel mare, allora Gilgamesh recupera una fronda della pianta sul fondo del mare, ma durante il ritorno un serpente divora la fronda e ritorna giovane.

    È quindi probabile che i compilatori dei testi biblici abbiano adottato e modificato il racconto mitologico sumero.
    È già noto che lo stesso abbiano fatto i cinesi (ciò viene confermato dai caratteri di scrittura cinese riguardo all'Eden ed al diluvio.
    promettendo che non avrebbe toccato i discendenti di Adamo ed Eva, se solo si fossero pronunciati i nomi dei tre angeli.

    Mentre nel racconto biblico (anch'esso di origine semitico-abramitico) della Genesi, si dice:

    "1 Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». 2 Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3 ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». 4 Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male».
    6 Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. 7 Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture". Genesi 3,1-7

    "8 Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. 9 Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». 10 Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».
    11 Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?».
    12 Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». 13 Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato". Genesi 3,8-13

    "14 Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. 15 Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa
    e tu le insidierai il calcagno». 16 Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
    ma egli ti dominerà». 17 All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
    maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. 18 Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre.
    19 Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!»". Genesi 3,14-19

    Il Diluvio Universale:

    Il racconto biblico dell'Arca di Noè presenta delle somiglianze con il mito babilonese dell'epopea di Gilgamesh, che narra di un antico re di nome Utanapishtim che fu aiutato dal dio della giustizia e della saggezza, Ea, a costruire un'imbarcazione, nella quale avrebbe potuto salvarsi dal diluvio inviato dal Enlil. La più antica versione dell'epopea di Atraḫasis (di origine sumera) è stata datata all'epoca del regno del pronipote di Hammurabi, Ammisaduqa (tra il 1646 a.C. e il 1626 a.C.), ed ha continuato ad essere riproposta fino al primo millennio a.C.

    La leggenda di Ziusudra, a giudicare dalla scrittura, potrebbe risalire alla fine del XVI secolo a.C., mentre la storia di Utnapishtim, che ci è nota grazie a manoscritti del primo millennio a.C., è probabilmente una variazione dell'epopea di Atraḫasis di origine sumera.

    Le varie leggende mesopotamiche sul Diluvio hanno conosciuto una notevole longevità, tanto che alcune di esse sono state trasmesse fino al III secolo a.C.

    Gli archeologi hanno trovato un considerevole numero di testi originali in lingua sumera, accadica e assira, redatti in caratteri cuneiformi. La ricerca di nuove tavolette prosegue, come la traduzione di quelle già scoperte.

    Secondo un'ipotesi scientifica, l'evidente parentela tra la tradizione mesopotamica e quella biblica potrebbe avere come radice comune la rapida salita delle acque nel bacino del Mar Nero, oltre 7 millenni fa, a causa della rottura della diga naturale costituita dallo stretto del Bosforo.

    L'epopea di Atraḫasis, scritta in accadico (la lingua dell'antica Babilonia), racconta come il dio Ea ingiunge all'eroe di Shuruppak di smantellare la propria casa, fatta di canne, e di costruire un battello per sfuggire al diluvio che il dio Enlil, infastidito dal rumore delle città, intende mandare per sradicare l'umanità.
    Il battello deve disporre di un tetto "simile a quello di Apsû" (l'oceano sotterraneo di acqua dolce di cui Ea è signore), di un ponte inferiore e di uno superiore, e deve essere impermeabilizzato con bitume. Athrasis sale a bordo con la sua famiglia e i suoi animali, e ne sigilla l'entrata. La tempesta e il diluvio cominciano, "i cadaveri riempiono il fiume come libellule", e anche gli dei si spaventano.
    Dopo 7 giorni il diluvio cessa, e Athrasis offre dei sacrifici. Enlil è furioso, ma Enki lo sfida apertamente, dichiarando di essersi impegnato alla preservazione della vita. Le due divinità si accordano infine su misure diverse, per regolare la popolazione umana. Della storia esiste anche un'altra versione assira più tarda.

    La leggenda di Ziusudra, scritta in sumero, è stata ritrovata nei frammenti di una tavoletta di Eridu. Essa narra di come lo stesso dio Enki avvertì Ziusudra, («egli ha visto la vita», in riferimento al dono di immortalità che gli fu concesso dagli dei), re di Shuruppak, della decisione degli dei di distruggere l'umanità ad opera di un diluvio, il passaggio con la spiegazione di questa decisione è andato perduto.
    Enki incarica allora Ziusudra di costruire una grande nave, ma le istruzioni precise sono andate anch'esse perdute. Dopo un diluvio di sette giorni, Ziusudra procede ai sacrifici richiesti e si prostra poi di fronte ad An, il dio del cielo, ed Enlil, il capo degli dei. Riceve in cambio la vita eterna a Dilmun, l'Eden sumero.

    L'epopea babilonese di Gilgamesh racconta le avventure di Utanapishtim (in realtà una traduzione di «Ziusudra» in accadico), originario di Shuruppak. Ellil (equivalente di Enlil), signore degli dei, vuole distruggere l'umanità con un diluvio. Il dio Ea (equivalente di Enki) consiglia ad Uta-Napishtim di distruggere la sua casa di canne e di utilizzarne il materiale per costruire un'arca, che deve caricare con oro, argento, e la semenza di tutte le creature viventi e anche di tutti i suoi artigiani. Dopo una tempesta durata sette giorni ed altri dodici giorni passati alla deriva sulle acque, l'imbarcazione si arena sul monte Nizir. Dopo altri sette giorni Uta-Napishtim manda fuori una colomba, che ritorna, poi una rondine, che torna indietro anch'essa. Il corvo, alla fine, non ritorna. Allora Uta-Napishtim fa sacrifici agli dei a gruppi
    di 7. Quelli sentono il profumo delle libagioni e affluiscono "come le mosche". Ellil è infuriato che gli umani siano sopravvissuti, ma Ea lo rimprovera: "Come hai potuto mandare un diluvio in questo modo, senza riflettere? Lascia che il peccato riposi sul peccatore, e il misfatto sul malfattore. Fermati, non lasciare che accada ed abbi pietà [che gli uomini non periscano]". Uta-Napishtim e sua moglie ricevono allora il dono dell'immortalità, e se ne vanno ad abitare "lontano, alla foce dei fiumi".

    Nel III secolo a.C. Berosso, gran sacerdote del tempio di Marduk a Babilonia, redasse in greco una storia della Mesopotamia (Babyloniaka) per Antioco I, che regnò dal 323 a.C. al 261 a.C. L'opera è andata perduta, ma lo storico cristiano Eusebio di Cesarea, all'inizio del IV secolo, ne trasse la leggenda di Xisuthrus, una versione greca di Ziusudra ampiamente simile al testo originale. Eusebio riteneva che l'imbarcazione fosse ancora visibile "sui monti corcirii d'Armenia; e la gente gratta il bitume con il quale essa era stata rivestita all'esterno per utilizzarlo come antidoto o amuleto.

    Nel racconto Biblico del monoteismo semitico di origine abramitica, si racconta:

    Il protagonista del racconto biblico, che occupa il settimo e l'ottavo capitolo della Genesi, è Noè. Incaricato da Dio di costruire un'arca per raccogliere tutti gli animali terrestri, all'inizio della catastrofe si rifugia all'interno dell'imbarcazione con la moglie, i figli e le loro mogli. Per quaranta giorni e quaranta notti la tempesta ricopre la superficie terrestre, fin sopra a tutte le montagne più alte; dopo quaranta giorni Dio fa cessare vento e pioggia e le acque cominciano a ritirarsi dopo centocinquanta giorni. L'arca - sempre secondo il racconto biblico - si arena sul Monte Ararat: Noè decide quindi di lasciare andare un corvo per capire se le acque si sono abbassate completamente. L'uccello però non fa più ritorno, così decide di impiegare una colomba. La prima volta torna indietro perché non trova una superficie dove posarsi;
    al secondo tentativo fa ritorno portando un ramo d'ulivo in bocca, a significare che la terra è nuovamente visibile; la terza volta la colomba non torna, e Dio ordina a Noè di scendere dall'arca mentre nel cielo appare uno sfolgorante arcobaleno, segno della nuova alleanza tra Dio e gli uomini.


  2. #2
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    Predefinito Re: Retaggi Ariani-MesoSemitici nei libri sacri monoteistici, non certo Indo"europei"

    Questi invece sono retaggi Ariani-MesoSemitici all'interno della mitologia politeista greco-romana ed etrusca:

    https://forum.termometropolitico.it/...mitologia.html

  3. #3
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    Predefinito Re: Retaggi Ariani-MesoSemitici nei libri sacri monoteistici, non certo Indo"europei"

    grazie nella Bibbia di certo c'erano retaggi semiti visto che gli autori erano ebrei
    peccato che nel Vangelo ci sta molto di dialogo greco
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  4. #4
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    Predefinito Re: Retaggi Ariani-MesoSemitici nei libri sacri monoteistici, non certo Indo"europei"

    Citazione Originariamente Scritto da Haxel Visualizza Messaggio
    grazie nella Bibbia di certo c'erano retaggi semiti visto che gli autori erano ebrei
    peccato che nel Vangelo ci sta molto di dialogo greco
    Perché adesso i greci non furono saharizzati vero??

    Mi sembra di avertele già postate questo cose, o mi sbaglio??
    Erodoto sull'origine delle divinità greche e sulla loro scrittura:

    Come accadde che gli Egizi giungessero al Peloponneso e cosa fecero per diventare re di quella parte di Grecia, è già stato narrato nelle cronache di altri autori.
    Io dunque non aggiungerò nulla, ma farò menzione di alcuni argomenti che nessun altro ha ancora considerato.

    Il tempio di Atena (a Lido di Rodi) era stato fondato della figlie di Danao che erano approdate all'isola mentre erano in fuga dai figli di Egitto ... il figlio di
    Agenore, Cadmo, alla ricerca di Europa, vi aveva fatto scalo (a Tera) e vi aveva lasciato alcuni Fenici.

    E mi guarderò anche dal parlare dei misteri di Demetra, che i greci chiamano Tesmoforie, se non per quanto mi sia permesso dire: furono le figlie di Danao a introdurre
    questa cerimonia dall'Egitto, insegnandola alle donne pelasgiche.

    Cacciato via da Sparta, Aristagora si recò ad Atene; Atene si era liberata dei tiranni come segue. Dopo che Aristogitone e Armodio, di antica stirpe gefirea, ebbero ucciso Ipparco, figlio di Pisistrato e fratello del tiranno Ippia, benché avesse visto in sogno una visione chiarissima (della sua disgrazia), gli Ateniesi per quattro anni si trovarono sotto un regime non meno tirannico di prima, anzi persino di più.

    I Gefirei, ai quali appartenevano gli uccisori di Ipparco, dichiarano di avere antica origine da Eretria; io personalmente ho scoperto con le mie indagini che erano Fenici, di quelli venuti con Cadmo nella terra oggi detta Beozia: e vi abitavano nella zona di Tanagra, da loro ottenuta in sorte. Di là, dopo che i Cadmei erano stati scacciati una prima volta dagli Argivi, scacciati una seconda volta dai Beoti, si diressero ad Atene. Gli Ateniesi li accettarono come concittadini a certe condizioni, imponendo l'esclusione da certi diritti, non molti per altro e che non vale la pena di riportare.

    I Fenici venuti assieme a Cadmo, ai quali appartenevano i Gefirei, dopo essersi stabiliti in questa regione introdussero fra i Greci molte novità e in particolare l'alfabeto, che prima, secondo me, in Grecia non esisteva. Inizialmente ricorsero ai caratteri ancora oggi adoperati dai Fenici; più tardi, col passare del tempo, insieme con i suoni ne adattarono anche la forma. A quell'epoca intorno a loro abitavano per lo più Greci della stirpe ionica; costoro accolsero e impararono dai Fenici la scrittura, e se ne servirono con qualche modifica alle lettere; usandole le chiamavano fenicie, come era giusto, visto che a inventarle erano stati i Fenici. Anche i volumi di papiro da un pezzo gli Ioni li chiamano pelli, perché una volta per penuria di papiro, utilizzavano pelli di capra e di pecora; ancora oggi, ai tempi miei, molte popolazioni barbare scrivono su simili membrane.


    Ora risulta a me che sia stato Melampo a introdurre in Grecia il nome di Dionisio, assieme ai sacrifici in suo onore e alla processione dei falli. Egli, tuttavia, non comprese appieno la dottrina, nè la comunicò nella sua interezza: furono sapienti venuti dopo di lui a darle perfetto sviluppo.
    Fu però Melampo a introdurre la processione del fallo, ed è da Melampo che i Greci appresero i riti che ora compiono. Melampo, a mio parere, fu un uomo sapiente che acquisii l'arte della divinazione e introdusse in Grecia, con poche modifiche, alcune cose che aveva appreso in Egitto, tra le quali il culto di Dionisio
    Pare probabile che Melampo abbia appreso il culto di Dionisio da Cadmo e dalla gente che giunse con lui dalla Fenicia al paese oggi chiamato Boezia. Da ricerche che ho fatto so che questi giunsero da fuori, e sembra assai probabile che giungessero dall'Egitto. Infatti, i nomi di tutti gli dèi sono noti in Egitto dall'inizio dei tempi. Queste pratiche, quindi, e altre di cui parlerò più avanti, i Greci le presero dall'Egitto.
    Nei tempi antichi, i Pelasgi, come so da quanto mi fu detto a Dodona, offrivano sacrifici di ogni genere e pregavano gli dèi, ma senza alcuna distinzione di nomi personale o un appellativo: ancora non conoscevano nulla del genere.

    Dall'Egitto vennero in Grecia quasi tutte le divinità. Di una loro origine barbara io sono convinto perché così risulta dalle mie ricerche; e penso a una provenienza soprattutto egiziana. Infatti, ad eccezione di Poseidone e dei Dioscuri, come ho già avuto modo di dire, nonché di Era, di Estia, di Temi, delle Cariti e delle Nereidi, le altre divinità sono tutte presenti da sempre in quel paese, fra gli Egiziani: riporto quanto essi stessi dichiarano. Quanto alle divinità che sostengono di non conoscere io credo che tutte siano espressione dei Pelasgi, tranne Poseidone.

    Questa storia è narrata in Grecia solamente dagli Spartani; ciò che segue lo scrivo in base a quanto affermano i Greci: dico dunque che i re dei Dori sono catalogati esattamente dai Greci risalendo fino a Perseo figlio di Danae, escluso il dio; ed è provato che sono di stirpe greca, poiché già da allora erano annoverati fra i Greci. Ho detto "fino a Perseo", senza spingermi oltre, perché Perseo non porta alcun appellativo derivato da un padre mortale (come succede per Eracle, figlio di Anfitrione); perció, ragionando correttamente, correttamente ho detto "fino a Perseo". A chi voglia enumerare i loro antenati partendo da Danae figlia di Acrisio i capi dei Dori risulterebbero di diretta origine egiziana.

    Tale dunque la loro genealogia quale viene presentata dai Greci. Secondo i Persiani invece fu Perseo, un Assiro, a divenire Greco, e non i suoi avi; gli antenati di Acrisio che non avevano alcun rapporto di parentela con Perseo, quelli poi, come vogliono i Greci, erano Egiziani.

    Ma basti al riguardo quanto detto sin qui; perché e con quali imprese ottennero, pur essendo Egiziani, la dignità regale fra gli Spartiati, lo hanno spiegato altri e noi lasceremo perdere; ricorderò invece ciò che gli altri hanno trascurato.

    Per quanto riguarda gli argomenti umani mi dicevano i sacerdoti, tutti d'accordo fra loro, che gli Egiziani erano stati i primi del mondo a scoprire il giro dell'anno, distinguendo il complesso delle stagioni, che chiude il periodo di un anno, in dodici parti; distinzione che dicevano tratta dall'osservazione degli astri, e il calcolo è più saggio, a mio giudizio, di quello degli Elleni. Gli Elleni inseriscono, per far tornare il conto delle stagioni, un mese intercalare ogni due anni, invece gli Egiziani calcolano ogni mese di trenta giorni aggiungendo ogni anno cinque giorni, e il giro delle stagioni torna esattamente. 2) Dicevano i sacerdoti che le denominazioni dei dodici Dei erano stati gli Egiziani i primi a metterle in uso; dai quali gli Elleni le avevano derivate; e che erano stati gli Egiziani i primi ad assegnare altari, statue e templi agli Dei, e a scolpire figure in pietra. E della maggior parte di queste asserzioni esibivano prove concrete. Aggiunsero che fu Min il primo uomo che abbia regnato in Egitto. 3) Sotto costui, dicevano che
    l'Egitto era , tranne il distretto di Tebe, una palude, e non ne emergeva, della regione oggi sita a settentrione del lago di Meri, per giungere al quale s'impiegano dal mare sette giorni di navigazione lungo il fiume, nessuna parte.

    A proposito di Eracle ho sentito raccontare che è una delle dodici divinità. Dell'altro Eracle, quello conosciuto dai Greci, in nessuna parte dell'Egitto ho potuto avere notizie.2) Che non siano stati gli Egiziani a prendere il nome di Eracle dai Greci, ma piuttosto i Greci dagli Egiziani, e precisamente quei Greci che chiamarono Eracle il figlio di Anfitrione, molti indizi me lo provano e il seguente in particolare:
    Anfitrione e Alcmena, i genitori dell'Eracle greco, avevano antenati originari dell'Egitto. Del resto gli Egiziani dichiarano di non conoscere i nomi né di Posidone né dei Dioscuri, e non li annoverano fra le restanti divinità.


    Io poi, volendo conoscere le cose con chiarezza da chi era in grado di dirmele, mi recai per mare fino a Tiro, in Fenicia; avevo saputo che là si trovava un tempio sacro a Eracle, 2) e lo vidi, riccamente adorno di molti e vari doni votivi; e fra l'altro c'erano due colonnine, una d'oro puro, l'altra di smeraldo che nella notte riluceva grandemente. Conversando con i sacerdoti del dio domandai da
    quanto tempo fosse stato costruito il tempio, 3) e così constatai che neanche nel caso loro c'era concordanza con i Greci: mi risposero infatti che il tempio risaliva all'epoca della fondazione di Tiro, e che Tiro era abitata da 2300 anni. A Tiro vidi anche un altro tempio di Eracle, detto di Eracle Tasio, 4) perciò visitai anche Taso e vi trovai un santuario di Eracle edificato dai Fenici che, andando per mare alla ricerca di Europa, fondarono Taso; e tutto ciò era accaduto almeno cinque generazioni prima che in Grecia nascesse l'Eracle figlio di Anfitrione.

    Se veramente i Fenici rapirono le sacerdotesse e le vendettero, l'una in Libia e la seconda in Grecia, io credo che quest'ultima fu venduta nel paese dei Tesproti, nell'attuale Grecia, che allora si chiamava Pelasgia; 2) lì visse come schiava, poi, sotto una quercia cresciuta spontaneamente, fondò un santuario di Zeus; era logico che lei, già sacerdotessa di Zeus a Tebe, volesse perpetuarne il ricordo anche là dov'era giunta. Più avanti, quando imparò la lingua greca, diede inizio alle attività dell'oracolo. 3) Fu lei a raccontare di una sua sorella venduta in Libia dagli stessi Fenici che avevano venduto lei.

    A mio avviso i Dodonesi hanno chiamato colombe le due donne perché erano barbare e perciò a loro sembravano emettere suoni simili al canto degli uccelli, 2) e aggiungono che la colomba prese a parlare con favella umana col passare del tempo, cioè quando la donna cominciò a esprimersi in maniera comprensibile: finché si serviva di un idioma barbaro sembrava a tutti che emettesse una specie di verso da uccello; come avrebbe potuto una colomba parlare con voce umana? Descrivendo poi la colomba come nera di colore, indicano che la donna proveniva dall'Egitto (in questo passo, Erodoto, afferma in maniera indiretta che gli egiziani fossero NERI, e non mulatti, come vorrebbero molti eurocentrici).
    Guarda caso l'arte mantica praticata a Tebe d'Egitto e quella praticata a Dodona sono assai simili fra loro. E anche la divinazione mediante l'esame delle vittime sacrificate proviene dall'Egitto.

    Gli Egiziani sono stati i primi al mondo a istituire feste collettive, processioni e cortei religiosi; i Greci hanno imparato da loro e ne abbiamo una prova: le solennità egiziane risultano celebrate da molto tempo, quelle greche hanno avuto inizio di recente.

    Così fanno nei conviti. Si tengono agli usi aviti, e non importano alcuna novità. tra i loro costumi notevoli c’è pure il fatto che conoscono un solo canto, il Lino, che è cantato nella fenicia, a Cipro e altrove. 2) E’ vero che il nome cambia secondo i popoli, ma si è d’accordo nel ritenere che l’eroe sia quello stesso che gli Elleni cantano sotto il nome di Lino. Sicchè tra i molti argomenti di meraviglia che mi offre l’Egitto c’è anche questo Lino, da dove ne avranno tratta conoscenza? Che cantino sempre questo personaggio non c’è dubbio. In Egiziano il nome di Lino è Manero. 3) Alcuni Egiziani mi dissero che egli fu il figlio unico del primo re d’Egitto, il quale sarebbe morto prematuramente, e gli egiziani lo onorerebbero con questi canti funebri. E mi dissero che questo sia stato il primo e l’unico loro tipo di melodia.

    I sacerdoti mi dissero che Sesostri ripartì il territorio fra tutti gli Egiziani, assegnando a ciascuno un lotto di forma quadrangolare di uguali dimensioni: poi si garantì le entrate fissando un tributo da pagarsi con cadenza annuale. 2) Se a qualcuno il fiume sottraeva una parte del lotto, c'era la possibilità di segnalare l'accaduto presentandosi al re in persona: questi inviava dei tecnici a verificare e a misurare con esattezza la diminuzione di terreno, affinché il proprietario potesse per il futuro pagare il tributo in giusta proporzione. 3) Scoperta, mi pare, per questa ragione, la geometria passò poi dall'Egitto
    in Grecia. La meridiana, lo gnomone e la suddivisione della giornata in dodici parti i Greci li hanno appresi invece dai Babilonesi.

    Accetti pure questi racconti egiziani chi li giudica credibili; quanto a me il mio unico scopo in tutta la mia opera è di registrare, come l'ho udito, quello che ciascuno racconta. 2) A sentire gli Egiziani i re dell'oltretomba sono Demetra e Dioniso. E gli Egiziani furono i primi a sostenere che l'anima è immortale e che trasmigra, perito il corpo, in un altro essere vivente, che sta nascendo a sua volta; dopo essere passata attraverso tutti gli animali terrestri e acquatici, e alati, l'anima trasmigrerebbe nuovamente nel corpo di un uomo: il ciclo si compierebbe nell'arco di tremila anni. 3) Questa teoria fu poi ripresa da alcuni Greci, in varie epoche, come se si fosse trattato di una loro scoperta: io ne conosco i nomi, ma non li scrivo.

    Sotto il regno di Amasi, si racconta, l'Egitto godette di una grandissima prosperità: le piene del fiume gratificarono sempre la terra e i raccolti gli uomini: le città abitate in Egitto erano allora circa 20.000. 2) Fu Amasi a stabilire per gli Egiziani la legge per cui ognuno doveva ogni anno dimostrare di cosa vivesse; e per quanti eludevano quest'obbligo o non dimostravano di vivere onestamente
    era prevista la pena di morte. L'Ateniese Solone prese in Egitto questa norma e la introdusse ad Atene; e vi è tuttora in vigore, trattandosi di una legge ineccepibile.

    Proprio in quei giorni, Tera, figlio di Autesione e nipote di Tisamene che a sua volta era figlio di Tersandro e nipote di Polinice, partiva da Sparta per andare a fondare una colonia. Questo Tera, di stirpe cadmea (fenicia - aggiungo io), era zio materno dei figli di Aristodemo, Euristene e Procle. Finché i nipoti erano bambini, mantenne per loro la reggenza di Sparta, ma quando furono cresciuti ed ebbero assunto il potere, Tera, che aveva assaporato il piacere del comando, non tollerò di prendere ordini da altri: dichiarò che non sarebbe rimasto a Sparta ma si sarebbe messo in mare per raggiungere gente della sua stirpe.
    Nell'isola che oggi si chiama Tera, ma che un tempo era detta Calliste, vivevano alcuni discendenti del fenicio Membliareo, figlio di Pecile. In effetti all'isola oggi nota come Tera era approdato il figlio di Agenore Cadmo, alla ricerca di Europa; vi aveva fatto scalo e, sia che il luogo gli fosse piaciuto sia che altre ragioni lo invogliassero a farlo, vi aveva lasciato alcuni Fenici, fra cui Membliareo che apparteneva alla sua famiglia. Costoro abitarono l'isola detta Calliste per otto generazioni, prima dell'arrivo di Tera proveniente da Sparta.

    Ecco cosa fanno prima di lasciarle combattere: a spese della comunità adornano una ragazza, di volta in volta la più bella, con un elmo di Corinto e una armatura completa greca, la fanno salire su un carro e la conducono in giro per la palude. Con quali armi ornassero le ragazze prima che i Greci giungessero a stabilirsi fra loro, non saprei dirlo, suppongo con armi egiziane; in effetti secondo me lo scudo rotondo e l'elmo sono arrivati in Grecia dall'Egitto.

    In quanto segue gli Spartani e gli Egiziani sono simili: presso di loro araldi, flautisti e cuochi ereditano il mestiere paterno: ogni flautista è figlio di un flautista, ogni cuoco di un cuoco, ogni araldo di un araldo;
    questi ultimi non risultano mai esclusi da altri voltisi a tale professione per la potenza della voce, ma continuano la tradizione paterna. Così stanno le cose.

    La veste e l'egida delle statue di Atena i Greci le presero dalle donne libiche, tranne pochi particolari (l'abito femminile libico è di cuoio, le frange che pendono dalle egide sono semplici strisce e non rappresentano serpenti); per il resto il modello è rispettato fedelmente. D'altra parte persino il nome rivela la provenienza libica dell'abbigliamento dei Palladi: le donne di Libia portano intorno alla veste delle pelli di capra rasate e ornate con frange, tinte di rosso, e da queste pelli (egee) i Greci derivarono il termine "egida". A mio avviso anche il grido acuto rituale che accompagna i sacrifici è originario della Libia: esso è molto in uso fra le donne della Libia, e con begli effetti. I Greci poi hanno appreso dai Libici ad aggiogare tiri a quattro cavalli.

    -------------------------------------------------------------

    Si direbbe fosse che in base a tale credenza - e a quella espresa da Erototo che gli antenati dei re spartani risalissero ai coloni Hyksos - che, a una certa data atorno al 300 a.C, Areio, re di Sparta,
    scrisse a Gerusalemme, iniziando cosi:

    A Onais, Gran Sacerdote, salve. E' venuto alla luce un documento che dimostra che gli spartani e gli ebrei sono apparentati, poichè discendono entrambi da Abramo.

    ---------------------------------------------------------------

    Ecateo di Mileto, riportato da Strabone, affermava che l'invasione
    dei Traci in Attica è ricordata insieme a quella di altri popoli barbari che, in tempi lontani, avrebbero occupato il suolo greco, tra i quali anche Egizi e Fenici:

    econdo Ecateo di Mileto i Barbari avrebbero abitato il Peloponneso prima ancora dei Greci.
    Quasi tutta la Grecia, infatti, in antico, è stata una colonia di Barbari, ché, almeno a voler tener conto dei fatti tramandati, Pelope avrebbe condotto gente dalla Frigia in quell'area che da lui prese il nome di Peloponneso; Danao avrebbe spostato gente dall'Egitto; i Driopi, i Cauconi, i Pelasgi, i Lelegi e altri popoli di tal fatta si sarebbero spartiti i territori al di qua e, anche, al di là dell'Istmo. Ché, per l'appunto, i Traci, al seguito di Eumolpo, occuparono l'Attica; il (tracio) Tereo si insediò nella Daulide in Focide; i Fenici, al seguito di Cadmo, occuparono la Cadmea; gli Aoni, i Temmici e gli Ianti il resto della Beozia.

    ------------------------------------------------------------

    Sesto Giulio Africano scrisse:

    "Οὐκοῦν τῶν ͵α καὶ κʹ ἐτῶν τῶν μέχρι πρώτης Ὀλυμπιάδος ἀπὸ Μωυσέως τεκαὶὨγύγου, ἐκκειμένων, πρώτῳμὲνἔτειτὸΠάσχακαὶτῶν Ἑβραίωνἔξοδοςἡἀπ᾽Αἰγύπτου. ἐνδὲτῇἈττικῇὁἐπὶὨγύγουγίνεταικατακλυσμός· καὶκατὰλόγον. τῶνγὰρΑἰγυπτίωνὀργῇΘεοῦχαλάζαιςτεκαὶχειμῶσιμασ τιζο μένων,εἰκὸς ἦν μέρη τινὰ συμπάσχειν τῆς γῆς. ἔτι τε Ἀθηναίους τῶν αὐτῶνΑἰγυπτίοις ἀπολαύειν εἰκὸς ἦν ἀποίκους ἐκείνων ὑπονοουμένους, ὥς φασινἄλλοιτεκαὶἐντῷΤρικαράνῳΘεόπομπος"

    "Perciò nel primo anno dei 1020 che si trovano tra Mosè ed Ogigo e la prima Olimpiade, avvennero la Pasqua e l’esodo degli Ebrei dall’Egitto, e in Attica si verificò il diluvio di Ogigo.
    E questo avvenne secondo ragione, dal momento che infatti, allor ché gli Egizi erano colpiti dall’ira del Signore con grandine e tempeste, era pure naturale che talune altre parti della terra soffrissero una simile sorte. Ed ancora, era naturale che gli Ateniesi avessero parte della stessa sorte toccata agli Egizi, dal momento che essi sono considerati loro coloni, come racconta, insieme ad altri, anche nel Teopompo di Trikaranos"
    ---------------------------------------------

    Diodoro Siculo:

    Gli Ateniesi sono una colonia degli egizi saiti, adducendo agli argomenti che seguo. Che gli ateniesi sono tra greci i soli, che chiamano quella città Astu, cosi denominata da astu, che hanno ritenuta
    presso di loro; e che la repubblica ateniese è ordinata e costituita al modo degli Egizi; vale a dire, che è distribuita in tre parti: una delle quali comprende gli Eupatridi, come essi dicono, e vale patrizi,
    molto bene istruiti, e chiamati ai sommi onori, siccome in Egitto sono i sacerdoti: la seconda è dei rustici, ai quali incombe provvedersi di armi, e combattere per la patria, come in Egitto fanno
    gli agricoltor, che appunto ivi somministrano i guerrieri: la terza è quella degli artigiani, che esercitano i mestieri manuali, e servono nei ministeri pubblici più necessari: cosa, che anche essa corrisponde alle istituzioni degli egizi.
    Aggiungono ancora, che altri capitani degli ateniesi furono originari dall'Egitto: poichè dicono essere chiaro, che Peti, padre di Menesteo, il quale militò contro Troia, fu egizio, e che poi si impadroni della città e del regno.
    E non potevano gli ateniesi di proprio ingegno render la vera ragione della doppia natura di esso lui, quantunque sia notissimo a tutti che chiamarsi Semifero, vale a dire composta d'uomo e di bruto
    perchè fu municipe di doppia repubblica, della greca cioè, e della barbara.
    Cosi dimostrano che Eretteo, creato poi re di Atene, fu egizio di nazione: il che fanno essi di questo ragionamento. Essendo per quasi tutto il mondo, eccetto che in l'Egitto per la particolare indole
    del paese, avvenuta, come tutti confessano, una siccità grande, con massimo danno delle biade e degli uomini; Eretteo portò ad Atene dall'Egitto una copia grande di frumento, perciocché ne
    riguardava gli abitanti come cognati.
    Il quale egli insegnò loro in Eleusina i misteri di Cerere, trasferendone dall'Egitto i riti. Dicono in oltre, che in Eleusi, incominciarono i riti e i misteri di questa Dea, e nella medesima maniera
    procedevano anche i sacrifici, e le antichità degli ateniesi e degli egizi, poichè dai sacerdoti egizi furono tolti gli eumolpidi, e i cerici dai pastofori; e gli ateniesi essere tra i greci i soli, che giurino
    in nome di Iside, e nel resto tanto per le forme, quanto per i costumi, essere agli egizi somigliantissimi.
    Confermano gli egizi, che da loro molta gente fu mandata in colonie in tantissime parti del mondo.

    Dall'Egitto usci Danao, che popolò gli abitanti d'Argo, che può dirsi la più antica città della Grecia..

    ---------------------------

    Altri intellettuali investigarono percorsi diversi sulle origini degli Ateniesi. Nei frammenti di un autore di età adrianea, Charax di Pergamo, si ripropone il tema delle origini egizie di Atene, colonia di Sais, a sua
    volta città fondata dal mitico Erittonio/Eritteo, un egizio:

    "Δεῖ δὲ γνῶναι ὅτι ὁ Χάραξ ἱστορεῖ τοὺς Ἀθηναίους ἀποίκους εἶναι τῶνΣαϊτῶν. ἔστιδὲΣάϊςπόλιςΑἰγυπτίωνκαὶοἰκιστῆραἔσχεν Ἐρεχθέα. διὸκαὶδιφυᾶ προσαγορεύεσθαί φησιν ὄντα δίγλωσσον· ἕτεροι δέ φασιν ὅτιπρῶτος ἐδόξασεν ἔκ τε γυναικὸς καὶ ἀνδρὸς τοὺς γεννωμένουςπαράγεσθαι. ἐκ δὲ τῆς ἀποικίας ὠνομάσθαι φησὶ πολιοῦχον τὴν Ἀθηνᾶν.ἔστιγὰρἡΣάϊςΑἰγυπτίωνφωνῇπαρ᾽
    ἝλλησινἈθηνᾶ. καὶτούτουπαράγειμάρτυρα τὸ τὴν Ἀθηνᾶν ἐποχεῖσθαι κροκοδείλῳ πρὸς τῇ ἀκροπόλει,δηλοῦσαντὴνἀποικίανἐκτοῦΝείλουτυγχά νουσα ν"

    "Bisogna sapere che Charax racconta nella sua storia che gli Ateniesi erano coloni della città di Sais. Sais è una città d’Egitto e ha come fondatore Eretteo. Perciò dice che questi venne chiamato “dalla doppia natura” [scil Cecrope] poiché era bilingue. Altri dicono perché per primo stabilì per legge che i nati provenissero da una donna e da un uomo.
    Dice che dalla colonia Atena venne chiamata protettrice della città. Infatti Sais in lingua egizia corrisponde all’Atena dei Greci. E adduce a testimonianza di ciò il fatto che Atena era trasportata sull’Acropoli da un coccodrillo, a dimostrazione della provenienza della colonia dall’Egitto." (Perché è risaputo che in Grecia non ci fossero coccodrilli, a differenza invece dell'Egitto).

    ----------------------------------------------

    Per le sue notizie su Cecrope Eusebio cita l’ Atthis di Filocoro comefonte. L’informazione è interessante, dal momento che Filocoro di Atene(340-261 a.C.) svolse l’ultima parte della sua opera di storico e intellettuale nel periodo di duro confronto politico e militare tra Antigono Gonata, da una parte, Atene e i Tolemei, dall’altra. In particolare è noto che Filocoro fu attivamente filoegizio. Anche se la citazione eusebiana sembra limitarsi solo alla prima parte della spiegazione, è stato proposto da De Sanctis che Filocoro fosse anche la fonte per la seconda parte del brano di Eusebio; cioè, in sostanza,
    che Filocoro riportasse la leggenda sulle origini egizie di Cecrope. Secondo De Sanctis, coerentemente alla suaposizione filotolemaica, Filocoro avrebbe rielaborato la tradizione sulla συγγένεια tra Sais e Atene (secondo la formula nota ad Anassimene di Lampsaco, di Atene colonia d’Egitto), arricchendo la leggenda con l’origine egizia di Cecrope.
    L’ipotesi di De Sanctis, tuttavia, non è dimostrabile. Non è certamente impossibile che Filocoro, filoegizio, riferisse, anche senza prendere posizione, dell’origine egizia di Cecrope.
    Ma è difficile pensare che, in un’opera di celebrazione delle antichità di Atene, venisse accolto un dato tanto ostile a tutta la tradizione attidografica, che rivendica invece con forza la natura autoctona dei mitici re.

    Eusebio, Chronicon: «Cecrope “dalla doppia natura” regnò sulla regione detta allora Akte, oggi Attica, per 50 anni, così chiamato
    per la grandezza del corpo, come afferma Filocoro; oppure perché era di stirpe egizia e conosceva due lingue. Questi chiamò Atene dalla dea Atena. Sotto il suo regno per la prima volta crebbe sull’Acropoli un olivo. La terra venne dunque da lui chiamata Cecropia. Questi per primo sacrificò un bue e lo chiamò Zeus, come dicono alcuni».

    ----------------------------

    Giovanni Malala scrisse:

    Καὶ ἐν αὐτοῖς τοῖς χρόνοις Αἰγυπτίων ἐβασίλευσεν Φαραὼ ὁ καὶ Ναραχώ,τῶν δὲ Ἀθηναίων ἐβασίλευσε Κέκροψ τις, ὅστις ἐξ Αἰγύπτου κατήγετο· ἦνδὲ παμμεγέθης, διὸ καὶ διφυῆ αὐτὸν ἐκάλουν. οὗτος δὲ πρῶτος βασιλεὺςἐγένετο Ἀθηναίων μετὰ τὸν κατακλυσμὸν τῆς Ἀττικῆς· μετὰ δὲ τὸνκατακλυσμὸν τῆς Ἀττικῆς εἰς Ἀθηναίους ἦλθε τὸ βασίλειον. ἢ μόνον δὲαὐτὸςἐβασίλευσεΚέκροψἈθηναίων,
    ἐκέλευσενομοθετῆσαιτὰςγυναῖκαςτὰς ὑπὸ τὴν βασιλείαν αὐτοῦ οὔσας, ἐν ᾧ εἰσιν παρθένοι γαμεῖσθαι ἑνὶἀνδρί· ἅστινας ἐκάλεσε νύμφας ἐν τῇ νομοθεσίᾳ αὐτοῦ διὰ τὸ πηγαῖςἐοικέναι τὰς παρθένους κόρας, αἳ τίκτουσι καὶ ἀπὸ ἀδήλων πόρωνπηγάζουσι γάλα. πρὸ γὰρ τῆς βασιλείας αὐτοῦ πᾶσαι αἱ γυναῖκες τῶνἈττικῶν καὶ τῶν Ἀθηναίων καὶ τῆς πλησίον χώρας θηριώδει μίξειἐμίγνυντο, ἑκάστῳ συγγινόμεναι τῷ
    ἀρεσκομένῳ αὐταῖς, ἐὰν κἀκείνηἠβούλετο· καὶ ἐκαλεῖτο ἡ ἁρπαζομένη γυνὴ οὐδενός, ἀλλὰ τοῖς πᾶσιπροσήρχοντο, διδοῦσαι ἑαυτὰς εἰς πορνείαν. καὶ ὅσας ἠβουλήθη τιςκρατῆσαι αὐτὰς ἡμέρας, κατ᾽ οἶκον παρέμενον αὐτῷ τρεφόμεναι· καὶ εἰἤθελε, πάλιν ἀπέλυσεν αὐτὴν τοῖς βουλομένοις. τοῦτο δὲ ἀπὸ τῆς Ἀττικῆςεἴρχθη, τὸ μὴ ἀναγκάζεσθαι αὐτὰς συνεῖναι ἀνδρί, πρὸς ὃν βούλονται·οὐδεὶςοὖνᾔδει,
    τίςἦνυἱὸςἢθυγάτηρ, ἀλλ᾽ὡςἂνἔδοξετῇμητρί, ἔλεγεκαὶἐδίδου τὸ τεχθὲν ᾧ ἠβούλετο ἀνδρὶ, συμμιγέντι αὐτῇ, εἴτε ἄρρεν εἴτε θῆλυἔτεκε, καὶ ἔχαιρον δεχόμενοι. ὁ δὲ Κέκροψ ἐκ τῆς Αἰγύπτου καταγόμενοςἐξεφώνησεν τὸν νόμον τοῦτον, εἰρηκώς, ὅτι ἡ Ἀττικὴ χώρα διὰ τοῦτοἀπώλετο. καὶλοιπὸνἐσωφρόνησανπᾶσαι, καὶἀνδράσινἐζεύγνυονἑαυτὰςαἱ ἄγαμοι παρθένοι, ἡ δὲ πορνευθεῖσα ἐγαμεῖτο ἑνὶ ᾧ
    ἠβούλετο ἀνδρί· καὶἐθαύμασαν οἱ Ἀθηναῖοι τὸν τοῦ βασιλέως νόμον· ὡς δὲ καί τινες ἐξέθεντοὅτι διὰ τοῦτο αὐτὸν οἱ Ἀθηναῖοι εἶπαν διφυῆ, ὅτι ἐξευγένισε τὰ τέκνα τοῦεἰδέναι τοὺς ἑαυτῶν γονεῖς. ἐβασίλευσεν δὲ ὁ Κέκροψ τῶν Ἀθηναίων ἔτηνʹ, καὶμετ’ αὐτὸνἐβασίλευσεΚραναὸςἔτηθʹ

    «E in quel tempo fu re d’Egitto Faraone, detto anche Naraco; e ad Atene regnò un tal Cecrope, che era originario dell’Egitto. Era costui di enorme statura, e perciò lo chiamavano “dalla doppia natura”. Egli per primo fu redi Atene dopo il grande disastro in Attica. Dopo il grande disastro in Attica ad Atene tornò il potere regio. Cecrope governò Atene e ordinò che venisse prescritto per legge che le donne,
    sue suddite, che erano vergini, fossero sposate a un solo uomo; nella sua legge le chiamò ninfe, per il fatto che queste fanciulle erano simili a fonti, che generano e fanno sgorgare latte da segreti condotti. Prima del suo regno, infatti, tutte le donne dell’Attica e degli Ateniesi e della terra circostante si univano con bestiale mescolanza, giacendo con chiunque piacesse loro, se ne avevano voglia.
    E la donna rapita non era sposa di alcuno; al contrario, queste si univano a tutti, e si davano alla fornicazione. E rimanevano a casa di un uomo, mantenute da lui, per tutto il tempo che quello voleva.
    E se lo desiderava, di nuovo egli lasciava andare la donna con coloro che la volessero. Questi costumi non vigevano invero in Attica: le donne non erano costrette a stare insieme all’uomo che volevano. Nessuno quindi sapeva di chi era un figlio o una figlia, ma la madre decideva come meglio credeva e attribuiva il neonato a chi voleva tra gli uomini che avevano giaciuto con lei, sia che fosse un maschio, sia che fosse una femmina; e gli uomini che ricevevano il neonato se ne compiacevano. Cecrope, originario dall’Egitto, promulgò questa legge, affermando che per quella ragione l’Attica era andata in rovina. E da quel momento tutte le donne si volsero alla castità, e le vergini non sposate si univano in matrimonio agli uomini, mentre quelle che avevano già fornicato si sposavano ad un solo uomo,
    che sceglievano. E gli Ateniesi provarono ammirazione per la legge del re; tanto che alcuni dicono che per questa ragione gli Ateniesi lo chiamarono “dalla doppia natura”, dal momento che aveva nobilitato la condizione dei figli concedendo loro di conoscere i propri genitori. Cecrope regnò per 50 anni, e dopo di lui regnò Cranao per 9 anni».

    ------------------------------

    Giovanni di Antiochia riprende la tradizione su Cecrope, ma con una significativa aggiunta:

    Βασιλεύοντος παρ’ Αἰγυπτίοις Φαραώ, τοῦ καὶ Καραχώ, παρ’ Ἕλλησιν ἐνἈθήναις ἐβασίλευε Κέκροψ, ὃς ἐκλήθη διφυὴς διὰ τὸ τοῦ σώματοςμέγεθος, ἢ ὅτι νόμον ἐξέθετο, ὥστε τὰς γυναῖκας παρθένους ἔτι οὔσας ἑνὶἐκδίδοσθαι ἀνδρί, καλέσας αὐτὰς νύμφας· πρότερον γὰρ αἱ τῆς χώραςἐκείνης γυναῖκες θηριώδη μίξιν ἐμίγνυντο· οὐδενὸς γὰρ ἦν γυνή, ἀλλὰἐδίδου ἑαυτὴν εἰς πορνείαν ἑκάστῳ. οὐδεὶς οὖν ᾔδει, τίνος ἦν υἱὸς ἢθυγάτηρ, ἀλλ᾽ὡςἂνἔδοξετῇμητρί, ἔλεγεκαὶἐδίδουτὸτεχθὲνᾧἐβούλετοἀνδρί. τοῦτο δὲ ἐποίησεν ὁ Κέκροψ, ὡς ἐξ Αἰγύπτου καταγόμενος καὶ τὴννομοθεσίαν Ἡφαίστου τοῦ βασιλεύσαντος ἐκεῖ οὐκ ἀγνοήσας. ἔλεγε γὰρὅτι διὰ τὴν τοιαύτην τῆς ἀσελγείας συνήθειαν ἡ Ἀττικὴ κατεκλύσθη. ἀπὸτότε οὖν ἐσωφρονίσθησαν οἱ κατοικοῦντες τὴν τῶν Ἑλλήνων χώραν.ἐβασίλευσεδὲΚέκροψἔτηνʹ

    «Mentre presso gli Egizi regnava Faraone, detto anche Caraco, presso i Greci era re di Atene Cecrope, che fu chiamato “dalla doppia natura” per la grandezza del corpo, oppure perché stabilì per legge che le donne ancora vergini fossero unite in matrimonio ad un solo uomo, e le chiamò ninfe. Prima, infatti, le donne di quella terra si univano con selvaggia mescolanza: una donna infatti non era moglie di alcuno, ma si concedeva a chiunque in fornicazione. Nessuno pertanto sapeva di chi fosse un figlio o una figlia, ma, secondo come le sembrasse opportuno, la madre chiamava il nato e lo attribuiva all’uomo che voleva. Questo fece Cecrope, in quanto originario dell’Egitto e non ignaro della legislazione di Efesto, che aveva regnato in quel luogo. Diceva, infatti, che a causa di tale abitudine alla
    sfrenatezza di costumi l’Attica era stata sommersa dal diluvio. Da allora, invero, gli abitanti della Grecia si comportarono castamente. Cecrope regnò per 50 anni».


    -----------------















  5. #5
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    Predefinito Re: Retaggi Ariani-MesoSemitici nei libri sacri monoteistici, non certo Indo"europei"

    Comunque Lilith e Gilgamesh hannoorigini sumere, e isumeri non erano semiti.

  6. #6
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    Predefinito Re: Retaggi Ariani-MesoSemitici nei libri sacri monoteistici, non certo Indo"europei"















    Diodoro Siculo

    Alla faccia di chi continua stupidamente a chiamarli Indo"europei-europei"

    E poi ti rammento che sia Gesù che i suoi discepoli erano TUTTI semiti!

  7. #7
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    Predefinito Re: Retaggi Ariani-MesoSemitici nei libri sacri monoteistici, non certo Indo"europei"

    Citazione Originariamente Scritto da Saturno Visualizza Messaggio
    Comunque Lilith e Gilgamesh hannoorigini sumere, e isumeri non erano semiti.
    Di certo non erano occidentali!


  8. #8
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    Predefinito Re: Retaggi Ariani-MesoSemitici nei libri sacri monoteistici, non certo Indo"europei"

    Citazione Originariamente Scritto da GILANICO Visualizza Messaggio
    Di certo non erano occidentali!
    E neanche semiti!

  9. #9
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    Predefinito Re: Retaggi Ariani-MesoSemitici nei libri sacri monoteistici, non certo Indo"europei"

    Citazione Originariamente Scritto da Saturno Visualizza Messaggio
    E neanche semiti!
    O erano africanoidi oppure asiatici, inseriti su precedenti culture semitiche preesistenti.

  10. #10
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    Predefinito Re: Retaggi Ariani-MesoSemitici nei libri sacri monoteistici, non certo Indo"europei"

    I veri Ariani furono le popolazioni MesoSemitiche, mentre i popoli saharasiani sono sia i semiti, gli africanoidi, che gli asiatici.

 

 
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