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IL PREMIER ORMAI DEFINISCE TREMONTI COME “MINISTRO DELLA LEGA”: “STA LAVORANDO PER UN PARTITO DEL NORD CON BOSSI: SONO SLEALI”… SILVIO TEME CHE IL PDL GLI SFUGGA DI MANO E CHE FINI, GRAZIE AL CENTRO-SUD, VOLI OLTRE IL 15%
Nonostante le smentite di prassi, Berlusconi e Fini forse potrebbero vedersi entro fine mese.
Il premier si sente accerchiato al suo interno dall’asse Tremonti-Bossi e dalle ormai consolidate 23 correnti interne al Pdl, e ha bisogno di una tregua con il presidente della Camera.
Segno evidente di debolezza: ieri ha ordinato ai suoi di non polemizzare con i finiani in Tv e ad Alfano di verificare sulla “legge bavaglio” la possibilità di trattare con la Bongiorno una resa onorevole.
Disposto a sacrificare la sua originaria impostazione, per non farsi impallinare in Parlamento dalle truppe finiani che godono di sponde ormai anche tra i forzisti del Pdl.
Verdini per ora resta, ma le richieste di Fini sono pesanti: azzeramento dei vertici, ovvero via i tre coordinatori e i capogruppo parlamentari, e a breve tutti i vice devono essere esponenti finiani, per riequilibrare il governo appiattito sulla Lega. Berlusconi si rende conto che non può andare in guerra contro tutto il mondo e cerca di limitare i danni.
“Non è possibile che un presidente del Consiglio debba leggere la manovra economica solo alla fine: Giulio pensa di essere furbo, ma è solo sleale, sta cercando un accordo con Bossi e con la sinistra per prendere il mio posto” ha confidato ieri il premier a un gruppo ristretto di fedelissimi.
Secondo Silvio, Tremonti e Bossi starebbero lavorando a un “partito del Nord”, un nuovo contenitore con pochi punti programmatici: autonomia finanziaria, decentramenti dei ministeri, imposizione fiscale territoriale e autogoverno del Nord.
Bossi, che per Silvio non si sarebbe comportato bene sul caso Brancher, non vuole Casini e ha sete di potere: tutte componenti in cui il premier fiuta il pericolo.
Il Pdl è ancora forte al centro sud, ma il rischio è ora di perdere troppi voti con una immagine del partito sbilanciato a favore del Nord e con il rischio di far volare Fini a percentuali oltre il 15% nazionale.
Non è piaciuto al premier il “patto del sigaro” tra Tremonti e Bossi, i distinguo, il disimpegno leghista su Cosentino e Verdini, le cene romane di Giulio con Cota e Zaia.
Poi c’è il problema della “guerra per bande” nel Pdl, con tanti personaggi che premono per allontatare Verdini (la corrente Frattini, Gelmini, Carfagna e Prestigiacono) e prendere il suo posto.
Anche Formigoni è pronto a smarcarsi, mentre Verdini e La Russa resistono per ora in trincea, ma il loro destino è segnato.
La proroga voluta dalla Lega al pagamento delle multe delle quote latte ha sollevato poi critiche feroci nel Pdl, ritenuto ormai da molti un partito ricattato dalla Lega. Senza contare che Silvio non può neanche seriamente pensare al voto anticipato perchè Napolitano potrebbe avere altro in testa.
Una situazione che si deteriora ogni giorno di più.
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