Consiglio, a quanti vogliano conoscere uno dei periodici più importanti del cosiddetto “neo-sardismo” sviluppatosi negli anni ’70, proseguito nel “vento sardista” degli anni ’80 e fino alle divisioni dei nostri giorni, di registrarsi al sito della Alfa Editrice: https://www.alfaeditrice.it/
Sarà possibile scaricare gratuitamente tutti i numeri di “Sa republica sarda” dal 1976 al 2005, più altre pubblicazioni estremamente interessanti.
In particolare voglio sottolineare le straordinarie interviste - conversazioni di Ugo Dessy e Gianfranco Pinna con Fabrizio De Andrè.
Sono circa un centinaio di numeri che offrono uno spaccato del pensiero e delle aspettative politiche della società sarda più consapevole.
Riporto integralmente dal sito il:
MANIFESTO DI SA REPUBLICA SARDA
Sa Republica Sarda, l’impegno di sempre. Era il 1976, gli ultimi mesi di quell’anno, quando il numero zero del giornale venne dato alle stampe. Fu il naturale epilogo di oltre due anni di incontri, confronti e dibattiti promossi da Gianfranco Pinna a Cagliari e a Sassari, a Nuoro e in Gallura con giornalisti, intellettuali e militanti coinvolti nel progetto e animati da una forte tensione politica e sociale. Il primo direttore responsabile del giornale fondato dall’Alfa Editrice fu Gianfranco Pintore e la sede San Sperate. La testata era Sardigna. L’impresa ebbe però vita breve: tre mesi appena, due numeri di giornale e il sodalizio terminò. Sardigna continuò a uscire. Alfa Editrice di Gianfranco Pinna fondò nel 1977 una nuova testata, Sa Republica Sarda, un nome che non lascia spazio ad equivoci o fraintendimenti. Sa Republica Sarda diventa un mensile bilingue a diffusione regionale con la propria redazione nella città di Quartu Sant’Elena. Ha l’obiettivo di far accrescere “la coscienza etnica ed etica e di appartenenza alla comunità sarda” ed è una preziosa occasione di dibattito per la valorizzazione della lingua e della cultura sarda: è uno strumento culturale insostituibile per chi porta avanti i concetti di sardità, nazione e identità, un laboratorio aperto al confronto e al reciproco arricchimento con le culture di altre minoranze etniche e linguistiche in Europa e nel mondo. Vi collaborano i più importanti intellettuali della Sardegna e non solo: Giulio Angioni, Giampiero "Zampa" Marras, Gustavo Buratti, Angelo Caria, Carlo Cassola, Francesco Casula, Bettino Craxi, Fabrizio De André, Ugo Dessy, Placido Cherchi, Michele Columbu, Gianfranco Contu, Armandino Corona, Giannino Guiso, Giovanni Lilliu, Francesco Masala, Mauro Mellini, Fernando Pilia, Alessandro Pizzorusso, Matteo Porru, Sergio Salvi, Luigi Lombardi Satriani, Antonello Satta, Eliseo Spiga, e tanti tanti altri ancora. Sa Republica Sarda pubblica un numero sterminato di documenti, relazioni, inchieste, interviste riguardanti quesiti incalzanti e diritti civili negati, quali autodeterminazione, nazionalità, "lingue tagliate", nonché dossier riguardanti tematiche e problematiche relative alla tutela e valorizzazione della lingua e della cultura sarda, e ad ambiti sociali, politici, economici e culturali emarginati. Sa Republica Sarda diventa veicolo di queste posizioni, con coerenza, coraggio e onestà intellettuale. Senza ammiccamenti, senza servilismi. Lo fa perché è convinta che un nuovo ruolo spetta alla Sardegna e che il dibattito culturale sia il primo momento per la crescita dei popoli, nel nome della giustizia e della libertà. Oggi il sito di Alfa Editrice mette a disposizione dei Sardi l’archivio di Sa Republica Sarda dal 1976 al 2005: è una documentazione sulle tematiche affrontate, è un quadro diretto del dibattito di quegli anni, visti attraverso le testimonianze dei protagonisti. È infine un'occasione di riflessione sulle trasformazioni avvenute in Sardegna dagli anni ‘70 ad oggi e sulle problematiche e sulle dinamiche socio-economiche che hanno consentito il perpetrarsi di certi fenomeni: la disoccupazione dilagante, la massiccia diffusione di modelli culturali estranei, lo smarrimento delle giovani generazioni, il senso di insicurezza diffuso, la perdita dei valori a cui si aggiunge l’immobilismo del governo regionale di fronte a queste emergenze.
“Conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro”.