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  1. #11
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    Predefinito Re: Morto Carlo Azeglio Ciampi. Pareri sul suo operato?

    Un personaggio che ha avuto un ruolo importante nel portare il paese dove è adesso
    L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio

  2. #12
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    Predefinito Re: Morto Carlo Azeglio Ciampi. Pareri sul suo operato?

    Requiem per Carlo Azeglio

    Addio all'ex presidente Ciampi, al netto delle comode e farisee lacrime di coccodrillo
    di Antonio Martino - 17 settembre 2016

    La morte non si augura a nessuno. Se però chi trapassa ha, più o meno direttamente, causato sofferenze e vite di merda a milioni di suoi concittadini un minimo di onesta narrazione delle cose va fatta. Carlo Azeglio Ciampi è morto ieri alla veneranda età di novantasei anni: subito, come è oramai tristemente uso al tempo dei social network, son volati alti nel cielo della Penisola i pianti e i commossi omaggi dei vari coccodrilli nazionali. Innanzi alla morte esiste un limite invalicabile, anche per la politica delle polemiche.
    Noi non crediamo a questo mantra piccoloborghese e piccino, da gretta lavandaia beghina. La logica da bottegai, l’ipocrito ed assoluto incensamento post-mortem, va bene per il lettore di Repubblica o del Corrierone, non per chi vuole obiettivamente comprendere il passato e la traiettoria pubblica di siffatte figure. In tal senso, analizziamo il cursus honorum di Ciampi, dottore in Lettere e medico della mutua dell’economia italiana: da Governatore della Banca d’Italia, nel 1981, agisce in combutta con il Ministro del Tesoro Andreatta (altra anima bella del liberismo italiano) per rendere indipendente la banca centrale dal Governo. Termina così la possibilità di controllare il debito pubblico e, soprattutto, di monetizzare a 0 il deficit dello Stato.
    Dal 1981 il debito pubblico italiano è esploso, il benessere nazionale s’è fermato. 1 a 0.
    Sempre da banchiere maximus, nel 1992, si ostina in una sciagurata e folle difesa del cambio della lira (bloccata nelle maglie dello SME, padre orrido dell’euro). Pro bono di Soros e company, Carlo Azeglio regala alla speculazione internazionale 60mila miliardi di lire, immolando al contempo l’industria pubblica sull’altare dell’Europa. Risultato? Lira svalutata comunque, SME distrutto, IRI smembrato, italiani dissanguati da Amato sull’altare di Maastricht. Ah già, c’era Craxi che rubava. 2 a 0.
    Arriva la Seconda Repubblica. Ciampi è il primo “tecnico” a divenire Presidente del Consiglio, e assume subito le pratiche del curatore fallimentare dello Stato Sociale nazionale. A colpi di privatizzazioni selvagge e tagli lineari il Nostro ottiene poi il suo più grande successo ( pari a quello dell’8 settembre, col senno di poi): far entrare l’Italia nell’euro. 3 a 0.
    Come premio, Carlo Azeglio diventa Presidente della Repubblica. Un Settennato vuoto, pieno di retorica a buon mercato e ipocrisia dilagante. Risulta infatti farsesco, e tragico, capire come si possa alludere alla Patria dopo che la si è tradita almeno tre volte in maniera così grave e profonda. Lo ricorderemo così, allora, il buon Carlo. Insieme a Romano, in un’Italia intontita di metà anni Novanta, ipnotizzata da chimere mortali racchiuse in 12 stelle infami. Nessun rispetto per chi ha rovinato per sempre una Nazione. Riposi in pace, se può.




    Requiem per Carlo Azeglio
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
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  3. #13
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    Predefinito Re: Morto Carlo Azeglio Ciampi. Pareri sul suo operato?

    Carlo Azeglio Ciampi, quelle parole di Salvini dimostrano solo la sua ignoranza


    di
    Gianluigi Paragone
    | 17 settembre 2016


    È morto il presidente dell’Euro
    . Il presidente gran capo della nostra banca centrale, quando ancora era Banca d’Italia e stampava moneta. Banchiere di un mondo solido che avrebbe ancora molto da dare in questa economia impazzita tra derivati e speculazioni. Ma quel mondo è stato tradito dai bankster ancor più che dai politici.
    Ciampi, il presidente che lasciò palazzo Koch per Palazzo Chigi dando nerbo alla poi abusata stagione dei tecnici, sopravvalutati salvatori della patria. Riposi in pace, Carlo Azeglio Ciampi. Il presidente del Tricolore in un’Italia sbiadita. Anche per la sua politica.
    Ne rispetto la figura ma il disegno politico di Ciampi e delle sua stagione resta, per me, l’inizio della cessione della sovranità. Sbagliò (sempre secondo il mio fallibile punto di vista) senza tuttavia fanatismo. A differenza dei miopi o subdoli eurofanatici di oggi conosceva i limiti della finanza; non seppe però arginare quella matrice di austerity che oggi ci condanna all’immobilismo.
    Salvini lo ha definito “traditore” dimostrando la sua scarsa conoscenza di quella materia che egli vorrebbe trattare. Salvini, che per palese ignoranza gigioneggia, sovrappone Ciampi, Napolitano e persino Draghi in un tradimento politico e dell’Italia che ha pesi specifici assai diversi. Se il focus sui limiti dell’Europa è corretto, non sarà certo col pressappochismo che ne usciremo. Sembrerà paradossale ma a Bratislava Renzi è stato più furbo di tutti i nostri anti euro. Molto probabilmente la sua azione è solo tattica ma intanto con quella tattica il governo italiano ha messo in difficoltà l’asse rigorista.




    Carlo Azeglio Ciampi, quelle parole di Salvini dimostrano solo la sua ignoranza - Il Fatto Quotidiano
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  4. #14
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    Predefinito Re: Morto Carlo Azeglio Ciampi. Pareri sul suo operato?

    Colle, gli 11 presidenti – Ciampi, banchiere grigio che sognava la “moral suasion”



    Già premier e ministro dell'Euro. Passa al primo turno: come De Nicola. E' scelto fuori dal Parlamento


    di Marco Travaglio | 17 aprile 2013




    Il decimo Presidente, come il primo Enrico De Nicola, i partiti lo vanno a prendere fuori dal Parlamento. È Carlo Azeglio Ciampi, il tecnico di pronto intervento che nel 1993 è divenuto premier e ha salvato per pochi mesi la reputazione della politica screditata da Tangentopoli e da Mafiopoli; e che nel 1996-’98, come ministro del Tesoro del primo governo Prodi, ha salvato il Paese dalla deriva verso il Terzo Mondo, agganciandola miracolosamente all’Europa della moneta unica. L’Italia che nel 1999 saluta il presidente Scalfaro dopo sette anni di Quirinale ha appena visto naufragare la Bicamerale, tentativo maldestro e suicida del centrosinistra di giungere alla “normalità” tanto cara a Massimo D’Alema con un compromesso al ribasso sulla riforma della Costituzione con l’eversore incostituzionale per antonomasia: Silvio Berlusconi.




    Il quale, subito dopo aver perso rovinosamente le sue seconde elezioni nel ‘96 e aver ottenuto dal Conte Max l’insperata legittimazione di padre costituente, anzi ricostituente, ha portato a spasso il centrosinistra per due anni, costringendolo a snaturarsi in “patti della crostata” in casa Letta e in progetti neocraxiani sul presidenzialismo e contro l’indipendenza della magistratura. Poi, sul più bello, li ha mollati a metà del guado e ha fatto saltare il tavolo della Bicamerale, avendo capito che il suo vero obiettivo finale – l’amnistia per salvarsi dai processi – non glielo può regalare nemmeno la sinistra più masochista del pianeta, terrorizzata dalla rivolta dei suoi elettori. In compenso ha ottenuto un risultato mica da ridere: indebolire il governo Prodi, che insieme a Scalfaro alla Bicamerale ha sempre guardato con sospetto, fino a farlo cadere per mano di Bertinotti e a rimpiazzarlo nell’ottobre ’98 con una parodia di governo D’Alema sostenuto dai ribaltonisti al seguito di Cossiga e Mastella. Il viatico ideale per una riscossa che solo due anni prima pareva follia.


    Ma se la controriforma della seconda parte della Costituzione va in fumo dopo due anni di inutile lavoro, l’asse D’Alema-Berlusconi resta in piedi per eleggere il nuovo capo dello Stato, che i due compari vogliono scegliere insieme, convinti ciascuno di poterlo usare per mettere nel sacco l’altro. Max e Silvio non hanno dubbi: il nuovo capo dello Stato deve descalfarizzare il Quirinale, dunque non può essere un politico abile nella manovra di palazzo come lo era il Presidente uscente. Occorre – come scriverà Marzio Breda ne La guerra del Quirinale (ed. Garzanti) – “un defibrillatore istituzionale, un dissuasore” che spenga gli ardori della battaglia politica. Un anestesista, un emolliente che consenta ai partiti di riprendere in mano il pallino della politica, troppo a lungo commissariata. “Una figura istituzionale all’insegna della terzietà”, auspica Gianni Letta col suo linguaggio alla vaselina.


    L’inciucio tra B. e D’Alema


    Dunque è subito chiaro a tutti che i candidati di bandiera ai blocchi di partenza, nella primavera ‘99, sono specchietti per le allodole. Berlusconi pronuncia due nomi: Amato, l’ex craxiano che fino a due anni prima è stato presidente dell’Antitrust da lui stesso nominato e perfetto garante del trust Mediaset; e Bonino, eletta con Forza Italia nel ’94 e sempre rimasta nell’orbita del centrodestra, anche perché lo stesso Cavaliere l’ha scelta come commissario europeo insieme a Monti. Il centrosinistra non gradisce: Amato è ancora sotto scacco di Craxi, che ogni tanto distilla veleni sul suo passato socialista con i famosi fax da Hammamet; e la Bonino non è ancora ascesa nell’Olimpo progressista.


    Così il centrosinistra ribatte con le candidature di tre ex democristiani: Rosa Russo Iervolino, ex presidente del Ppi, fedelissima di Scalfaro, dunque vista come il fumo negli occhi dal Cavaliere; Nicola Mancino, presidente del Senato, ex sinistra Dc e ora Ppi; e Franco Marini, ex leader della Cisl, poi passato alla politica attiva con Andreotti, anche lui confluito nel Ppi. Ma nessuno dei tre incontra i favori della destra. E Prodi, altro papabile, viene spedito alla Commissione Ue. Ciampi invece va bene a tutti. Tant’è che il 13 maggio, quando le Camere iniziano a votare, viene eletto plebiscitariamente al primo scrutinio. Come Cossiga. Lo votano centrodestra e centrosinistra, tranne la Lega Nord e Rifondazione comunista. Con 707 voti su 1010, contro i 72 del lumbard Luciano Gasperini e i 21 del rosso antico Ingrao (scelto dai rifondatori). Raccolgono consensi anche la Iervolino (16), la Bonino (15), l’imputato per mafia Andreotti (10) e persino il latitante Craxi (6).


    Sul Corriere, Montanelli saluta con sollievo non tanto il nuovo Presidente, quanto lo scampato pericolo di veder eletti i suoi concorrenti demo-cristiani e dunque rinascere la Balena Bianca: il “mostro senza volto che m’incalza con la logorrea del presidente uscente (Scalfaro, ndr), aggravata dall’accento irpino di Mancino e dalle corde vocali della signora Iervolino”. L’idea di un capo dello Stato più taciturno, dopo le intemperanze di Per-tini, le picconate di Cossiga e le omelie di Scalfaro, rassicura più di un italiano. E Ciampi – scrive il vecchio Indro – promette bene almeno da questo punto di vista: “Non è di un grande statista che stiamo parlando, ma di un ‘commesso dello Stato’, come si chiamano in Francia gli alti e ringhiosi guardiani della pubblica amministrazione, allergici alle manovre politiche… Impacciato parlatore, in aula non brilla. Ma non brillava nemmeno Einaudi, come non aveva mai brillato Giolitti”. Il quale, “quando non aveva più nulla da dire, aveva finito di parlare”.


    Chissà, forse in un altro contesto Ciampi avrebbe davvero tenuto fede a queste attese. Di sé quest’uomo in grigio, anzi in bianco e nero con le sopracciglia folte ad accento circonflesso, dice: “Soffro di agorafobia, prendere la parola in una piazza o davanti a platee troppo vaste mi blocca”. Ma dovrà fare violenza a se stesso. Perché, dopo poco più di un anno di tregua, si ritrova subito in mezzo a un’infuocata campagna elettorale: quella del 2001, col ritorno di fiamma di Berlusconi. Seguita da un quinquennio terribile fatto di leggi vergogna, norme ad personam, attacchi alla Costituzione e alla magistratura, scontri con la “sua” Europa e incidenti internazionali. Ed è costretto, lui che non ama parlare in pubblico, men che meno a braccio, a esternare quasi ogni giorno: se non come i tre precedessori, quasi.


    Nato a Livorno nel 1920 da un negoziante di ottica e una insegnante di musica, sposato con Franca Pilla, Ciampi ha studiato dai gesuiti e poi alla Normale di Pisa. Ha due lauree, in Filologia classica e in Giurisprudenza. Credente ma laico (e, secondo qualche maligno, anche massone), si definisce un “liberale crociano”: combattendo in guerra come sottotenente degli autieri in Albania e poi in Abruzzo, ha conosciuto il suo maestro Guido Calogero, filosofo antifascista e liberalsocialista, che l’ha avvicinato al Partito d’azione. È questa l’unica militanza politica del giovane Ciampi, insieme all’iscrizione alla Cgil. Nel 1946, dopo aver insegnato per un po’ Lettere al liceo, dà il concorso per la Banca d’Italia, dove resterà 47 anni percorrendo tutto il cursus honorum, da impiegato a governatore (per 14 anni, dal 1979 al 1993). È lì che matura uno stile sobrio ed essenziale e un metodo di lavoro fondato sulla “squadra”, che metterà a frutto sul Colle con un’équipe di consulenti esterni (i “Ciampi boys”) di cui fanno parte Andrea Manzella, Sabino Cassese, Mario Draghi, Maurizio Viroli, Tommaso Padoa-Schioppa e il solito, eterno Tonino Maccanico.


    Sì e no alle leggi vergogna


    Una sobrietà tecnica che non gli impedirà qualche concessione alla retorica patriottarda, senza plateali baci alla bandiera e lacrime in pubblico, con giuste campagne come quella per rivalutare la festa del 2 giugno. Ma pure con qualche indulgenza di troppo al nazionaltrombonismo. Tipica, in questo senso, la battaglia per far cantare l’inno di Mameli ai calciatori della Nazionale. E anche un’esternazione nel giorno dell’ottantesimo compleanno: “Nel ’93, da presidente del Consiglio, andai in visita di Stato in Germania. Ero sul palco al fianco del cancelliere Kohl, e fu issato il tricolore mentre la banda suonava l’inno di Ma-meli. Lo confesso, un brivido mi corse lungo la schiena e mi tremarono le gambe”. Figurarsi la faccia di Ciampi, sul palco della prima alla Scala, quando il maestro Riccardo Muti rifiuta di eseguire l’inno nazionale “perché si tratta di una marcetta incompatibile con Beethoven”.


    Il suo primo atto politico è, nel 2000, la nomina di Giuliano Amato per rimpiazzare D’Alema, dimissionario dopo la rovinosa disfatta alle elezioni regionali. Poi, appunto, torna Berlusconi. Sulle prime Ciampi si illude di fronteggiare i suoi continui strappi istituzionali, costituzionali e internazionali con la moral suasion: qualche fervorino in via riservata. Come quello che consiglia al Cavaliere di rinunciare a nominare ministro della Giustizia Roberto Maroni, condannato in via definitiva per aver picchiato un poliziotto durante una perquisizione nella sede della Lega, e dirottato al Welfare.


    Ma ben presto deve cambiare registro: sin da quando, a fine 2001, il Cavaliere dichiara guerra all’Europa con la legge sulle rogatorie e il rifiuto di ratificare la legge sul mandato di cattura europeo, perdendo per strada il ministro degli Esteri, il tecnico, Renato Ruggiero e assumendo su di sé l’interim della Farnesina. Ciampi fa buon viso a cattiva sorte anche con la legge sul falso in bilancio e con la Cirami sul legittimo sospetto, mentre le piazze si riempiono di girotondini , scudi umani contro il bombardamento alle procure. Ma nel 2003 deve rassegnarsi: la moral suasion, con un tipaccio come il Caimano, non serve a nulla. Del resto, agli scenari di guerra è abituato: non solo per la sua esperienza di sottufficiale, ma anche perchè porta ancora le stimmate della notte fra il 27 e il 28 luglio ‘93, quando le bombe mafiose polverizzavano a suon di bombe il Pac di Milano, le basiliche romane del Velabro e del Laterano, e i centralini di Palazzo Chigi andavano in tilt, facendogli temere il golpe.


    I soliti dossier


    Dunque, dal 2003, il Presidente comincia a rispedire al mittente le leggi più incostituzionali: quella sui tribunali minorili e soprattutto quelle sulla tv (la Gasparri) e contro la giustizia (la Castelli sull’ordinamento giudiziario e la Pecorella che abolisce l’appello contro le assoluzioni). E così diventa anche lui, come Scalfaro, un nemico da abbattere, un “ribaltonista”, un “comunista mascherato”. Gli house organ di Arcore e dintorni estraggono i dossier pronti da tempo: allusioni al figlio scavezzacollo e ai suoi pasticci finanziari; e soprattutto all’operazione Telekom Serbia, il controverso acquisto della compagnia telefonica di Belgrado dalle mani di Milosevic ai tempi del governo Prodi, quando Ciampi era al Tesoro. Il centrodestra istituisce una commissione parlamentare ad hoc, trasforma un truffatore (il celebre Igor Marini) in supertestimone, raccoglie accuse false a Prodi, Fassino e Dini.


    Ma Claudio Scajola e Carlo Taormina fanno sapere che sono pronti a tirare in ballo anche il Presidente, se farà lo schizzinoso sulle leggi del Capo. Lui non si lascia intimidire (anche se poi firmerà senza batter ciglio altre vergogne come la Bossi-Fini, il lodo Schifani, la ex-Cirielli e le guerre in Afghanistan e in Iraq). Così come quando un’orda di leghisti guidati dagli “onorevoli” Borghezio, Salvini e Speroni, accoglie la sua visita al Parlamento europeo al grido “Basta euro, Padania libera, Italia vaffanculo”. Sul momento, Ciampi minimizza, anche per non enfatizzare la figuraccia italiana in Europa. Ma si prenderà una sonora rivincita il giorno dopo le sue dimissioni, nella primavera del 2006, annunciando da semplice senatore a vita il suo No al referendum confermativo sulla controriforma costituzionale della “devolution” targata Carroccio e centrodestra. Qualcuno dirà: troppo poco, troppo tardi. Ma solo perché non ha ancora visto all’opera il suo successore.



    Colle, gli 11 presidenti - Ciampi, banchiere grigio che sognava la "moral suasion" - Il Fatto Quotidiano

    L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio

  5. #15
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    Predefinito Re: Morto Carlo Azeglio Ciampi. Pareri sul suo operato?

    Avete sentito cosa ha detto benigni su ciampi? Lo ha definito un padre.
    PATRIA E SOCIALISMO

  6. #16
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    Predefinito Re: Morto Carlo Azeglio Ciampi. Pareri sul suo operato?

    Citazione Originariamente Scritto da Italicvs Visualizza Messaggio
    Avete sentito cosa ha detto benigni su ciampi? Lo ha definito un padre.
    Sempre più merda quel buffone di corte.
    Potere a chi lavora. No Nato. No Ue. No immigrazione di massa. No politically correct.

  7. #17
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    Predefinito Re: Morto Carlo Azeglio Ciampi. Pareri sul suo operato?

    Citazione Originariamente Scritto da LupoSciolto° Visualizza Messaggio
    Sempre più merda quel buffone di corte.
    Tra lui e Saviano è una bella lotta a chi è più omologato al regime lib-prog e radicalsciccoso.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
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