Successivamente al governo d'unità nazionale succeduto al regime fascista sammarinese, dalle elezioni dell'11 marzo 1945 la Repubblica venne retta da una coalizione del Partito Comunista Sammarinese e del Partito Socialista Sammarinese, riconfermata poi nel 1955. Alle nuove elezioni i social-comunisti ottennero 35 seggi su 60 del Consiglio Grande e Generale; tuttavia negli anni successivi ci furono spostamenti tra i gruppi consiliari, portando il Consiglio a essere spaccato a metà. L'Italia tollerava a fatica la presenza rossa nella maggioranza di governo di San Marino, che aveva rafforzato le relazioni diplomatiche con l'Unione Sovietica e l'uscita dei comunisti dal governo del Titano era necessaria per il supporto finanziario italiano e statunitense.
Il 18 settembre 1957, Attilio Giannini, eletto come indipendente nel PCS, abbandonò la coalizione governativa. Si creò una risicata maggioranza di 23 consiglieri democristiani, 5 socialisti indipendenti, 2 socialdemocratici e da Giannini. La Reggenza ricevette dai segretari del PCS e PSS le dimissioni dei 34 consiglieri della precedente maggioranza il 19 settembre, venne poi sciolto il Consiglio e si indissero nuove elezioni per il 3 novembre, dando ordine alla gendarmeria di chiudere e presidiare il palazzo pubblico, dove si stavano dirigendo i consiglieri della nuova maggioranza. La Reggenza ottenne la proroga del proprio mandato, circostanza che non si era mai verificata se non per decisione del Consiglio, se non per eventi di straordinaria gravità.
I 31 consiglieri della nuova maggioranza nominarono un comitato esecutivo e si riunirono sul sagrato della Pieve, rivendicando la guida del Paese. A loro avviso, la mancata elezione di nuovi Reggenti equivaleva ad un colpo di Stato; tuttavia non diedero vita a un nuovo governo. Nel clima di tensione tutti i partiti sammarinesi cercarono appoggi e contatti con gli esponenti italiani.
Il 30 settembre i consiglieri della nuova maggioranza occuparono Rovereta, uno stabilimento industriale in disuso, situato in una lingua di territorio sammarinese entro il territorio italiano. Il 1° ottobre i membri del comitato esecutivo si proclamarono a capo di un governo provvisorio. Subito dopo i carabinieri circondarono lo stabilimento, mentre il governo italiano riconobbe l'autoproclamatosi governo provvisorio.
Diffusasi la voce della ribellione al governo legittimo, la Reggenza istituì un Corpo di Milizia Volontaria, temendo l'intervento armato del governo provvisorio sostenuto dall'Italia verso il palazzo pubblico. Il comandante della gendarmeria, Ettore Sozzi, mantenne l'ordine pubblico. Tra l'8 e il 10 ottobre il governo provvisorio gli affidò pieni poteri. L'11 ottobre i Reggenti posero fine alla crisi, riconoscendo il governo illegittimo e sciogliendo la Milizia Volontaria. Il 14 ottobre il nuovo governo lasciò Rovereta e si insediò sul Titano.