Originariamente Scritto da
Desmond
Vediamo, cerchiamo di spiegare, magari qualcuno in buona fede riesce a capire:
- elezione attuale del PdR: viene eletto da 630 deputati, 315 senatori e 58 di delegati regionali, per un totale di 1003. Nei primi tre scrutini serve la maggioranza dei due terzi, dal quarto basta la maggioranza assoluta. Quindi dal quarto bastano 502 voti. Ora, considerando che un governo oggi per governare ha bisogno di almeno 316 deputati e 158 senatori, vuol dire che la maggioranza può esprimere almeno 474 grandi elettori. Ovviamente tutti i governi hanno maggioranze di solito più ampie, se non ben più ampie, quindi i grandi elettori sono sempre di più. E questo a prescindere dall'Italicum: per dire, nel 2001, col mitico Mattarellum, il cdx ottenne 544 parlamentari, e l'unico motivo per il quale non elesse il PdR è che, fortunatamente, il settennato di Ciampi terminò qualche mese dopo la legislatura.
- elezione PdR dopo la riforma: viene eletto da 630 deputati e 100 senatori. Nei primi tre scrutini serve la maggioranza dei due terzi, dal quarto al sesto i tre quinti dei membri e dal settimo i tre quinti dei votanti. Quindi per essere eletto un PdR deve ottenere il consenso esplicito (voto) o implicito (non partecipazione) di almeno 438 parlamentari. Quindi, pure ipotizzando che si voti sempre con l'Italicum (e tenderei a non crederci), alla maggioranza di governo mancheranno sempre 98 voti. E sottolineo quel SEMPRE, perché abbiamo visto che oggi le maggioranza parlamentari hanno sempre o quasi i numeri per eleggerseli da soli i PdR, mentre con l'Italicum i numeri saranno sempre gli stessi. Quindi non solo una maggioranza di governo dovrebbe essere stracoesa (cosa che, sappiamo, non succede mai quando si vota il PdR), ma deve pure cercare almeno un centinaio di parlamentari (e sottolineo almeno, visto che, appunto, col voto segreto, su dieci che ti dicono di fare una cosa tre ne fanno un'altra) a sostegno di una candidatura.
Quindi 'sta favola del PdR eletto a maggioranza è una solenne stronzata. Anzi, questa riforma fa l'esatto contrario. Per dire, elezioni come quelle di Napolitano (2006), Leone (1971) e Segni (1962) non sarebbero potute avvenire, non con quello scarso sostegno parlamentare, almeno.