Renzi e Grillo si erano lasciati per anni, dall'inizio che si conoscevano/li conosciamo: ma non in modo definitivo, niente è mai deadfinitivo qua, direbbero gli inglesi di loro, che, nel bene e nel male, ci rappresentano con spirito affatto santo, che del nostro spirito e sangue sentono gli umori, gli afflati, e persino i ftalati, che hanno contribuito loro a sdoganare, non gli inglesi. E' il 4 dicembre, fervono i ritocchi (rintocchi?) per il giorno della riconciliazione. Condizione, pattuita mentre litigavano, perchè si rivedessero, è non vedere il degrado in cui versava la casa, la casa istituzionale, costituzionale, parlamentare, (di chi sia la casa non è dato sapere: si rinfacciano a vicenda il possesso, nel senso che l'uno dice che la casa è dell'altro), in cui torneranno a coabitare.
E' soprattutto lui, Grillo, che insiste, impugnando i fatti/patti nel suo stile pugnace: "tu non vuoi vedere il degrado quando torni, io per gli stessi motivi vorrei lasciare tutto com'è, non pulire, non preparare, per farti vedere come stavo senza di te, per dimostrarti quanto vali per me, e che dicevo vero quando stavo male*, cioè bene nel senso di lasciarci, se quello era l'obiettivo, neppure nostro, di allora".
L'altro, Renzi, è conciliante, paziente, come se prendesse tempo e il tempo perso lavorasse a suo favore. Si è assunto il ruolo del cerimoniere, che forza la sua cerimonia, ben oltre l'insofferenza di Grillo.
Ma ora vien la celebrazione, che tutto cancella nasconde esibisce e ottempera, la vera rielezione, riaffermazione di entrambi, e i fini e le fedi si ricongiungono e scambiano. Se non fosse un matrimonio che può andare solo in un modo si direbbero ancora contro, addosso, qualsiasi cosa.
Cerimonia blindata. Regali non ce ne sono. E' un matrominio denSìssimo, speciale, si sa la data, qualche indiscrezione è trapelata sugli invitati e i testimoni, ma non sul posto. Sul biglietto ufficiale non c'è nemmeno il nome degli sposi, soltanto, in un font sconosciuto, iniziale maiuscola: "Da qualche parte, oggi in Italia."

*come se l'altro non se ne accorgesse, questo si/ci vogliono far credere. E bello indire cerimonie, cerebrazioni**, intimamente uniti unti desunti e consunti e storicamente felici e disuniti. Ora non si sa, oggi 4 dicembre, felice giorno di festa, cosa i due vivano, se prevalga il presente o il passato, ma è come se renderne conto sia più importante di viverlo, di esserlo. In ciò l'altro è l'amato, è (come il tempo, anche?) ritrovato, reidratato, rei-datato, reimpalmato (anche se si sposano per la prima volta, o mai, è sempre una seconda volta ) ma anche l'anima parlante, il pubblico efficace e votante, il mentore, il testimone, l'elettore.

**cioè, lunghe discussioni sul sì e sul no, se il matrimonio andrà a buon fine oppure no