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  1. #11
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    Predefinito Re: Tanti, immensi, forse irrisolvibili problemi della auto elettriche

    Citazione Originariamente Scritto da Immanuel Visualizza Messaggio
    Numeri totalmente campati in aria, unità di misura prese col culo, ipotesi provenienti da marte, ci sono tante di quelle cazzate in questo articolo che mi stufa pure elencarli.

    Non condividete questa immondizia, grazie.

    ottimo intervento.... ma dati 0 ??

  2. #12
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    Predefinito Re: Tanti, immensi, forse irrisolvibili problemi della auto elettriche

    Citazione Originariamente Scritto da Immanuel Visualizza Messaggio
    Probabilmente si facevano gli stessi discorsi il secolo scorso calcolando se costasse di piu' il fieno o ammortizzare il costo d'acquisto.

    Ma il punto irrisolvibile che citi aprendo il 3d dov'è? Anche perchè avete un'idea un po' fossilizzata sul futuro dell'auto. L'auto privata in futuro sarà come il cavallo oggi, un prodotto costoso per appassionati.
    non calcoli da demografia ..


    i nuovi arrivati non pagano il biglietto sui mezzi pubblici

  3. #13
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    Predefinito Re: Tanti, immensi, forse irrisolvibili problemi della auto elettriche

    Citazione Originariamente Scritto da conteugolino Visualizza Messaggio
    non mi addentro sui calcoli ma una piccola considerazione che probabilmente è da tenere presente nei calcoli.
    La benzina costa circa 1,6 euro/litro grosso modo cosi suddiviso 0,6 euro costo di produzione e distribuzione....... circa 1 euro tasse varie.
    Se tutte le auto fossero a benzina ,,,, dove prenderebbe lo stato l'enorme quantità di miliardi di euro di mancata tassazione????
    Anche il gas per autotrazione ha un costo molto diverso da quello per uso domestico tanto che molti usano le bombole di gas per travasare il contenuto nei bomboloni dell'auto (con tutti i rischi del caso e le sanzioni).
    Quanto fate i calcoli, è mia opinione, che andrebbe considerata una tassazione più o meno equiparabile a quella prodotta dalla benzina. E non mi venite a dire che i tartassatori governativi non riusciranno a trovare un modo per diversificare i costi energia per uso domestico da quelli di uso trazione.
    non ti preoccupare che renzino le tasse le mette sempre

  4. #14
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    Predefinito Re: Tanti, immensi, forse irrisolvibili problemi della auto elettriche

    Anch'io (ingegnere elettronico, ramo generazione/distribuzione dell'energia elettrica) avevo fatto un paio di calcoli: l'auto elettrica è un'idiozia sesquipedale. Meglio l'auto ibrida, di gran lunga.

  5. #15
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    Predefinito Re: Tanti, immensi, forse irrisolvibili problemi della auto elettriche

    Citazione Originariamente Scritto da Immanuel Visualizza Messaggio
    Probabilmente si facevano gli stessi discorsi il secolo scorso calcolando se costasse di piu' il fieno o ammortizzare il costo d'acquisto.

    Ma il punto irrisolvibile che citi aprendo il 3d dov'è? Anche perchè avete un'idea un po' fossilizzata sul futuro dell'auto. L'auto privata in futuro sarà come il cavallo oggi, un prodotto costoso per appassionati.
    E' una cagata pazzesca.

  6. #16
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    Predefinito Re: Tanti, immensi, forse irrisolvibili problemi della auto elettriche

    Ma 0,74 c per 100 km come li calcolate col pallottoliere?

  7. #17
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    Predefinito Re: Tanti, immensi, forse irrisolvibili problemi della auto elettriche

    Citazione Originariamente Scritto da dedelind Visualizza Messaggio
    Tanti, immensi, forse irrisolvibili problemi della auto elettriche: ecco perché anche solo parlarne è una immensa cazzata.

    Di Nuke The Whales , il 13 ottobre 2016 163 Comment



    Sono rimasto colpito dalla folle idea tedesca di limitare e addirittura vietare le auto a combustione interna.

    E mi ha colpito anche la nuova ID, concept della Wokswagen che, dall’alto del suo smisurato pacco di batterie e del suo motore da 125 Kw, unito ad una autonomia da primato (seicento chilometri), dovrebbero rappresentare un nuovo punto di partenza per l’industria automobilistica.
    Centinaia di chilowatt che serviranno per la ricarica, e ci vorranno ore per “fare il pieno”.
    Giorni se si usa la corrente disponibile in un appartamento.
    I fortunati proprietari dispongono forse di una centrale elettrica personale, di migliaia di metri quadri di pannelli solari? E potranno pagare la salata bolletta della luce?
    Visto che siamo tutti geni, sento già che arriveranno i soliti “Dieci Piccoli Indiani” che mi diranno: “basterà aumentare leggermente la capacità di produzione e TUTTI potremo viaggiare su auto elettrica”.
    Permettetemi di spiegarvi perché questa è una immane cazzata, quindi prima di contraddirmi prendete la calcolatrice e controllate, ok?
    Le auto a gasolio continueranno ad andare a gasolio, sulle stesse strade ci saranno sempre camion, infatti l’unica alternativa credibile è il metano, che però negli autotreni risulterebbe difficile implementare. Magari avete recentemente acquistato una macchinetta a benzina, con validi motori efficienti, che costano meno di diecimila euro e che hanno una buona efficienza di produzione di energia.
    Andiamo alla lavagna, oggi ragazzi si torna sui banchi di scuola:
    1 litro di benzina equivale a = 34MJ = 9,4 kWh
    Il 40% di 9,4 kWh è = a 3,76 kWh (questa è l’energia teorica che esprime il motore per muovere il veicolo con 1 litro di benzina)
    La solita macchinetta mediamente percorrerà 15 Km con 1 litro (media se non si corre).
    Anche meno perché in ambiente urbano serve mediamente energia equivalente pari a 0,25 Kw per percorrere 1Km, ovvero 0,067 litri di benzina.
    Stando al costo attuale di un litro di benzina, circa € 0,10 al Km, o anche qualcosa meno.
    Pierino percorre 100 Km al giorno con la macchinetta, per andare e tornare dal lavoro, quindi spende circa € 10,00.
    Tutto torna. Ma ai tedeschi no! Allora hanno scatenato novelli Einstein per risolvere diversamente il problema. Hanno pensato di creare una nuova auto elettrica, dal costo stimato di trentamila euro, che avrà un PRESUMIBILE consumo stimato per prestazioni di circa 25 kWh immagazzinata nelle batterie.
    L’energia che verrà prodotta nelle centrali – a causa delle dispersioni della rete e della alta efficienza/resa dei motori – sarà minimo il doppio e di questo terremo conto nei calcoli seguenti.
    Al prezzo attuale dell’energia elettrica in Italia, circa 0,45-0,50 euro al kWh si spendono € 11,25-12 per percorrere i soliti 100 Km, pagando l’energia al costo di quella di casa, qualcosa meno in caso di tariffa industriale.
    Ricapitoliano: ho speso per acquistare la macchina elettrica tre volte il costo della macchinetta a benzina, ma spendo gli stessi soldi per circolare? Bel risparmio del cazzo.
    Ovviamente siamo in un periodo particolare, con il prezzo degli idrocarburi decisamente basso e l’energia elettrica particolarmente cara in Italia. Con contratti flat presso le compagnie elettriche si risparmierebbe parecchio in termini di costo dell’energia elettrica, ma le decine di migliaia di euro di costo di differenza fanno capire che un utente potrebbe consumare una intera autobotte di benzina e comunque risparmiare.
    Ma arriviamo al problema principale, in Italia sono registrati circa 37 milioni di autovetture a benzina o gasolio, anche solo trasformarne in elettrica alcuni milioni creerebbe un problema enorme alla rete di distribuzione.
    Consideriamo che in italia si consumano circa 35 Mega-watt di energia elettrica ogni giorno. Il 12 ottobre 2016 i Mega Watt sono stati mediamente 32,231 a consuntivo.
    Immaginiamo che gli italiani, presi da una vortice di pazzia trovino i soldi per comprarsi le auto elettriche, quante di queste la sera saranno collegate per la ricarica nello stesso momento?
    Dieci milioni? Mi tengo scarso e do per buona questa ipotesi! Dieci milioni di auto che assorbono mediamente tre chilowatt l’una, nello stesso momento. A quanti megawatt corrispondono? A minimo 30, ovvero ad un virtuale raddoppio della rete. E sicuramente anche si più, in quanto occorrerà produrre più energia di quelal erogata dalle colonnine, per via delle dispersioni nella rete.
    E con tre chilowatt, in dodici ore, ci carichi forse una di quelle macchinette che fanno meno di cento chilometri, non certo una Tesla, che di chilowatt ne richiede minimo 20, per una carica di quattro o cinque ore. Oppure la famosa “supercarica” da 47 chilowatt, ovvero il consumo medio istantaneo di un condominio con oltre quaranta appartamenti.
    Per trasformare in elettrico meno di un terzo del circolante, occorrerà investire centinaia di miliardi di euro in linee elettriche, colonnine di ricarica e centrali energetiche, e certo non in pannelli solari e pale eoliche: e questo solo in Italia.
    Per rendere possibile e conveniente economicamente un esborso del genere occorrerà vietare le auto a combustione interna, non esiste altro modo per renderlo possibile, in quanto privo di ogni parvenza di logica economica. E gli altri? gli attuali proprietari delle vecchie auto? Andranno in bicicletta o in treno… Tanto cosa frega ai “Dieci Piccoli Indiani”?
    Rimangono tante altre questioni da considerare:

    • le pessime prestazioni di una normale auto elettrica, che rischia di esaurire le batterie non appena si fa una salita come si deve o si accelera.
    • I tempi lunghi di ricarica, a fronte di potenze comunque enormi impiegate e costosi sistemi di “super-charge”.
    • Il freddo, a temperature basse si dimezza come minimo l’autonomia dell’auto, per via della riduzione dell’attività chimica delle batterie.
    • per rendere economicamente conveniente il tutto occorrerà far pagare l’energia per la ricarica dell’auto molto meno di quella che si utilizza nell’abitazione, una sperequazione che non ha molto senso, se ci pensate.
    • Bollette della luce che saranno destinate a crescere e di molto, visti gli enormi investimenti necessari.
    • Le colonnine, dove caricheranno le auto i cittadini delle grandi città? Quelli che già adesso faticano a trovare un parcheggio? Solo un pazzo penserebbe che davvero si possono installare colonnine dappertutto, ognuna capace di erogare decine di chilowatt di energia.
    • Le batterie saranno tutto meno che eterne, e dovranno essere sostituite ogni tot chilometri, aumentando il costo dell’auto elettrica.
    • Il problema degli incendi, sottovalutato da molti. Il dramma della Samsung dimostra che non basta essere una multinazionale e disporre di centinaia degli ingegneri migliori del mondo per produrre batterie che sicuramente non esplodono. E aumentare ulteriormente la densità energetica delle stesse non diminuisce certo le forze in gioco. Quanto ci è voluto per costruire auto a combustione interna che non prendono fuoco da sole ( se non in rari casi, ovvio) cento, centodieci anni? Grossa batteria grossa esplosione, in caso di corto circuito, possibilissimo su batterie ad alto voltaggio, con potenze immagazzinate enormi, temperature e vibrazioni estreme. Pure le batterie al piombo dei carrelli elevatori esplodono, e si tratta di vecchie tecnologia messe a punto da decenni, ormai.
    • Problema, come si pensa di attraversare l’italia per un viaggio con una auto a batteria? Si impiegheranno diversi giorni in più per ricaricare? Sicuri che la batteria sia affidabile dopo un migliaio di chilometri percorsi a pieno regime? Il poveretto dovrà montare un generatore oppure noleggiare una auto vera a gasolio? E se nevica cosa si fa, si aspetta un elicottero per i soccorsi?

    Ma tutto questo, forse fa parte di un piano più ampio: riprogettare una nuova società, dove pochi ricchi possiedono auto private, diverse automobili saranno noleggiate giornalmente ai professionisti o a chi deve fare lunghi viaggi, ed in ultimo una popolazione che si sposta con i mezzi pubblici e biciclette.
    I supermercati, le fabbriche e altri si sposteranno all’interno o in prossimità delle aeree urbane e i piccoli paesi tenderanno a spopolarsi, abitati solamente da agricoltori e da chi lavora all’aperto.
    Mah, secondo me è meglio tenersi le auto a benzina, non ci saranno mai i fondi necessari per questo in italia, non certo nei prossimi trenta o quaranta anni. E temo che non ci saranno neanche in Germania, malgrado tutto.
    Però questo è un ottimo investimento per spendere inutilmente tanti soldi pubblici. nessuno potrà essere contrario, accusato di essere un “troglodita” che non capisce la “rivoluzione verde“.

    P.S. ovviamente l’auto elettrica è un sogno, molto bello e molto ecologico, come le tante ciance sul’idrogeno (due sole parole , permeazione e blistering, due parole che spiegano tutto a chi ne capisce). magari avverranno rivoluzioni tecnologiche inaspettate, come nuove centrali nucleari efficienti ed economicissime, oppure una tecnologia delle batterie rivoluzionaria, ma all’orizzonte non si vede niente. Saranno questioni per le prossime generazioni, che probabilmente dovranno comunque fare a meno dell’auto privata, ma per problemi più seri.
    NUKE di Liberticida


    Tanti, immensi, forse irrisolvibili problemi della auto elettriche: ecco perché anche solo parlarne è una immensa cazzata. - Rischio Calcolato | Rischio Calcolato
    E vai di complotto. Te pareva!

  8. #18
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    Predefinito Re: Tanti, immensi, forse irrisolvibili problemi della auto elettriche

    Chi semina vento raccoglie tempesta!

  9. #19
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    Predefinito Re: Tanti, immensi, forse irrisolvibili problemi della auto elettriche

    Venti di questi cargo inquinano più di tutte le auto del mondo.
    Maurizio Blondet 28 luglio 2017 1
    Pieni di alta coscienza ambientale, di sicuro siete già molto preoccupati di quanto inquinano gli automezzi a combustione interna, specie Diesel. Presto vi faranno allarmare sempre più, grazie ad appositi servizi mediatici. Ma ecco la soluzione: come a segnale convenuto, Volvo annuncia che produrrà solo auto elettriche o ibride, BMW costruirà una Mini elettrica in Gran Bretagna , “Mercedes sfida Tesla: dieci modelli elettrici dal 2022”. Elon Musk , il più geniale imprenditore secondo i media , ha già costruito la Tesla Gigafactory, “la più grande fabbrica del mondo”, che (promette) “dal 2018 potrà fornire celle al litio per 500.000 vetture all’anno”.



    E se accadesse che la maggior parte dei consumatori, arretrati ed ecologicamente scorretti, non fossero convinti della convenienza di acquistare auto elettriche con batterie al litio, decisamente più costose? Niente paura: ecco i governi che, sempre solleciti del vostro bene, già annunciano: vieteremo l’entrata delle auto a Londra entro il 2040, a Berlino entro il 2020, “Parigi ed Oslo dichiarano la guerra al Diesel”, i sindaci di diverse capitali stanno seguendo: solo auto elettriche nei centri cittadini. Il governo Usa elargirà a Elon Musk 1,3 miliardi di sussidi pubblici, per la sua geniale impresa (Musk è geniale anche nell’intercettare sussidi pubblici). Vi toccherà comprare un’auto elettrica. Ostinarsi a tenere un diesel sarà segno di rozzezza e insensibilità, come essere “omofobo” e populista.

    Di punto in bianco, l’auto elettrica.
    E anche i governi, avrete notato, si sono schierati per l’elettrico “a segnale convenuto” – signo dato, come dice Giulio Cesare nel De Bello Gallico. Chi e da qual luogo abbia dato lo squillo di tromba convenuto a cui tutti i leader e le Case obbediscono, è difficile dire; ma dev’essere lo stesso centro, che sta dovunque e in nessun luogo, che ha comandato di insegnare il gender ai bambini dell’asilo, l’obbligo di 12 vaccini ai neonati, il matrimonio ai sodomiti, puntare all’abolizione del contante, ridurre la Chiesa cattolica ad una copia sbiadita di Human Right Watch, e presto legalizzare l’eutanasia per le bocche inutili. Tutte cose di cui fino a pochi anni fa nemmeno si parlavam, e d’improvviso vengono attuate dalle due parti dell’Atlantico, simultaneamente, come da segnale convenuto.

    La decisione titanica di riconvertire l’industria dell’auto non può esser venuta che molto dall’alto, ed esser dovuta a motivi strategici che saranno chiari più avanti. Forse s’è deciso di tagliare per sempre il lucro petrolifero ai paesi produttori, specie a quello che, solo, si rifiuta di piegarsi alla Superpotenza. Forse hanno pronta una innovazione cruciale nelle batterie, e questa innovazione è nelle mani “giuste”. Forse hanno escogitato questo processo per rivitalizzare – letteralmente con un elettroshock – l’economia dell’intero mondo occidentale, dal 2008 in stagnazione irreversibile nonostante i troppi trilioni di dollari iniettati dalle banche centrali nel sistema: nonostante il denaro a costo sottozero, le banche non lo offrono, le imprese non lo chiedono, i privati se possono li tengono in deposito; la velocità di circolazione di moneta cala invece di salire, di inflazione non si vede l’ombra . L’obbligo di comprare auto elettriche, con la riconversione di tutta la rete di rifornimento dalla benzina alla corrente, dovrebbe innescare l’auspicata ripresa e la fiammata inflazionista.

    Contro l’inquinamento, naturalmente
    Qualunque sia la ragione, quella che vi diranno è la più virtuosa: contro l’inquinamento, contro l’effetto serra, per bloccare il riscaldamento globale prodotto dalle auto coi loro particolati dannosi.

    Questo serve ad introdurre e spiegare il titolo di questo articolo. Voi non lo sapete, ma venti navi portacontainers inquinano quanto la totalità degli automezzi circolanti nel mondo. Sono cargo colossali, lunghi trecento metri – Maersk ne ha di 400 metri, quattro volte un campo di calcio – perché più sono colossali, più peso e containers possono trasportare, e quindi più il costo del trasporto diminuisce. I loro titanici motori, onnivori, bruciano ovviamente tonnellate di carburante: ovviamente il meno costoso sul mercato, residui della distillazione catramosi, financo “fanghi di carbone”, con altissime percentuali di zolfo che alle auto, semplicemente, sono vietate.

    Per questo 20 cargo fanno peggio che tutto gli automezzi sulla Terra. Il punto è che non sono venti; sono 60 mila supercargo che stanno navigando gli oceani, traversano gli stretti di Malacca, fanno la fila per entrare nel canale di Suez, superano Gibilterra e dirigono alle Americhe.



    Non solo, ma ogni anno si contano 122 naufragi – uno ogni tre giorni – di cargo con più di 300 containers; che finiscono in mare col loro contenuto: quanto di questo contenuto è inquinante? Secondo gli esperti, ogni anno vanno a fondo in questo modo 1,8 milioni di tonnellate l’anno di prodotti tossici. Insieme, beninteso, a duemila marinai; duemila morti l’anno, perché il loro è il secondo mestiere più pericoloso del mondo.

    https://fr-fr.facebook.com/france5/v...3640360249597/

    Il primo è quello del pescatore, spiega un’esperta intervistata in una inchiesta di France 5, “Cargos, la face cachée du Fret” (Cargo, la faccia nascosta del trasporto marittimo): una inchiesta impressionante, che non si capisce come sia riuscita a passare in un medium mainstream – evidentemente ci sono ancora giornalisti non-Botteri. Una indagine spietata su questo settore – le multinazionali dell’armamento – che preferisce stare nell’ombra; i cui colossi battono bandiere di comodo, dalla Liberia alle Isole Marshall, da Tonga a Vanuatu, e persino della Mongolia, che non ha sbocco a nessun mare, ma offre condizioni di favore agli armatori globali. Fra le quali c’è questa: che qualunque sia la nazionalità dei marinai, le leggi sul lavoro, obblighi salariali ed assicurazioni infortunistiche e sanitarie applicate loro sono quelle della nazione di bandiera. Tonga e Mongolia sono famose per l’avanzata legislazione sociale.

    Di fatto, metà del personale navigante è filippino, perché “i filippini sanno l’inglese e costano poco”; un saldatore filippino su un cargo conferma, guadagno quattro volte più di quello che prenderei al mio paese, “ma è come stare in prigione”. Gli smartphone non prenmndono, Internet nemmeno a pensarci, gli alcoolici sono vietati sulla flotta Maersk. Se poi un’ondata ti porta via dal ponte durante una tempesta, oppure resti schiacciato dallo scivolare dei containers male assicurati, la famiglia può adire alle corti mongole o di Vanuatu. Ormai non si sbarca più nel porti, non c’è riposo: la grande invenzione dei containers, questi parallelepipedi di quattro misure standard, intermodali, ossia concepiti come caricabili su pianali di treno o di camion, non consentono soste: lo stivaggio non esiste più, ormai dagli anni ’60; uno solo di questi mega-cargo, ci informano, può caricare 800 milioni di banane (abbastanza per dare una banana ad ogni abitante d’Europa e Nordamerica), scaricarle in 24 ore, e poi via, perché il tempo è denaro. Il comandante (il servizio ne intervista uno, è un romeno) non sa cosa trasporta e non gli importa: del contenuto di ogni container – che parte sigillato – è legale responsabile lo speditore, e il destinatario. Ciò praticamente azzera i controlli doganali, con gran risparmio del tempo che è denaro. Vari dirigenti di frontiera sostengono che “solo” il 2% può contenere armi o droga, “perché la massima parte degli spedizionieri rispetta le leggi”. Un’industria senza regole , del tutto estraterritoriale, che rende alle compagnie giganti 450 miliardi di giro d’affari.

    Quando i grandi cargo ripartono, sono in parte scarichi avendo lasciato sulla banchina parte dei containers: allora, per stabilizzare l’equilibrio, pompano nei cassoni decine di tonnellate di acqua di mare. Con migliaia di pesci e creature viventi che poi trasportano, e scaricano, a migliaia di chilometri dal loro habitat nativo. Per tacere del rumore dai motori (sott’acqua, risulta 100 volte il volume sonoro di un jet), un inquinamento acustico fortemente sospettato di disorientare i grandi cetacei, che sempre più spesso finiscono spiaggiati.

    Ma allora – direte voi – se governi e lobbies ecologiste sono così preoccupati per l’inquinamento dei mari e il riscaldamento globale, tanto da aver deciso di vietare prossimamente tutte le auto a motore a scoppio del pianeta e sostituirle con motori elettrici puliti e più efficienti, perché non pongono qualche limite ai mega-cargo e alle mega-petroliere? Se 20 di loro inquinano come la totalità degli automezzi, basterebbe ridurre dello 0,35 per cento il traffico navale per ottenere lo stesso risultato di disinquinamento della riconversione globale all’auto elettrica.

    Ma no. Avete fatto la domanda sbagliata. Vi deve mettere sull’avviso il fatto che il Protocollo di Kioto non copre il trasporto marittimo, ignora quel che inquina e distrugge. Come spiega l’economista Mark Levinson, autore dello studio più approfondito sui containers, The Box: How the Shipping Container Made the World Smaller and the World Economy Bigger, (Princeton University Press), “la gente crede che la globalizzazione sia dovuta alla disparità dei salari, che provoca la delocalizzazione della produzione in Asia o dovunque la manodopera è meno cara. Errore: la disparità di salari esisteva anche prima della mondializzazione. Quello che permette lo sfruttamento della manodopera a basso costo per fare prodotti da vendere poi sui mercati di alto reddito, è l’abbassamento tremendo dei costi di trasporto navale. Questo è il fattore cruciale, reso possibile dai containers e dalle mega-cargo, che riducono il costo all’osso”.

    Costi talmente bassi, “che conviene spedire i merluzzi pescati nel mar di Scozia in Cina in container refrigerati per essere sfilettati e ridotti a bastoncini in Cina, e poi rimandati ai supermercati e ristoranti di Scozia, piuttosto che pagare retribuire sfilettatori scozzesi”. Questo lo racconta Rose George, giovane giornalista britannica, che dopo 10 mila chilometri fino a Singapore a bordo della Mersk Kendal, una portacontainer da 300 metri, manovrata da solo 20 uomini, ha scritto un libro chiamato “Novanta per cento di tutto – Dentro l’industria invisibile che ti porta i vestiti che indossi, la benzina nella tua auto e il cibo nel tuo piatto”. (Ninety Percent of Everything: Inside Shipping, the Invisible Industry That Puts Clothes on Your Back, Gas in Your Car, and Food on Your Plate). Perché la brava giornalista ha scoperto questo: che nella nostra società post-industriale dove non produciamo più ma compriamo, il 90 per cento di ciò che ci occorre e che acquistiamo, ci viene portato dalle portacontainers. Tutto: dalla carta al legname, al bestiame vivo al macellato e surgelato. Il giaccone di sintetico imbottito, i jeans, le giacche che trovi da Harrod’s o alla Standa, sono cuciti in Vietnam o Bangladesh; smartphone e tablets e tutta l’elettronica di consumo, viene dalla Corea, dalla Cina,dal Giappone; non parliamo di frigoriferi e lavatrici; il grano, dal Canada o dall’Australia; le primizie di frutta e verdura fuori stagione, dagli antipodi.



    Una volta scaricati, i containers sono vuoti a rendere, che sono noleggiati per altri viaggi; prima o poi finiscono per rifare la rotta di ritorno, dall’Occidente all’Asia. Riempiti, per non fare il viaggio a vuoto, di rottami metallici e di plastica, di stracci e vestiti vecchi, di carta usata da riciclare. Tutto ciò che ci resta dopo aver consumato cose che un tempo sapevamo fare, ma che adesso compriamo perché ci costano meno che pagare i nostri operai. Un “meno” che ha un costo altissimo, sociale, di civiltà, ed ambientale. Basta pensare all’eventualità che il colossale traffico si debba bloccare, come è possibile per un una guerra guerreggiata che blocchi, poniamo, il Canale di Suez, o renda impraticabile Malacca o – facilissimo – Ormuz : la nostra autosufficienza, insomma autonomia economica vitale, sarebbe il 10 per cento di quel che ci abbisogna.


    Venti di questi cargo inquinano più di tutte le auto del mondo. - Blondet & Friends

  10. #20
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    Predefinito Re: Tanti, immensi, forse irrisolvibili problemi della auto elettriche

    Però ora mi devi spiegare come mai da qualche anno a questa parte ti stai cimentando con ardore a fare il denigratore di tutte le iniziative ambientaliste;
    Come per lo shale sara arrivata la velina dal Cremlino che gli ordina di parlar male delle auto elettriche.

 

 
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