La Gran Bretagna, insieme all'attuale Eire, è stata brevemente governata da un regime repubblicano nel XVII secolo, sorto dopo la Guerra Civile Inglese (1642-1651) e l'uccisione dell'assolutista re Carlo I Stuart nel 1649, prima gestito dal cosiddetto Rump Parliament (Parlamento "tronco") e da un Consiglio di Stato tra il 1649 e il 1653 e poi retto dalla dittatura di Oliver Cromwell e da suo figlio Richard fino al 1659. Il protettorato dei Cromwell rischiò a sua volta di trasformarsi in una monarchia, quando nel 1657 il Parlamento offrì ad Oliver la corona, che rifiutò perché avrebbe dovuto rispettare la Magna Carta e inoltre intendeva mantenere il controllo dell'esercito. Il governo del figlio non resse dopo la morte del padre e con una sollevazione militare nel 1660 venne restaurata la monarchia sotto Carlo II. Nonostante i tentativi presunti o denunciati dagli ambienti protestanti di complotti assolutistici e filo-cattolici durante il regno di Giacomo II (finanziato da Luigi XIV di Francia), nel 1688 avvenne la Gloriosa Rivoluzione, preparata e guidata da Guglielmo d'Orange, a cui era stato chiesto di intervenire per preservare le libertà religiose e civili inglesi, Giacomo II non impugnò le armi, non chiese aiuto alla Francia e tradito fuggì Oltremanica, dove si riorganizzò, non riconobbe Guglielmo III come re d'Inghilterra e sbarcò in Irlanda nel 1689 per scatenare una rivolta, tuttavia nel 1690, dopo la sua sconfitta, l'ex re tornò in esilio rinunciando al trono.

La monarchia inglese divenne definitivamente costituzionale ed entrò nel secolo dei Lumi, quando comparvero le prime moderne idee repubblicane, diffuse dalla Rivoluzione americana, che ebbe notevole impatto in tal senso. Secondo Christopher Hitchens, lo scrittore, politico e attivista anglo-americano Thomas Paine è stato 'l'autore morale della Rivoluzione americana', secondo il quale il conflitto delle Tredici colonie con la monarchia Hannover di Londra venne meglio risolto non tanto con l'indipendenza ma con la nascita di una repubblica democratica. I rivoluzionari americani rinunciarono ad ogni speranza conciliare con l'ex madrepatria e ad una riforma del suo "corrotto" governo monarchico, che così spesso aveva trascinato i sudditi d'oltreoceano nelle sue guerre europee. Lui e altri scrittori britannici videro nella Dichiarazione d'Indipendenza una lotta legittima contro la Corona, che aveva violato libertà e diritti delle persone, oltre ad aver negato loro rappresentanza politica.

1789: scoppia la Rivoluzione francese. In Gran Bretagna iniziano ben presto i dibattiti ideologici contrapposti, alcuni sostenitori dei rivoluzionari continentali con un opuscolo repubblicano uscito nel 1795. Le principali personalità del tempo dichiaratamente repubblicane furono ancora Thomas Paine, il filosofo anarco-socialista William Godwin e la scrittrice Mary Wollstonecraft. Lo stesso Paine avrebbe voluto essere fautore più attivo nella Rivoluzione d'Oltremanica come membro della Convenzione, dove fece pressioni per invadere il Regno Unito e stabilirvi una repubblica su esempio statunitense. Ben pochi sanno che una spedizione rivoluzionaria francese cercò di aiutare nel 1796 la Society of United Irishmen per istituire una repubblica irlandese e destabilizzare il governo britannico, ma fu un fallimento. La successiva rivolta irlandese del 1798 venne repressa nel sangue. Napoleone Bonaparte pensò a vari tentativi d'invasione delle Isole britanniche, prima nel 1798, poi più seriamente nel 1803, ma nel 1804 con la proclamazione di Imperatore dei Francesi e convertendo tutte le "repubbliche sorelle" filo-francesi in reami dell'Impero, rinunciò in seguito all'invasione.



Fin dai moti rivoluzionari francesi, il tricolore blu, bianco e rosso venne utilizzato in tutta l'Inghilterra, il Galles e l'Irlanda come palese antagonismo al potere regio. Durante una rivolta rurale di Spa Fields nel 1816 comparve una bandiera dai colori orizzontali verde, bianco e rosso poi presumibilmente mutata in rosso, bianco e verde nella sollevazione di Pentrich del 1817 e nel massacro di Peterloo del 1819. Questa versione divenne ufficialmente la bandiera repubblicana britannica e si crede possa essere stata ispirata dal tricolore francese, ma non è chiaro, certo è che alla bandiera si accompagnò lo slogan "Fraternity - Liberty - Humanity" (un chiaro richiamo a Liberté, Egalité, Fraternité) e venne adottato dal Movimento cartista nel 1830.
Altri sommovimenti di natura anti-monarchica esplosero in Canada nel biennio 1837-1838 e un'ennesima rivolta irlandese nel 1848, che venne repressa. Proprio in tale anno il Parlamento britannico approvò il Treason Felony Act, una legge che puniva con la deportazione in Australia, poi modificata in carcere a vita, il repubblicanesimo, mai formalmente abolita, nonostante si incorrano in sanzioni penali se i propri fini anti-monarchici non siano pacifici.

Durante gli ultimi anni del regno della regina Vittoria, ci furono numerose critiche verso la sua decisione di ritirarsi a vita privata dopo la morte del marito, il principe Alberto, questo dibattito acuì i sentimenti repubblicani. Dalla fine del XIX secolo si registrarono proposte di trasformare la Gran Bretagna in una repubblica sul modello francese o statunitense da parte di politici come Charles Dilke e Charles Bradlaugh e dal giornalista George W. M. Reynolds. Questo opinionismo repubblicano continuò nei dibattiti e nella stampa del Labour, in particolare durante i matrimoni dei Reali, i giubilei della Corona e le nascite principesche, fino a buona parte del periodo tra le due guerre. Alcuni membri del Partito Laburista, come Keir Hardie, erano ovviamente repubblicani.

Nel 1923, in occasione della conferenza annuale del Partito Laburista, vennero proposte due mozioni, sostenute da Ernest Thurtle e Emyris Hughes: la prima era che la famiglia reale non fosse più un "partito" necessario alla Costituzione britannica, la seconda era che il principio ereditario nella Costituzione britannica doveva essere abolito. George Lansbury, repubblicano, rispose che la questione monarchica era una distrazione da quelle più importanti e riteneva che una rivoluzione sociale avrebbe pacificamente abolito la monarchia in futuro. Entrambe le posizioni furono comunque superate e il Partito Laburista si allontanò dalla pregiudiziale repubblicana.
Nel 1936, dopo l'abdicazione di Edoardo VIII, il parlamentare scozzese di estrema sinistra James Maxton propose una modifica all'Abdication Bill, che avrebbe stabilito una repubblica in Gran Bretagna. Inoltre Maxton sostenne che se in passato la monarchia britannica aveva portato benefici, aveva fatto il suo tempo. Cinque parlamentari sostennero il suo progetto di legge, che venne sconfitto con 403 voti.

Dagli anni '70 iniziò ad essere studiato il moderno repubblicanesimo inglese dagli storici, al punto in cui monarchia e assolutismo vennero parzialmente trascurati. Nel 1987 nacque Republic, primo movimento repubblicano contemporaneo britannico guidato da Graham Smith, che è spesso citato dai mass media nelle questioni riguardanti la famiglia reale e si batte per l'indizione di un referendum popolare in merito.

Nel 1991 il deputato laburista Tony Benn introdusse il Commonwealth of Britain Bill, che prevedeva la trasformazione del Regno Unito in un secolare, democratico e federale Commonwealth di Gran Bretagna con un presidente eletto e la monarchia sarebbe stata abolita con una costituzione scritta. Benn poi presentò un resoconto sulla sua proposta in 'Common Sense: una nuova Costituzione per la Gran Bretagna'.

I sondaggi dei primi anni del ventunesimo secolo mostrano un sostegno stabile alla monarchia britannica del 70%, mentre nel 2005, durante il matrimonio del principe Carlo con Camilla Parker Bowles, il supporto alla monarchia si abbassò al 65% con un nuovo sondaggio che mostrò un 22% che avrebbe votato repubblica in caso di referendum. Nel 2009, un sondaggio ICM commissionato dalla BBC mostrò che il 76% avrebbe voluto la continuazione della monarchia dopo Elisabetta II contro un 18% che avrebbe preferito una repubblica e un 6% che non si espresse.
Nel 2011 un sondaggio di YouGov rivelò tuttavia che il supporto alla monarchia in caso di ascesa al trono di Carlo era del 13%, un altro sondaggio ICM prima del matrimonio tra William e Kate mostrò che un 26% pensava che la Gran Bretagna sarebbe stata meglio senza monarchia e solo il 37% era realmente entusiasta o interessata alla nuova coppia reale.
Durante il Giubileo di diamante di Elisabetta II nel 2012 un sondaggio Ipsos MORI rivelò addirittura un 80% favorevole alla monarchia e solo un 13% a favore della repubblica. Un'indagine condotta dal Guardian rilevò un 75% di favorevoli alla monarchia.

Nel 2015 il deputato laburista Jeremy Corbyn, marxista e repubblicano, divenne leader del Labour, dichiarando poi però che l'abolizione della monarchia non è "una battaglia che sta combattendo".