Una toccante descrizione dell'Italia crepuscolare che condivido profondamente. L'autore non lo conosco, ma dev'essere dell'area di comunismo comunitario:
Prepararsi alla morte [Alceste] - PAUPER CLASS
Prepararsi alla morte [Alceste]
Posted on 31 agosto 2016
Sento che la vita, quel trito susseguirsi di fatti a cui mi costringe la società attuale, il Conglomerato Plutocratico della Bontà e del Progresso, ha poco significato.
Riecheggio Montale: “La vita è questo scialo/di triti fatti, vano/più che crudele “.
Non mi riferisco al suicidio, in tal caso, ma al tramonto di un mondo che non è più (il mio) e al sorgere di un’esistenza nuova e diversa, che mi rifiuto di godere e vivere, e da cui voglio sempre più rendermi straniero, in una sorta di romitaggio intellettuale, morale e fisico.
Ogni uomo che, in cuor suo, combatte non solo contro un nemico che odia, ma che sente quale assolutamente altro, un nemico che intende sradicare e soppiantare ex novo il suo mondo, quel mondo che donava barlumi di senso all’agire e al persistere su questa terra – questo tipo di uomo sa quando occorre appartarsi.
Egli presagisce sicuro la sconfitta, e quella sconfitta, che sa già rovinosa, non sarà una resa a chi è superiore, o un banale cedimento di territorio, e nemmeno un’onta possibile a riparare con una vendetta in un futuro più o meno prossimo.
No.
Questa sconfitta sarà totale, devastante: una definitiva rinuncia a ciò che si era e si tenta di essere oggi; una deprivazione spirituale, lo svuotarsi dei propri sentimenti, la fine di un modo di essere uomini, di una codificazione interiore.
Viene meno una serie di coordinate epocali, una Weltanschauung millenaria.
Forse i più avvertiti fra noi (che sono pochi) proveranno davvero lo scoramento degli indigeni americani che, di fronte alla distruzione del loro popolo, si ritirarono a morire lontani, in comunità sempre più piccole e deboli.
La maggioranza vivrà nell’inconsapevolezza. I più avvertiranno oscuramente, giorno dopo giorno, una mancanza, un vuoto; una frattura nel proprio cuore. Non riusciranno a comprenderne la portata e le ragioni; ignorando cause e andranno alla deriva, inconsciamente, si scanneranno tra di loro e probabilmente impazziranno, di quella pazzia continua e a bassa tensione di cui sarà preda l’uomo del futuro, l’androgino senza passato.
Ma sì, ho perso.
Tutto ciò in cui credevo sbiadisce lento come un affresco negletto.
La giustizia sociale, la serietà, l’amore disinteressato, l’amore per la letteratura e l’arte e la scienza, il rispetto della natura e del paesaggio, l’amore per ciò che si è stati nei millenni e per ciò che hanno edificato coloro che precedettero le nostre sciocche generazioni, il senso del limite, la forza di imporsi un limite (nulla di troppo), la razionalità, il bel gesto, la magnanimità, il conosci te stesso.
Il genio italiano, quei tesori diuturnamente accumulati, ciò che mani esperte e amorevoli sono venute forgiando, limando, distillando, le architetture morali, i monumenti della passione, anche ciò che la ferocia e l’odio corrusco hanno dettato nei cuori selvaggi, la dolcezza e l’ipocrisia della fede, tutto, le pietre i legni i metalli che ancor oggi possiamo ammirare, usurati dal tempo, i luoghi silenti persi nelle campagne italiane dove ristagnano gli spiriti di chi non è più – tutto questo verrà distrutto.
Ed era questo che induceva alla lotta, alla speranza e alla vita piena.