Togliatti era un avvocaticchio per Stalin. E così sembra anche leggendo resoconti parlamentari di suoi interventi in Parlamento, sembra preoccupato di far bella figura dialettica e grammaticale, come se gli avversari si convincessero con gli argomenti che diventano fatti. Vuol strappare l'applauso dei suoi e mostrare la più bella dignità di fronte al resto dell'aula.
Già c'era questa cosa attuale, questa ipocrisia, ora massima nel Pd di chi si dichiarava di sinistra anche per un capello, di chi è in minoranza che deve difendersi dal costante dileggio: qualsiasi cosa Togliatti dice, lo canzonano e gli dicono con sarcasmo e convinzione: in Russia, oppure se parla di finanziamenti o di assolutismo, giustamente, lo scherniscono con un secco: senti chi parla. E lui, Togliatti, sta al gioco, risponde sempre: sissignori, noi vogliamo fare in Italia una società socialista. Ovviamente non ci credeva neppure lui, non solo perchè non ha smentito abbastanza la dipendenza da Mosca. Ormai aveva preso gusto a questo gioco delle parti, ma doveva dare un ruolo a tutti gli altri e far credere che volesse un nuovo dis-ordine quando gli ordini congiunti, anche parecchio dopo la guerra, erano precisi: l'Italia deve restare nel patto atlantico. Illudeva il suo popolo e dava forza la Parlamento tutto per via di questi forti contrapposizioni. Perchè anche loro canzonavano la Dc ma non per missione, ma solo di gusto, dicendo a quella parte: in America, prendete ordini dall'America. Non suonava come vero sarcasmo ma solo come presa in giro, perchè è facile tuonare e dire no alla direzione della Storia, quella forza gratis per tutti, ma decisa sempre da una parte il principe che lancia e fonda il sì e ti tiene tanto (ricambiato) in considerazione. Se Togliatti fosse vivo adesso gli darebbero la vicepresidenza della camera alta che resterà dopo le riforme, come Di Maio, cioè un mara-Mao accompagnato da un flebile miao. E dopo, addirittura, (e si stupirebbero come i fan della Clinton dell'elezione della Clinton al seggio presidenziale, pur considerandolo normale) la presidenza della camera bassa, il senato riformato.
Questa ipocrisia del Pd, che viene dal Pci, e passa al M5S, deriva da Togliatti, passando per Tangentopoli: anche lì, nel 1992, un solo partito rimasto in piedi e gli altri, colpiti pesantemente dal terremoto, che si lamentano che quel partito rimanga puro per i magistrati e in piedi, perchè si propaghi la prima repubblica nella seconda con ciò che dei rei confessi deve rimanere, insieme agli ipocriti. Anche adesso i fan del M5S e gli schmock dell'establishment dicono, convinti o credibili come repubblichini, che dal nulla cambia e tutto trapassa sono esclusi (perchè sarebbero ancora sconosciuti, come se si aspettassero molte e più delusioni e ipocrisie in futuro, anche rispetto al Pd) i grillini. Anche qui, una sola coscienza o via di fuga (regolare, costituzionale): basta dire di stare dall'altra parte a ciò che indice la parte, partecipandovi, prendendo posto, recandosi al seggio benedetto dei cambiamenti. Al referendum che rappresenta la nuova elezione e la nuova impressione (su quel tipo di impressioni in cui era bravo Togliatti) e parvenza di rivoluzione (ambedue legalizzate, al vecchio modo, stabilizzata, regolata dall'ancien regime o dalla guerra d'antan). E' bello essere gli eredi delle svolte* che seguono ai momenti di crisi*. E' come fare i re. Il capitale in minoranza del Pd.
*non si sa cosa virgolettare per primo, se la "svolta" o la "crisi". La crisi è solo istituzionale, di rappresentanza ma si vuole estendere-vogliono far credere- , anche con le bombe e le stragi, e i criminali che se ne prendono la colpa come i Bin Laden, i Grillo, i Salvini e i Di Maio, a tutti i settori della società