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Risultati da 1 a 10 di 10
  1. #1
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    Predefinito L'altro Occidente o niente.

    Il dibattico filosofico nelle università, scuole ed accademie italiane è stato segnato da un interrogativo, politico, sociale, psicologico: in che forma esisterà la filosofia occidentale nell'Occidente se esisterà e come garantirne l'esistenza, se questa fosse decisiva? La domanda viene da fuori e ha diffusione vasta: la protesta marxista in Germania, il nichilismo russo, l'alternativa tra pensiero postmoderno e visione classica della storia nei luoghi dominati dalle tradizioni cattoliche, la crisi identitaria del cosiddetto Villaggio Globale diviso tra comunicazioni massicce ed esigenze locali. In Italia il professor Emanuele Severino, riflettendo sulla natura non distruttiva del tempo, ha individuato e descritto il nichilismo della violenza, quello che nega, per partito preso o per debolezza, l'evidenza della pienezza dello scorrere del tempo giungendo fino alla tragica illusione di poter realizzare la felicità tramite il trionfo di una tecnica: evenienza non disperata ma esasperata per assenza di scopi, dunque foriera di insostenibile insensatezza. E. Severino scopre per la filosofia occidentale un futuro possibile soltanto a patto di evitare ogni proseguimento di tale vicenda nichilista aggirandone per intero l'accadimento ma assumendo una consapevolezza che possa essere certezza e assieme premessa se non p e r, almeno o tuttalpiù d e l l a tradizione filosofica occidentale. In questa ultima duplice eventualità è contenuta non una aporia, bensì una incertezza. Severino per Occidente intende la storia dalla Grecia antica al Cristianesimo fino all'ateismo ed il positivismo moderni, senza affrontare l'argomento da posizioni ulteriori ma neppure, per dosì dire, interiori, ovvero senza partecipare della mentalità del nichilismo descritto, ovvero muovendo da una prospettiva ontologica secondo un procedere epistemologico. Perciò, da tal punto di vista si puö accedere al lato dimenticato, incompreso, oscuro, negato, del pensiero occidentale, cosa che non è data né al cosiddetto Pensiero Debole né alla tradizione metafisica, ultimamente espressa dal ritorno al realismo epistemologico. Senza con ciò percorrere la via dell'incontro con l'alterità occidentale, Emanuele Severino se ne è ritrovato al bivio, e con lui tutti quelli che ne hanno condiviso la vicenda intellettuale.

    La sola possibilità di prosecuzione filosofica del pensiero occidentale nelle istituzioni ufficiali dell'Occidente è data dalla via che conduce alla alterità nella stessa identità, perché tali istituzioni possono sopravvivere soltando abolendo le divisioni della filosofia contemporanea ma non hanno il potere da se stesse di riunire le filosofie divise, data la necessità di riunirle nella e con la stessa polemica attualmente causa della divisione stessa per l'inconsapevolezza del suo valore: la polemica sarebbe sintesi qualora se ne considerasse la funzione di conoscenza, col relativo avviso di insufficienza riguardo le principali correnti di pensiero oggi dominanti; ma di tale avviso non potrebbero essere le autorità della e nella cultura senza perdere la loro medesima autorità. Da qui la necessità dell'inclusione dell'altro Occidente nell'Occidente ufficialmente riconosciuto dalla e nella contemporaneità.

    MAURO PASTORE

  2. #2
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    Predefinito Re: L'altro Occidente o niente.

    Nel messaggio c'è un 'puö' che ovviamente sta per 'può', cioè senza dieresi e con accento grave.

  3. #3
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    Predefinito Re: L'altro Occidente o niente.

    Citazione Originariamente Scritto da PhyroSphera Visualizza Messaggio
    Nel messaggio c'è un 'puö' che ovviamente sta per 'può', cioè senza dieresi e con accento grave.
    Vorrei precisare che ci sono altri errori..come dibattico..invece di dibattito..e soltando.. invece che soltanto..

    Per il resto.. il problema della filosofia occidentale è che non si appoggia su verità metamentali.. tali che ne possano legittimare anche l'impostazione logica..che..se lasciata a se stessa..viene incorporata sulla limitazione (peccato originale)..ontologica dell'Essere come Principio Primo..rendendo la stessa logica priva di qualsiasi valore metafisico..

    Bisogna partire dal'Infinito..(come le tradizioni metafisiche dell'Oriente insegnano ) e non dall'Essere..allora la filosofia potrebbe diventare quell'aiuto mentale utile a dipanare la molteplicità della manifestazione collegandolo a un Principio che la informa e la rende comprensibile..invece di un'accozzaglia di conoscenze particolari senza nulla in comune..se non l'assenza di Principi..

    Senza l'analisi di cosa sia veramente l'Infinito..non andiamo da nessuna parte..e infatti la filosofia occidentale è giunta al capolinea..incapace di procedere oltre per mancanza di Fondamenti..
    Bisogna dare all'uomo non ciò che desidera..ma ciò di cui ha bisogno...
    (la via diretta non è la più breve)

  4. #4
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    Predefinito Re: L'altro Occidente o niente.

    Confermo che ci sono altre due scritture sbagliate: "dibattico" sta ovviamente per dibattito e "soltando" per soltanto. Il senso restava comunque comprensibile ad intùito.

  5. #5
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    Predefinito Re: L'altro Occidente o niente.

    Citazione Originariamente Scritto da testadiprazzo Visualizza Messaggio
    Vorrei precisare che ci sono altri errori..come dibattico..invece di dibattito..e soltando.. invece che soltanto..

    Per il resto.. il problema della filosofia occidentale è che non si appoggia su verità metamentali.. tali che ne possano legittimare anche l'impostazione logica..che..se lasciata a se stessa..viene incorporata sulla limitazione (peccato originale)..ontologica dell'Essere come Principio Primo..rendendo la stessa logica priva di qualsiasi valore metafisico..

    Bisogna partire dal'Infinito..(come le tradizioni metafisiche dell'Oriente insegnano ) e non dall'Essere..allora la filosofia potrebbe diventare quell'aiuto mentale utile a dipanare la molteplicità della manifestazione collegandolo a un Principio che la informa e la rende comprensibile..invece di un'accozzaglia di conoscenze particolari senza nulla in comune..se non l'assenza di Principi..

    Senza l'analisi di cosa sia veramente l'Infinito..non andiamo da nessuna parte..e infatti la filosofia occidentale è giunta al capolinea..incapace di procedere oltre per mancanza di Fondamenti..

    La mancata premessa che tal "testadiprazzo" ha lamentato è soltanto relativa ad una questione filosofica medioevale risolta nel Rinascimento coi Dialoghi Filosofici Italiani di Giordano Bruno. Fu questo filosofo a definire compiutamente il concetto di infinito, quale semplice idea già descritto dai filosofi antichi. Senonché parte della modernità intellettuale avviata dalla pubblicazione dei suddetti Dialoghi evolse variamente e la sua corrente di pensiero dominante nelle università, scuole ed accademie smarrì l'esauriente conoscenza del pensiero antico, riaprendo la medesima questione chiusa nel Rinascimento. Stavolta non era la necessità del concetto, ma dell'idea, la quale caduta in oblio impediva alle altre correnti di pensiero di potersi affermare come meritavano. Alla perdita della interezza delle tradizioni antiche da parte di un intero ambiente in Occidente si aggiunse lo smarrimento del senso delle ricerche intellettuali medioevali che teologicamente coinvolgevano la stessa filosofia. La cultura romantica ritrovò nuovamente l'idea dell'infinito, scontrandosi però anche con l'ostinata volontà di evitare il confronto col passato, per cui la cultura filosofica occidentale in larga parte (ma non tutta) non seppe ritrovare l'antica idea e quindi neanche confrontarla con la nuova. Durante il Romanticismo però il poeta, come si soleva anche dire, era innamorato delle tombe, ovvero depositario ultimo dei destini culturali occidentali, filosofici e non! Anche per questo la filosofia non fu rinnovata interamente, d'altronde fatica assurda sarebbe stata ed a rischio fallimento, ora possibilità venuta anche meno per le masse, per cui un reinizio sarebbe una tragedia, per tempi ed occasioni... Inoltre bussa alle porte la mano misteriosa dell'Occidente perduto assieme a quello sconosciuto dalle culture ufficiali occidentali. Ma questa ultima è la vicenda più vasta, che si comprende assumendo nella propria prospettiva non solo la considerazione della diversità e delle differenze ma anche il confronto con l'alterità. Senza questa assunzione, non si può comprendere nulla della vicenda.

    I filosofi medioevali ebrei si erano trovati nell'imbarazzante còmpito di mostrare l'inesistenza del contrasto naturale tra anima e corpo e l'esistenza dell'armonia naturale psicofisica. Il cristianesimo non era già coinvolto dalle manchevolezze culturali che muovevano i filosofi ebrei in Europa a filosofare. Nella modernità il cartesianesimo, senza poter avvalersi delle riflessioni ebraiche restanti, si ritrovò impigliato nelle stesse questioni. A realizzare la liberazione fu la filosofia assieme alla psicologia, poi scienza empirica (il che è diverso che sperimentale) col tedesco Wundt, nel secolo decimo nono (1800-1900). In tal senso fu detto che Cartesio, iniziatore della psicologia filosofica, si era fatto anche anticartesiano, dopo un primo pedissequo e tragico... intontimento!
    Ugualmente è accaduto che la nozione (che non è l'informazione...) di infinito fosse al centro di errori e smarrimenti. In principio furono la cultura e la filosofia ebraiche, eredi del misticismo religioso della "Cabala", a doversi occupare di questi problemi non ancora presenti in altri ambienti, poi ci pensarono i matematici a risolverlo dopo che era diventato un serio guaio e la storia già iniziata farebbe il resto. Nei fatti molti insegnanti tra secolo decimo settimo e decimo ottavo rimostravano finanche contro le presenti, passate e future lingue, pur di non sentir dire dell'infinito... Motivo? Prepotenza religiosa, invadenza idolatrica, che interpretava l'idea della circolarità per rappresentazione della totalità. Un illuminista fece notare che questi fanatici pensavano durante le loro imprese anche alle rotondità erotiche ed in particolare quelle dei glutei coinvolgendo gli altri con comunicazioni subliminali ed imposizioni indegne anche dei bordelli. Quando la matematica si dotò degli studi sul cosiddetto infinito potenziale, ovvero quello dei cosiddetti "limiti" del calcolo infinitesimale (Leibniz, Newton), la rimostranza inclinò dalla cultura verso la subcultura, attaccandosi disperatamente all'idea che studi ulteriori non ve ne potessero essere. Tuttavia con la tecnica geometrica delle cosiddette "matrici" alle definizioni precise dei "limiti" si aggiunsero quelle più rigorose delle "derivate" e poi con l'insiemistica (Cantor) la matematica pervenne alla definizione esaustiva dell'infinito cosiddetto "attuale", ovvero 'in atto, dell'atto', con la risoluzione degli enigmi restanti relativi ai calcoli "integrali" ed alle operazioni relative a tali cosiddetti 'integrali'. Quindi quella rimostranza facendosi per necessità e testardaggine subculturale si rese anche più fanatica... ed infine integralista! Per intenderci, essa è quella degli alunni che sentendo 'attuale' pensano alla cronaca rosa o nera ed è quella stessa dei loro devoti professori loro complici che voglion celare le proprie ristrettezze gravi. La tattica criminale che più usano questi campioni della subcultura, siano in parte od in tutto dentro di essa, è fatta di false affermazioni di comunanza, volte a confondere ignoranti e non!
    Invece per l'Altro Occidente, quello che possiede ancora la chiave della sapienza, questo mondo soggetto a tali e tanti erranti ed errori è almeno in parte... errabondo! Invero questa parola, 'errabondo', non indica nella fattispecie la mancanza di premesse adeguate, né indica i filosofemi senza fondamenti, neppure, per dirla col postmoderno, l'inadeguatezza psicologica ai pur utili cosiddetti ragionamenti senza capo né coda, bensì mostra l'inizio di una vicenda che non doveva iniziare proprio.
    Allora io dall'Altro Occidente, che può o potrebbe esser pure un altrove vicino e impensato non solo della mentalità, farei notare che alcuni alunni e professori mentono sul senso della propria presenza, per esempio mentre fingono di volersi accingere a studiare matematici integrali, matrici, insiemi, in realtà scommettono troppo sulla vista dell'orizzonte che confondono con la percezione dell'orbe. Quando a scuola ed all'università lo protestai, dovetti tutte e due le volte difendermi la vista dagli "oculisti", andandomene a riguardare il cielo da sottacqua, in mare, anche in inverno. Una bella esperienza davvero, quest'ultima nella natura! Nell'Occidente convenzionato fino a morire di convenzioni la violenza della malasanità resta incomprensibile criminologicamente; dall'Altro, essa appare per esempio potendo adeguatamente considerare l'ipocrisia che milioni di persone ancora usano con vini, distillati, droghe, stupefacenti, anestetici, sedativi: non solo ci sono incapaci troppo pretenziosi, ci sono anche i completi distratti... Da ciò deriva la possibilità di incontri nefasti quali quelli con individui che fingono che le macellerie e gli ospedali debbano essere uguali. E sempre da ciò conseguono indefiniti e sterminati problemi sempre meno culturali e sempre più subculturali.

    Si badi. 'Memento'... (Dico ai miei veri lettori.)

    MAURO PASTORE

  6. #6
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    Predefinito Re: L'altro Occidente o niente.

    Citazione Originariamente Scritto da PhyroSphera Visualizza Messaggio
    La mancata premessa che tal "testadiprazzo" ha lamentato è soltanto relativa ad una questione filosofica medioevale risolta nel Rinascimento coi Dialoghi Filosofici Italiani di Giordano Bruno. Fu questo filosofo a definire compiutamente il concetto di infinito, quale semplice idea già descritto dai filosofi antichi. Senonché parte della modernità intellettuale avviata dalla pubblicazione dei suddetti Dialoghi evolse variamente e la sua corrente di pensiero dominante nelle università, scuole ed accademie smarrì l'esauriente conoscenza del pensiero antico, riaprendo la medesima questione chiusa nel Rinascimento. Stavolta non era la necessità del concetto, ma dell'idea, la quale caduta in oblio impediva alle altre correnti di pensiero di potersi affermare come meritavano. Alla perdita della interezza delle tradizioni antiche da parte di un intero ambiente in Occidente si aggiunse lo smarrimento del senso delle ricerche intellettuali medioevali che teologicamente coinvolgevano la stessa filosofia. La cultura romantica ritrovò nuovamente l'idea dell'infinito, scontrandosi però anche con l'ostinata volontà di evitare il confronto col passato, per cui la cultura filosofica occidentale in larga parte (ma non tutta) non seppe ritrovare l'antica idea e quindi neanche confrontarla con la nuova. Durante il Romanticismo però il poeta, come si soleva anche dire, era innamorato delle tombe, ovvero depositario ultimo dei destini culturali occidentali, filosofici e non! Anche per questo la filosofia non fu rinnovata interamente, d'altronde fatica assurda sarebbe stata ed a rischio fallimento, ora possibilità venuta anche meno per le masse, per cui un reinizio sarebbe una tragedia, per tempi ed occasioni... Inoltre bussa alle porte la mano misteriosa dell'Occidente perduto assieme a quello sconosciuto dalle culture ufficiali occidentali. Ma questa ultima è la vicenda più vasta, che si comprende assumendo nella propria prospettiva non solo la considerazione della diversità e delle differenze ma anche il confronto con l'alterità. Senza questa assunzione, non si può comprendere nulla della vicenda.

    I filosofi medioevali ebrei si erano trovati nell'imbarazzante còmpito di mostrare l'inesistenza del contrasto naturale tra anima e corpo e l'esistenza dell'armonia naturale psicofisica. Il cristianesimo non era già coinvolto dalle manchevolezze culturali che muovevano i filosofi ebrei in Europa a filosofare. Nella modernità il cartesianesimo, senza poter avvalersi delle riflessioni ebraiche restanti, si ritrovò impigliato nelle stesse questioni. A realizzare la liberazione fu la filosofia assieme alla psicologia, poi scienza empirica (il che è diverso che sperimentale) col tedesco Wundt, nel secolo decimo nono (1800-1900). In tal senso fu detto che Cartesio, iniziatore della psicologia filosofica, si era fatto anche anticartesiano, dopo un primo pedissequo e tragico... intontimento!
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    Allora io dall'Altro Occidente, che può o potrebbe esser pure un altrove vicino e impensato non solo della mentalità, farei notare che alcuni alunni e professori mentono sul senso della propria presenza, per esempio mentre fingono di volersi accingere a studiare matematici integrali, matrici, insiemi, in realtà scommettono troppo sulla vista dell'orizzonte che confondono con la percezione dell'orbe. Quando a scuola ed all'università lo protestai, dovetti tutte e due le volte difendermi la vista dagli "oculisti", andandomene a riguardare il cielo da sottacqua, in mare, anche in inverno. Una bella esperienza davvero, quest'ultima nella natura! Nell'Occidente convenzionato fino a morire di convenzioni la violenza della malasanità resta incomprensibile criminologicamente; dall'Altro, essa appare per esempio potendo adeguatamente considerare l'ipocrisia che milioni di persone ancora usano con vini, distillati, droghe, stupefacenti, anestetici, sedativi: non solo ci sono incapaci troppo pretenziosi, ci sono anche i completi distratti... Da ciò deriva la possibilità di incontri nefasti quali quelli con individui che fingono che le macellerie e gli ospedali debbano essere uguali. E sempre da ciò conseguono indefiniti e sterminati problemi sempre meno culturali e sempre più subculturali.

    Si badi. 'Memento'... (Dico ai miei veri lettori.)

    MAURO PASTORE
    La trattazione storica della fortuna in Occidente del concetto di Infinito ..non rimuove l'errore iniziale già del pensiero greco di identificare il Non Essere con il nulla..e di considerare anche la potenza dell'atto..come una sorta di Essere..e..così facendo..di assolutizzarlo e di renderlo infinito..cadendo poi nel panteismo..come logica conseguenza dell'attribuire all'esistenza le proprietà dell'Essere ..che orfano del suo Principio..che è l'Infinito stesso..si attribuisce un'ampiezza che non possiede..e dimentica il suo fondamento..rendendo la filosofia occidentale un mero esercizio mentale senza nessuna vera significanza metafisica..

    Il fatto che Giordano Bruno si orienti verso l'Infinito come Principio del Tutto..non risolve l'aporia tra l'assenza dei limiti e l'identificazione nell'Essere..cioè Dio..che..essendo qualcosa..(Essere)..è logicamente e ontologicamente limitato..da qui la nullificazione del Non Essere..e quindi anche dell'Infinito metafisico che diventa un finito indeterminato..compreso e identificato nell'Universo materiale..da qui il panteismo naturalistico ..idea questa del tutto erronea rispetto alla natura dell'Infinito..che per definizione non può avere nessun limite..

    Solo Guénon ..nei tempi moderni..ha affrontato il tema della natura dell'Infinito metafisico..e lo ha liberato dalle secche dell'ontologia..dove è stato confinato dal pensiero greco e dalla filosofia occidentale in genere..

    Se quindi vogliamo tornare al senso dell'Infinito..non è a Giordano Bruno o all'antichità filosoficamente raziocinante dei classici.. o della scolastica..che pur possedendo nozioni metafisiche di un certo valore..non ha mai considerato il Non Essere..privandosi quindi di una comprensione veramente esaustiva della metafisica..

    Ma è all'Oriente che bisogna guardare..dove il Tao..o il Brahman nirguna (non qualificato)..sono il Principio..da cui deduce l'Essere e il Non Essere..e dai loro rapporti tutto il mondo manifestato..e non manifestato..
    Bisogna dare all'uomo non ciò che desidera..ma ciò di cui ha bisogno...
    (la via diretta non è la più breve)

  7. #7
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    Predefinito Re: L'altro Occidente o niente.

    Citazione Originariamente Scritto da testadiprazzo Visualizza Messaggio
    La trattazione storica della fortuna in Occidente del concetto di Infinito ..non rimuove l'errore iniziale già del pensiero greco di identificare il Non Essere con il nulla..e di considerare anche la potenza dell'atto..come una sorta di Essere..e..così facendo..di assolutizzarlo e di renderlo infinito..cadendo poi nel panteismo..come logica conseguenza dell'attribuire all'esistenza le proprietà dell'Essere ..che orfano del suo Principio..che è l'Infinito stesso..si attribuisce un'ampiezza che non possiede..e dimentica il suo fondamento..rendendo la filosofia occidentale un mero esercizio mentale senza nessuna vera significanza metafisica..

    Il fatto che Giordano Bruno si orienti verso l'Infinito come Principio del Tutto..non risolve l'aporia tra l'assenza dei limiti e l'identificazione nell'Essere..cioè Dio..che..essendo qualcosa..(Essere)..è logicamente e ontologicamente limitato..da qui la nullificazione del Non Essere..e quindi anche dell'Infinito metafisico che diventa un finito indeterminato..compreso e identificato nell'Universo materiale..da qui il panteismo naturalistico ..idea questa del tutto erronea rispetto alla natura dell'Infinito..che per definizione non può avere nessun limite..

    Solo Guénon ..nei tempi moderni..ha affrontato il tema della natura dell'Infinito metafisico..e lo ha liberato dalle secche dell'ontologia..dove è stato confinato dal pensiero greco e dalla filosofia occidentale in genere..

    Se quindi vogliamo tornare al senso dell'Infinito..non è a Giordano Bruno o all'antichità filosoficamente raziocinante dei classici.. o della scolastica..che pur possedendo nozioni metafisiche di un certo valore..non ha mai considerato il Non Essere..privandosi quindi di una comprensione veramente esaustiva della metafisica..

    Ma è all'Oriente che bisogna guardare..dove il Tao..o il Brahman nirguna (non qualificato)..sono il Principio..da cui deduce l'Essere e il Non Essere..e dai loro rapporti tutto il mondo manifestato..e non manifestato..

    L'assunto da anteporre sarebbe l'intuizione di una storia, non la considerazione della trattazione storica; ovvero non manipolare i racconti, provare ad intenderli.

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    Predefinito Re: L'altro Occidente o niente.

    Citazione Originariamente Scritto da PhyroSphera Visualizza Messaggio
    L'assunto da anteporre sarebbe l'intuizione di una storia, non la considerazione della trattazione storica; ovvero non manipolare i racconti, provare ad intenderli.
    Se la filosofia è ricerca della verità..e se col suo studio non la intendiamo..significa che la filosofia non ci arriva o siamo noi a non arrivarci..

    Se poi appare qualche filosofia più in sintonia con la nostra ricerca...allora deduciamo che l'errore non era nostro ma della filosofia come si è sviluppata..o meglio..comprendiamo i limiti del pensiero..e procediamo con altri mezzi la ricerca..per poi tornare al pensiero arricchiti da una certezza che la filosofia non ci aveva dato..
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  9. #9
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    Predefinito Re: L'altro Occidente o niente.

    Le reazioni subculturali quindi culturali riservate in Italia al caso letterario e filosofico de I Quaderni Neri di Martin Heidegger sono emblematiche, anche se particolari, della soglia da pervenire per contemplare l'alterità occidentale:

    Heidegger aveva integrato il linguaggio filosofico cattolico tedesco con le espressioni filosofiche contemporanee europee, aveva istituito la disciplina di studi rigorosi della ontologia per le Accademie, aveva descritto la condizione antitecnologica del mondialismo ebraico ponendo con forza la istanza di un giudaismo-non-ebraismo internazionali e teutonici; Heidegger aveva tentato invano di sostituire al razzismo del regime nazista il nazionalismo, rischiando propria vita e passando nei tormenti per sopravvivere alle reazioni degli sgherri di Hitler; dopo la fine della seconda guerra mondiale riuscendo a tenere lontani dalle istituzioni accademiche i neonazisti sollecitando lui medesimo propria esclusione da ruolo interno ed ottenendo per sé solo ruolo esterno in università e ponendo le basi per una ricomprensione accademica della teoria fisica della Indeterminazione per discernere gli abusi già commessi e ancora continuati dalle false tecnocrazie ai danni di vere guerre e vere armi, lui medesimo Heidegger agendo attivamente contro l'uso militare-bellico di ordigni atomici atti a produrre esplosioni atomiche; Heidegger aveva conseguito per scopi etnici limitati successi filosofici pieni e dei successi filosofici parziali, per tempi e luoghi, ne aveva offerto prezioso contributo alla politica e filosofie europee ed occidentali e globali.

    Ma di tutto questo polemisti inetti ma influenti sanno impedire comunicazioni coinvolgendo critiche parziali quanto sopravvalutate; e chi invece veramente intende i limiti dell'operato e degli operati di Martin Heidegger, ne può meditare solo in relazione a tutto quanto di <altro> dalle stesse sue prospettive.

    MAURO PASTORE

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    Predefinito Re: L'altro Occidente o niente.

    Citazione Originariamente Scritto da PhyroSphera Visualizza Messaggio
    Le reazioni subculturali quindi culturali riservate in Italia al caso letterario e filosofico de I Quaderni Neri di Martin Heidegger sono emblematiche, anche se particolari, della soglia da pervenire per contemplare l'alterità occidentale:

    Heidegger aveva integrato il linguaggio filosofico cattolico tedesco con le espressioni filosofiche contemporanee europee, aveva istituito la disciplina di studi rigorosi della ontologia per le Accademie, aveva descritto la condizione antitecnologica del mondialismo ebraico ponendo con forza la istanza di un giudaismo-non-ebraismo internazionali e teutonici; Heidegger aveva tentato invano di sostituire al razzismo del regime nazista il nazionalismo, rischiando propria vita e passando nei tormenti per sopravvivere alle reazioni degli sgherri di Hitler; dopo la fine della seconda guerra mondiale riuscendo a tenere lontani dalle istituzioni accademiche i neonazisti sollecitando lui medesimo propria esclusione da ruolo interno ed ottenendo per sé solo ruolo esterno in università e ponendo le basi per una ricomprensione accademica della teoria fisica della Indeterminazione per discernere gli abusi già commessi e ancora continuati dalle false tecnocrazie ai danni di vere guerre e vere armi, lui medesimo Heidegger agendo attivamente contro l'uso militare-bellico di ordigni atomici atti a produrre esplosioni atomiche; Heidegger aveva conseguito per scopi etnici limitati successi filosofici pieni e dei successi filosofici parziali, per tempi e luoghi, ne aveva offerto prezioso contributo alla politica e filosofie europee ed occidentali e globali.

    Ma di tutto questo polemisti inetti ma influenti sanno impedire comunicazioni coinvolgendo critiche parziali quanto sopravvalutate; e chi invece veramente intende i limiti dell'operato e degli operati di Martin Heidegger, ne può meditare solo in relazione a tutto quanto di <altro> dalle stesse sue prospettive.

    MAURO PASTORE
    Io che sono autore di questa che è perorazione oltre che riflessione ed elemento di discussione (non una qualunque, non qualsiasi veramente) non ci sono giunto per sola comprensione filosofica e culturale.

    Vissi i momenti della morte di Martin Heidegger come se lui presente od ancora presente. Dopo aver identificato chi fosse la persona da cui dipendevano mie emozioni e poi dopo aver intrapreso comprensione di sue attività ed ultimatala come meglio potevo solo recentemente, nel frattempo non potevo evitare il confronto con personaggio non sua persona e con falsi resoconti di ogni genere ed anche dovendo far fronte e in definitiva senza aiuto di alcuno a circostanze violente e insensate o dissenate contro mia oppure altrui vita.
    Dovetti prima escludere dal novero i meriti falsamente attribuiti a lui per poi conquistare faticosamente e rischiosamente ed anche progressivamente le informazioni riguardanti i suoi veri meriti.
    Continuo a constatare che sua polemica, di Heidegger, verso il collega Jaspers, era inopportuna ma non pensai mai importuna, inoltre constato che le motivazioni reali di Heidegger in essa non erano asseverative ma interrogative. Della improvvisa opposizione culturale di Heidegger ad Husserl, continuo a pensarla vana e fuori saggezza, ma, potendo venire a sapere che si trattava di una intemperanza da parte di Heidegger e non di una contrarietà, noto che si trattò di un evento inconsistente quale accadimento culturale (non diversamente ne stimava Husserl stesso).
    Delle scelte religiose e di spiritualità di Martin Heidegger ebbi sempre tanta stima e simpatia anche dopo che ne verificavo minimo potere sociale e politico ed in medesima stima personale e simpatia non solo personale sono rimasto anche adesso anzi in realtà di più dopo averne potuto dire il potere.
    Non è a motivo di richieste da criminali che mi dedicai a tutte queste intellezioni, bensì per scopi vitali unicamente.

    MAURO PASTORE

 

 

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