Il processo intellettuale che dal contenuto particolare dell'esperienza ne estrare il concetto universale di per sé è soltanto il pensiero intuitivo. Nella filosofia tale pensiero intuitivo è parte della considerazione che si avvale del sentimento della totalità (ciò che, tra l'altro, descrisse Karl Jaspers nella sua opera filosofica). Dunque il filosofo che astrae, attua ciò che nel latino della filosofia medioevale e moderna veniva indicato o scritto con l'espressione "reductio ad unum", cioè non medita sul singolo oggetto ma sui principi generali che il mondo manifesta ricercando e trovando l'unità nascosta nell'evidenza del molteplice. Schopenhauer, pensatore contemporaneo, esprimeva ciò ancora con la tradizionale espressione latina che ho indicato.
La azione scientifica invece si conclude con la formulazione di dati obiettivi che non sono descrizioni. La prassi filosofica termina il proprio compito in una interpretazione del reale che è a sua volta reale e non virtuale. Tra la realtà interpretata v'è anche quella del dato scientifico. L'interpretazione non va confusa con l'ipotesi né con l'azzardo e neppure con la valorizzazione di un concetto o un evento e neanche con la critica rivolta ad un pensiero o rivolta ad una scelta. La filosofia contemporanea definisce tutto ciò: ermeneutica, il che non significa interpretazione ordinaria ma interpretazione condotta secondo decisione determinante con lo scopo di conoscere. Per realizzare questo scopo il filosofo agisce nell'ambito del semplice linguaggio, eliminando tutto ciò che sarebbe arbitrario nel dialogo. Ciò basta per l'ermeneutica, perché questa è appunto interpretazione, non scoperta.
La metafisica è distinta dall'ermeneutica. Metafisico vien detto il pensiero di ciò che non fa parte del mondo dell'esperienza sensibile ma del mondo deducibile dalla pura comprensione intellettuale. Nella filosofia contemporanea tale pensiero è stato precisato nel suo essere dinamico, nell'antichità i filosofi lo introdussero per il suo valore pratico, per esempio: "Socrate restò sereno anche nella sciagura". Nel medioevo la filosofia araba era fatta di sistemi di pensiero atti a fornire un discorso per il pensiero metafisico e la restante se ne avvaleva per costruire un pensiero moderno. Quindi nella modernità la metafisica è stata considerata e praticata quale riferimento alla fonte di ogni conoscenza, gnoseologicamente cioè. In questo accadimento essa fu in parte vittima del cosiddetto positivismo, che la annoverava nella propria logica alienata per distruggerla favorendo così la violenza nelle situazioni e condizioni dell'agire scientifico, in altra parte fu predata da un fanatismo religioso più estremo che mai, che la citava per confonderla nei suoi tristi scopi. Sembrerebbe paradossale, ma anche Marx ed Engels furono complici del positivismo e gli stessi seguaci di Nietzsche si abbandonarono al fanatismo! Dunque si badi alla stranezza dei fatti!
Mentre il pensatore metafisico si limita ad accogliere l'aspetto misterioso della vita, chi si dedica alla spiritualità ne contribuisce, pur nella distinzione tra mistero ultimo, misteri cosmici, mistero di persone. La semplice accoglienza non consente di disporre di dottrine di saggezza e dogmi religiosi, tuttavia permette di criticare eventuali abusi intellettuali od errori di percorso.
MAURO PASTORE