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    Rossobruno cattivone
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    Thumbs up La vendetta di Gheddafi si avvicina

    La vendetta di Gheddafi si avvicina

    NOVEMBRE 21, 2016

    Tunisie Secret 12 novembre 2016Dalla distruzione della Libia da parte del barboncino di Obama, Nicolas Sarkozy, e del cammello di Hillary, Hamad del Qatar, non ci sono più sicurezza, leggi o soldi. Un terzo dei libici, quasi 3 milioni, è rifugiato in Tunisia, Egitto, Africa ed Europa. Inoltre lo SIIL è ben consolidato in Libia, le milizie islamiste governano gran parte del Paese con terrore, saccheggio e traffico di ogni tipo. Una situazione caotica che ha favorito il ritorno in scena dei gheddafisti. Per la rivista Middle East Eye, Mathieu Galtier analizza questi sviluppi.Alla deriva da cinque anni, la Libia non ha ancora alcun modello politico permanente. Risultato, gli sconfitti di ieri rientrano nel gioco politico.
    La situazione in Libia è così caotica che il neologismo “libianizzazione” prende piede. La combinazione fatale è tra balcanizzazione, divisione dello Stato in zone autonome, e somalizzazione, fallimento del governo a vantaggio delle milizie. Attualmente, il Paese ha tre governi. Negli ultimi cinque anni, la Libia ha vissuto due elezioni generali, un colpo di Stato abortito, l’arrivo dello Stato Islamico (SI) e conflitti etnici a bassa intensità. La crisi è tale che sempre più libici chiedono il ritorno della Jamahiriya (Stato delle masse) creato da Muammar Gheddafi. “Vogliamo liberare la Jamahiriya vittima del colpo di Stato della NATO”, afferma subito Franck Pucciarelli a Middle East Eye, un francese che vive in Tunisia ed è portavoce di un gruppo che riunisce i sostenitori dei comitati rivoluzionari libici e internazionali, che agisce da cinghia di trasmissione dell’ideologia di Gheddafi. Ha spiegato che i membri sono attivi dal 2012 dentro e fuori il Paese. L’organizzazione conterebbe 20000 aderenti in Libia e da 15-20000 ex-militare esiliati sarebbero pronti ad attivarsi. “Possiamo organizzare una rivolta popolare e se il caos prevarrà in Libia, sarà grazie alle nostre azioni”, dice il portavoce. Ahmad, ex-dirigente presso il Ministero degli Esteri, oggi residente in Tunisia, è più misurato. “Abbiamo approfittato dell’instabilità per tornare, ma non abbiamo fatto nulla, dice a MEE. I libici e la comunità internazionale dovranno semplicemente rendersi conto che la Libia non può che essere governata che solo con la Jamahiriya”.
    Tre tipi di gheddafisti
    I due uomini si concentrano sull’organizzazione politica del Paese dopo la riconquista del potere: un referendum, o plebiscito, per il ritorno della Jamahiriya con la presenza della comunità internazionale per sorvegliarlo. Uno Stato delle masse modernizzato con un Senato che rappresenti le tribù, una camera e soprattutto una costituzione, assenti con Muammar Gheddafi. Uno scenario a cui sorride Qashana Rashid, direttore del Centro del Nord Africa per lo Studio sulla Libia, che ammette una ripresa solida dell’ideologia verde (il colore della Jamahiriya): “Il ritorno del vecchio regime si comprende soprattutto grazie al fallimento della transizione post-rivoluzionaria. Ed è proprio su questo fallimento che puntano gli ideologi gheddafisti per tornare in gioco, non il genuino sostegno popolare. I gheddafisti non potranno mai tornare al potere, ma avranno un peso significativo nelle alleanze strategiche nel futuro della Libia“. Mattia Toaldo, specialista dalla Libia del Consiglio europeo sulle relazioni internazionali, distingue tre tipi di gheddafisti: i sostenitori di Sayf al-Islam, figlio prediletto di Gheddafi, trattenuto dal 2011 nella città di Zintan, nell’ovest; i sostenitori del maresciallo Qalifa Balqasim Haftar, nell’est del Paese; e gli ortodossi della Jamahiriya. Franck Pucciarelli e Ahmad sono nell’ultima categoria, la più dura. Coloro che seguono Haftar hanno approfittato dell’amnistia approvata dal parlamento di Tobruq per i responsabili dei crimini durante la rivolta del 2011. Un testo che ha lo scopo di riportare gli esuli, tra 1,5 e 3 milioni, in maggioranza gheddafisti rifugiati in Tunisia e in Egitto. Il clan di Sayf al-Islam è probabilmente meglio strutturato e riunisce alcuni ortodossi. Anche se condannato a morte il 28 luglio 2015 in contumacia, a Tripoli, Sayf al-Islam vive ancora a Zintan. Ufficialmente prigioniero delle milizie locali, ha condizioni di detenzione molto tenue: circolerebbe liberamente in città e comunicherebbe molto con l’applicativo per la telefonia via Internet Viber.
    Sayf al-Islam sta meglio del fratello Sadi
    Fino a poco prima oscuro, il suo futuro è stato rilanciato indirettamente dai messaggi di posta elettronica di Hillary Clinton, rivelati da Wikileaks, e dal rapporto del parlamentare Crispin Blunt. deputato conservatore, pubblicato a settembre, che ritraggono Sayf el-Islam da moderato possibilmente pronto a partecipare alla transizione democratica dopo suo padre. “Il coinvolgimento di Sayf Gheddafi avrebbe, forse, permesso a Lord Hague (ministro degli Esteri nel 2010-2014) di sostenere Mahmud Jibril e Jalil Abdul nell’attuazione della riforma in Libia senza dover sostenere i costi politici, militari ed umani del cambio di regime, ma non lo sapremo mai. Tali possibilità, tuttavia, avrebbero dovuto essere prese seriamente in considerazione, allora“, afferma il rapporto di Londra. I gheddafisti hanno buon gioco nell’evidenziare il profilo moderato ed istruito di Sayf al-Islam, laureatosi alla London School of Economics. Prevale sul fratello Sadi, imprigionato a Tripoli, divenuto religioso. I fratelli Hanibal, Muhamad e Aysha e la madre Safia esprimono silenzio dall’Oman, fin dall’ottobre 2012, dopo aver invocato dall’Algeria la contro-rivoluzione violenta, nei primi mesi dalla morte di Muammar Gheddafi. Non è questione se Sayf al-Islam prenda il potere apertamente, almeno per il momento, ma di manovrare nell’ombra per la riconfigurazione politica del Paese. Molte tribù nell’ovest temono l’avanzata di Haftar sostenuta dalle tribù orientali, a cominciare dalla gente di Zintan, anche se ufficialmente alleata del maresciallo. Ma oggi, la Tripolitania è divisa tra un gruppo islamisto e un governo di unità nazionale (GNA) debolissimo, nonostante il riconoscimento della comunità internazionale.
    I gheddafisti invitati per la prima volta alle Nazioni Unite
    Sayf al-Islam potrebbe essere la figura unitaria contro la Cirenaica, regione orientale della Libia, in piena avanzata grazie alle vittorie di Haftar. Sul terreno, i segnali positivi sono sempre più a vantaggio del figlio dell’ex-guida. Nel settembre 2015, il sedicente Consiglio supremo delle tribù libiche sceglieva Sayf al-Islam come legittimo rappresentante del Paese. Questo consiglio raccoglie essenzialmente le tribù fedeli a Gheddafi e non hanno peso istituzionale, ma il simbolismo è forte. Dalla primavera, Ali Qana, l’ex-capo dell’esercito nel sud con Gheddafi, lavora per la creazione di un esercito del Fizan (regione nel sud della Libia), i cui dati sono difficili da quantificare al momento. Ali Qana ha già annunciato che il suo gruppo non si affilierà a Tripoli o Tobruq, ma solo a un potere che riconoscerà la legittimità della Jamahiriya. Ad agosto, per la prima volta, l’ONU invitava dei noti gheddafisti, tra cui un ex-presidente del Congresso del Popolo (equivalente al parlamento nella Jamahiriya) per discutete sulla soluzione politica ed economica della crisi.
    “Questo Paese è diventato una barzelletta”
    La popolazione comincia anche a confrontare presente e passato, favorendo il passato. Nella banca Jamhoriya di Tripoli, Mahmud Abdalaziz aspetta da due ore di prendersi i 500 dinari (327 euro), permessi un paio di giorni a settimana. Le riserve valutarie sono calate da 107,6 miliardi nel 2013 a 43 miliardi a fine 2016. Sul mercato nero, il dollaro è scambiato a 5,25 dinari. “Questo Paese è diventato una barzelletta: c’è la guerra civile totale, non ci sono soldi e la migliore carriera possibile è aderire a una milizia“, denuncia Mahmud Abdalaziz a MEE, comunque grato alla rivoluzione per la libertà di critica, che sarebbe stata impossibile con Gheddafi, ammettendo tuttavia che si stava meglio prima, perché “la sicurezza è meglio della libertà”. Le milizie più rivoluzionarie di Tripoli hanno capito il pericolo di permettere che questa nostalgia dilaghi. A giugno uccisero a Tripoli dodici lealisti libici che avevano appena terminato la detenzione per crimini commessi nel 2011.Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

    FONTE:
    https://aurorasito.wordpress.com/2016/11/21/la-vendetta-di-gheddafi-si-avvicina/
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  2. #2
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    Predefinito Re: La vendetta di Gheddafi si avvicina

    Vorrei sapere da @Dean M. cosa ne pensa della Jamahiriya Libica e/o Terza Teoria Universale. Si tratta(va) di una forma di socialismo con diversi tratti in comune con l'anarchismo e l'idea di autogoverno. Certo, poi le cose sono andate un po' diversamente...
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  3. #3
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    Predefinito Re: La vendetta di Gheddafi si avvicina

    Caro Lupo, hai detto già molto. L'idea era interessante (anche se per me molto distante dall'anarchismo classico, ma comunque simile alla teoria della socializzazione di memoria bombacciana). E, come hai detto, è andata diversamente. Ma non solo per le bombe occidentali. Diciamo che ho creduto per molti anni della mia vita nella teoria di estrazione leninista (che in un certo senso ha influenzato anche la fiume dannunziana), per la quale si può arrivare a costruire un modello libertario partendo dal "conducador" rivoluzionario che poi dovrebbe, in teoria, farsi da parte per realizzare il paradiso libertario. Ebbene, sappamo tutti, che se si parte da un modello del genere (autoritario) difficilmente si arriva a costruire un socialismo o un comunismo compiuto.
    E' anche vero che nemmeno il trotzkismo è immune da questa fascinazione e che non si è mai realizzato un modello (seppur sperimentale) differente da questo. E che,comunque, ha fallito.
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  4. #4
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    Predefinito Re: La vendetta di Gheddafi si avvicina

    Citazione Originariamente Scritto da Dean M. Visualizza Messaggio
    Caro Lupo, hai detto già molto. L'idea era interessante (anche se per me molto distante dall'anarchismo classico, ma comunque simile alla teoria della socializzazione di memoria bombacciana). E, come hai detto, è andata diversamente. Ma non solo per le bombe occidentali. Diciamo che ho creduto per molti anni della mia vita nella teoria di estrazione leninista (che in un certo senso ha influenzato anche la fiume dannunziana), per la quale si può arrivare a costruire un modello libertario partendo dal "conducador" rivoluzionario che poi dovrebbe, in teoria, farsi da parte per realizzare il paradiso libertario. Ebbene, sappamo tutti, che se si parte da un modello del genere (autoritario) difficilmente si arriva a costruire un socialismo o un comunismo compiuto.
    E' anche vero che nemmeno il trotzkismo è immune da questa fascinazione e che non si è mai realizzato un modello (seppur sperimentale) differente da questo. E che,comunque, ha fallito.
    @Dean M. La Terza Teoria Universale partiva da presupposti ancora più libertari rispetto al leninismo. Igor Mann, famoso giornalista, disse di aver riscontrato all'istante delle affinità tra il pensiero di Gheddafi e quello di autori anarchici come Proudhon o Kropotkin. Eppure, aggiunse lo stesso Mann, Gheddafi non sapeva nemmeno chi fossero questi autori. L'aneddoto, sinceramente, mi sembra una palla bella e buona: Gheddafi, pur non essendo un intellettuale, aveva un proprio bagaglio culturale e conosceva un paio di lingue straniere. E' quindi probabile che abbia letto e studiato questi autori . Quando ti parlavo di esperienze "di base" all'interno comunque di uno stato (autoritario o meno), facevo riferimento alla Jamarhirya libica. Certo, potrei parlarti anche dell'autogestione jugoslava o peruviana, delle Fa.Sin.Pat argentine, di alcuni progetti sostenuti e foraggiati da Chavez. Ma, forse, l'esempio libico è quello che, almeno in nuce, parte da una concezione dichiaratamente democratico-partecipativa. Le derive burocratiche e centraliste, ovviamente, non possono essere ignorate. Ma questo è un altro discorso (non meno importante, intendiamoci!).
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    Predefinito Re: La vendetta di Gheddafi si avvicina

    Beh sì, anche io avevo letto delle cose in merito al pensiero di Gheddafi e la teoria su come avrebbe voluto organizzare la Libia dopo la rivoluzione, e' anche vero però che ha mantenuto un potere centralista e burocratico fino praticamente alla sconfitta. Non so poi nell'ambito dell'organizzazione del lavoro se ha promosso delle istanze emancipatorie per gli operai o meno, su questo non sono aggiornato. il regime di Gheddafi fu un sistema che mescolava nazonalismo pan-arabo, religiosità moderata e una certa dose di socialismo. Un po' come la Siria di Assad e l'Iraq di Hussein. Siamo sempre sul piano del socialismo arabo, che e' lontano da quello sovietico e dei PC occidentali, ma rimane ancorato a una visione arabista e identitaria, quindi poco aperta all'Occidente (e senza dubbio lontana dall'internazionalismo, per esempio, dei bolivariani e dei sandinisti)
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    Predefinito Re: La vendetta di Gheddafi si avvicina

    Citazione Originariamente Scritto da Dean M. Visualizza Messaggio
    Beh sì, anche io avevo letto delle cose in merito al pensiero di Gheddafi e la teoria su come avrebbe voluto organizzare la Libia dopo la rivoluzione, e' anche vero però che ha mantenuto un potere centralista e burocratico fino praticamente alla sconfitta. Non so poi nell'ambito dell'organizzazione del lavoro se ha promosso delle istanze emancipatorie per gli operai o meno, su questo non sono aggiornato. il regime di Gheddafi fu un sistema che mescolava nazonalismo pan-arabo, religiosità moderata e una certa dose di socialismo. Un po' come la Siria di Assad e l'Iraq di Hussein. Siamo sempre sul piano del socialismo arabo, che e' lontano da quello sovietico e dei PC occidentali, ma rimane ancorato a una visione arabista e identitaria, quindi poco aperta all'Occidente (e senza dubbio lontana dall'internazionalismo, per esempio, dei bolivariani e dei sandinisti)
    Certo, rimane un modello distante dalla nostra concezione "occidentale" e sicuramente più vicino al panarabismo che non al marxismo-leninismo o al marxismo libertario.
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    Predefinito Re: La vendetta di Gheddafi si avvicina

    Da amante della filosofia (occidentale) io resto con i miei pensatori di estrazione franco-russa. Il meglio del pensiero individualista e libertario in seno al socialismo, è da noi. Ed è un peccato che in certe correnti regni un così alto anti-occidentalismo, perche' come dice nel suo ultimo libro il prof. La Cecla (Eleuthèra), l'occidente è un serbatoio di conquiste e di diritti, e il vittimismo di una certa sinistra, che guarda più altrove (al solito esotismo orientale che in questi anni conosciamo) che a casa propria, la dice lunga.
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  8. #8
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    Predefinito Re: La vendetta di Gheddafi si avvicina

    Citazione Originariamente Scritto da Dean M. Visualizza Messaggio
    Da amante della filosofia (occidentale) io resto con i miei pensatori di estrazione franco-russa. Il meglio del pensiero individualista e libertario in seno al socialismo, è da noi. Ed è un peccato che in certe correnti regni un così alto anti-occidentalismo, perche' come dice nel suo ultimo libro il prof. La Cecla (Eleuthèra), l'occidente è un serbatoio di conquiste e di diritti, e il vittimismo di una certa sinistra, che guarda più altrove (al solito esotismo orientale che in questi anni conosciamo) che a casa propria, la dice lunga.
    Sono d'accordo se si parla dell'esterofilia e dell'esotismo. Infatuazioni piuttosto inutili e destinate ad essere relegate nel piano di un idealismo naif. Alle volte, poi, simili infatuazioni nascondono un malcelato disprezzo per la propria patria e la propria cultura. Però...c'è sempre un però! Io non conosco nessun valido statista nella storia dell'Italia (intendo dall'Unità a oggi). Certo, potrei menzionare gli esponenti della Reggenza del Carnaro, ma rimane un'esperienza storicamente brevissima e molto sui generis. L'unico personaggio che avrei visto come valido esponente politico risponde al nome di...Enrico Mattei. Pensa un po'! Un capitalista e un cattolico moderato. Eppure era dotato di molto acume e di straordinaria lungimiranza. Potrei citare anche figure come quelle di Di Vittorio o Riccardo Lombardi , concentrandomi su quella che una volta era la vera sinistra, ma ricadiamo pur sempre nel novero dei "possibili" leader. Tra capi del governo e presidenti della repubblica, sinceramente, non vedo nulla di interessante. In questo senso, risulta necessario guardare ad esperienze straniere. Non per riproporle o "trapiantarle", concezioni assurde e controproducenti, ma almeno per analizzare degli spunti degni di nota. Riguardo, invece, la cultura occidentale a guida statunitense: tutti, chi più o chi meno, siamo venuti a contatto con essa. Vuoi con Hollywood, con il rock 'n' roll o, parlando di campi a noi più affini, con la Scuola di Francoforte piuttosto che con autori come Bookchin. Quindi nessuna volontà di ritirarsi in una torre d'avorio , vivendo di soli prodotti culturali italiani o sovietici. Il punto, però, è che la cultura DI MASSA occidentale è diretta emanazione del potere economico e politico capitalisitico.

    Comunque è un discorso interessante e spero che anche altri amici e compagni intervengano.
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  9. #9
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    Predefinito Re: La vendetta di Gheddafi si avvicina

    Citazione Originariamente Scritto da LupoSciolto° Visualizza Messaggio
    Sono d'accordo se si parla dell'esterofilia e dell'esotismo. Infatuazioni piuttosto inutili e destinate ad essere relegate nel piano di un idealismo naif. Alle volte, poi, simili infatuazioni nascondono un malcelato disprezzo per la propria patria e la propria cultura. Però...c'è sempre un però! Io non conosco nessun valido statista nella storia dell'Italia (intendo dall'Unità a oggi). Certo, potrei menzionare gli esponenti della Reggenza del Carnaro, ma rimane un'esperienza storicamente brevissima e molto sui generis. L'unico personaggio che avrei visto come valido esponente politico risponde al nome di...Enrico Mattei. Pensa un po'! Un capitalista e un cattolico moderato. Eppure era dotato di molto acume e di straordinaria lungimiranza. Potrei citare anche figure come quelle di Di Vittorio o Riccardo Lombardi , concentrandomi su quella che una volta era la vera sinistra, ma ricadiamo pur sempre nel novero dei "possibili" leader. Tra capi del governo e presidenti della repubblica, sinceramente, non vedo nulla di interessante. In questo senso, risulta necessario guardare ad esperienze straniere. Non per riproporle o "trapiantarle", concezioni assurde e controproducenti, ma almeno per analizzare degli spunti degni di nota. Riguardo, invece, la cultura occidentale a guida statunitense: tutti, chi più o chi meno, siamo venuti a contatto con essa. Vuoi con Hollywood, con il rock 'n' roll o, parlando di campi a noi più affini, con la Scuola di Francoforte piuttosto che con autori come Bookchin. Quindi nessuna volontà di ritirarsi in una torre d'avorio , vivendo di soli prodotti culturali italiani o sovietici. Il punto, però, è che la cultura DI MASSA occidentale è diretta emanazione del potere economico e politico capitalisitico.

    Comunque è un discorso interessante e spero che anche altri amici e compagni intervengano.
    Se ragioniamo in termini economici e di sovranita', l'unico statista degno di nota fu B.Craxi. Ma, ovviamente, al netto di tantissimi aspetti negativi (perche' il PSI non si poteva certo considerare un partito di estrazione culturalmente rivoluzionaria o marxista).
    Ma fatico a trovare esponenti politici decenti nella storia italiana (forse Mazzini)
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  10. #10
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    Predefinito Re: La vendetta di Gheddafi si avvicina

    che fine ha fatto Saif? avrà un ruolo politico?

 

 
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