Originariamente Scritto da
PhyroSphera
Anni fa fu pubblicato uno studio psicologico sulla intelligenza dei maiali, era esatto ma gli psicologi che lo avevano fatto si vollero dare anche alle interpretazioni senza tener conto che passando dalla formulazione del dato empirico (non sperimentale ma empirico) alla ricerca del suo significato si doveva tener conto nuovamente anche se non su base scientifica dei due differenti e distinti àmbiti mentali, antropico e suino. Insomma per imitare i filosofi e negarne la inarrivabile rigorosità di ermeneuti, gli studiosi psicologi dei porci cominciarono a descrivere i dati sostituendo, per assurdità volontaria e bieca distrazione nel e col pensiero, l'indole fisica dei maiali con quella umana. Sulle prime parevano innamorati delle metafore della saggezza epicurea, quella che faceva esclamare ad Orazio d'essere 'un grasso porco del gregge dei maiali di Epicuro'; poi nel subentrare del patetismo si rivelavano confusi e quindi per evitare sragionamenti o ragionamenti umilianti per loro medesimi si misero a parlare dei porci come fossero stati cani e degli umani come fossero stati porci.
Io tempo prima avevo scrutato superstizioni ed illusioni del loro ambiente e avevo tentato di offrire seduzioni perché molti in esso manifestassero pubblicamente il loro lato stupido, anche perché volevo punirne la prosopopea ai danni della storia della filosofia e della filosofia. Poi avevo trovato degli interessati collaboratori, ai quali avevo commissionato di portare a spasso un bel porco per strade frequentate nottetempo, tra bar, pub, pizzerie, ristoranti, gelaterie... Tempo dopo riapparvero col porco, a cose fatte, e alcuni psicologi che si erano fatti vittima del famigerato studio, spinti dall'atmosfera festevole, si erano ritrovati a promettere, penso con impegno scritto valido, di adottare tutti assieme la bestia per trattarla come si conveniva ai suoi (della bestia) nobili pensamenti, quindi giorni dopo, quando avevano già giocato con essa e si erano abbastanza rintontiti, ne avevano dovuto riconoscere l'odore seduti al ristorante, ma stavolta non era del porco che trottava sul marciapiede, bensì degli arrosti ben fatti coi resti dello stesso animale ammazzato, e i mangiatori solo inghiottendo se ne avvedevano. Io feci notare che quella vita, passata da organismo vivente a suo resto vivo cioè cibo, quindi sostanza ancora biologica, non morta, manifestava il mistero di un bilancio energetico con una parte mancante: l'energia biodinamica sparita come nel nulla (la quarta dimensione della teoria della Relatività generale... la metafisica del mondo...), restata solo quella statica, negli arrosti di porco; e una psicologa voleva convincermi che avevo ragione ma non dovevo trarne filosofiche astrazioni né generalizzazioni... e allora il cameriere offrì lei uno spezzatino di pollo, a ricordarle il potere unificatore ed esplicativo della intuizione e dell'intelletto, ma non era chiaro se ella fosse stata amica anche di un pollastro oltre che di un porco. Se non erro... il menù assai simpaticamente includeva commenti di questo tipo abbinati ai nomi delle pietanze ed ai tavoli vicini c'erano invitati eccellenti: austeri professori di filosofia, seriamente intenzionati a partefipare alla lotta per contrastare l'abuso contro la vera cultura, fosse scientifica, filosofica, religiosa. Non che si volesse fare i burattinai, i burattinai avrebbero voluto farlo quegli studiosi psicologi, tanto protesi ad annullare distinzioni per favorire le crudeltà negli allevamenti.