Non si può accettare che un messaggio di pubblica utilità venga spostato in argomento diverso perché un moderatore non vuol più capire neppure cosa significa il titolo del forum. È evidente che quanto sono costretto nuovamente a reinviare nella sezione "cronaca" contiene proprio un riferimento ad una cronaca.
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Con questo messaggio mi riferisco ad un fatto recente: l'ostinazione ad usare sugli organi di comunicazione per scopi politici un termine: "femminicidio". Come si noterà dal resto del messaggio, si tratta di un fatto eclatante, perché rivela somma ignoranza da parte dei suoi protagonisti ed affiliati, praticamente milioni di persone che uniformano idee ed operati politici ad un penoso fraintendimento verbale. Non accludo link perché non mi risulta che ci sia obbligo preciso a riguardo, mi sono limitato a menzionare io stesso più chiaramente di alcuni messaggi precedenti il fatto, ovvero il fattaccio. (Specifico che non ho gradito la necessità di tanta semplicità che i gestori di questa sezione del forum richiedono senza averne il diritto. Di semplicità nella vita si può morire e i forum in ogni caso non sono fatti per nuocere alla vita.)
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Per mancanza di cultura capita che alcuni scordano il valore delle parole nelle cronache e nelle prevenzioni dei delitti. Manca a troppi l'attenzione ai discorsi ed il rispetto per le cose che non si capiscono.
In politica bisogna comunicare e dire con correttezza ed ordine sufficienti nella maggioranza delle circostanze.
Nel Codice Penale si trova menzionato il caso dell'omicidio. Non è scritto "uomicidio" e quindi neppure "femminicidio".
Da includersi nella cronaca nera sarebbe ed è anche la violenza contro la cultura e lingua italiane, europee, euroasiatiche.
Etimologia latina a parte (homo, hominis...) 'omi' in "omicidio" è variante per attrazione verbale di 'omo' e 'cidio'...
'om', 'omo', è un termine e due vocaboli, con due varianti per accrescimento: una è fatta con l'anteposizione della vocale 'u', l'altra con la mutazione ma non trasformazione consonantica della 'm' in 'n' e dell'anteposizione della consonante 'd', la quale nei gerghi del Nord Europa e tra gli uomini del Nord europei con significato di: non minore costanza, maggiore tranquillità, uniformità maggiore, dolcezza maggiore, maggiore imprevedibilità nella stessa normalità... ancora oggi nelle diciture tecniche è scritta una D per indicare questa significanza ulteriore. Ovvero, ricapitolando:
om, omo... u-om, uomo, do...*n, donna...
'cidio' ha radice verbale 'cid', la stessa contenuta in parole così: eccidio (e-(c)cid-io), accidia (idem come prima), suicidio (sempre idem), incidere (idem, ovvero in-cid-ere), uccidere (idem come prima), affine alla radice verbale 'cad' di 'cadere' (cad-ere). La radice 'cad' fa parte di parole che indicano ineluttabilità o destinazione, fisicamente, materialmente, anche in riferimento al tempo: caduta, accadimento... cadauno, cadauna... Invece 'cid' indica fatalità, nuova, sorprendente, rifiutata... Quasi i medesimi sensi di "cid" in spagnolo, la parola della celebre espressione letteraria "el Cid". Anche "Occidente" è parola fatta della radice "cid": O-(c)cid-ent-e. Occidente, terra del tramonto, questo ultimo cosmologicamente costante evento ripetuto ma che differentemente dall'alba crea effetti luminosi assai vari, sorprendenti, in parte nuovi...
"Omicidio" è dunque termine che indica la spiacevole, detestata, rifiutata interruzione della vita umana, se fatalità non destino, in quanto l'umanità con l'umanità sa essere crudele e più delle fiere con gli esseri umani ma meno violenta di quanto raramente possa accadere ad animali grossi e potenti ma non feroci, quali tori, elefanti, bufali, arieti... Insomma la dinamica (-io) che sottopone il vivente umano (...om(i)) ad una fatalità, imprevista e comunque in vari gradi o guise detestata.
Chi volesse meditare sull'etimo, allora mediti sulla 'h': aspirazione, non ispirazione; vocalica durezza, il timbro come il suono del vento della tempesta... Lo faccia anche o solo altrimenti da me.
Etimologie a parte e non escluse, la parola "om", intera "omo", usatissima nell'italiano arcaico, fa parte appunto anche del lessico greco italiano ed usata, sia nell'Antichità che ora, nel senso di 'ciò che è uguale ma non identico, ovvero non lo stesso ma uguale tra diversi uguali parimenti' e quindi riferita come si fa fondamentalmente a se stessi quali appartenenti di un genere vivente, significa praticamente: uomo, essere umano, umanità, sia femmine che maschi, animali razionali distinti da quegli altri animali, quelli privi della riflessione del e nel pensiero detti precisamente e correttamente e senza minima offesa e senza alcuna minaccia: bestie.
Per chi volesse meditare ulteriormente, aggIungo che "om" è parola e vocabolo, quale vocabolo è lo stesso orientale, 'sanscrito', "OM". Nei luoghi detti etruschi dell'Italia, in Toscana e altrove, è usato quale vocabolo originariamente, se anche secondo "pensiero greco" ovvero autoctono del Meridione d'Italia e tipico dell'Ellade (lo Stato Greco sulla carta geografica ad est dell'Italia meridionale) e usuale in Macedonia e potenzialmente presente, tutto o in parte, ovunque sia utile (il cosmopolitismo greco, non solo ellenista), sia originariamente che originalmente... "ex novo", per dirla col latino antico... lingua indoeuropea di origine diretta orientale con variabili influssi variamente meridionali che nelle versioni 'neo' (neo... cioè, recente, nuova, rigenerata, tra cui il neolatino detto 'italiano' e cioè proprio l'italiano) sono andati per una parte perduti, per la restante parte trasformati da vocaboli anche dell'Africa (settentrionale) in vocaboli del Nord del mondo o in particolare dell'Europa od europei.
Per chi avesse realmente bisogno di sapere le premesse culturali e l'idee civili dell'autore di questi pensieri, ovvero me medesimo, ecco qualche informazione data però a scopo politico e non confidenziale, al fine di aiutare la decifrazione di questo mio scritto:
Oltre ad avere quale punto di riferimento culturale il latino amalfitano e non solo romano, io parlo l'italiano secondo il cosiddetto "pensiero greco" in particolare della civiltà della Magna Grecia e soprattutto secondo una organizzazione mentale tipica del Meridione d'Italia ma non eminentemente ellenica, quindi ancora più autoctona anche se meno diffusa, definibile "greca e non ellenica", non solo tipica di tal Meridione ma praticamente originaria dei greci d'Italia... Sono, tra l'altro, l'autore di tre pubblicazioni di letteratura, precisamente tre opere poetiche.
MAURO PASTORE