User Tag List

Pagina 2 di 3 PrimaPrima 123 UltimaUltima
Risultati da 11 a 20 di 27
  1. #11
    email non funzionante
    Data Registrazione
    26 Jul 2004
    Località
    Locus Solus
    Messaggi
    3,318
     Likes dati
    0
     Like avuti
    8
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: Il Parco dei Mostri di Bomarzo

    Citazione Originariamente Scritto da Ottobre Nero Visualizza Messaggio
    Bomarzo - La Venere dei Cimini

    .

    Ci sono stato l'estate scorsa. Se ci sono pochi visitatori il luogo , immerso nel verde, suscita una certa serenità bucolica. Alcune statue ( tipo i Giganti ) sono di dimensioni impressionanti. Divertente la "Casetta Pendente". Al suo interno si avverte una strana vertigine. Quasi onirico il Tempietto : sorge in mezzo al verde come in una favola.

    Mi ha colpito il Vaso Gigante : forse perchè pensavo che potesse "contenere" qualcosa di Universale...Mah.

    Nel vecchio forum ( POL ) segnalai un libro poco noto sull'argomento. Ma devo ammettere che quel libro era un pastrocchio confuso di ipotesi forzate sui vari simbolismi presenti nel Parco.

    Da un punto di vista della qualità fotografica ( e di qualche ricerca storica ) ora mi sentirei di consigliare : " Bomarzo , il Sacro Bosco" a cura di Sabine Frommel, edizioni Mondadori Electa, grande formato 352 pagine, 90 euro.

    P.S.

    Come altre costruzioni- in quelle zone dell'alto lazio-il tutto non manca di ricordare alcune illustrazioni dell'Hypnerotomachia Poliphilii.


    R.


    .
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 21-04-11 alle 23:23

  2. #12
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,135
     Likes dati
    191
     Like avuti
    775
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: Il "Parco dei mostri" di Bomarzo

    Si continua a scendere tra mirti e querce, che nascondono sotto le loro fronde un gruppo scultoreo situato nel punto più basso, al livello dell'ultimo passaggio del torrente, le cui acque si fanno sempre più tumultuose e fragorose. Subito dopo, è la quiete di un'onda che si allarga in un bacino disseminato di ninfee, accanto al quale troneggia un'enorme tartaruga, le cui forme cesellate ricordano l'arte cinese delle tombe della dinastia Ming.



    Sul guscio, coperto di muschio, un vaso rovesciato regge un globo su cui poggia, con un solo piede, un personaggio con le vesti agitate dal vento che tiene le braccia nella posizione di chi sta suonando il flauto. Sulla sponda opposta si aprono le fauci spalancate di una balena, dalla quale un sistema di tubazioni doveva un tempo far turbinare l'acqua. Di fianco alla tartaruga c'è una vasca inclinata in modo anormale ma voluto: al centro, una collinetta artificiale (senza dubbio la "collina delle nove muse") sulla quale si lancia un Pegaso.
    Il terzo elemento, sempre nello stesso luogo, e costituito dalla macina di un mulino, anch'essa posta di traverso. Guardando la macina, si direbbe che essa è parallela alla tartaruga, e, anche se non lo è, l'inclinazione della vasca invita a crederlo, secondo il gioco di una falsa prospettiva paragonabile al destino ingannatore che fa librare l'incertezza della casualità sull'uno o sull'altro. La tartaruga è là, giustamente, per metterci in guardia: è il simbolo della prudenza e della lungimiranza. In alchimia, rappresenta la "materia prima" che, passando attraverso il crogiolo della trasmutazione, si schiude nella sua forma piena e perfetta. Lo slancio del personaggio e la lentezza della tartaruga illustrano il motto Festina lente, che significa, paradossalmente, "sbrigati con calma". Sembra che la statuetta stia per cadere nelle fauci del cetaceo. Pico della Mirandola vedrebbe in essa l'allegoria della necessaria caduta dell'anima nella vita materiale: la balena è l'animale delle acque primordiali, dominate dal dio Oceano. Al centro della vasca inclinata c'è la fonte dell'Elicona e Pegaso vola in direzione opposta.



    Montando Pegaso, il cavallo alato, si acquista il dominio sulla chimera e il potere di rovesciare le inclinazioni dell'uomo. Nell'Estremo Oriente si direbbe che si tratta di "cavalcare la tigre". Lasciandosi alle spalle questo gruppo, si può passare sull'altra riva, attraversando un ponticello, e seguire il sentiero fino a entrare in un ninfeo custodito da due leoncini, simboli di saggezza. Due fontane sovrastate da delfini, inviati come salvatori dalla Provvidenza, stanno di fronte ad alcune nicchie scavate in un muro parzialmente crollato, accanto al quale, quasi nascosto dal fogliame, sembra aprirsi un sotterraneo che si dice collegasse un tempo il palazzo ducale alle caverne e alle fontane del fondovalle. Nelle cavità ci sono le statue alate delle tre Grazie, una delle quali volge le spalle. Il loro significato è quello della successione ritmica delle tre fasi alchemiche: emanazione, conversione e reintegrazione (Emanatio, Conversio, Renuatio).


    Così si comprende la triplice essenza del Destino, che realizza l'unita di corpo, anima e spirito: la prima fase del viaggio mostra il cane infernale e invita a non lasciarsi circoscrivere entro i limiti del mondo materiale e corporeo; la seconda tappa mette in evidenza la dolorosa incarcerazione dell'anima, sottomessa dal gigante, mentre il gruppo della fontana incita a volgere a proprio favore un destino avverso. Uscendo da questi luoghi umidi e ombrosi, dominati dalle tonalità del verde e del blu cupo, il sentiero piega verso uno spazio molto più aperto, risalendo fino a un posto in cui, su alte colonne, si levano statue di Giano e di divinità con quattro teste: le prime guardano con le due facce sia verso il mondo spirituale sia verso quello materiale, le seconde nelle direzioni dei quattro punti cardinali.



    Da ITALIA MISTERIOSA, a cura di Peter Kolosimo (EDIPEM, Novara)

    continua...

  3. #13
    Sub tuum praesidium
    Data Registrazione
    21 Jun 2009
    Località
    Patria del Friuli nel nordest venetico
    Messaggi
    622
     Likes dati
    56
     Like avuti
    16
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: Il "Parco dei mostri" di Bomarzo

    Che meraviglia, che atmosfera! Ricordo che quando ero alle elementari una mia compagna di classe dopo le vacanze arrivò da un viaggio in Lazio era stata anche a Bomarzo, portò in classe un libricino souvenir del parco, di quelli che si aprono a fisarmonica e le pagine sono composte da foto-cartoline, non smettevo mai di sfogliarlo. Da quella volta non ho mai dimenticato quel luogo meraviglioso e mi sono più volte proposto di andarci ma non sono mai riuscito.
    Un giorno lo visiterò, magari...assieme a voi.

  4. #14
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    02 Apr 2009
    Messaggi
    6,012
     Likes dati
    1
     Like avuti
    363
    Mentioned
    27 Post(s)
    Tagged
    4 Thread(s)

    Predefinito Rif: Il "Parco dei mostri" di Bomarzo

    E pensare che una parte del percorso del "Parco" è stata distrutta. In realtà questo luogo è magico come il contesto, attorno a Bomarzo esistono luoghi incantati, necropoli, piramidi e paesi altrettanto magici, tutti da scoprire. Sottolineo che abito in provincia di Verona e non ho nessun interesse nell'ambito della promozione turistica di queste terre meravigliose, ma sono rimasto estasiato per la bellezza e per la natura incontaminata.

  5. #15
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,135
     Likes dati
    191
     Like avuti
    775
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Rif: Il "Parco dei mostri" di Bomarzo

    Poca distanza ci separa da una specie di anfiteatro dominato dall'imponente figura di un vecchio maestoso, forse Oceano, con una folta barba, le gambe ricoperte da un drappeggio reso verde di muschio dagli anni e dall'umidità. Ai suoi piedi, una spianata circondata di urne rovesciate o spezzate come altrettante rivelazioni che abbiano sparso a terra il loro contenuto.





    L'urna deriva dall'unione di terra e fuoco (argilla cotta): in essa sono raccolte le "acque superiori" provenienti dal "fervore celeste" simboleggiato dall'Acquario. E' il recipiente della verità, discepolo di Oceano secondo il motto degli alchimisti: Ornnia sunt unum in uno circulo sine vase. Le urne più vicine alla divinità recano iscrizioni. Su quella di sinistra sta scritto: «La fonte non è data a colui che tiene in gabbia le belve più terribili»; su quella di destra: «Notte e giorno veglino, pronti a difendere questa fonte da ogni oltraggio». Ciò significa: la forza bestiale respinge chi non sa appoggiarsi alla fonte di vita, mentre la paura delle belve terribili, degli istinti ci priva al tempo stesso della forza e del nutrimento.

    Più in là, tra la spianata e il vecchio Oceano, una figura femminile, nella quale si può riconoscere Teti, porta sul capo un vaso in cui sono state piantate delle agavi, ben strana chioma. Teti è la sposa di Oceano ed è il simbolo dell'acqua come principio elementare, che può concepire e dare nutrimento. Ma colui che, generato dal mondo divino e terrestre contemporaneamente, partecipe della natura di Teti e di Oceano, procede senza alcuna limitazione sulla strada della prodigalità incontra l'elefante che reca sulla groppa la torre, bardato secondo lo stile indio.




    In India, Ganesa è il dio dell'intelligenza, cosi come l'elefante di piazza Minerva a Roma è esempio di spirito vigoroso, capace di sopportare il peso della saggezza. È stato mal consigliato colui che ha voluto appoggiarsi alla fonte senza il benestare dell'elefante: il guerriero piegato sotto la proboscide. Potrebbe trattarsi di colui che, dopo aver rinunciato alla vita profana, viene dolcemente levato verso la torre d'avorio? Lo spirito saldo solleverà l'uomo che gli si abbandona come vinto, lasciando dietro di sé passioni e desideri.




    Dietro l'elefante, un drago con la coda coperta di scaglie e con le ali spiegate schiaccia un molosso con tutto il suo peso, brandendo gli artigli per dilaniare due leoni che lo attaccano, balzandogli contro. Il gruppo è chiaramente ispirato ad analoghe sculture originarie dell'Estremo Oriente, presenza piuttosto strana in un contesto improntato al classicismo. Le ali del mostro, con disegni di fiamme e di mezzelune, esprimono la sua qualità di creatura ignea, ma sublunare: in questo caso, la conoscenza ermetica raccomanda di abbandonare gli istinti alla loro agonia secondo l'adagio Naturam natura vincit. Ma sarebbe conforme alla teoria che il drago rappresentasse la discordanza delle cattive passioni lunari che lottano contro la potenza solare, simbolicamente rappresentata dalle belve. Da questa lotta, che si rinnova di continuo, l'uomo può trarre profitto equilibrando le due diverse tendenze.



    Da ITALIA MISTERIOSA, a cura di Peter Kolosimo (EDIPEM, Novara)

    continua...

  6. #16
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,135
     Likes dati
    191
     Like avuti
    775
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Rif: Il "Parco dei mostri" di Bomarzo

    Proseguendo il cammino, girando attorno al gruppo degli animali in lotta, ci si trova di fronte un volto mostruoso e convulso, scolpito direttamente nella parete rocciosa, che lascia intravedere una gola tenebrosa attraverso una bocca così aperta che ci si può scivolare dentro senza neppure abbassare la testa. Sulle "labbra" di questa "gola infernale" si legge la seguente frase: «Ogni pensiero vola», che si completa con quella di Dante: «Lasciate ogni speranza voi ch'entrate».




    Se il visitatore non si intimorisce facilmente e vi si introduce, scoprirà in questa gola mostruosa una stanza scavata nella roccia, illuminata solo dalla luce che entra dalle orbite vuote della maschera, che fungono da finestre. Un banco di pietra (forse utilizzato in passato dai membri di qualche società segreta) corre lungo la parete, mentre il centro e occupato da un tavolo massiccio formato da un trapezio di pietra su cui, presumibilmente, si compiva qualche rituale del tipo esoterico. Si può allora pensare all'Atalante fugitive, inimitabile libro alchemico, davanti a questo Moloch avido di divorare tutto ciò che è intellettuale, ricordando una curiosità di Roma, il palazzo della via Gregoriana, descritto da Gabriele D'Annunzio in uno dei suoi racconti e più conosciuto come 'palazzo delle teste mostruose', eretto nel XVI secolo dagli architetti Taddeo e Federico Zuccari, ispiratisi alla figura dell'orco titanico. Perché nello stesso modo gli archivi personali degli Orsini, dei Borghese, dei Poniatowski e dei Della Rovere non parlano del 'bosco misterioso', in cui si scoprono tutti gli elementi di un luogo sacro (l'acqua viva, le caverne, gli alberi), dal momento che queste famiglie sono state, in epoche successive, proprietarie del Parco dei Mostri? Talvolta è stata evocata, a questo proposito, l'esistenza di una società segreta molto chiusa, di origine veneta, che avrebbe imposto il silenzio fino ai suoi ultimi anni.
    Ma lasciamo queste digressioni per completare la nostra ricerca.





    Alla sinistra di Oceano, si scendono alcuni gradini per entrare in una "giungla" da cui emerge una donna addormentata nell'erba: forse l'anima che sogna, invece di progredire? In effetti, lì vicino e ancora possibile vedere il gigante, rappresentazione del mondo delle acque inferiori. Bisogna tornare sui propri passi se non si vuole perdere tutto ciò che si è conquistato, ripassando davanti a Oceano e rivedendo l'elefante. I mostri disposti intorno (la "Morte divorante", il drago che dilania in eterno con i suoi artigli, i leoni che in eterno lo mordono) rappresentano perfettamente la Sorte. Un candelabro si erge solitario, abbandonato a se stesso. Poi si incontra una belva che si potrebbe ritenere feroce se non se ne stesse accovacciata e tranquilla, nello stile delle sculture afghane. E si è tentati di sedersi in una nicchia in cui si trova un sedile. Vi è scritto:

    « Voi che per mondo gite errando vaghi
    Di veder meraviglie alte e stupende
    Venite qua dove son faccie horrende
    Elefanti, leoni, orsi, orchi e draghi».





    A oriente inizia la rampa di una larga scalinata di pietra che riporta alla piattaforma cinta di ghiande e di pigne. Infine si incontra di nuovo Cerbero e la forma leggera del tempietto, sapendo ormai quali incanti naturali si levano dalla sua strana cupola ottagonale.
    È il momento di lasciare il Parco dei Mostri di Bomarzo, non senza continuare a meditare sugli strani simboli che vi si trovano nascosti. Resta un interrogativo fondamentale: che senso ha questa straordinaria messa in scena, questa pagina mirabile del "libro di pietra" (il Liber Mutus) della tradizione filosofale? Non c'è altra risposta che quella suggerita dall'ermetismo: cercare sempre.



    Da ITALIA MISTERIOSA, a cura di Peter Kolosimo (EDIPEM, Novara)


  7. #17
    Bello e dannato
    Data Registrazione
    05 Apr 2009
    Località
    Parma - Milano Due - Roma Nord
    Messaggi
    17,463
     Likes dati
    2,606
     Like avuti
    4,807
    Mentioned
    15 Post(s)
    Tagged
    1 Thread(s)

    Predefinito Re: Rif: Il "Parco dei mostri" di Bomarzo

    Il parco dei mostri di Bomarzo è bellissimo!
    L'arte di essere P.A.

  8. #18
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,135
     Likes dati
    191
     Like avuti
    775
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Il "Parco dei mostri" di Bomarzo

    Paolo Santarcangeli

    da Il libro dei labirinti



    ... Ma il vero luogo dei labirinti italiani di quella specie va cercato, soprattutto nel Seicento, più che nei tracciati propriamente labirintiformi, nei giardini filosofici che la fantasia di qualche malinconico signore - ispirato dai concetti mutuati dal Neoplatonismo o da altre sollecitazioni intellettualistiche - fece costruire in vari luoghi della penisola. Per non allungare indebitamente il discorso, limitiamoci a ricordarne il più celebre: il Parco dei Mostri (o Bosco Sacro) di Bomarzo. Sino a qualche anno fa esso, come è noto, era caduto in una dimenticanza quasi assoluta e il complesso delle costruzioni che lo popola stava cadendo in rovina. Adesso libri dalla bella veste editoriale ne parlano e tentano di penetrarne i segreti; e si è anche proceduto a riordinare il parco.

    Nel caso di Bomarzo, si tratta con ogni evidenza del tracciato ideale e intellettuale di un viaggio, di un percorso che ha l'aspetto del mistero, della pericolosità, dell'orrore, della purgazione, della perdita del retto cammino, anzi, di una discesa agli Inferi, di una [i]nekyia[i] e, per finire, del proposito di raggiungere - una volta attraversati gli inganni del mondo e le rappresentazioni paurose che suscitano nel nostro animo - un centro ideale di arrivo e di purificazione: insomma, sono presenti tutti gli elementi di un itinerario propriamente labirintico, con l'aiuto della filosofia neoplatonica che rispunta sempre in quella sfera di rappresentazioni. Se noi tracciamo sulla carta il percorso imposto dalle indicazioni, otteniamo la figura di un labirinto.




    Osserva G. R. Hocke a proposito di Bomarzo: «Questo trucco o gioco di mano che vuole provocare stupore è determinato da un qualcosa di più forte che non la palese tendenza all'effetto, alla maniera dei prestigiatori: si vuole che la natura contrastante dei fenomeni sia superata nell'esperienza dello spavento stupito [...] In questo mondo, che non è superiore a quello consueto ma diverso e popolato di fantasmi schizofrenici [...] si uniscono la magia, una mistica secolarizzata, lo spleen e il «dandismo», per non parlare dell'erotismo introvertito. I contadini del luogo considerarono per secoli quel parco come un paesaggio diabolico di orge erotiche. C'è inoltre l'indubbia intenzione di racchiudere l'incomprensibile in formule visive [...] Bomarzo è un concentrato manieristico dell'Europa [...] Ma cosa accadrebbe se si volesse conoscerne, oltre che la struttura geografica, anche quella architettonica? Non c'è alcun dubbio: è un labirinto, un labirinto anamorfotico. Noi dobbiamo piegarci di fronte alla tendenza ai rigiri; ossia, dobbiamo aspettare di arrivare al centro, al luogo del nucleo...».

    Prendiamo da una descrizione di Elémire Zolla - ampia, poetica e dotta al contempo - i passi che riguardano più da vicino la materia che stiamo trattando: «Come non riconoscere le vestigia di un percorso labirintico, dedicato all'antica religione di Porfirio e di Giamblico e della soave Ipazia, riesumata nella tavolata di Lorenzo de' Medici, da Lodovico Lazzarelli, dal Pontano? [...] Dietro comincia la discesa, per una scalinata dominata da un cane a tre fauci, simbolo infernale, che, dice il Fulgentius Metaphoralis, sta ai piedi della conoscenza del futuro, alla base della previdenza che ci guarda dalla inferni declinatione. Il cane simboleggia con le tre bocche il morso della fatica (di chi brami acquisti), il morso del timore (che angustia i possidenti), il morso del dolore (che costerà lasciare i beni di fortuna) [...] Si penetra nell'angolo segreto, che ha sullo sfondo il castello, e sta sopra un avvallamento a sperone».




    Dopo una successione quasi infinita di peripezie, ecco che ci avviciniamo al termine della lunghissima peregrinazione impedita. «Si lascino da parte i tremendi avvertimenti, e ci si inoltri dietro gli animali in lotta: appare una bocca mostruosa addosso a un clivo. Sulle labbra era forse scritto; 'Lasciate ogni pensier voi ch'entrate'; entrando, si scopre una stanza nella roccia, dove piove luce dall'alto di due occhi. Un sedile corre attorno il muro, un trapezio di pietra è la tavola dove si dovrebbe consumare il sacrificio, forse quello dei ricordi, degli 'oscuri pensier' di cui è padre il futuro [...] A sinistra dell'Oceano si scendono alcune scalette, accanto a delle fauci (della balena su cui sta Oceano), ci si inoltra in un dedalo verde dove affiora d'un tratto una donna riversa, addormentata fra l'erba. L'anima che sogna, invece di migliorare? Infatti, dopo poco ci si ritrova in vista dei giganti, delle figure del mondo delle acque infere. Occorre tornare indietro se non si vuole smarrire ciò che si è acquistato, sicché si passa ancora a cospetto di Oceano, si rivede l'elefante. I suoi paramenti indiani suggeriscono che i costruttori sapessero che il Vicuddha Chakra è un centro dell'anima simboleggiato da un elefante bianco, e denota il momento della liberazione in cui si domina il tempo nella sua triplicità: passato, presente, futuro [...] Infine si incontra di nuovo Cerbero e la sagoma lieve del tempietto, ben sapendo ora quale naturale preghiera sia da levare nella sua cella ottagonale». [2]


    NOTE

    1. G. R. Hocke Die Welt als Labyrinth, Reinbeck bei Hamburg, 1961
    2. Elémire Zolla, Il Santuario neoplatonico, in Il Mondo, Roma 27 marzo 1962


    Paolo Santarcangeli, Il libro dei labirinti (Frassinelli editore 2005, pag. 243)

  9. #19
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,135
     Likes dati
    191
     Like avuti
    775
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Il "Parco dei mostri" di Bomarzo

    Massimo Centini

    GIARDINI MISTERIOSI

    da Misteri d'Italia


    Ispirato ALL'Hypnerotomachia Polyphili, ma anche a motivi tratti dai poemi cavaliereschi o dalla fiaba nordica, è il Sacro bosco di Bomarzo, nel Viterbese, che rappresenta una delle più stupefacenti creazioni della cultura cinquecentesca. Vicino Orsini, uomo d'arme, erudito umanista e poeta, ereditò la signoria di Bomarzo nel 1542 ed edificò il Sacro bosco a partire dal 1552. lavorandovi per oltre 30 anni e dedicandolo alla moglie Giulia Farnese, che morì in giovanissima età.

    Accolti all'ingresso del bosco da due sfingi che fugano ogni dubbio sul carattere iniziatico del luogo (sulla base di una di esse è incisa quest'iscrizione: «Tu ch'entri qua pon mente / parte a parte / e dimmi poi se tante / maraviglie sien fatte per inganno o pur per arte»), il percorso serpeggia tra sentieri ove -di volta in volta - compaiono all'improvviso draghi, un cerbero, un'enorme tartaruga, l'elefante, sirene, un'orca, altri animali fantastici e misteriose costruzioni, evocatrici di simbologie alchemiche o caratteristiche della filosofia ermetica e neoplatonica del tempo. La "via" si conclude in un tempio con un corpo ottagonale sostenuto da 12 colonne, sormontato da una cupola e preceduto da un pronao sorretto da 16 colonne, che dovrebbe racchiudere i segreti dell'alchimia, raggiunti dall'uomo pienamente realizzato, consapevole di essersi conformato al proprio modello divino.

    Il mistero è di casa in questo giardino: qui l'atmosfera è quella della fiaba, ma di certo alcuni scorci e antri possono essere utilizzati ad hoc per fare da scenografia ad un film horror. Eppure questo strano giardino non fu progettato per incutere paura, ma sostanzialmente per fare riflettere; uno spazio consacrato soprattutto alla filosofia dove il mistero è quello tipico che governa il nostro essere: chi siamo? Dove andiamo? Perché siamo? Questo parco, a differenza di quelli rinascimentali, non risulta scandito da prospettive e viali ordinati e simmetrici, ma si presenta con un impianto tearale, fatto di apparizioni, a volte seducenti, altre volte terrificanti, che si fondono con la morfologia dell'ambiente, creando un'osmosi in cui natura e simbolo si amalgamano indissolubilmente.



    Senza dubbio, infatti, è molto condizionante l'ambiente circostante, in cui la natura si pone come una sorta di quinta tra gli uomini e quelle singolari strutture di pietra, che i muschi hanno in gran parte avvolto. Il centro del mistero del "Parco dei mostri" è costituito dall'enorme testa di in orco, impietrita in un urlo che, con geniale tecnica costruttiva, ha consento di trasformare la bocca in accesso ad una piccola grotta, che dall'esterno pare evocare il mondus romano, il luogo degli spiriti. Divinità e semidivinità, ed eroi del mondo classico costellano il parco di Bomarzo, offrendo al visitatore l'occasione per stupirsi, ma, nello stesso tempo, l'osservatore più attento percepisce che, alla base della fantasia dell'Orsini, vi doveva essere un disegno preordinato, forse un progetto ermetico che ancora oggi non è stato risolto.

    Ecco che, allora, questo luogo delle meraviglie potrebbe divenire una sorta di itinerario da leggere in chiave esoterica, quasi un percorso iniziatico accessibile solo da chi intenda veramente andare oltre l'apparenza, per cogliere sfumature simboliche ignorate dalla maggioranza. Senza dubbio il nobile progettista di questo strano posto, uomo d'armi ma anche letterato, ha inteso dare forma ad un luogo di passeggio e di meditazione: come effettivamente appare dalle numerose iscrizioni sulle panche presenti lungo l'itinerario. Esiste quindi la possibilità che Vicino Orsini abbia voluto trasferire in questo strano giardino, frutto dell'incontro tra arte e ambiente naturale, una sorta di trattato che aveva come referente primario il linguaggio dell'ermetismo, impegnato nella trasformazione dell'uomo, nel tentativo instancabile di porlo davanti alle immagini che scaturiscono dalla visione e dal sogno, alimentando paure e credenze. Il risultato è davanti agli occhi di tutti, ma proposto in modo tale da essere accessibile solo a chi intenda veramente conoscere, lasciandosi trascinare nel dedalo della filosofia.

    Ogni figura proposta trova un collegamento letterario: da Dante a Pulci, dall'Ariosto al Tasso. Il ruolo di questo parco misterioso, che estremizza l'ambiente allegorico del giardino rinascimentale, è quindi quello di costringere il visitatore a continue riflessioni, ad una impegnativa valutazione dello spazio in cui vive, al fine di creare una simbiosi costante tra uomo e ambiente, tra creatura evoluta e natura, nelle sue rappresentazioni e allegorie. Il motto degli Orsini era «Conosci e vinci te stesso»: senza dubbio l'acuto Vicino ha voluto trasferire, sul piano della raffigurazione, una definizione che ha governato per molto tempo gli atteggiamenti della sua famiglia nei confronti della realtà oggettiva e forse del mistero che ci circonda tutti. Sempre.






    L'itinerario suggerito dal Parco dei mostri si snoda all'interno di una verde conca adagiata ai piedi dell'altura sulla quale è posta la città di Bomarzo: il percorso ha senza dubbio il potere di produrre una buona dose di inquietudine, che costringe anche il visitatore più distratto a guardarsi intorno con un po' di sospetto.
    Probabilmente l'Orsini voleva dare ai visitatori un immediato senso di stranezza, o forse stimolare la gente ad osservare il mondo da un originale punto di vista, infrangendo regole e luoghi comuni.
    Senza dubbio ci è riuscito con il rincorrersi di figure allegoriche, di animali colmi di mistero, almeno per l'epoca, come la tartaruga e l'elefante. Non mancano poi figure mostruose come Cerbero, un drago che divora altre creature e leoni-furia che, malgrado abbiano subito gli attacchi del tempo, continuano, dopo oltre 450 anni, ad essere capaci di produrre una notevole aura di mistero.

    Alla fine del viaggio, il visitatore ritorna alla realtà con il proprio bagaglio di suggestioni e certamente non privo di domande a cui, spesso, è difficile trovare una risposta. Forse bisognerebbe conoscere qualcosa in più su quel misterioso Vicino Orsini, che si disegnò una per una le varie figure presenti nel suo parco avvalendosi di forme mostruose per cercare di riportare su piano della realtà un mondo interiore nel quale non erano assenti incubi e visioni. Non sapremo mai che cosa spinse un nobile del XVI secolo a costruire quell'universo parallelo, criptico e in effetti un po' inquietante, mentre in Europa molti altri ricchi possidenti erano impegnati a dare al giardino una fisionomia di tutt'altro tenore, sostanzialmente basata sull'enfatizzazione e sulla volontà di far convivere natura e scultura in un'armoniosa simbiosi Qui si è verificato un processo contrario: a prevalere su tutto sono stati l'incubo e il mostruoso, il mito più crudo e potente sulla dolcezza delle forme e sulla limpidezza del paesaggio. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, ma il significato no. E forse sta proprio in questa impenetrabilità il mistero profondo del Parco dei mostri. Fino a oggi, nessuno è riuscito a stabilire concretamente "che cosa voleva dire" il nobile Orsini: le ipotesi non mancano, ma le prove non ci sono e così questo strano luogo di titani, animali e creature impossibili, continua ad offrirci interrogativi e qualche inquietudine.


    Massimo Centini, Misteri d'Italia (Newton Compton editori, pag. 176 e seguenti)

  10. #20
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,135
     Likes dati
    191
     Like avuti
    775
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: Il "Parco dei mostri" di Bomarzo


 

 
Pagina 2 di 3 PrimaPrima 123 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Risposte: 11
    Ultimo Messaggio: 02-03-10, 23:53
  2. Risposte: 3
    Ultimo Messaggio: 02-03-10, 20:39
  3. Il "Parco dei Mostri" di Bomarzo
    Di Tomás de Torquemada nel forum Esoterismo e Tradizione
    Risposte: 18
    Ultimo Messaggio: 30-03-08, 10:34
  4. Strage di Bologna: dell'innocenza dei "mostri"
    Di Sabotaggio nel forum Destra Radicale
    Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 21-04-07, 08:15
  5. Il "Parco dei Mostri" di Bomarzo
    Di Tomás de Torquemada nel forum Arte
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 30-01-03, 03:34

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito