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    Predefinito L'arrivo della Fiat a Kragujevac ha significato aumento della disoccupazione

    Un piccolo dossier sulle operazioni della Fiat alla Zastava di Kragujevac

    La lettera di una sindacalista della Zastava

    Cari amici, care amiche

    di Rajka Veljovic*

    vi scrivo a nome del Sindacato Samostalni della Zastava e dei tanti lavoratori i cui figli sono stati aiutati da voi dal 1999, quando i nostri reparti furono rasi al suolo dalla NATO e quando partirono i progetti di solidarieta.
    Aderirono parecchie associazioni, sindacati, adottanti singoli, tra i quali molti da Torino.
    Noi del Sindacato siamo stati punto di riferimento e garanti del progetto delle adozioni a distanza, le consegne degli aiuti sono state sempre state organizzate in modo diretto (dai rappresentanti italiani alle famiglie) in pubblico e con la massima trasparenza.



    Siamo convinti che grazie alle modalita’ di gestione del progetto, siamo riusciti a mantenerlo in piedi .
    Sono passati dieci anni, l’economia del nostro Paese non si e’ ripresa dopo i bombardamenti della NATO (ricordiamo anche l’embargo precedente), e i vostri rappresentanti che sono venuti a trovarci periodicamente lo hanno potuto verificare di persona.

    Siamo ben coscienti che sono passati 10 anni, che nel mondo ci sono altri disastri, e che anche nel vostro Paese c’e’ la crisi (anche se non e’ neppure paragonabile con la situazione economica e politica del nostro Paese).
    A parecchi ragazzi del vostro Progetto mancano uno o due anni per finire gli studi.
    In nome della solidarieta’ tra lavoratori vi chiediamo di non lasciarli soli ora, e di voler continuare gli affidi a distanza.Questo e’ il periodo peggiore che attraversiamo dopo i bombardamenti; l’arrivo della Fiat a Kragujevac, ha voluto dire un aumento vertiginoso della disoccupazione, salari sempre piu’ bassi e nessuna speranza nel futuro per i lavoratori licenziati e per le loro famiglie.
    In particolare dopo l’accordo tra il governo della Serbia e la Fiat, queste sono le conseguenze sulle REALI condizioni di vita e sul futuro dei lavoratori della Zastava.

    Vi ringraziamo tanto per la solidarieta’ finora dimostrata e vi inviamo i nostri piu’ fraterni saluti



    Kragujevac, 1° febbraio 2010.

    * Ufficio relazioni estere e adozioni a distanza presso Sindacato Samostalni Zastava

    --------------------------------------------



    In seguito riportiamo la traduzione dell’articolo pubblicato il 24.09.2009 sul quotidiano Politika, il più diffuso in Serbia:



    Buon compleanno cara Fiat



    Per la Zastava e la Serbia non ci sono molti motivi per la festa. Per la Fiat invece sì.



    di Nenad Popovic*



    «La settimana prossima sarà un anno dalla costituzione formale della Fiat Automobili Serbia, uno dei progetti piu pubblicizzati dal governo attuale, il progetto che doveva riavviare l’industria automobilistica in Serbia. Tale progetto era «il prediletto» e la speranza piu grande degli esperti economici dell'attuale governo.



    La sua realizzazione era stata presentata come l'investimento straniero più grosso nel settore industriale, con un versamento iniziale da parte della Fiat pari a circa 700 milioni di euro. Avevano annunciato la produzione di 200.000 unità all’anno e un esportazione di oltre 1 miliardo di euro entro il 2011. Si prevedeva lavoro per almeno 10.000 disoccupati e Kragujevac era stata nominata la Detroit serba.



    Ogni primo compleanno è sempre una bella occasione in cui in una atmosfera piacevole si incontrano le persone e si fanno auguri reciproci per il successo comune.



    Temo che questo avrà caratteristiche un po' diverse. Non c’e nessun motivo per festeggiare perché non possiamo dimenticare che la Fiat entro il 31 marzo dell’anno corrente doveva versare 200 milioni del capitale iniziale, che l’anno prossimo doveva partire la produzione del modello nuovo e che 2.433 lavoratori già da sei mesi dovevano essere assunti dalla nuova azienda.



    Che cosa c'è da festeggiare?



    Festeggiamo il fatto che abbiamo lo stesso prodotto con un nome diverso, assemblato con i particolari importati? Oppure il fatto che tutta la produzione viene eseguita sugli impianti che la Zastava aveva pagato 14 milioni di euro tre anni fa, invece di lavorare sulle attrezzature che la Fiat aveva promesso di portare a Kragujevac?



    Forse festeggiamo perché abbiamo rinunciato alla licenza per la produzione della «Zastava 10» per la quale avevamo pagato tre milioni di euro tre anni fa, fino al punto di rinunciare al 50 percento del guadagno sul modello attuale a favore della Fiat?



    Forse festeggiamo perché i salari ai lavoratori ancora vengono pagati dal fondo statale, o perché rinunciando alla pratica che dura da un decennio, forse potremmo provocare un tracollo del budget, che per questo motivo potrebbe andare in deficit o qualcosa di simile?



    Forse festeggiamo perché 20.000 fornitori della Zastava sono rimasti senza lavoro, mentre i fornitori della Fiat lavorano a piena capacità ?



    Forse festeggiamo perché abbiamo un altra zona franca per cui, oltre tutti i favori fatti alla Fiat, la Serbia rinuncerà anche dalle tasse doganali e ai dazi relativi alle attività della Fiat?



    Per la Zastava e la Serbia non ci sono troppi motivi per la festa.



    Per la Fiat invece si. In base all'accordo redatto dagli esperti socioeconomici del governo attuale, il produttore italiano, pur non avendo investito nemmeno un euro della somma promessa, ha un guadagno significativo. La Fiat ha il profitto garantito di 10 percento per ogni vettura venduta e siccome sugli impianti esistenti a Kragujevac, vengono assemblate 2.000 vetture al mese, possiamo facilmente calcolare che la Fiat in un anno incasserà circa 17 milioni di euro. Tenendo presente che di tale entrata vengono retribuiti solo i salari per i 35 manager della Fiat residenti a Kragujevac, quasi l'intera entrata si può ritenere profitto. Tutte le spese di produzione sono sostenute dalla Zastava e dallo Stato, la Zastava paga mano d’opera e tasse alla città di Kragujevac, mentre lo Stato dal suo fondo paga i contributi per i lavoratori, più 10 milioni di euro all’anno per le sovvenzioni d’acquisto per la vettura Punto.



    Nessuno in Serbia può essere contento per l’insuccesso del governo relativo a tale progetto. A me personalmente dispiace perché un’idea buona, che poteva trasformarsi in un progetto efficace (se l'accordo si fosse realizzato in modo professionale e responsabile), si è sciupata, e perché invece di essere utile per lo Stato e i cittadini serbi, è diventata l'equivalente dell'imbroglio più grosso di questo governo, dall’inizio del suo mandato.

    * responsabile consiglio economico, del Partito democratico serbo


    23-07-10FiatKragujevac

  2. #2
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    Predefinito Rif: L'arrivo della Fiat a Kragujevac ha significato aumento della disoccupazione

    cambiano gli stati i metodi rimangono, spero che fiat fallisca presto
    Dannato Barone Rosso.

  3. #3
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    Predefinito Rif: L'arrivo della Fiat a Kragujevac ha significato aumento della disoccupazione

    lavoratori della Zastava di Kragujevac smentiscono Marchionne e la Fiat
    http://www.contropiano.org/Documenti...atoZASTAVA.pdf

  4. #4
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    Predefinito Rif: L'arrivo della Fiat a Kragujevac ha significato aumento della disoccupazione

    Non si puo' sperare che un'azienda come la Fiat fallisca presto perchè ciò va soprattutto a scapito delle migliaia di lavoratori chem in tal modo, si troverebbero a spasso. Tanto sono sempre e solo i lavoratori a pagare in questa economia capitalista dei ricchi!!!

  5. #5
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    Predefinito Rif: L'arrivo della Fiat a Kragujevac ha significato aumento della disoccupazione

    FIAT; COMUNICATO DEL SINDACATO SERBO DELLA ZASTAVA


    27/07/2010 11:40 | LAVORO - INTERNAZIONALE

    Jedinstvena Sindikalna Organizacija Zastava
    Samostalni Sindikat Srbije - Savez Metalaca Srbije
    jsozastava @ nadlanu.com


    Kragujevac, 23 luglio 2010


    Per quanto riguarda gli articoli pubblicati in questi giorni in Italia e tradotti e pubblicati anche in Serbia, comunichiamo che - sulla base delle informazioni in nostro possesso - non esiste nessun Accordo ufficiale ne' informazione ufficiale del governo serbo (che è proprietario del 30% della Fiat Auto Serbia) relativa alle dichiarazioni (intenzioni) di Marchionne.
    I fatti sulla situazione attuale nella fabbrica di Kragujevac:
    * La fabbrica è ferma a causa delle vetture non vendute ferme nel piazzale (circa 450 unità).
    * Tutti i 1060 lavoratori della Fiat Auto Serbia sono in cassa integrazione (percepiscono il 65% del salario).
    * La ricostruzione dei reparti viene eseguita da imprese appaltatrici, nonostante che migliaia di lavoratori della Zastava [*] stiano a casa senza lavoro. Proprio 2 giorni fa un lavoratore di un'impresa appaltatrice è morto sul lavoro.
    * Circa il 70% dei lavoratori della Fiat Auto Serbia sono sovvenzionati dal governo serbo per arrivare al minimo garantito in Serbia che è pari a 160 euro.
    * Noi al Sindacato abbiamo seri dubbi per quanto riguarda la decisione di Marchionne, perchè in un anno ha cambiato il piano 3 volte.
    * Il sindacato della Zastava vede in questo girotondo di annunci il tentativo di dividere i lavoratori dei nostri due paesi e invita all'unità di tutti i lavoratori del gruppo Fiat.


    Il segretario
    Radoslav Delic


    ---

    [*] Quelli cassaintegrati più quelli licenziati e forzati al prepensionamento in totale ammontano a decine di migliaia: il "kombinat" di Kragujevac era infatti il più grande complesso metalmeccanico dei Balcani prima della aggressione della NATO e dell'inizio delle selvagge politiche liberiste alla fine del 2000 (ndCNJ).

    http://www.controlacrisi.org/joomla/...2&view=article
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  6. #6
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    Predefinito Rif: L'arrivo della Fiat a Kragujevac ha significato aumento della disoccupazione

    FIAT: CREMASCHI(FIOM), ITALIA SOTTO IL RICATTO DI MARCHIONNE


    27/07/2010 122 | LAVORO - ITALIA

    (ANSA) - ROMA, 27 LUG - «Quello che annuncia la Fiat sul piano contrattuale è il più grave attacco ai diritti dei lavoratori italiani dal 1945 ad oggi». Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom, sottolinea così che «l'incontro di domani allo stato attuale appare più una sceneggiata per mettere in mostra la prepotenza Fiat e l'impotenza delle istituzioni piuttosto che una sede nella quale si parli davvero di lavoro e piani industriali». L'Italia, dice il sindacalista, «è sotto ricatto di Marchionne e il fatto che la maggioranza dei politici e dei sindacati siano disposti a farsi ricattare nulla toglie al fatto che questo è una catastrofe per il lavoro e per l'industria del Paese. E che a Marchionne e alla Fiat in un paese serio prima di tutto si dovrebbe presentare il conto. In ogni caso con la mobilitazione sindacale e l'iniziativa legale le sue scelte contrattuali saranno combattute sempre e ovunque».(

    http://www.controlacrisi.org/joomla/...5&view=article
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  7. #7
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    Predefinito Rif: L'arrivo della Fiat a Kragujevac ha significato aumento della disoccupazione

    L'Italia ha partecipato attivamente ai bombardamenti della Serbia del 1999. Belgrado fu sottoposta per settantasette giorni a spaventose incursioni aeree della Nato che non si limitavano a distruggere ma hanno anche avvelenato l'ambiente e le persone. Non sappiamo quante centinaia di migliaia di persone siano morte dopo la guerra. Se esiste una statistica viene tenuta celata per via di interessi a non dispiacere l'UE e la Nato. La grande fabbrica Zastava fondata nel 1853 marchio di una affermata automobile fu devastata. I suoi 36 mila operai persero il lavoro. Il governo D'Alema fu molto attivo e scrupoloso nella realizzazione dei piani di bombardamento. L'apparato industriale della Serbia, eredità del glorioso comunismo di Tito che dava lavoro e sicurezza a milioni di lavoratori, fu annientato. Il Danubio fu inquinato da una onda di cianuro che ne distrusse ogni forma di vita. I lavoratori addetti allo sgombero delle macerie ed alla ricostruzione della Zastavo sono morti quasi tutti di cancro. Molti conducono una desolata esistenza di malati terminali. Ma, nonostante abbiano usato terribili armi cancerogene all'uranio ed al fosforo ed ancora continuano ad usarle, l'Italia e l'Occidente si ritengono una civiltà superiore che diffonde nel mondo valori di libertà e di democrazia.
    Ora la Fiat di Marchionne, per un accordo-capestro estorto due anni orsono al governo della Serbia che ha un disperato bisogno di uscire dall'isolamento e dalla discriminazione della Nato e dell'Unione Europea (che hanno riconosciuto il Kossovo come Stato indipendente e sovrano strappandolo dalla viva carne della nazione), ristrutturerà e rilancerà la fabbrica occupando una modesta parte dei lavoratori anteguerra. Riceverà in dono 150 ettari di terreno, diecimila euro per ogni occupato, esenzioni ed agevolazioni fiscali, tutte le infrastrutture necessarie e financo una zona franca per la Fiat per l'importazione di prodotti semilavorati. Un ben di Dio, una vera e propria cornucopia di beneficts, ai quali vanno aggiunti i finanziamenti della Banca Europea degli investimenti.
    Gli operai avranno una paga massima di quattrocento euro mensili che sono pochi anche per la povera Serbia. Inoltre gli operai saranno praticamente militarizzati, dovranno sottostare a condizioni di lavoro disumane riducendosi a vero e proprio macchinario vivente, non dovranno fiatare e sottoposti ad un regime di spionaggio poliziesco del quale la Fiat ha una antica e ricca esperienza risalente al ventennio fascista e proseguita con il professore Valletta inventore dei famigerati reparti confino e delle schedature dei lavoratori e delle loro famiglie.
    La Serbia stringe i denti ed accetta anche le condizioni più dure. Si è già prestata a qualsiasi richiesta avanzata dalle multinazionali che si sono insediate nel suo territorio. Temo che non starà molto attenta ai problemi di inquinamento delle acque e del territorio. Forse noi siciliani siamo stati attenti allo impatto ecologico creati dalla Montedison e dall'Eni a Gela e Siracusa? Abbiamo cominciato a parlarne soltanto dopo l'evacuazione di un intero paese e la nascita dei bambini deformi. Pur di avere un lavoro ci si è sottoposti ad ogni pericolo. Lo stesso accadrà alla reindustrializzazione serba ad opera di capitalisti stranieri e multinazionali.
    I lavoratori serbi che ne hanno ancora memoria rimpiangeranno il socialismo della Repubblica presieduta da Tito garante di mezzo secolo di pace e di prosperità. Ora sono ridotti ad accettare qualsiasi condizione senza quella libertà predicata dall'Occidente. Se si azzardano a parlare male dei dirigenti della Fiat verranno immediatamente espulsi dalla fabbrica e condannati alla disoccupazione con le loro famiglie.
    La Serbia dovrebbe essere risarcita a miliardi di euro per i danni subiti dai bombardamenti Nato. Ma
    la regola dei rapporti di forza vuole che invece pagherà per tornare ad avere industrie e lavoro.
    La classe operaia italiana non deve accettare l'indicazione strategica di Marchionne e della Confindustria: tutti uniti come italiani contro gli altri. E' menzognera l'affermazione secondo la quale nella globalizzazione gli interessi nazionali vanno difesi da un fronte unico fatto di governo, industriali e sindacati. Se questa affermazione fosse vera il comportamento della Fiat dovrebbe privilegiare in primo luogo gli interessi del territorio nazionale. Non è così. La Fiat si serve del basso costo di lavoro che può avere all'estero per ricattare ed abbassare la condizione di vita dei suoi dipendenti in Italia. Se proprio non può fare a meno di trasferirsi.
    Per questo ritengo importante la internazionalizzazione della lotta dei lavoratori sulla base di obiettivi comuni da sostenere in Europa: Salario Minimo Garantito, Contratto Unico Europeo, settimana lavorativa di 35 ore, umanizzazione della catena di montaggio, bando dei sistemi WMC e simili.....Revisione radicale dei parametri iperliberisti di mastricth e di Lisbona..
    Nello scontro nazionalistico o campanilistico i lavoratori saranno sempre perdenti. Ci sarà sempre un posto in cui la manodopera costerà di meno. Il lavoratore italiano deve essere fratello di quello polacco o serbo.
    Oggi l'Europa dell'Est è diventata il laboratorio della destra economica e sociale per l'abbassamento del tenore di vita delle persone e l'abbrutimento del lavoro. Ma la stessa Europa è stata testimone della grande civiltà del socialismo che portava i lavoratori in palma di mano. La fabbrica comunista era a misura di uomo. I diritti nelle fabbrica e nella società venivano rispettati ed ognuno aveva la sicurezza
    di vivere senza l'angoscia di perdere tutto con la disoccupazione e di dovere espatriare.
    Il socialismo, attraverso i Marchionne e la loro folle voglia di ridurre le persone a schiavi tremebondi,
    ritornerà di grande attualità. Tornerà ad essere la speranza dell'umanità spaventata dalla barbarie del liberismo.
    Pietro Ancona
    serbia zastava: bombardamenti ed affari | Terra - Quotidiano di informazione pulita

  8. #8
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    Predefinito Rif: L'arrivo della Fiat a Kragujevac ha significato aumento della disoccupazione

    Epifani: «Operazione pericolosa contro Confindustria e contro il sindacato»


    29/07/2010 13:22 | LAVORO - ITALIA

    di Rinaldo Gianola (l'Unità del 29 luglio 2010)
    Nessun passo avanti, nessuna apertura. Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, è molto deluso dall'incontro con Sergio Marchionne: «Ha ribadito le sue posizioni, al limite del ricatto. Se non fate quello che dico io me ne vado altrove perché la Fiat è un gruppo mondiale e posso scegliere dove fabbricare. Non ci sono cambiamenti nel suo diktat, né oggi, bisogna sottolinearlo, ci sono certezze sui volumi produttivi e sugli investimenti del gruppo in Italia. Resta tutto avvolto nell'incertezza ma la strada scelta dal Lingotto non conviene a nessuno, nemmeno all'azienda».

    Epifani, la Cgil non condivide il piano Marchionne e così i nuovi modelli vengono spostati in Serbia.
    «Non è così. Lo stesso Marchionne ha detto che il trasferimento in Serbia è stato deciso per una questione di tempi, perché Mirafiori non sarebbe stata pronta. La verità è che Marchionne continua a promettere investimenti che restano confusi, chiede una nuova organizzazione del lavoro, nuovi ritmi, deroghe alle leggi e al contratto nazionale ma poi non c'è la certezza di cosa produrranno le fabbriche italiane. L'incontro è stato deludente, non capisco l'ottimismo del governo, di Cisl e Uil. Il futuro degli stabilimenti italiani oggi è in dubbio. Né il governo né la Regione Piemonte sono riusciti a convincere Marchionne a fare un passo in avanti».

    Fabbrica Italia, dice Marchionne, è un progetto aziendale, non un piano condiviso. Quindi: ci state o no?
    «Se Fabbrica Italia è una proposta aziendale perché non farla diventare un progetto condiviso dai lavoratori, dai sindacati, dalle istituzioni, perché non renderla più forte con il consenso e la partecipazione di tutti? Ci sono le condizioni, se la Fiat vuole, di riaprire il negoziato e trovare un accordo ampio, su produzioni, organizzazione del lavoro, saturazione degli impianti. L'obiettivo principale della Cgil e della Fiom è di mantenere e di rafforzare l'industria dell'auto in Italia, di consentire alla Fiat di realizzare in sicurezza i suoi investimenti, di rendere più efficienti le fabbriche, di garantire i posti di lavoro. Noi ci stiamo e siamo disposti a dare il nostro importante contributo, nel rispetto della Costituzione, delle leggi dello Stato, dei contratti».

    Ma Marchionne non ne vuole sapere di contratti e di tutto il resto. La Cgil si ostina su questi argomenti mentre Marchionne vuole uscire da Federmeccanica e denunciare il contratto nazionale di lavoro. Lui è già nel futuro, è “inarrivabile” come dice il Corriere della Sera...
    «Marchionne sta compiendo un'operazione molto pericolosa che danneggia l'intero sistema delle relazione industriali. Uscire da Federmeccanica e derogare dal contratto vuol dire, prima di tutto, dare uno schiaffo alla Confindustria e alla signora Marcegaglia. Se la Confindustria non è in grado di far rispettare gli accordi ai suoi associati quale credibilità potrà avere con le controparti? Marchionne vuole davvero passare sopra tutto, distruggere anni di storia di relazioni industriali, vuole farla finita con i corpi intermedi di rappresentanza? È un rischio molto grave, soprattutto in un paese colpito da una crisi profonda, dove la tenuta del tessuto sociale è in forte pericolo».

    Forse Marchionne, alla pari di Berlusconi, si accontenta di tenere la Cgil fuori dalla porta. Non le pare?
    «Non voglio pensare che un gruppo importante come la Fiat possa ricercare la sistematica esclusione del più grande sindacato italiano. Sarebbe un gravissimo errore, perché fabbriche con migliaia di dipendenti e produzioni molto complesse non si governano trasformandole in caserme. La Cgil e la Fiom restano in campo con la piena disponibilità a negoziare e a trovare un accordo nell'interesse di tutti. Se, invece, la Fiat sceglierà un'altra strada ne prenderemo atto».

    Il sindaco Chiamparino ha detto che il sindacato, e si riferiva alla Cgil e alla Fiom, non è stato all'altezza della sfida Fiat, che Mirafiori non può pagare per Pomigliano...
    «Il giudizio di Chiamparino è sbagliato. Che cosa vuol dire, che cosa c'entra Pomigliano con Mirafiori? Il sindaco non ha capito che, comunque, la produzione di Torino sarebbe stata trasferita in Serbia, come ha detto lo stesso Marchionne? E poi bisogna chiarire una volta per tutte: se la politica, anche la sinistra, ritiene che un sindacato moderno sia quello che accoglie tutte le richieste delle imprese a partire dalla Fiat senza fare obiezioni, allora è bene ribadire che questo non è il modello di sindacato che appartiene alla Cgil. Forse il sindaco di Torino ritiene che la Cgil e la Fiom non siano abbastanza responsabili davanti a una sfida come quella della Fiat? Bene, invito lui e la Fiat a metterci alla prova».

    La verità, comunque, è che di fronte a Fabbrica Italia la capacità di analisi e di risposta del sindacato e della politica, in particolare delle forze progressiste, sono state insufficienti, è stato impiegato un armamentario vecchio mentre Marchionne fa la parte del modernizzatore in maglioncino.
    «Non c'è dubbio che ci siano difficoltà perché l'operazione Fabbrica Italia è ambiziosa e impegnativa per tutti. Ma vorrei aggiungere che la difficoltà più grande è quella di trovarsi di fronte non a disegno industriale, condivisibile o meno, ma a una filosofia del ricatto che ispira le trattative, o meglio: le comunicazioni ai sindacati, e sostanzialmente si basa su un solo principio».

    Quale sarebbe questo principio?
    «L'azienda è al centro di tutto, vado a produrre dove mi conviene e tutto il resto non conta. Vado dove gli operai costano meno e posso sfruttarli di più, dove i governi mi danno soldi e non mi fanno pagare le tasse. Marchionne, forse, è un po' troppo americano, per questo rischia di compiere gravi errori».

    Se questo è il principio che ispira Marchionne, allora la Fiat in Italia durerà poco? Che idea si è fatto della strategia di Marchionne, dove sta andando?
    «Il suo primo, principale fronte è l'America. Non ci sono dubbi. Deve riportare in Borsa la Chrysler, rimborsare il maxi-prestito e cercare di sfruttare la congiuntura positiva del mercato. Poi nel medio termine è possibile la fusione tra Fiat e Chrysler, speriamo che ci sia ancora spazio per l'Italia e per l'Europa. Per questo è importante oggi difendere e sviluppare una forte industria dell'auto in Italia».

    Non teme che la linea dura di Marchionne possa far presa su altre imprese che affrontano pesanti ristrutturazioni?
    «Penso che le imprese italiane non seguiranno questa strada che porterebbe dritti dritti alla balcanizzazione delle relazioni industriali dove comanda il più forte. Mi chiedo e chiedo alle aziende intelligenti: conviene buttare a mare un grande patrimonio di relazioni industriali per colpire momentaneamente lavoratori e sindacati, per fare la faccia dura? No, non credo che seguiranno Marchionne perché già oggi nel nostro paese grandi imprese italiane e multinazionali nella chimica, nel tessile, nell'industria degli occhiali, si accordano con il sindacato per ristrutturare le attività produttive al fine di restare in Italia e difendere l'occupazione».

    Cosa succede adesso?
    «Attendiamo di conoscere le scelte ufficiali di Marchionne, se esce da Confindustria, se denuncia il contratto, come e se manterrà gli impegni per le fabbriche Fiat in Italia. La Cgil e la Fiom sono pronte a riprendere il confronto per garantire all'azienda di raggiungere gli obiettivi ambiziosi che si è data. Se il governo non si limitasse, come ho detto, a fare il notaio ma mettesse in campo qualche idea di politica industriale darebbe un bel contributo. D'altra parte ricordo che tutta la partita Fiat iniziò a Palazzo Chigi, lì dovrebbe tornare».


    http://www.controlacrisi.org/joomla/...&Itemid=68
    Ultima modifica di MaRcO88; 29-07-10 alle 14:14
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  9. #9
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    Predefinito Rif: L'arrivo della Fiat a Kragujevac ha significato aumento della disoccupazione

    FIAT: VIA A NEWCO POMIGLIANO, SARÀ FUORI CONFINDUSTRIA - DA FINE SETTEMBRE LAVORATORI RIASSUNTI CON NUOVO CONTRATTO


    29/07/2010 14:23 | LAVORO - ITALIA

    Da fine settembre tutti i lavoratori dello stabilimento Fiat di Pomigliano saranno riassunti dalla newco, la nuova società costituita per gestire l'accordo del 15 giugno, non firmato dalla Fiom. La newco Fabbrica Italia non sarà iscritta all'Unione Industriale di Napoli. Lo ha riferito il segretario generale Fismic, Roberto Di Maulo, al termine dell'incontro in cui l'azienda ha comunicato ufficialmente ai sindacati la nascita della new company. Della newco, controllata da Fiat Partecipazioni, faranno parte anche i mille lavoratori della Ergom, azienda dell'indotto Fiat. All'incontro non ha partecipato la Fiom.

    «La Fiat ci ha comunicato che sono già partiti tutti gli ordini relativi all'investimento per la Panda - ha spiegato Di Maulo - e che già ad agosto cominceranno i lavori per la ripulitura dell'area che ospiterà la linea della vettura a partire dalla lastratura». A settembre saranno definite le regole contrattuali della newco e verrà sottoposta ai 5.200 lavoratori la lettera di riassunzione, man mano che ci saranno le esigenze produttive. Quindi, per un periodo, una parte dei dipendenti continuerà a far parte di Fiat Group Automobiles per produrre l'Alfa 159. (ANSA).


    http://www.controlacrisi.org/joomla/...7&view=article
    Ultima modifica di MaRcO88; 29-07-10 alle 14:23
    -Ma dai, sarà la bora..
    -Ma non siamo a Trieste!

 

 

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