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Al via in Senato
il voto sulla manovra su cui il governo ha posto la fiducia
. A rappresentare l'esecutivo la ministra Maria Elena Boschi. "A nome del governo, e autorizzata dal consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti articolo 1" sul provvedimento "nel testo identico a quello approvato dalla Camera", ha detto in aula Boschi.
Dopo aver messo in sicurezza la legge di stabilità, Renzi dovrebbe Confermare le dimissioni da presidente del Consiglio. Secondo quanto si apprende, inoltre, l'orientamento di Renzi in vista della direzione Pd di oggi pomeriggio sarebbe quello di evitare accelerazioni improvvise puntando piuttosto a un Governo "di responsabilità".
MATTARELLA: VOTO INCONCEPIBILE SENZA NUOVA LEGGE ELETTORALE. A stoppare l'idea del voto subito è Sergio Mattarella che bolla come "inconcepibile" andare a elezioni anticipate senza una nuova legge elettorale. Secondo il pensiero del capo dello Stato, riportato all'Huffington Post, insomma, arrivare a regole del gioco condivise sarebbe "una soluzione obbligata", anche per "ovvie ragioni di correttezza istituzionale" che impongono di attendere
le conclusioni della Corte costituzionale sull'Italicum
(l'udienza è fissata per il 24 gennaio) il cui esito "non è ovviamente prevedibile".
La fuga in avanti di Alfano su un possibile voto a febbraio
viene quindi bloccata a brutto muso dal Quirinale. La mossa, però, consente al premier di capire bene il risiko delle posizioni in campo, fuori e soprattutto dentro il Pd. Se i renziani ortodossi, infatti, continuano a mettere il piede sull'acceleratore ("Il Sì ha perso, ma abbiamo una base da cui ripartire. Ora prepariamoci al congresso e alle elezioni", cinguetta Sandro Gozi) e se pure i 'giovani turchi' di Matteo Orfini si lasciano tentare dall'all in di un voto immediato, sono diverse le anime del Pd a frenare. Primo tra tutti Dario Franceschini, impegnato in queste ore a far ragionare il premier e a portarlo lungo la rotta indicata da Sergio Mattarella. Contraria al voto subito, prima del congresso e di una riforma della legge elettorale, la minoranza dem. "L'ho già detto una volta: non si vince sulle macerie del paese", attacca Pierluigi Bersani. "Sarebbe un film dell'orrore e vorrebbe dire mettere a rischio l'esistenza stessa del partito - gli fa eco Davide Zoggia - Chi si intesta il 40% è matto". In generale, comunque, viene spiegato, a non vedere di buon occhio un'accelerazione troppo brusca diversi parlamentari dem, in modo trasversale tra le correnti.
GOVERNO DI RESPONSABILITA'. Renzi, comunque, dopo la presa di posizione del Quirinale - racconta chi ci ha parlato nelle ultime ore - sarebbe disposto a virare sulla strada della "responsabilità". Il premier, viene spiegato, pur ammettendo davanti allo stato maggiore del partito "gli errori" commessi, non dovrebbe arrivare a lasciare la poltrona di segretario e intenderebbe proporre ai suoi il sostegno ad un Governo "di responsabilità", appunto. Un esecutivo "non politico e super partes" che consentirebbe al Pd di "rimanere al riparo" da un'esperienza che si annuncia "poco felice" e che, "se politica, sarebbe sottoposta ai continui attacchi dell'opposizioni" che lo logorerebbero. Quelli di Padoan o Grasso i nomi più gettonati, anche se - per molti - "è troppo presto" per mettere sul tavolo candidature "credibili". A Mattarella in ogni caso Renzi ha sottolineato che, pur assumendosi la responsabilità di questa fase, non può lasciare agli avversari di brandire l'arma delle urne.