Originariamente Scritto da
Giò
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Daser, il tuo mi sembra un conservatorismo 'classico', che sicuramente nei fatti difende taluni principi descrivibili come "tradizionali", ma l'obiezione che ti fa @
Sentenza non è affatto peregrina perché, da quello che emerge dal tuo stesso discorso, questo tipo di conservatorismo accetta alcune cose che sono tipica espressione delle ideologie liberali. Ad esempio, se prendiamo come riferimento la religione cattolica e l'etica ad essa strettamente connessa (legge naturale e divina), la proprietà privata risulta essere non solo un diritto individuale ma anche una funzione sociale che ne segna natura e limiti nel bene comune della società (vedasi in merito le encicliche "Rerum novarum" di Leone XIII e "Quadragesimo anno" di Pio XI); l'individuo è sì visto come persona umana direttamente ordinata al fine eterno della beatitudine celeste e a cui la società deve servire come mezzo per realizzare le condizioni attraverso cui raggiungere questo scopo ultraterreno, ma al tempo medesimo deve subordinarsi come parte al tutto, che è rappresentato dallo Stato quale societas perfecta in temporalibus (non nel senso che è esente da ogni difetto o mancanza, ma che ha in sé i mezzi sufficienti per realizzare la propria finalità intrinseca, che è il bene comune) e la cui autorità politica ha diritto e dovere (seppur entro dei limiti) di intervenire laddove necessario; la famiglia è certamente quella naturale in quanto fondata sull'unione tra due persone di sesso opposto per la procreazione e l'educazione della prole, ma essa presenta delle gerarchie interne, che comportano non solo complementarietà bensì anche subordinazione e soggezione della moglie al marito (do per scontata la sottomissione dei figli e delle figlie ai genitori). Lo Stato poi nella visione cristiana cattolica ha dei compiti di tutela e difesa della moralità, sia pubblica che privata. Da qui il divieto di divorzio con possibilità di risposarsi civilmente, la proibizione dell'interruzione volontaria della gravidanza, la punizione dell'adulterio o del concubinato, la limitazione della libertà di stampa secondo criteri di conformità al bene comune della società e alle leggi del Decalogo, ecc. Un conservatore che condivide in pieno tutto questo senza riserve, di fatto, coincide con un "tradizionalista" (sottointeso: cattolico), un "reazionario" o un "controrivoluzionario". Un conservatore che invece di questo "quadro" condivide solo alcune cose e non ne accetta altre, volente o nolente, incamera nella propria visione del mondo dei principi moderni quali furono e sono quelli del liberalismo. Magari non si tratta del liberalismo progressista di quelli che in America sono detti "liberal" o degli idéologues francesi del Settecento, ma sicuramente non è lontano da quello di un filosofo come Locke, ad esempio.