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Come si forma l’arcobaleno? E’ vero che i cellulari fanno male? Si può vivere senza il capitalismo? La scienza a scuola di zapatismo. Dal 26 dicembre, è in corso a San Cristobal de Las Casas, in Chiapas (a sud-est del Messico), il convegno L@s Zapatistas y las ConCiencias por la Humanidad. Fino al 4 gennaio, 82 scienziate e scienziati provenienti dal Messico, dagli Usa, dal Regno unito, dall’Uruguay, dalla Germania, dalla Spagna… dialogheranno con 200 delegati indigeni, 100 donne e 100 uomini, in base a una lunga lista di domande elaborate per mesi nelle comunità zapatiste. Si discute di genetica, astrofisica, matematica, biologia molecolare…
Il percorso è stato anticipato da alcuni comunicati, che spiegano l’iniziativa con il consueto stile immaginifico. Secondo il Sub comandante Galeano Alchimista tutto ha preso forma dalla domanda di una giovanissima “insurgente” che un giorno gli ha chiesto: “Perché questo fiore è di questo colore, perché ha questa forma e perché ha questo odore?”. Alla domanda ha fatto seguito una precisazione: “.. e non voglio che tu mi risponda che la madre terra con la sua saggezza lo ha fatto così o che lo abbia fatto così dio, o chissà chi. Voglio sapere qual è la risposta scientifica”.
Una domanda – dice Galeano – “che non ammetteva più spiegazioni scontate e rituali”: perché questa generazione di donne zapatiste è ormai autonoma e istruita e decisa a costruire il proprio futuro, senza accontentarsi dei silenzi o dei luoghi comuni.
La questione di genere è di fatto sempre più al centro dei dibattiti zapatisti, a 22 anni dal “levantamiento” che li ha portati a insorgere, il 1 gennaio del 1994. Il documento di invito agli scienziati si burla delle false verità scientifiche diffuse dalle reti sociali e per questo descrive i risultati di uno “studio” comparso su “una rivista scientifica svedese online”: lì, un gruppo di ricercatori avrebbe dimostrato che nei paesi in cui il femminismo è più forte, gli indici di natalità vanno a picco, perché gli ormoni maschili si indeboliscono… Solo che il nome della presunta rivista era quello di una nota serie televisiva e gli “scienziati” ne erano i principali attori, e anche la data era quella del …31 febbraio.
Durante il quinto Congresso nazionale indigeno (Cni), le comunità native messicane e L’Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln) hanno annunciato di voler nominare una donna come candidata indipendente alle presidenziali del 2018, il cui nome verrebbe indicato durante l’assemblea plenaria che si terrà il 1 gennaio a Oventik.
Una decisione che ha riattizzato le polemiche nella sinistra messicana, impegnata a costruire i consensi intorno a Manuel Lopez Obrador, ora leader del nuovo partito Morena. Per una parte della sinistra, “gli zapatisti e la chiesa di base” hanno contribuito a precludere la vittoria di Obrador nel 2006, quando perse per meno di un punto percentuale e gli venne negato il ricorso. Una versione che l’Ezln ha contestato con le parole del Sub comandante Moises in cui precisa di non aver mai invitato al boicottaggio, né all’astensione, ma “a organizzarsi e a lottare”, e anzi di aver appoggiato un candidato almeno in un’occasione, nelle elezioni del 21 agosto ’94.
Intanto, la vita delle comunità continua a essere a rischio. Il rapporto annuale del Centro per i diritti umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba) denuncia il persistere di “una situazione di conflitto armato da parte dello Stato messicano che mantiene una politica di aggressione e disattende le richieste dell’Ezln, che vuole costruire alternative al sistema capitalista sviluppando esperienze di autonomia sempre più integrali”.
E intanto, in Messico, si moltiplicano le manifestazioni contro gli aumenti della benzina e la crescente criminalizzazione delle proteste popolari. Sulle reti sociali, circola un invito a non comprare benzina i primi tre giorni di gennaio, e una petizione che in pochi giorni ha raggiunto oltre 20.000 firme su change.org. Dal 1 gennaio sono previste mobilitazioni in diverse città, e una grande marcia nella capitale il 7 gennaio. Due le consegne: la diminuzione del prezzo della benzina e la rinuncia del presidente Enrique Peña Nieto “per la sua inettitudine e complicità con i grandi saccheggiatori”.