D'alema dimentica che gli elettori pd l'hanno tentata la svolta a sinistra eleggendo candidato premier Bersani e non Renzi. Il problema è che è andata male.
D'alema dimentica che gli elettori pd l'hanno tentata la svolta a sinistra eleggendo candidato premier Bersani e non Renzi. Il problema è che è andata male.
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Il vizio insito nel capitalismo è la ineguale distribuzione della ricchezza. La virtù insita nel socialismo è la uguale distribuzione della miseria.
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«Riformista è uno che sa che a sbattere la testa contro il muro si rompe la testa, non il muro! Riformista...è uno che vuole cambiare il mondo per mezzo del buonsenso, senza tagliare teste a nessuno» [Baaria]
Ma infatti fa' ridere quando certi soloni del forum tornavano qui a tuonare contro le politiche libbberiste di renzi, quando i partiti socialdemocratici d'europa soffrono terribilmente appena volgono lo sguardo a sinistra...il socialismo é morto, la sinistra ds é morta e qualsiasi altra sua forma
Il problema ovviamente é che non basta nemmeno il renzismo ma serve una attenta ricostruzione dell'idea di partito di centrosinistra che però di certo non può avvenire se non si mette via una volta per tutte l'idea di rivolgersi al passato
A mio umilissimo parere D'Alema nel suo riassuntino del dibattito europeo si è perso qualche pezzo importante; ad esempio, non è secondario il dibattito che in UK si sta facendo sul "progressive patriotism" e quindi su una sinistra che investa su identità, comunità, territorio e nazione, naturalmente a partire da una visione progressista e quindi diversa da quella della destra etnonazionalista.
Renzi ha messo in campo diverse intuizioni interessanti in questo senso, anche se in molti casi in modo incompleto e veloce: attenzione agli amministratori per arrivare alle comunità locali e ai territori, che oggi sono il riferimento per l'identità di molti; valorizzazione del ruolo nazionale pur nel contesto europeo, con qualche zampata sull'interesse nazionale, che ha ripreso anche Calenda, e un discorso sull'orgoglio nazionale che se ben inserito in una cultura europeista puà avere il suo perché.
Pur nella loro particolare condizione legata alla Brexit ( e quindi allo spostamento verso l'euroscetticismo che non condivido) e ad una visione sull'immigrazione diversa da quella di un paese mediterraneo, alcuni punti interessanti di qualche teorico del "Progressive Patriotism":
- holding capital to account in the national interest and making this a progressive ‘national’ cause;
- identifying shared national values that express a strong sense of ‘who we are’ and what we have in common;
- building institutions that will sustain common identities and values without reliance or dependence on the state or political activists;
- enabling the left to master the cultural politics of national identity-building;
A New Progressive Patriotism - Denham - 2016 - The Political Quarterly - Wiley Online Library
«Riformista è uno che sa che a sbattere la testa contro il muro si rompe la testa, non il muro! Riformista...è uno che vuole cambiare il mondo per mezzo del buonsenso, senza tagliare teste a nessuno» [Baaria]
Concordo sul fatto che la sinistra Pd cerchi ostinatamente di apparire per quel che non è, cioè una élite politica capace di mantenere dei legami con l'ideale comunista.
Eppure, proprio per questa ambiguità di fondo, ritengo che siano loro il vero ago della bilancia della politica italiana oggi: se trovassero il modo (ma lo ritengo assai improbabile) di sciogliere la briglia da inutili retaggi a cui ormai non crede nessuno (non che nessuno creda più a ideali comunisti, ma nessuno crede che loro vi siano realmente legati) potrebbero liberare delle enormi energie per il paese e per una sinistra moderna, vigorosa e antidogmatica.
Per quanto rappresentino oggi uno sparuto gruppo in parlamento, ed una esigua percentuale di consenso nel paese, sono convinto che il loro carico simbolico sia enorme e varrebbe molti punti percentuali per il csx, a patto che riescano (e soprattutto vogliano) a mettersi in discussione.
Viceversa, continuando questa guerra di lento logoramento dentro al partito (fuori sono pressoché nulli), li vedo forse in grado di vincere qualche battaglia, ma infine più a discapito che a beneficio del paese.
Per ora tra Renzi che fa capolino ma il cui ritorno mi pare alquanto prematuro, Berlusconi che cerca ancora gloria ma troverà un altro Matteo (credo) a barrargli la strada, e Grillo che in patria rimane orgogliosamente profeta di sventura, non vedo nulla di buono per il paese, la sinistra e il csx nel prossimo futuro.
A meno che a Gentiloni non esca improvvisamente un coniglio dal cilindro.