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  2. #12
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    Predefinito Re: Svezia, la punta della socialdemocrazia

    DISOCCUPAZIONE


  3. #13
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    Predefinito Re: Svezia, la punta della socialdemocrazia

    Svezia. Da ?micropartito? nazionalista al Parlamento | Avanti!

    Svezia. Da ‘micropartito’ nazionalista al Parlamento

    L’Europa va a destra? Viaggio tra le varie compagini politiche di destra ed estrema destra nei vari scenari politici nazionali. (15^ puntata).
    akesson_szd5d050La principale forza politica della destra svedese è il partito dei Democratici svedesi.
    Nato a fine degli anni 80, da membri fuoriusciti dai vari movimenti e partiti dell’estrema destra svedese, come forza neofascista, i Democratici svedesi sono stati per oltre un decennio un micropartito in grado di raccogliere solo poche migliaia di voti alle varie elezioni nazionali. Nel 1995 Mikael Jansson diventa leader del partito riuscendo a portarlo su posizioni più moderate. Nel 2000 il partito riesce per la prima volta a superare l’1% alle elezioni, e 10 anni più tardi, sotto la guida di Jimmie Åkesson, leader del partito dal 2005, riesce ad entrare per la prima volta al Parlamento svedese. Nel 2014 riesce ad eleggere due propri rappresentanti al Parlamento europeo, sfiorando il 10% dei consensi e pochi mesi più tardi il partito ottiene oltre 800.000 voti alle elezioni nazionali, diventando così la terza forza politica del Paese, dietro solo al Partito Socialdemocratico e al Partito Moderato. Al Parlamento riesce ad ottenere un settimo dei propri rappresentanti, costringendo i socialdemocratici a formare un governo di coalizione con i Verdi.
    I Democratici svedesi sono al giorno d’oggi una forza politica nazionalista ed euroscettica. Oltre alla battaglia per l’uscita dall’Unione Europea, i Democratici svedesi si battono in particolare per eliminare ogni forma di privilegio agli abitanti della Lapponia svedese.
    A livello internazionale i rapporti con la leader della principale alleanza d’estrema destra europea, Marine Le Pen, sono pessimi. La leader del Front National francese ha più volte criticato la scelta dei Democratici svedesi di non aderire all’alleanza da lei capeggiata e di aver preferito allearsi con lo UKIP di Nigel Farage e il Movimento 5 stelle nel gruppo Europa della Libertà e della Democrazia Diretta. In passato i due partiti erano stati alleati all’interno dell’Euronat, e sul modello di questa alleanza i Democratici Svedesi avevano fondato anche la Nord Nat, alleanza dei nazionalisti scandinavi, a cui aveva aderito fra gli altri anche il Partito dei patriottici finlandesi. Alle ultime elezioni presidenziali americane, il leader del partito Åkesson è stato l’unico segretario di partito in Svezia a dare il proprio sostegno a Donald Trump, mentre i leader dei partiti di centrodestra e centrosinistra hanno dato il proprio endorsement a Hillary Clinton.
    La roccaforte del consenso dei Democratici Svedesi è nella provincia di Malmö, dove il partito supera il 20%, a differenza del Nord della Svezia, zona tradizionalmente a sinistra. Nella provincia di Malmö, vi sono movimenti e partiti di estrema destra che negli ultimi anni, soprattutto per il successo dei Democratici Svedesi, hanno visto una forte crisi di consensi, come il Partito della Scania, partito separatista di estrema destra.
    I cittadini svedesi si recheranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento di Svezia nel 2018. Attualmente i sondaggi danno i socialdemocratici in vantaggio fra il 25% e al 27%, i moderati fra il 22% e il 23% e gli Svedesi Democratici attorno al 17%, mentre tutte le altre forze politiche viaggiano sotto al 10%.

  4. #14
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    Predefinito Re: Svezia, la punta della socialdemocrazia

    La Svezia diventerà il primo paese senza combustibili fossili - Repubblica.it


    La Svezia diventerà il primo paese senza combustibili fossili
    Il governo ha annunciato un ambizioso piano per investire in rinnovabili. Da realizzare entro il 2020. Già oggi la raccolta e il reimpiego dei rifiuti funzionano così bene che devono importarne

    di ANDREA TARQUINI

    12 dicembre 2016
    10,6mila
    La Svezia diventerà il primo paese senza combustibili fossiliSTOCCOLMA - Ormai dall'elaborazione il piano è passato alla fase operativa: la Svezia governata dai socialdemocratici (eredi del mitico Olof Palme) del premier Stefan Loefvén e dai Verdi sarà il primo paese al mondo che lavorerà, produrrà, viaggerà, esporterà, svolgerà insomma qualsiasi attività per cui è necessario consumare energia, senza più usare i carburanti fossili. Nel 2020, insomma tra tre o quattro anni a seconda che ci si arrivi a gennaio o dicembre di quell'anno vicinissimo. Gli investimenti partono, ecco punto per punto il piano operativo del governo:

    1. 4,5 miliardi di corone subito, nei prossimi dodici mesi, per sviluppare le infrastrutture verdi, dai pannelli solari alle pale eoliche fino alla biomassa e alla produzione di energia dall'incenerimento dei rifiuti.

    2. Già oggi la raccolta e il reimpiego dei rifiuti funzionano così bene che Stoccolma deve importarne per far funzionare gli impianti che li inceneriscono producendo energia.

    3. Poi ogni anno 50 milioni di corone saranno spese per le tecnologie per immagazzinare l'elettricità in eccesso, e un miliardo di corone sarà destinato all'ammodernamento termico degli edifici abitativi o pubblici per ridurne il consumo energetico.

    4. Ogni anno Stoccolma - che già è tra i primi della classe mondiali negli aiuti ai paesi poveri - spenderà 500 milioni di corone per sostenere investimenti per l'infrastruttura e l'energia verdi nei Paesi in via di sviluppo.

    5. Nel campo dei trasporti terrestri, la rivoluzione è già attuata. Tutti i mezzi pubblici - dalla Tunnelbana (la fitta, splendida rete di metro di Stoccolma) ai treni ad alta velocità e normali, ai tram, tutti i veicoli elettrici su rotaie camminano solo con elettricità prodotta da energie rinnovabili. I taxi e i loro operatori sono sfavoriti (con più tasse e col divieto di percorsi lunghi tipo città-aeroporto) se non sono vetture a gas, ibride o elettriche. Vedi girare persino diversi taxi Tesla, nonostante l'alto prezzo dell'elettrica di lusso. Gli autobus camminano solo a bioetanolo o a propulsione ibrida. Analogo sistema per l'illuminazione pubblica.

    6. Sono in fase avanzata, in cooperazione con ditte d'alta tecnologia e ricerca d'eccellenza israeliane e della Silicon Valley, gli studi per produrre biocarburanti anche per i motori d'aviazione, quelli degli aerei civili (la Sas, l'airline cogestita con danesi e norvegesi, è un big mondiale specie nel lungo raggio), e quelli dei potentissimi caccia multiruolo Saab JAS-39 Gripen, spina dorsale dell'aviazione reale sempre in allarme rosso contro le quotidiane, pericolose provocazioni e violazioni di spazio aereo da parte dei bombardieri atomici di Putin. Il Gripen tra l'altro è uno dei grandi successi dell'export d'eccellenza svedese (il 50 per cento del pil viene dalle esportazioni industriali) ma come ogni arma made in Sweden è sottoposto a regole di export etico: va venduto solo a democrazie.

    Già oggi, i paesi nordici sono all'avanguardia nel mondo per il passaggio in corsa alle energie rinnovabili e bio. La Svezia, con tutta la forza del suo sistema industriale, produce due terzi dell'elettricità con fonti rinnovabili. La Danimarca è arrivata l'estate scorsa, grazie al vento, a produrre con le pale eoliche il 140 per cento del fabbisogno d'elettricità, esportando il resto in Germania, Svezia e persino in Norvegia. Grande produttore di petrolio e gas, anche il regno delle Loro Maestà Harald e Sonia passa sempre più all'energia pulita: vuole abolire ogni veicolo a combustione di carburanti fossili entro il 2025, usa sempre più i suoi fiumi sotterranei installandovi turbine o dighe per produrre elettricità, sovvenziona con un massimo di nove-diecimila euro, esenzione da tassa di circolazione e assicurazione, e ovunque colonnine di rifornimento con corrente gratis, chiunque acquisti auto elettriche. Infine ma non ultimo, la piccola ma creativa e moderna Islanda ricava quasi il 100 per cento dell'elettricità dalle fonti rinnovabili: vulcani, geyser, cascate, vento.

    Stoccolma dispone ancora di almeno otto centrali nucleari ma le vuol spegnere in fretta, sia perché sono vecchie sia per liberarsi da ogni rischio di panne o incidente dopo le esperienze tragiche in Urss e Giappone e i guasti continui in Francia. "Vogliamo che i nostri figli vivano in un ambiente privo di sostanze tossiche, quindi il principio è rimuovere ogni sostanza pericolosa e che chiunque inquini sia multato", dice il premier Loefvén. E si sa: nel grande Nord, specie in Svezia, dalle parole ai fatti il passo è breve. La via verso il punto di non ritorno, Stoccolma adesso l'ha imboccata a passo di corsa.

  5. #15
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    Predefinito Re: Svezia, la punta della socialdemocrazia

    teoria svedese dell'amore: film di inchiesta di un italo-svedese sui mali della società svedese
    https://it.wikipedia.org/wiki/La_teo...e_dell%27amore

  6. #16
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    Predefinito Re: Svezia, la punta della socialdemocrazia

    Basta rifiuti: in Svezia sgravi fiscali a chi ripara anziché buttare

    Basta rifiuti: in Svezia ecobonus a chi ripara anziché buttare

  7. #17
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    Predefinito Re: Svezia, la punta della socialdemocrazia


  8. #18
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  9. #19
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    Predefinito Re: Svezia, la punta della socialdemocrazia

    https://www.ilfattoquotidiano.it/201...spina/3974264/

    “La nostra azienda è un posto bellissimo per avere dei bambini, noi siamo molto flessibili con gli orari”. Queste le parole del futuro capo di Annalisa Casati mentre le ha messo davanti un contratto di assunzione. “Mi è venuto da sorridere e gli ho detto di essere solo in sovrappeso. Però mi ha fatto sentire molto rilassata all’idea di potere pensare a mettere su famiglia senza l’ansia che un figlio possa essere il motivo per cui, dopo sei mesi, il mio contratto non diventi indeterminato”. Progettare un bambino senza i posticipi legati alla carriera, infatti, è stato tra i motivi che ha spinto la 28enne a scegliere di lasciare l’Italia. L’altro motivo è stata l’invidia, quell’invidia positiva che ti porta a credere di meritarti condizioni di vita migliori.

    Perché Annalisa, cresciuta in provincia di Varese, un lavoro lo aveva in Italia, e si trattava di un’invidiabile occupazione nel suo ambito di studi come designer del prodotto industriale. “Se avessi voluto, mi avrebbero anche assunta a tempo indeterminato”. Quindi cosa l’ha spinta ad andarsene da un possibile posto fisso? Galeotto fu un Erasmus in Finlandia proprio ai tempi degli studi al Politecnico di Milano. “Durante quei mesi ho notato con invidia la fiducia che in nord Europa viene riposta nei giovani, tra università gratuita e prestiti statali concessi agli studenti”, che in questo modo possono permettersi di fare vacanze, vivere lontano da casa e considerare una cena al ristorante non un lusso a cui rinunciare. “Non dipendendo dai genitori e avendo un aiuto statale, gli studenti svedesi credo che non si rendano conto della fortuna che hanno”.

    Durante l’Erasmus ho notato con invidia la fiducia che in nord Europa viene riposta nei giovani, tra università gratuita e prestiti statali concessi agli studenti
    Un approccio diverso che l’ha portata a sentire tutta la diversità della sua condizione di espatriata italiana. Perché se lei all’idea del finire l’università veniva presa “dall’ansia del rimanere disoccupata e di dover tornare a casa a vivere con mamma”, i suoi colleghi svedesi erano sempre piuttosto tranquilli. “Un lavoro si trova”, dicevano alla designer, oppure “continuerò a studiare per avere i sussidi finché non avrò un lavoro”. Cosa non riusciva a dimenticare del nord Europa una volta tornata in provincia di Varese? “La spensieratezza con cui mi sembrava la gente vivesse le sue vite, fidandosi delle istituzioni e con un equilibrio lavoro/vita privata non da poco”.


    Rifletteva su questo la giovane quattro anni fa, mentre – di ritorno dal suo Erasmus e con la laurea in un cassetto – lavorava come junior designer in uno studio nel Varesotto. Accanto a lei, amici grafici “che trascorrevano in ufficio fino a dieci ore al giorno” oppure contratti a partita Iva “che sono quelli che fanno più rabbia, perché significano vivere nell’incertezza senza potersi permettere neppure di stare male”. E fu così che Annalisa, immersa nel mondo del lavoro italiano, ha iniziato ad essere spaventata “dalle prospettiva che i suoi figli avrebbero potuto avere” e dal peso di diventare, un giorno, madre. “Pensavo al mondo del lavoro del nord Europa che avevo conosciuto durante l’Erasmus, e mi rendevo conto che con lo stipendio e il supporto sociale italiano avrei giusto potuto sopravvivere più che vivere”.

    La verità è che i bambini sono sacri per gli svedesi, ed essere un genitore è visto come una gran bella cosa più che un impiccio
    Un momento di crisi che la spinge a scommettere. Quindi va in Svezia per frequentare un master in design dell’interazione sperando che si aprano le porte nel mondo del lavoro. Un primo passo che l’ha portata a vivere a Göteborg da ormai quattro anni lavorando come user experience designer (ovvero progettista/designer dell’esperienza utente) e avendo in mano, dopo solo sei mesi, un contratto a tempo indeterminato. Un lavoro che consiste nel ridurre lo sforzo cognitivo nell’utilizzo di un programma necessario alle università per gestire orari e risorse. Ma non si tratta solo di essere occupati nell’ambito in cui si ha studiato o di uno stipendio che ogni anno viene ricalcolato e ricontrattato in base agli obiettivi raggiunti. Era una migliore qualità della vita quella che Annalisa cercava partendo per il nord Europa. “Lo stile di vita rilassato svedese mi ha aiutata a dare il più possibile durante le ore lavorative, e poi a staccare completamente una volta uscita dall’ufficio”.


    Ora Annalisa ha un compagno svedese da anni, e si rende conto di cosa significhi vivere in una realtà in cui i giorni di paternità e maternità in totale sono 480 all’80% dello stipendio, e possono essere presi fino agli 8 anni del bambino. “Il mio ragazzo me lo dice sempre che quando faremo dei figli, vorrà almeno il 50% della paternità”. Tanto che mentre la 28enne italiana si racconta al telefono, davanti a lei si trova un gruppo di quelli che sono chiamati “latte pappa”, ovvero un gruppo di amici che si ritrovano coi passeggini a farsi un cappuccino o un caffè. “Qui è normale vedere mezzo ufficio svuotarsi alle 15.30 perché i genitori devono andare a prendere i bambini all’asilo”. E mentre racconta delle abitudini in Svezia, si rende conto di quanto questo stesso comportamento in Italia sarebbe visto come puro “fancazzismo” che avrebbe delle serie conseguenze sulla carriera. “La verità è che i bambini sono sacri per gli svedesi, ed essere un genitore è visto come una gran bella cosa più che un impiccio”.

 

 
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